venerdì 28 maggio 2021

Nasce il trans-comunismo

Sta prendendo forma, seppur mutante, un nuovo, vecchio mostro: il trans-comunismo. Un fenomeno globale, non solo italiano. Mettete in fila i seguenti elementi sparsi: 1. l’egemonia mondiale di un comunismo geneticamente modificato, quello cinese, ibridato col mercato globale, rafforzato dalla pandemia e dall’espansione commerciale che sta colonizzando l’Africa e mezzo mondo; 2. lo sbarco in massa di migranti in Occidente, un proletariato mondiale che “non ha patria” – come dicevano Marx ed Engles – e “non ha da perdere che le proprie catene”; 3. il dominio planetario, a partire dagli Stati Uniti, di una ideologia correttiva che vuole abolire la realtà come voleva il comunismo (“abolire lo stato di cose presenti” prescriveva il Manifesto comunista) e sostituirla con una nuova umanità; 4. la ricaduta della biopolitica sui diritti civili, l’ideologia transgender modifica la natura umana e ribalta le identità e le definizioni, a partire dai connotati sessuali.
Infine, se volete, i messaggi di Bergoglio sull’abolizione “morale” della proprietà privata e sulla destinazione comune di tutti i beni: il papa si candida a diventare il cappellano militante del nuovo comunismo terzomondialista. Percorsi diversi ma verso una stessa meta: il transcomunismo. Aggiungo: finita la lotta di classe, perché sono diventati loro classe abbiente di potere, il transcomunismo propone ora la lotta di tasse.

lunedì 17 maggio 2021

Il Ddl Zan è una «legge che non serve». Parola del costituzionalista Ainis, non certo un sovranista

È ormai innegabile che sul Ddl Zan la confusione regna sovrana. Per sgomberare il campo da equivoci e fraintendimenti, allora, il vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo intervista Michele Ainis, uno dei più rinomati e apprezzati giuristi italiani. Costituzionalista, docente universitario, nonché editorialista di Repubblica e l’Espresso, Ainis è anche scrittore, e la sua ultima fatica letteraria è un romanzo, guarda caso, intitolato Disordini. Un titolo che rimanda, e parecchio da vicino, al dibattito politico in corso. Un proliferare di spunti e commenti intestati all’omofobia e declinati al Ddl Zan, di cui Ainis che, come sottolinea Borgonovo nella sua intervista, «non si può certo considerare un pericoloso sovranista», enuclea limiti e aspetti pleonastici.

Ddl Zan, il costituzionalista Ainis spiega perché è una «legge che non serve»
Problemi e ripetizioni superflue, quelle disseminate tra le righe del Ddl Zan sul tema, che nell’intervista il costituzionalista divide e riassume in 3 punti principali: «Per punire i crimini d’odio non c’è bisogno di nuove norme, esistono le aggravanti. Il concetto di “identità di genere” cancella il corpo femminile. Le idee vanno combattute con altre idee». Che ampliato e argomentato significa che, per quanto riguarda il Ddl Zan, il costituzionalista sostiene che basterebbe già quanto a disposizione nei codici. E lo dice chiaramente Ainis, dichiarando: «Sinceramente penso che la stessa legge Mancino fosse inutile. Anche la più ampia tutela della libertà di pensiero e di parola è cosa diversa dalle azioni violente, lo insegna Popper. Significa che l’istigazione a delinquere è reato e rimane reato, su questo non ci possono essere dubbi.

venerdì 14 maggio 2021

Un silenzio gravido di pavida inettitudine della destra sulla libertà di espressione a rischio

Su @atlanticomag Andrea Venanzoni severo ma giusto su mezzi silenzi e timidezze a destra dopo i casi Gervasoni-Totolo. Un'osservazione di Andrea Sandri: "L'affare Gervasoni, professore di storia (non a caso), è più serio di quello che sembra. Vediamo ora se seguirà il Lehrverbot (sarebbe il primo caso di proibizione di insegnare comminata nell'Italia repubblicana a un professore di ruolo, mentre la falcidia dei docenti e dei ricercatori "a contratto" per avere espresso posizioni contro il pensiero dominante è già un incalcolabile buco nero di senza-nome). Un'ammonizione, in pieno regime di violazione dell'habeas corpus, per chi ancora pensa che in questa repubblica si possa almeno ancora pensare e parlare liberamente. É la pedagogia del tiranno e della "nuova normalità"."

La destra che scappa davanti al giro di vite
contro la libertà di espressione  

Più che il rumore delle manette agitate con gioioso trasporto digitale dai soliti giustizialisti color rosso sovietico, a lasciare il segno, dopo l’operazione dei Ros che ha visto indagate undici persone per vilipendio al presidente della Repubblica, è il solito, glaciale silenzio dell’area riferibile, genericamente, al centrodestra, nelle sue varie sfumature liberale, sovranista, patriottica e via dicendo.

domenica 9 maggio 2021

Il mondo incatenato al Prestito e al Vaccino

Lucido e disincantato come sempre Veneziani nell'intreccio perverso tra politica scienza ed economia

C’era una volta il Debito. Gli Stati ne erano afflitti coi loro popoli. Tremendo era il debito italiano e l’esattore preposto si chiamava Europa. Terribile fu la punizione degli Euro-dei ai greci per il loro debito. Spettacolare era il debito americano e il suo principale creditore, narrano le leggende macroecnomiche, era diventato la Cina. Qualcuno sosteneva di cancellare il debito dei paesi del Terzo Mondo.
Poi un giorno scoppiò la pandemia, il mondo fu sconvolto, la gente visse nel terrore tra la miseria e la malattia. E la permanente minaccia del debito, l’obbligo di non sforare, restituire i prestiti o pagare almeno gli interessi sui debiti macroscopici, d’un tratto svanì. Venne fuori una tendenza inversa, a chi le spara più grosse; dico le cifre per risanare la crisi paurosa aperta con la pandemia e le chiusure. Impressionano i 248 miliardi che pioveranno sull’Italia, i 750 che scenderanno sull’Europa, i 2mila miliardi che Trump aveva annunciato per gli Usa, raddoppiati con Biden. Quattromila miliardi di dollari, una cifra pazzesca tirata fuori dal nulla. Si dice che verranno fuori dalla pressione fiscale, e per rassicurare la gente si aggiunge che ci sarà una gigantesca mazzata fiscale alle multinazionali. Ma la cifra supera ogni possibilità di essere colmata da gettiti reali. Non è più tempo di prendere ma di dare, ha ammonito Draghi.

La libraia di Roma che non vende il libro di Giorgia Meloni: «So’ scelte, mejo pane e cipolla che alimentare questa editoria»

Una donna che vuol censurare una DONNA.
Caro Lorenzo Tosa, premesso che certe azioni non meriterebbero alcuna pubblicità, ritengo che forse tu non sappia che la persona autrice di questo "grandissimo atto di resistenza" non è solo una semplice libraia con negozio in quel di Tor Bella Monaca, ma anche una storica DIRIGENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO del Municipio delle Torri. 
Pensa, addirittura una di quelle che aspira a candidarsi Presidente del Municipio Roma 6. Ti dirò di più: proprio in quella sede si sono svolte le Direzioni Nazionali del PD. Come vedi proprio una libreria..... LIBERA !!!
Sappiamo bene che in un'attività privata ognuno è libero di fare la propria scelta imprenditoriale, ma far passare come gesto eroico questa cosa fa ridere..... 
Adesso vorrei sentire cosa ne pensano gli esponenti locali del PD. Quelli sempre pronti a far la morale a tutti quando si parla di temi come Censura, rispetto delle idee altrui, libertà etc. Con tutto il rispetto questo non ha nulla a che fare con la Resistenza. Questo è semplicemente un atto di SCEMENZA!!! (Salvatore Napolitano su Facebook)

* * *
Ma andiamo oltre: Meloni in 'Io sono Giorgia': "Non facile arrivare fino a qui"

Un centro destra privo di pensiero e cultura politica

Il dl Zan non ha alcuna ragion d'essere se non nell'arroganza del pensiero unico dominante e dei suoi sottoprodotti. È ormai evidente che l’intento di Zan et similes corrisponde all'idea: non importa chi siate o cosa pensiate, ma avete diritto di parola solo se siete d’accordo con noi. Preoccupa, da parte della destra, opposizione o meno che sia, la mancanza di pensiero e cultura politica, lo sposare la logica del compromesso o del male minore che è perdente in ogni caso. E comunque scendere a compromessi sui principi è indice di decadenza culturale e morale prim'ancora che politica. In più appare evidente anche la mancanza di decifrare l'intenzione, ormai a livelli sovranazionali, di sovvertire, anzi di far sparire la società... almeno quella conosciuta fino ad oggi attraverso una sorta di colonialismo psichico che rincoglionisce le menti.

Il centro-destra presenta un testo di legge alternativo allo Zan in cui sono eliminate le parti legate all'indottrinamento scolastico e alla repressione del pensiero non omosessualista. Bene, si dirà. No, male, molto male comunque. Perché nel testo si inaspriscono le pene per chi commette violenza soltanto (e sottolineo soltanto) contro le persone con tendenze omoerotiche.
È lo stesso principio della legge Mancino, che le inasprì solo per i crimini contro chi è ebreo o diversamente colorato. Ebbene, per quale motivo la violenza contro una categoria deve essere perseguita più duramente? Perché picchiare a sangue un italiano bianco cattolico e sessualmente normale deve essere considerato dal legislatore meno grave che picchiare uno straniero diversamente colorato, di un'altra religione e e con tendenze sessuali particolari? Perché la violenza contro un sacerdote cattolico, ad esempio, viene considerata meno grave che quella verso un rabbino o un imam?Solo perché lo prescrive il pensiero unico liberal egualitarista (che poi viola il principio dell'uguaglianza di fronte alla legge)?
In nome della lotta alle discriminazioni, reali o spesso immaginarie, si introduce, anche nel testo del centrodestra, la tutela di categorie benedette e privilegiate dal buonismo politicamente corretto, La violenza fisica è violenza fisica e e va punita sempre e comunque. Non solo per chi è tutelato dal politically correct.
Anche il centrodestra è caduto in questa trappola per cui qualcuno è sempre più uguale degli altri. Perché è un centrodestra incapace di pensare contro l'ideologia dominante. È un centrodestra del tutto privo di pensiero e cultura politica. Che non conosce i principi dai quali dovrebbe discendere la buona politica. Male, molto male. (Martino Mora)

mercoledì 5 maggio 2021

La vittoria dei conservatori alle elezioni di Madrid e la lezione per la Destra Italiana

Interessante commento di Marco Gervasoni su la Voce del Patriota in ordine alle recentissime elezioni di Madrid, che hanno visto la schiacciante vittoria della leader conservatrice Isabela Diaz Ayuso. Eh già, in Spagna si vota, perché in Spagna non c’è stato un golpe mascherato da emergenza Covid, compiuto da chi dovrebbe essere il garante della Costituzione dei diritti dei cittadini, e invece si manifesta sempre più non come arbitro super-partes, ma come esponente di una parte politica, minoritaria nel Paese, che teme di affrontare il giudizio dei cittadini conoscendone l'esito impietoso dai sondaggi. 
Non cesserà il nostro impegno di rovesciare la narrazione diffusa ai quattro venti dal terrorismo mediatico di regime, complice e succube del monopolio finanziario e ideologico strettamente detenuto dalle tecnocrazie sovranazionali.

Il 4 maggio non è solo un’ottima giornata per la Spagna, ma per tutti i conservatori d’Europa. E una pessima per la sinistra. Ci sono almeno sei lezioni da trarre dal voto per la Comunidad di Madrid, che ha visto una schiacciante vittoria dei conservatori.
La prima è che ha vinto un PP veramente conservatore, molto diverso da quello nazionale di Casado, per non parlare di altri partiti appartenenti al Ppe. Conservatore sui valori, contro le folli politiche di distruzione della storia e della tradizione sostenute dai socialisti e dai neo comunisti di Podemos. Ma conservatore anche nel progetto economico.

martedì 4 maggio 2021

Ma neanche ora gli italiani non sono tutti brava gente

Amo Veneziani, il suo stile schietto e graffiante insieme alla sottile ironia che scaturisce dal suo uso sapiente e disinvolto del linguaggio e di metafore geniali.
Egregio Presidente Draghi,
francamente non mi aspettavo che uscisse dal suo Recovery plan per inseguire Mattarella, il mainstream e il palco delle autorità in tema di Resistenza e “nazifascismo”. La vedevo troppo concentrato sul piano economico, dove gioca più suo agio, per avventurarsi sulla breccia in temi storici e civili, a forte valenza ideologica e a forte impatto divisivo nel paese; mi aspettavo che, come per la sanità, lasciasse dire e fare agli altri, naturalmente acconsentendo e garantendo le linee di confine. Ma rispetto i ruoli, le convinzioni, gli obblighi rituali e vaccinali del regime, e non entrerò nel merito dei suoi giudizi storici e del suo anti-revisionismo.
Vorrei solo dedicare una postilla alla sua affermazione che è diventata titolo dei giornali e dei telegiornali: “noi italiani non fummo tutti brava gente”. Di quella frase si può condividere tutto meno il verbo declinato al passato, che mi pare piuttosto ipocrita, se non menzognero.