giovedì 18 luglio 2019

La guerra mondiale contro Salvini

Sul piano logico condivido la realistica analisi di Veneziani; ma non riesco a rassegnarmi e resto convinta che, nonostante tutto, Salvini riuscirà a trovare la quadra con una mossa tanto audace quanto abile. E che non gli manchi l'Alleata invincibile che non credo abbia invocato con un gesto superficiale o strumentale. In effetti per ora sta resistendo bene e non credo che ci saranno novità nel breve termine: il punto è che chi lo vota si è rotto le scatole alla grande e ha capito il giochetto, quindi la "guerra mondiale" non sposta opinioni, semmai mostra anche a chi prima non ci credeva che c'è un'allineamento di forze ai nostri danni. I primi sondaggi post-Metropol sembrano confermarlo, vedremo la settimana prossima. Mi incuriosisce vedere anche i prossimi sondaggi sui 5 stelle, dopo il tradimento di ieri: secondo me perderanno ancora voti. Per quanto mi riguarda, l'affare Metropol, per quanto è stato detto sinora, è una bufala. L'unica cosa che conta in un'accusa di aver ricevuto finanziamenti è la prova dei finanziamenti su un conto corrente, e non c'è. Ma anticipo che molto probabilmente anche qualora saltasse fuori che la cosa è vera, me ne fregherò: se a sinistra possono invocare lo stato di necessità e violare le leggi per farci invadere, io ho il diritto di invocarlo per non farci invadere. Però ad un certo punto, se la Lega non capitalizzerà i grandi consensi che ha e non si sbarazzerà dei grillini, la gente potrebbe iniziare a scoraggiarsi.

La guerra mondiale contro Salvini

Come reagiranno gli italiani alla guerra mondiale contro Salvini? Resisteranno stringendosi intorno a lui, nei rifugi antiatomici dei social, anzi cresceranno a dispetto dell’assedio e del bombardamento, proprio per reagire indignati all’attacco concentrico e permanente contro di lui; oppure alla fine si stancheranno, cederanno alla pressione potente e multitasking e si rassegneranno all’impossibilità d’incidere, cominciando a trovare nel loro beniamino limiti, errori e difetti? È la scommessa dell’estate e siamo curiosi e ansiosi di saperlo.
Andiamo con ordine. Diciamo guerra mondiale contro Salvini non per il gusto di esagerare ma con precisa cognizione di causa. L’America e la Russia, l’Unione europea e molti suoi stati membri, per non dire l’Africa e i migranti, sono trascinati, mobilitati o coinvolti per castigare Matteo Salvini. Ogni punto in più da lui registrato nei sondaggi è un nemico in più che sorge, un nuovo fronte d’attacco che si apre, un dossier in più contro di lui e il suo partito.

Papi, ong, preti da sbarco e carole da imbarco agiscono compatti con sindacati, partiti e istituzioni per dare la caccia a Salvini senza quartiere. In Italia è una mobilitazione permanente senza precedenti di poteri forti, siluri bassi, indagini di magistrati, perfino ministri degli esteri e della difesa sparati contro di lui in tema di accoglienza e sbarchi, più processi di piazza e prediche da passeggio. Come chiamare tutto questo se non la guerra mondiale contro Salvini? Troppa grazia, vorrei dire, per un Matteo che non è Napoleone. Ma si è creato un fronte che evoca il Congresso di Vienna, la Restaurazione, contro un leader che è appena vice-premier, mica imperatore. Si è sviluppato perfino un romanzo mediatico, una trama narrativa, intorno a Moscopoli, ai leggendari intrecci russo-padani e alla figura mefistofelica di Savoini, cerchiato in rosso a ogni sua apparizione fotografica sullo sfondo di Salvini, Conte o Putin. Savoini è un demone-chiave per la narrazione perché viene usato double-face: come tramite con Putin e i soldi russi ma anche come ponte con Hitler e con l’ideologia razzista. Il Demonio Perfetto; gli troviamo anche un episodio di sessismo e di pedofilia per completare la diavoleria?

Nel frattempo di Salvini leggiamo la sua fiorente attività di opinionista, come se impedito ad agire e governare, sia costretto a esprimere opinioni, faccine, auspici, speranze e deplorazioni. Siamo arrivati a un punto di stallo. Salvini non può procedere con l’attuazione pratica del suo programma sia in tema di migranti, rimpatri e ordine pubblico sia in tema di flat tax, sgravi fiscali, grandi opere e autonomia delle regioni.

È incartato, è bloccato, per metà dai suoi alleati grillini che oscillano tra la voglia di boicottarlo e la comprensione che se segano l’albero su cui sono seduti, cadono per terra e senza appello, a cominciare da Di Maio che si gioca la carriera. E per metà lo bloccano una serie di ostacoli procedurali, istituzionali e sostanziali, posti dai magistrati e dalla burocrazia, col concorso esterno dei mass media. Vogliono sospendere tutto per metterlo sotto processo perché avrebbe preso il posto del Pci nei rapporti con la Russia. Settimo non rublare, gli ricordano gli ex-comunisti che di quei rapporti e dei loro benefici hanno alle spalle una lunga storia. E giù la retorica contro i servi di Mosca, lanciata dai servi moscoviti del giorno prima, più i servi di Bruxelles e della Troika, di Washington e di Parigi, di Berlino e di Pechino.

Ma a parte la scena che tutti abbiamo davanti agli occhi, resta la domanda da cui siamo partiti: dove porterà la guerra mondiale contro Salvini? Sarà davvero in grado di resistere ad assalti così imponenti e così diversificati? Ha la forza, gli uomini, le capacità di essere a lungo solo contro tutti e di ribaltare la situazione? Gli basterà la Meloni più qualche esodo forzista per cambiar verso e ripartire, ammesso che ci faranno votare a breve? Potrà stare ancora a lungo con un alleato che resta con lui solo perché non sa dove andare altrimenti, ma in cuor suo vorrebbe stare contro di lui? E noi possiamo sbrigarcela davanti a ogni botta o attacco contro Salvini dicendo che sarà un boomerang e gli porterà voti? A che vale monetizzare in consensi se poi non puoi spenderli?

Magari a molti di voi dispiacerà questa diagnosi amarognola ma lasciatemi dire quel che percepisco: ho l’impressione che non durerà a lungo il favore per Salvini, perché è legato a troppe aspettative inevase e rimandate. Vero è che l’avversione, l’antipatia accresciuta verso i suoi nemici è un collante formidabile; all’opposizione si può prosperare “contro”, ma al governo no, o perlomeno non a lungo, si deve prima o poi fare qualcosa d’incisivo e di sostanziale.

Continuo a pensare che l’ondata salviniana non sia effimera perché è la traduzione locale di una tendenza storica mondiale, dall’America alla Russia, che chiamiamo populismo e sovranismo, difesa delle identità, dei confini e degli stati nazionali. Ma quando lo vedi solo nell’arena, senza classi dirigenti, senza alleati se non a mezzo servizio o sottobanco, senza un habitat culturale, mediatico e vitale, senza un mondo dalla sua parte, se non un’opinione pubblica, hai l’impressione che a lungo così non possa durare.
Maecello Veneziani, La Verità 16 luglio 2019

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Continuano il tiro al bersaglio su Salvini. Ma si azzopperanno da soli.

Anonimo ha detto...

Nella serata del giorno delle polemiche più aspre al governo, polemiche forse irreversibili, nel momento in cui si respirava – e si continua a respirare – aria pregna di crisi di governo, era filtrata l’indiscrezione: il giorno successivo, ovvero oggi, venerdì 19 luglio, Matteo Salvini salirà al Quirinale. Da Sergio Mattarella per comunicargli l’intenzione di aprire la crisi di governo e la volontà di tornare al voto, si supponeva. Ma a stretto giro, il ministro dell’Interno, a margine di un comizio, ha smentito l’ascesa al Quirinale, che veniva data per certa.

Come mai il passo indietro? Una pesantissima interpretazione arriva da Repubblica, secondo cui più che una rinuncia, quello del vicepremier del Carroccio è stato un rifiuto, un vero e proprio strappo. Il punto è che Salvini sostiene che il colloquio gli era stato chiesto da Mattarella, insomma non sarebbe stato chiesto da lui. E che mano mano si era trasformato in un faccia a faccia per innescare quella crisi di governo che però, Salvini, non si vuole intestare. Dunque, un appuntamento creato ad arte, magari proprio da Mattarella, per far crescere gli attriti.

“E allora non ci vado, non sono io a voler far cadere il governo. Almeno non ora”, ha ragionato con i suoi fedelissimi. Ricostruzione che, ovviamente, fonti del Quirinale hanno fatto sapere di non condividere. Fatto scontato, quest’ultimo. Resta un dato, importante e pesantissimo: Salvini sospetta di Mattarella, ritiene che si stia muovendo per accelerare la crisi. Un ulteriore dissidio in un momento politico difficilissimo.

https://ith24.altervista.org/salvini-era-atteso-al-colle-allultimo-rifiuta-lincontro-laccusa-a-mattarella-sulla-crisi-strappo-irreversibile/