sabato 7 aprile 2012

Piero Vassallo, La splendida utopia di Tommaso Romano

Gli italiani finalmente leggono le sei raggelanti parole incise dalla finanza iniziatica sull'azzurro vessillo dell'Unione europea: usura, fame, meticciato, pederastia, aborto, eutanasia.

Gli italiani intravedono l'ombra grottesca e feroce, che si distende sui miti narrati dall'ideologia liberale intorno a una felicità promessa e pianificata dal potere mediante la soppressione, per trascurata malattia, per capovolgimento della natura e per assassinio dei concepiti.

L'Usura contempla l'estinzione di quella ingente frazione dell'umanità, che il pregiudizio ideologico giudica superflua e inadatta alla beatitudine terrestre.

Le persone refrattarie all'utopia criminosa contemplano sgomente il ceffo osceno dell'anti-cristianesimo liberal chic, nichilismo in frac, americanismo di risulta, liquame che dai salotti scende sui riti europei di castrazione, inversione, imbastardimento, denatalità e regresso.

Sanno gli italiani, che, entrato il male europeo nella loro casa, la salvezza sta nell'uscita dal tritacarne di Bruxelles.

Purtroppo il terrore del peggioramento minacciato dai banchieri e dai loro servi politicanti & comunicanti appiattisce la nazione sul consenso alla mortuaria squadra messa in campo da Giorgio Napolitano e presieduta da Mario Monti.

L'imperativo categorico, gridato da Bruxelles, infatti, intima di subire in silenzio e di eseguire l'umiliante programma di una casta dissennata, insaziabile e vampiresca.

Ora la desolante latitanza di un destra tradizionale, capace di guidare il paese sulla strada dell'alternativa alla mitologia liberale intorno alla globalizzazione, costringe in un angusto margine le voci della ragione insorgente contro il devastante potere europeo.

Il fondatore del Partito Tradizional Popolare, professore Tommaso Romano, ad esempio, si ribella audacemente contro "lo sfascio del nostro tempo, il pragmatismo che nutre l'efficientismo senz'anima, in una parola la modernità impazzita, il caos politico, giuridico, amministrativo, la scomparsa di classi dirigenti selezionate, libere e disinteressate a servizio del bene comune".

Quella di Romano, è la voce dell'utopia che osa sfidare e rompere l'assordante silenzio sul mal d'Europa, per affermare i sacri diritti della nazione italiana: "Va rinegoziato l'attuale meccanicistico ed economicistico statalismo europeo, che strangola i diritti alla produzione delle comunità locali in nome di un dirigismo centralistico e finanziario che non ha rispetto verso le singole parti che lo compongono. Limitare l'invadenza e se il caso uscire da questa Europa dell'usura legalizzata, del permissivismo senza fondamenti e radici identitarie".

Oggi non è possibile stabilire la misura del consenso popolare alle tesi di Romano. La triste mole del disagio causato dalla farsa stenta a tradursi in consenso alla seria proposta alternativa. Certo è che la crisi non può essere risolta da Mario Monti, pseudo-scienziato appiattito sul soffocante potere dell'Unione europea.

Per uscire dalla crisi occorrono "uomini che non predichino formule, che non si trastullino con lambiccate soluzioni, ma che siano di esempio per risvegliare forme diverse di sensibilità, di dedizione, di disinteresse, uomini capaci di vincere la secolarizzazione e di ancorare la società a saldi princìpi".

Il 29 aprile sarà proclamato Beato un grande pensatore cattolico, Giuseppe Toniolo. In faticosa uscita dalla crisi post-conciliare, la Chiesa cattolica ha trovato la forza necessaria a indicare le vie dell'alternativa agli errori del c. d. mondo moderno.

Toniolo fu il coraggioso antagonista di quel liberalismo che il Vescovo di Magonza, von Ketteler, definì fomite delle promesse ingannevole e vane formulate "da adepti della massoneria, grandi capitalisti, professori razionalisti e letterati che mangiano alla tavola dei grandi signori e sono obbligati ad alzare ogni giorno la voce in loro favore".

Quale alternativa al liberalismo, Toniolo (lo ha rammentato Francesco Bonanni di Ocre, autore di uno splendido saggio, pubblicato in questi giorni nella rivista La Via] propose un'autentica democrazia, "ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell'ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori".

Detestata e vituperata dalla corte dei letterati di obbedienza liberale, la terza via, disegnata dalla cultura tradizionale, appare nell'audace proposta di Tommaso Romano, quale unica, avanguardistica alternativa all'oppressione esercitata dalle banche nel segno delle senescenti illusioni liberali.
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[Fonte: Riscossa cristiana]