mercoledì 26 aprile 2006

Eredità o radici?

Se è giusto, per l'Europa parlare di eredità della Grecia, di Israele e di Roma, non lo è altrettanto parlare di 'eredità' cristiana: i morti lasciano una eredità, quelle cristiane sono radici. Le più forti fra tutte, anche per chi non crede. Perché a voler cancellare quelle tracce (Dante e Manzoni, Raffaello e Michelangelo, le cattedrali gotiche, gli ospedali, la moderazione e l'umiltà e le altre virtù cristiane), non resterebbero che rovine. Perché nella piatta uniformità e nel soffocante conformismo del dopo‑guerra‑fredda è il successore di Pietro che ha il coraggio di chiedersi se il capitalismo sia modello da proporre a tutto il mondo, e di rispondere (Centesimus annus, 42): "Se con capitalismo s'intende un sistema in cui la libertà nel settore dell'economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico, allora la risposta è decisamente negativa".
Si tratta di vedere entro quali limiti e fino a che punto le radici cristiane possano costituire un parametro per la definizione della identità attuale dell'Europa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bisognerebbe respingere una concezione della laicità che escluda la religione dalla vita pubblica relegandola a fatto puramente privato, perché se la politica pretende di vivere come se Dio non ci fosse, alla fine si inaridisce e perde la consapevolezza dell’intangibilità della dignità umana.