lunedì 25 febbraio 2019

Orbán evoca natalità e valori cristiani? Per i media «sfida l’Europa»

Pensavo che il successo del populismo, soprattutto in Europa, stesse spazientendo un certo mondo progressista, in particolare quello che tiranneggia l’informazione. Mi sbagliavo: lo sta facendo letteralmente delirare. Un esempio? Nel riferire dell’ultimo discorso Viktor Orbán alla nazione, oggi [12 febbraio] LaStampa.it titola: «Valori cristiani e famiglia, così Orban sfida l’Europa». Ora, com’è possibile che i valori cristiani e la famiglia possano costituire una sfida, se non una minaccia, per l’Europa? Ѐ chiaramente un controsenso. A minacciare il Vecchio Continente, semmai, sono i burocrati euroinomani, l’immigrazione incontrollata, quindi la farneticante utopia multiculturale e, soprattutto, la denatalità. Non certo il Cristianesimo e i valori della famiglia, anzi.
Eppure Orbán – che l’articolo del quotidiano torinese si premura di definire «ultraconservatore», con quell’«ultra» piazzato lì apposta per ingenerare repulsione nei lettori – viene demonizzato esattamente come sono demonizzati come «ultraconservatori» o «ultracattolici» coloro i quali ritengono che l’Ungheria abbia bisogno di bambini ungheresi o l’Italia di giovani italiani. Basta cioè solo evocare il valore della patria e delle comuni radici religiose, ormai, per essere additati a cultori della purezza della razza. Accostamenti evidentemente strampalati ma utili, se ci si pensa, per capire lo stato confusionario di un progressismo che continua a riproporre i propri ritornelli sulla bellezza di un mondo senza frontiere né limiti. Anche se un limite superato da un pezzo, in effetti, c’è. E’ quello del ridicolo. (Giuliano Guzzo - fonte)

venerdì 22 febbraio 2019

Emigranti e Clandestini

Quando si sentono i “buonisti” del clerume e del sinistrume, (i quali essendo “studiati” ed “acculturati” per definizione, a differenza del popolo bue sovranista, ignorante e malvotante), ragliare che “gli Italiani sono stati emigranti, come oggi gli africani”, teniamo presente che stiamo ascoltando una “fake new” (menzogna, o balla), in perfetta cattiva fede:  Infatti 
  1. gli Italiani emigravano negli Stati Uniti, grazie ad un protocollo di intesa firmato da re Umberto I e dal Presidente Theodore Roosevelt, che regolava la migrazione tra i due Paesi; 
  2. gli interessati ricevevano la “chiamata” per iscritto da un “padrone americano”; 
  3. veniva loro trovata una sistemazione a pensione, presso famiglie predefinite, vicine al luogo di lavoro; 
  4. a questo punto, autorizzati dal prefetto, compravano il biglietto ferroviario per il porto d’imbarco, da lì compravano un biglietto marittimo per Le Havre e lì un altro per New York, dove avrebbero affrontato le visite mediche; 
  5. a bordo delle navi era presente un commissario governativo italiano, che garantiva il rispetto delle leggi; Il lavoro, la casa, la stessa cultura giudaico-cristiana che trovavano al loro arrivo negli Stati Uniti assicuravano, come poi avvenne, una totale integrazione in un paio di generazioni, nel rigoroso rispetto delle leggi americane. 
  6. E avete presenti i nostri emigranti che lavoravano e morivano nelle miniere del Belgio? Purtroppo nessuna commemorazione degli oltre 200 mori a Marcinelle, che per questa generazione è come se non fossero mai esistiti e come se le generazioni successive non abbiano tesoreggiato i frutti del loro lavoro oscuro e duro come quello di molti altri in tutti i Paesi di tutto il mondo, ai quali hanno bussato con le mani e con il cuore, senza sbandierare diritti scissi dai doveri e senza calpestarne il suolo come invasori? [il punto 6, è aggiunto dal redattore]
Quanto sopra è documentato dal libro “La Merica”, di Adriana Dadà, ricercatrice. La legalità era il punto fermo di quella migrazione, mentre oggi alla base di questa migrazione, c’è la più assoluta voluta illegalità, che va a favore di chi campa e bene, nell’illegalità e nella pseudo filantropia buonista, credendo che gli Italiani siano degli stupidi. 
(Da un Cameo di Riccardo Ruggeri, su “la Verità” del 23 gennaio 2019).