martedì 21 luglio 2020

Il Recovery Fund è un MES che ce l’ha fatta. Ecco come funziona

MES. È bastato cambiargli il nome per farlo accettare agli italiani. Quelli più avveduti obtorto collo a causa di un governo inetto se non venduto e dunque non senza preoccupazione per il futuro.

Il normale strumento di finanziamento di uno Stato è rappresentato dalla collocazione dei titoli del debito pubblico sul mercato primario (i titoli di stato battuti mensilmente dal Tesoro), con una Banca centrale a garanzia che funga da prestatrice illimitata di ultima istanza. Esattamente come avviene negli Stati Uniti d’America, in Giappone e in Gran Bretagna. A dire il vero, seppur limitato al mercato secondario (per i titoli già in circolazione, oggetto di trattative tra privati), è ciò che sta facendo anche la Banca centrale europea negli ultimi anni.
Quel debito rappresentato dai titoli di stato, con una banca centrale a garanzia, in sostanza non è debito. Semmai, nella peggiore delle ipotesi, lo Stato non restituisce mai il capitale, ma solo gli interessi. Se dopo dieci anni l’investitore rivuole il capitale, lo Stato rivende quel titolo ad un altro investitore, cosicché l’esborso in conto capitale è zero. Idem se l’investitore rinnova il titolo. In entrambi i casi lo Stato paga solo gli interessi.

Con la formula dei prestiti, invece, la musica cambia. Che si chiami MES o Recovery Fund, il meccanismo è più o meno lo stesso. Lo Stato prima si indebita e poi deve restituire i soldi presi in prestito fino all’ultimo centesimo. Da dove li va a prendere i soldi se non garantisce una Banca centrale? Facile: erodendo la ricchezza privata, tagliando le voci di spesa pubblica più sensibili (in primis sanità e pensioni) e facendo consolidamento fiscale, cioè massacro delle partite Iva.

Ma v’è di più. L’accordo raggiunto da Conte questa notte al Consiglio europeo prevede un piano di circa 82 miliardi di aiuti a fondo perduto, più 127 miliardi di prestiti. I soldi a fondo perduto non vanno restituiti, ma ci verranno dati a rate e ogni rata sarà subordinata alle riforme che l’UE ci dirà di fare. È come il padrone che dà il biscottino al cane se questo corre a prendere il bastone e lo riporta indietro. Per i restanti 127 miliardi (i prestiti), anche questi ci verranno versati a rate e solo se faremo le riforme che l’UE ci chiederà di fare. I 127 miliardi dovranno però essere restituiti. La domanda che si pone è sempre la stessa: da dove li andrà a prendere i soldi lo Stato se non garantisce una vera Banca centrale? Anche la risposta è sempre la stessa: erodendo la ricchezza privata, tagliando le voci di spesa pubblica più sensibili (in primis sanità e pensioni) e facendo consolidamento fiscale, cioè massacro delle partite Iva.

In tutto questo, i primi soldi arriveranno nel 2021 (quindi per ora nulla), fino al 2023. Che affarone!
Eppure la soluzione più ragionevole era a portata di mano: l’Italia avrebbe potuto collocare tutti i titoli di stato necessari sul mercato primario, con garanzia della Bce (come di fatto sta avvenendo sul mercato secondario dall’inizio della pandemia). Non vi sarebbe stata alcuna sorveglianza da parte di nessuno e nessuna riforma ci sarebbe stata imposta. E soprattutto – nella sostanza – non ci saremmo indebitati (per i motivi spiegati sopra). Ma qualcuno, sia fuori che in casa, ha voluto che all’Italia fosse messo un cappio al collo per almeno i prossimi vent’anni.

Insomma, Conte ci ha portato la Troika in casa, tra i festeggiamenti dei media di regime e della maggioranza di governo. Sostanzialmente il Recovery Fund è un MES che ce l’ha fatta.
Giuseppe PALMA - Fonte

3 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/recovery-mes-una-polizza-di-assicurazione-politica-italia-legata-mani-e-piedi-e-governo-blindato/

Anonimo ha detto...

Smentitemi....

La somma complessiva di 750 miliardi prevista nel Recovery fund, è suddivisa in
390 miliardi di finanziamenti a fondo perduto”, e 360 miliardi di prestiti.
La parte destinata all’Italia, ammonta a 208,8 miliardi, dei quali 81,4 sono sussidi a fondo perduto, mentre 127,4 verranno erogati come prestito da restituire.
Conte ha ottenuto un incremento di 36 miliardi e 462 milioni sul fondo in prestito inizialmente previsto in 90,938 miliardi, che è salito quidi a 127,4 miliardi.
Per quanto riguarda il finanziamento totale a fondo "perduto" di 390 miliardi, l'Italia è tenuta a contribuire per il12,8%, equivalente alla somma di 49,92 miliardi.
Sottraendo questa cifra (49,92 miliardi) dal totale dagli 81,4 miliardi spettanti al nostro Paese come sussidi a fondo perduto, risulta un reale fondo perduto di 31,48 miliardi.
In pratica, tenendo conto del bilancio settennale dell' UE, viene fuori una somma
pari a 4,49 miliardi all’anno.
È evidente che emettendo dei normali BTP (Buoni poliennali del Tesoro) si sarebbe ottenuto lo stesso risultato senza bisogno di rispettare le condizioni imposte dall’UE.
In cambio di queste concessioni,la Danimarca ha ottenuto una riduzione della sua quota contributiva al bilancio UE ( riduzione del gettito IVA) di 125 milioni.
L’Austria ha praticamente ottenuto il raddoppio della riduzione, passando da 237 milioni a 565 milioni (risparmiando ben 328 milioni).
La Svezia è passata da 798 milioni a 1.061 milioni (con un risparmio di 263 milioni).
L’Olanda da 1.576 milioni a 1.921 milioni, risparmiando ben 345 milioni, la quota maggiore di riduzione.
UNA POTENZA DI FUOCO INCREDIBILE... PREPARIAMO LA VASELLINA
Salvatore Napolitano

Anonimo ha detto...

A S.E. IL CONTE DE LA POCHETTE - PALAZZO CHIGI, ROMA

Veda, Eccellenza de La Pochette, potrei spicciarla in qualche rigo.

Potrei dirle che è lei è una strana e nuova specie di buon samaritano, che all’uomo moribondo in strada, dice che lo aiuterà, certo; ma tra un anno, quando e se arriveranno i danari del Recovery Fund. “Se invece, poveretto, i soldi li vuoi subito, sappi che sono a debito. Tuo, dei tuoi figli e dei tuoi nipoti. Ma intanto per favore, caro moribondo, paga le tasse che mi devi su denari che non hai guadagnato.”

Potrei dirle che sia da vivo sia per il tramite di una certa conoscenza della storia, ricordo leader celebrati nei loro parlamenti per aver vinto Hitler, l’Unione Sovietica, approvato coraggiose legislazioni sui diritti civili e contro la segregazione razziale e – che so - conquistato uno scoglio in mezzo all’oceano. O perfino perduto quello scoglio. Ma in una grande battaglia.

E tuttavia, per la gran parte, i leder celebrati bovinamente in piedi dai loro parlamenti, son stati dittatori feroci e - Machiavelli fu un politico fallito non per caso – dal breve potere.

Ma mai – mai! – mi era capitato di vedere un parlamento che ovaziona un tipo perché ha ricevuto, dopo molti stenti, promesse e inginocchiamenti, carità e prestiti. L’una e gli altri subordinati a “riforme” non indolori su cui potrà metter becco una minoranza di blocco e fermare tutto.

Potrei dirle che dei denari immaginari che ha portato in Italia da Bruxelles – duecento milioni di euro – ha già speso la metà. Ovviamente a debito. E che non mi pare che la cifra spropositata - 100 milioni – abbia rimesso in piedi il paese, sommerso da prebende neolaurine e da bonus monopattino.

Poteri dirle che, come persona - la mia famiglia viene da quella terra - della gente di Puglia lei ha solo i difetti e punta virtù: ofanità, presunzione, saccenza, trombonaggine, presunzione, gusto per l’apparenza e sovrano disprezzo per la sostanza. E una buona dose di fortuna – per parlar pulito – perché se la Francia non avesse, inopinatamente e dopo venti anni di incertezze penose, saltato il fosso, lei avrebbe dovuto vedersela non con un nano – politico – batavo col palo in corpo ma con la cancelleria di Germania. E avrebbe riattraversato i patri confini con le pive nel sacco.

Questo e altro potrei e dovrei dirle. Ma lo tengo per me. Perché lei è soltanto un buon figurante che, come ha detto un uomo che nella vita – bene o male – ha fatto e non chiacchierato, è al più capace di far bene il baciamano alle signore. Il Conte de La Pochette, appunto.

E dunque due parole le dedico alle opposizioni. Amici, non lasciatevi irretire. Meno che mai accontentandovi di un piatto di minestra lasciato fuori della porta. Non entrate in comitati, bicamerali e altri triccabballacche. Rappresentate un’altra Italia. Nei programmi e soprattutto nei valori. Lasciate che siano il Conte e Zingaretti – odontotecnico mancato – a far mirabolanti promesse con denari in parte già spesi e di là da venire. Semmai verranno. E ve lo dico non per piccoli interessi di bottega politica –questi li fa la sinistra – legati alle elezioni di settembre. Ve lo dico perché la “maggioranza” – fo per dire – ha il diritto e il dovere di far da sé il bilancio dello stato. Come succede nelle democrazie mature. E intestarsi ogni responsabilità quando, tra ottobre e novembre, qui verrà giù tutto.
Biagio Buonomo