mercoledì 28 novembre 2012

La Slovacchia rivuole le aureole dei suoi santi

(Sir Europa - Bratislava) - Il non voler rappresentare i santi Cirillo e Metodio con i simboli religiosi che li caratterizzano è una mancanza di rispetto nei confronti degli abitanti della Slovacchia e dei valori cristiani. Per questo motivo la Conferenza episcopale slovacca accoglie con favore il fatto che la Banca centrale slovacca abbia cambiato la sua intenzione a riguardo e che il design recentemente approvato della moneta commemorativa rispetti ora le radici cristiane della nazione. Secondo Anton Ziolkovský, segretario esecutivo della Conferenza episcopale, non si possono separare i santi Cirillo e Metodio dalla loro missione: “Ringraziamo tutti coloro che, con il loro sostegno, hanno contribuito a questo cambio e speriamo che le nostre legittime motivazioni siano ora rispettate anche dalla Commissione europea (Ce)”. Il design originario della moneta commemorativa, che sarà emessa in occasione del 1150° anniversario dell’arrivo dei fratelli di Tessalonica nella regione della Grande Moravia, era stato respinto dalla Ce e da diversi Stati membri che avevano chiesto di eliminare l’aureola e le croci dai vestiti. La Banca centrale slovacca, che aveva inizialmente assecondato la richiesta, dopo le proteste giunte dalla Chiesa cattolica, da diverse istituzioni e da eminenti figure della vita sociale e politica slovacca, ha infine deciso di insistere sul design originario mantenendo i simboli religiosi.

A volte far sentire le esigenze delle maggioranze silenziose (e cristiane) calpestate e vilipese è davvero necessario. E adesso prepariamoci alle immancabili polemiche natalizie su: presepi a scuola sì o presepi no...

domenica 25 novembre 2012

Ennesimo torto per i cristiani: Bruxelles boccia l'aureola e la croce sulle monete da 2 euro della Slovacchia

Croce e aureola sono simboli troppo cristiani: 
l’Europa boccia la moneta slovacca da due euro
Leone Grotti, su Tempi .it del 22.11.2012

Nel 2013 la Slovacchia celebrerà il giubileo per 1.150 anni dalla predicazione di Cirillo e Metodio. Una moneta celebrativa voleva i due santi con croce e aureola. Ma l’Europa ha bloccato tutto: non viene rispettata la “neutralità religiosa”.

La croce e l’aureola dei santi sono simboli troppo cristiani per essere ammessi nel consesso europeo. La Commissione europea ha bocciato la proposta della Slovacchia, che per i 1.150 anni dalla predicazione di Cirillo e Metodio ha proposto una moneta da due euro celebrativa.

Scrive il Foglio: «I particolari del bozzetto giudicati intollerabili agli occhi degli euroburocrati sono la croce [raffigurata sui paramenti dei santi] e l’aureola attorno al capo dei due predicatori. La Banca nazionale slovacca lo ha quindi dovuto far modificare, e ora i due santi senza aureola tengono, con aria giustamente affranta, una croce a doppio braccio, che è poi l’emblema nazionale che campeggia anche nella bandiera».

NEUTRALITÀ RELIGIOSA. La notizia è stata data dalla televisione della Repubblica slovacca quando l’immagine era già stata modificata. Le motivazioni europee sono queste: una moneta che potrebbe circolare in tutta l’Unione Europea deve essere “neutrale” dal punto di vista religioso. Il problema è che Cirillo e Metodio non sono affatto neutrali, essendo santi cristiani. Del resto, «se la Slovacchia è Europa il merito è anche dei poveri Cirillo e Metodio – proclamati patroni d’Europa da Giovanni Paolo II: è forse questo che non garba a Bruxelles? – i quali certo non andarono da quelle parti per fare trekking o a passare le acque».

CIRILLO E METODIO DECLASSATI. L’imposizione della modifica della moneta che doveva essere lanciata per il giubileo del 2013 ha preoccupato molto l’episcopato slovacco, che ha dichiarato tramite il suo portavoce: «La rinuncia ai simboli essenziali delle immagini dei santi Constantino-Cirillo e Metodio sulle monete commemorative sta divenendo una svolta culturale e una mancanza di rispetto per la propria storia». Qualcuno in patria ha anche declassato Cirillo e Metodio, affermando che al tempo della predicazione non erano ancora santi, dunque togliere l’aureola è storiograficamente corretto. Altri in Slovacchia hanno fatto notare che il paese è laico e non c’è una religione di Stato. Bisogna aspettarsi dunque che il principio europeo della “neutralità religiosa” porti alla modifica anche dell’emblema nazionale slovacco, una pericolosa croce a due bracci.

giovedì 15 novembre 2012

Europa: allarme intolleranza anti-cristiana

Il documento dell'Ocse conferma che anche nel vecchio continente la religione è oggetto di una sottile e costante ostilità
Lo scorso 9 novembre l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha fatto pervenire all’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) un rapporto sulla situazione della tolleranza religiosa nel continente.

Il dossier mostra una crescente, fattiva ostilità nei confronti delle varie espressioni di fede cristiane. L’Osservatorio ha documento oltre ottocento incidenti di vario genere, intolleranza e discriminazione, contro i cristiani “a occidente di Vienna” negli ultimi sei anni: oltre 130 all’anno.  Il che, se ci pensiamo costituisce una drammatica novità rispetto a quella che poteva essere la situazione fino al 1989, quando i problemi per i credenti, non solo ma particolarmente, cristiani si focalizzavano al di là del “Muro”. 

Le parti sembrano essersi invertite. “Eventi cristiani, raduni di preghiera e celebrazioni liturgiche, così come manifestazioni di cristiani sono interrotte o attaccate”. L’Osservatorio rileva incidenti del genere per esempio in Austria, Germania e Spagna. Un episodio citato riguarda una ragazza olandese, che durante la Giornata mondiale della Gioventù a Madrid è stata aggredita verbalmente e quasi fisicamente nell’agosto del 2011 da un gruppo di anarchici. “Mi gridavano contro, me e contro gli altri del mio gruppo a una stazione del metro, e uno di loro voleva picchiarmi, ma persone del mio gruppo mi hanno protetto”.

Secondo l’Osservatorio, i gruppi più aggressivi “includono la sinistra radicale, gruppi anti religione, i cosiddetti gruppi ‘antifa’, gruppi femministi radicali e gruppi di attivisti radicali LGBT. Alcuni di loro ricevono finanziamenti da governi”. I loro metodi includono insulti ritmati in coro del genere: “Se Maria avesse abortito, avremmo fatto a meno di voi”, o cartelloni che rappresentano un maiale crocifisso. “Non sono inusuali gli incitamenti alla violenza, rumori assordanti per impedire agli oratori di parlare, così come il blocco di strade o dell’ingresso dei luoghi degli eventi, danneggiamenti materiali e persino attacchi fisici”.

Una preoccupazione particolare è stata citata dall’Osservatorio per quanto riguarda le manifestazioni pro vita. “Temiamo che i governi, o i tribunali locali, pensino di stabilire una zona di divieto alle manifestazioni intorno ai luoghi in cui si abortisce, il che costituirebbe di per sé una violazione della libertà di associazione. Senza una ragione particolarmente cogente, questo tipo di proibizione non è giustificato”. L’assemblea parlamentare dell’Osce nella sua risoluzione del luglio 2011 raccomanda agli Stati membri di emanare leggi che garantiscano la libertà di associazione “così che il diritto dei cristiani di partecipare pienamente alla vita pubblica sia assicurato”. 

Fra le raccomandazioni dell’Osservatorio all’Osce c’è dunque quella di non proibire l’attività dei gruppi pro life nelle vicinanze dei luoghi in cui si praticano aborti. E inoltre di controllare l’elargizione di fondi a gruppi radicali anti religiosi, a gruppi radicali di femministe e ai gruppi radicali LGBT, comprese le Ngo (Organizzazioni non governative) e di ritirare il finanziamento quando ci sono prove che questi gruppi agiscono contro la libertà di associazione. 

Un’ultima raccomandazione riguarda le forze dell’ordine. “Consigliamo di migliorare l’allenamento, e di sensibilizzare la consapevolezza degli agenti, così che chi viola la legge sia assicurato alla giustizia, perché ciò che sta accadendo non è semplicemente una differenza di opinioni espressa civilmente”.  E non si tratta di episodi isolati: “In un panorama frammentato di ostilità sociale, di stereotipi negativi, di vandalismo e di incidenti di odio, e di restrizioni governative più o meno sottili, è visibile un preoccupante disegno”.
Marco Tosatti
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domenica 11 novembre 2012

Europa, libertà religiosa a rischio

La libertà di espressione dei cristiani è in pericolo in tutta Europa. È quanto risulta da una denuncia presentata oggi dall’Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani (OIDAC) alla conferenza internazionale dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in corso a Vienna sul tema della libertà di riunione e di associazione. 

L’Osservatorio segnala negli ultimi sei anni più di ottocento casi in Europa nei quali la libertà dei cristiani di esprimere pubblicamente la loro fede è stata violata. «Molti di questi casi – spiega il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile in Italia dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, i cui dati sono a loro volta utilizzati e citati nella denuncia presentata oggi dall’OIDAC – sono relativi a divieti e restrizioni imposti ai cristiani che intendono manifestare pubblicamente la loro contrarietà al matrimonio omosessuale o all’aborto. 

In particolare, è molto preoccupante che diversi Paesi creino o stiano pensando di creare il cosiddetto “banning mile”, un miglio quadrato intorno alle cliniche o ospedali dove si praticano aborti, o alle sale dove si celebrano matrimoni omosessuali, nel quale è vietata qualunque manifestazione, protesta o distribuzione di volantini critici». «Naturalmente – precisa Introvigne – quando le autorità vietano manifestazioni anti-abortiste o contrarie al matrimonio omosessuale violente ovvero che utilizzano insulti, minacce o toni offensivi contro le persone fanno semplicemente il loro mestiere, e queste restrizioni sono giustificate. 

Tuttavia sempre più spesso sono vietate anche manifestazioni del tutto pacifiche e pacate. E in questo secondo caso si tratta di violazioni della libertà dei cristiani di esprimersi su materie che per loro sono cruciali e non negoziabili». «E c’è anche il rischio di adottare due pesi e due misure – conclude il sociologo –. Perché mai dovrebbe esserci un “banning mile” intorno alle cliniche dove si praticano aborti e non nelle aree intorno alle chiese cristiane, teatro spesso di proteste sguaiate e offensive?».La libertà di espressione dei cristiani è in pericolo in tutta Europa. È quanto risulta da una denuncia presentata oggi dall’autorevole Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani (OIDAC) alla conferenza internazionale dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in corso a Vienna sul tema della libertà di riunione e di associazione. 

L’Osservatorio segnala negli ultimi sei anni più di ottocento casi in Europa nei quali la libertà dei cristiani di esprimere pubblicamente la loro fede è stata violata. «Molti di questi casi – spiega il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile in Italia dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, i cui dati sono a loro volta utilizzati e citati nella denuncia presentata oggi dall’OIDAC – sono relativi a divieti e restrizioni imposti ai cristiani che intendono manifestare pubblicamente la loro contrarietà al matrimonio omosessuale o all’aborto. In particolare, è molto preoccupante che diversi Paesi creino o stiano pensando di creare il cosiddetto “banning mile”, un miglio quadrato intorno alle cliniche o ospedali dove si praticano aborti, o alle sale dove si celebrano matrimoni omosessuali, nel quale è vietata qualunque manifestazione, protesta o distribuzione di volantini critici». «Naturalmente – precisa Introvigne – quando le autorità vietano manifestazioni anti-abortiste o contrarie al matrimonio omosessuale violente ovvero che utilizzano insulti, minacce o toni offensivi contro le persone fanno semplicemente il loro mestiere, e queste restrizioni sono giustificate.

Tuttavia sempre più spesso sono vietate anche manifestazioni del tutto pacifiche e pacate. E in questo secondo caso si tratta di violazioni della libertà dei cristiani di esprimersi su materie che per loro sono cruciali e non negoziabili». «E c’è anche il rischio di adottare due pesi e due misure – conclude il sociologo –. Perché mai dovrebbe esserci un “banning mile” intorno alle cliniche dove si praticano aborti e non nelle aree intorno alle chiese cristiane, teatro spesso di proteste sguaiate e offensive?». 
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[Fonte: La Stampa, 9 novembre 2012]