martedì 14 gennaio 2020

“Fidesz potrebbe uscire dal PPE”, la minaccia di Orbán

“L’Ue può aver bisogno di una nuova iniziativa cristiano-democratica” ha dichiarato il primo ministro ungherese. I popolari europei decideranno a febbraio se espellere il partito del premier 
Bruxelles – “Il Partito Popolare Europeo non è interessante per noi se rimane così com’è oggi. Ci interessa il suo futuro, ma dev’essere differente”. Lo ha detto Viktor Orbán, primo ministro ungherese, in una conferenza stampa giovedì 9 gennaio. Orbán ha detto che prenderà una decisione sull’appartenenza del suo partito, Fidesz, all’interno del PPE solo dopo aver incontrato Annegret Kramp-Karrenbauer, leader della CDU tedesca, Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e attuale presidente del PPE, e Alexander Kurz, cancelliere austriaco.
“Il PPE si sta indebolendo e si sta spostando verso posizioni più centriste e liberali”, ha detto Orbán. “Se non cambierà direzione, penso che in Europa ci sarà bisogno di una nuova iniziativa cristiano-democratica. Nel caso non dovessimo riuscire a cambiare il gruppo dall’interno allora faremo partire noi una nuova iniziativa”. Secondo alcuni giornalisti lo scopo del premier ungherese è quello di posizionarsi dal lato opposto del quadro politico europeo rispetto a Emmanuel Macron, attualmente una delle personalità politiche che più sta spingendo verso una maggiore integrazione europea.

Fidesz è stato sospeso dal PPE lo scorso marzo per le eccessive critiche rivolte all’Unione europea e gli attacchi diretti contro l’allora presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. In virtù della sospensione il partito ungherese non può partecipare alle votazioni delle assemblee del gruppo parlamentare e non può presentare propri candidati per i vertici del PPE. Per questo motivo, già da alcuni mesi si stava discutendo di un’eventuale uscita di Fidesz dal gruppo di centro-destra. A novembre Orbán disse che se il PPE “riuscirà a tornare alle sue origini cristiano-democratiche allora potremmo continuare a farne parte. Se continuerà a spostarsi a sinistra, quella non è la nostra direzione”.

All’interno dei popolari si deve ancora decidere cosa fare con Fidesz. Le opzioni sono tre: prolungare la sospensione, posticipare la decisione di alcuni mesi oppure espellere il partito ungherese. Donald Tusk comunicherà la decisione fra qualche settimana, dopo un incontro fra alcuni membri del gruppo previsto per febbraio.

A novembre Tusk ha detto che “Orbán è un amico, ma non condivido i valori che rappresenta, soprattutto quando parla di democrazia illiberale. Noi siamo determinati a combattere quel tipo di idee”. Manfred Weber, un altro politico di spicco del PPE ed ex candidato a dirigere la Commissione europea e capogruppo al Parlamento europeo, a dicembre ha spiegato che “Fidesz non ha utilizzato questi mesi di sospensione dal gruppo parlamentare per migliorare la situazione”.

È ancora difficile dire cosa potrebbe succedere se Fidesz uscisse dal gruppo del PPE o venisse espulso. Orbán ha ipotizzato l’idea di “una formazione autonoma”, ma non ha neanche escluso la possibilità di unirsi al partito polacco Diritto e Giustizia (PiS), che al momento fa parte del gruppo Conservatori e Riformisti (al cui interno ci sono gli europarlamentari di Fratelli d’Italia). Secondo altre ipotesi, invece, Fidesz potrebbe unirsi al PiS e alla Lega di Salvini per formare un nuovo gruppo politico di destra. (Danilo De Rosa - Fonte)

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora oggi subiamo le conseguenze della scelta Dc di lasciare giustizia e cultura ai comunisti

Non si sa se sia un bene o un male continuare a parlare di Rula Jebreal. Si rischia forse di attribuire alla giornalista un’importanza eccessiva ed immeritata, ma qualche considerazione ulteriore non guasta, soprattutto circa le vesti stracciate dei falsi liberali di Italia Viva, quando sembrava che il Teatro Ariston dovesse fare a meno della presenza della Jebreal, e in merito al successivo “reintegro” della signora nel cast del prossimo Festival di Sanremo. I renziani, seguiti a ruota dai loro alleati di governo, erano ad un passo dall’invocare l’intervento delle Nazioni Unite, pur di scongiurare la mancata partecipazione di Rula. Si scherza, ma non troppo, visti i toni davvero accorati degli esponenti di Iv, i quali si sono scagliati contro i diktat o presunti tali di Matteo Salvini.
Questo è un Paese molto strano, a volte totalmente squinternato. Non è sufficiente scendere in piazza contro il leader dell’opposizione, bensì è necessario accusare di prove tecniche di regime chi non tocca, al momento, la leva di comando. Se c’è un regime in Italia, è senza dubbio quello rappresentato dalla cosiddetta cultura di sinistra. Una dittatura sempre più sgangherata ed impopolare, ma che sopravvive con una certa tenacia. La vecchia Dc appare come un qualcosa di preistorico nel 2020, ma ancora oggi subiamo le conseguenze della scelta democristiana di appaltare la giustizia e la cultura al Partito comunista italiano. Un po’ tutte le nazioni occidentali hanno a che fare con il cosiddetto “politicamente corretto”, che non è altro che una sorta di ipocrisia strumentale capace di decidere cosa sia accettabile e cosa non abbia invece diritto di cittadinanza nel dibattito pubblico. Ma l’Italia, a causa della pesante influenza delle sinistre rosse e rosé, subisce una vulgata ulteriore e peggiore. Guai a professare nel Belpaese idee liberali o peggio, liberiste in economia, perché si diventa in un istante affamatori della povera gente, oltre che naturalmente selvaggi, e quasi sempre si viene redarguiti da soloni col portafogli piuttosto gonfio. Se si vuole una politica che decida, magari aiutata da qualche riforma in senso presidenzialista, l’intenzione è sempre quella, secondo il culturame di sinistra, di importare in Italia modelli sudamericani. Chi si permette di non credere a tutta la narrazione dell’Anpi e dell’antifascismo di sinistra, può pure vantare padri e nonni caduti nella lotta partigiana, ma sarà costantemente ritenuto come un fascista o para-fascista. In merito al tema caldissimo di questo tempo, ovvero l’immigrazione, è sufficiente proporre limiti e regole per essere subito tacciati di razzismo e xenofobia. Gli Stati Uniti sbagliano sempre, sia quando si fanno i fatti loro che nelle circostanze in cui intervengono nel mondo, ma se è un dovere fare le pulci alla più grande democrazia del pianeta, non è poi così necessario parlare della natura degli avversari dell’Occidente ed elencarne crimini e misfatti. Ciò che viene deciso a Washington, soprattutto durante le amministrazioni repubblicane, sembra essere fonte di pericolo, anche quando si arriva a riconoscere l’effettiva nocività dei nemici dell’America, e di tutti noi, ma non giungono mai, dagli acculturati ed esperti di sinistra, soluzioni alternative alle scelte d’oltreoceano. Si preferisce semplicemente e si pretende che l’Italia rimanga nel limbo della viltà e di un falso neutralismo, sperando che la tempesta passi al più presto. Se un killer entra in casa nostra con il preciso intento di uccidere, non evitiamo la morte andandoci a nascondere sotto le coperte. Gli ebrei passati a miglior vita meritano compassione e celebrazioni annuali, ma i loro correligionari ancora presenti su questa terra possono al massimo ambire ad essere messi sullo stesso piano dei terroristi di Hamas.

Anonimo ha detto...

....segue
Queste distorsioni vengono accoratamente sostenute non solo dai politici di professione schierati a sinistra, coadiuvati dagli utili idioti del moribondo M5S, ma anche da una platea di giornalisti, scrittori ed artisti, ai quali la cosiddetta cultura di sinistra ha offerto carriere ben remunerate. È tutta questa palude, pseudo-intellettuale e pseudo-intelligente, ad aver tanto insistito sulla presenza di Rula Jebreal al Festival di Sanremo. Se osserviamo la vicenda da un altro punto di vista, la conferma della sua esclusione avrebbe creato il martire perfetto del sovranismo, e probabilmente l’alzata di spalle di Matteo Salvini ha voluto togliere argomenti e relativi piagnistei alla signora e ai suoi accaniti supporter.
Tuttavia, siamo di fronte all’ennesimo atto di supponenza ed arroganza del culturame rosso. Il problema non è se Rula Jebreal piaccia o meno a Salvini, ma se la sua presenza sia coerente con un Festival musicale e se piaccia ai telespettatori, che – non dimentichiamolo – versano il canone. Gli italiani saranno pure brava gente, ma faticano ad innamorarsi di chi considera questo Paese fascista, razzista e carico d’odio. È questo che pensa di noi l’autorevole ed ambita ospite di Amadeus. La politica dovrebbe rimanere fuori da un evento come il Festival della canzone italiana, anche se puntualmente accade il contrario, e sarebbe sensato evitare di imporre personaggi così divisivi, i quali, oltre a disprezzare l’Italia nel suo complesso, che pure ha consentito loro una brillante carriera, guardano alle vicende mediorientali con pregiudizio negativo delle democrazie israeliana ed americana. Si spera che gli errori passati di un berlusconismo capace di aggregare molti voti, ma sostanzialmente ininfluente sul piano culturale e sociale, servano da monito a Salvini e Meloni, ai quali spetterebbe il compito, nel caso di una grande affermazione elettorale, di una rivoluzione non solo politica, ma anche culturale.
http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/se-il-culturame-di-sinistra-la-fa-ancora-da-padrone/

Maria Guarini ha detto...

https://loccidentale.it/finisce-il-pd-e-nasce-la-sinistra-post-ideologica/

Anonimo ha detto...

Presidente, mi faccia mente locale, mi ricordi in quale referendum popolare si è approvata questa storica affermazione perché onestamente mi sfugge....

Lei è o non è il Presidente di questa Nazione chiamata Italia e che lei ha giurato sulla Costituzione di difendere? In questo Stato si parla la lingua italiana ed ha un suo esercito al Suo comando, esercito che serve per difendere il popolo italiano e la terra dove risiede. Come può dire che l'Italia non ha più i suoi naturali confini, dove sono morti centinaia di migliaia di soldati per difenderla?

Le ricordo Presidente, anche se le sarà sfuggito, che l'Italia ha ancora i suoi confini perché se non è lei a ricordarcelo ce lo stanno ricordando le Nazioni confinanti quando ci rimandano indietro i loro immigrati non regolari.
https://www.imolaoggi.it/2017/11/06/mattarella-i-nostri-confini-sono-ormai-quelli-dellunione-europea/

Maria Guarini ha detto...

Referendum elettorale troppo manipolativo, ma la Consulta può manipolare la Costituzione a suo piacimento e convenienza politica
http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/referendum-elettorale-troppo-manipolativo-ma-la-consulta-puo-manipolare-la-costituzione-a-suo-piacimento-e-convenienza-politica/

Anonimo ha detto...

Secondo la Corte costituzionale il quesito è «manipolativo». Ira di Matteo Salvini: «Non lasciano decidere il popolo». Marta Cartabia risparmia una grana alla maggioranza giallorossa, che potrebbe eleggerla al Quirinale nel 2022.

Anonimo ha detto...

La Corte costituzionale ha bocciato il referendum sul maggioritario perché "troppo manipolativo". Manipolativo non vuol dire nulla. Il compito della Corte è stabilire se un referendum è costituzionale oppure no. La Corte ormai fa tutto, tranne che difendere la Costituzione.

Anonimo ha detto...

Per fermare un partito, la Corte costituzionale blocca un intero paese ed allunga la vita ad un governo in coma irreversibile.... MA UNO SCOGLIO NON PUÒ ARGINARE IL MARE!! (Paolo Becchi)

Anonimo ha detto...

In intere regioni del Meridione la disoccupazione giovanile si aggira sul 50%, e l'economia nazionale è sostanzialmente ferma da un decennio. Nonostante ciò, la preoccupazione del governo è regolarizzare 700.000 immigrati a condizione che vengano assunti. Da chi e a che prezzo non si sa; ricordo che in Italia non esiste il salario minimo, quindi questo genererà una ulteriore corsa al ribasso degli stipendi già più bassi dell'Europa occidentale.
La follia al potere.
https://www.ilsole24ore.com/art/migranti-lamorgese-apre-una-sanatoria-il-governo-riflette-regolarizzazione-ACtnNHCB

Anonimo ha detto...

La dittatura procede spedita a colpi di consulta e cassazione. Rakete assolta Salvini a giudizio...

Anonimo ha detto...

Alla fine processeranno Elisabetta Casellati. Per aver rispettato i termini di legge nella convocazione della giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, dove si deciderà se Salvini va processato o no per la Gregoretti. La canea rossa sguinzagliata contro la seconda carica dello Stato fa rabbrividire. Hanno il terrore delle regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria e impallidiscono a pronunciarsi contro il leader leghista prima del voto. Che venga fuori la loro anima giustizialista, che non vale per i loro numerosi compagni inquisiti. Magari indagati più per questioni di mazzette che per la difesa dei confini nazionali.

Non vogliono più la prescrizione, ma preferiscono perdere tempo nel giudizio sul caso Gregoretti. Sono le stesse facce toste e fosche che festeggiano la Cassazione quando stabilisce – anche questo ci è toccato vedere ieri – che Carola Rackete non andava arrestata. Puoi speronare la Guardia di Finanza e rimanere tranquilla per i fatti tuoi. Se invece fai il ministro dell’Interno e in omaggio ad un programma di governo votato dal Parlamento blocchi l’invasione clandestina, puoi farti quindici anni di galera per sequestro di persona. Giustizia. Giustizia italiana. Giustizia all’italiana.

Anonimo ha detto...

http://www.affaritaliani.it/politica/la-vergogna-del-nazismo-rosso-contro-salvini-647551.html