giovedì 15 novembre 2012

Europa: allarme intolleranza anti-cristiana

Il documento dell'Ocse conferma che anche nel vecchio continente la religione è oggetto di una sottile e costante ostilità
Lo scorso 9 novembre l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha fatto pervenire all’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) un rapporto sulla situazione della tolleranza religiosa nel continente.

Il dossier mostra una crescente, fattiva ostilità nei confronti delle varie espressioni di fede cristiane. L’Osservatorio ha documento oltre ottocento incidenti di vario genere, intolleranza e discriminazione, contro i cristiani “a occidente di Vienna” negli ultimi sei anni: oltre 130 all’anno.  Il che, se ci pensiamo costituisce una drammatica novità rispetto a quella che poteva essere la situazione fino al 1989, quando i problemi per i credenti, non solo ma particolarmente, cristiani si focalizzavano al di là del “Muro”. 

Le parti sembrano essersi invertite. “Eventi cristiani, raduni di preghiera e celebrazioni liturgiche, così come manifestazioni di cristiani sono interrotte o attaccate”. L’Osservatorio rileva incidenti del genere per esempio in Austria, Germania e Spagna. Un episodio citato riguarda una ragazza olandese, che durante la Giornata mondiale della Gioventù a Madrid è stata aggredita verbalmente e quasi fisicamente nell’agosto del 2011 da un gruppo di anarchici. “Mi gridavano contro, me e contro gli altri del mio gruppo a una stazione del metro, e uno di loro voleva picchiarmi, ma persone del mio gruppo mi hanno protetto”.

Secondo l’Osservatorio, i gruppi più aggressivi “includono la sinistra radicale, gruppi anti religione, i cosiddetti gruppi ‘antifa’, gruppi femministi radicali e gruppi di attivisti radicali LGBT. Alcuni di loro ricevono finanziamenti da governi”. I loro metodi includono insulti ritmati in coro del genere: “Se Maria avesse abortito, avremmo fatto a meno di voi”, o cartelloni che rappresentano un maiale crocifisso. “Non sono inusuali gli incitamenti alla violenza, rumori assordanti per impedire agli oratori di parlare, così come il blocco di strade o dell’ingresso dei luoghi degli eventi, danneggiamenti materiali e persino attacchi fisici”.

Una preoccupazione particolare è stata citata dall’Osservatorio per quanto riguarda le manifestazioni pro vita. “Temiamo che i governi, o i tribunali locali, pensino di stabilire una zona di divieto alle manifestazioni intorno ai luoghi in cui si abortisce, il che costituirebbe di per sé una violazione della libertà di associazione. Senza una ragione particolarmente cogente, questo tipo di proibizione non è giustificato”. L’assemblea parlamentare dell’Osce nella sua risoluzione del luglio 2011 raccomanda agli Stati membri di emanare leggi che garantiscano la libertà di associazione “così che il diritto dei cristiani di partecipare pienamente alla vita pubblica sia assicurato”. 

Fra le raccomandazioni dell’Osservatorio all’Osce c’è dunque quella di non proibire l’attività dei gruppi pro life nelle vicinanze dei luoghi in cui si praticano aborti. E inoltre di controllare l’elargizione di fondi a gruppi radicali anti religiosi, a gruppi radicali di femministe e ai gruppi radicali LGBT, comprese le Ngo (Organizzazioni non governative) e di ritirare il finanziamento quando ci sono prove che questi gruppi agiscono contro la libertà di associazione. 

Un’ultima raccomandazione riguarda le forze dell’ordine. “Consigliamo di migliorare l’allenamento, e di sensibilizzare la consapevolezza degli agenti, così che chi viola la legge sia assicurato alla giustizia, perché ciò che sta accadendo non è semplicemente una differenza di opinioni espressa civilmente”.  E non si tratta di episodi isolati: “In un panorama frammentato di ostilità sociale, di stereotipi negativi, di vandalismo e di incidenti di odio, e di restrizioni governative più o meno sottili, è visibile un preoccupante disegno”.
Marco Tosatti
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