mercoledì 22 gennaio 2020

Sardine, sintesi perfetta del totalitarismo

Le sardine rappresentano la sintesi perfetta del totalitarismo in un contesto culturalmente relativista e politicamente democratico reso possibile dal servilismo dei media e dalla perdita del buon senso e del senso del ridicolo da parte di una buona parte della popolazione italiana.
Faccio notare anche alcune incongruenze:
  1. si spacciano per i paladini del pensiero anti-odio e sottofondo mettono "La locomotiva" di Guccini simbolo della reazione cieca violenta (e addirittura stragista) antiborghese (che poi è la loro classe di appartenenza) degli anarco-comunisti.
  2. Il loro fine è quello non in positivo di occupare le piazze per prendere consensi o portare un messaggio o dei contenuti, ma solo quello di sottrattrarlo alle destre in modo da poter lasciare via libera alla sola sinistra ricattando i partiti di destra attraverso la loro presenza: quando venite voi noi vi anticipiamo...
  3. Centrale e specchio di questo modo di pensare è proprio la questione-Bibbiano. Per loro è una semplice videnda giudiziaria che, qualora si individuassero dei reati, sarebbero addebitabili solamente a chi li ha commesso, come reati individuali e quindi ogni altra lettura rappresenta una vile e strumentale  speculazione elettorale delle destre da cui, appunto, la loro reazione. Ovvio ed evidente, invece che Bibbiano - PD - Anghileri - Foti-Lgbt rappresentano invece il frutto che a Bibbiano si fa sistema (e quindi è politico ed ha responsabilità politiche) di un modo di concepire la vita, la sessualità, la famiglia, la persona che ha nella cultura radicale assunta dal PD (ma presente in quasi tutta la cultura di sinistra) il suo perno politico da cui sollevare le leve giuridiche, istituzionali e culturali per permere la società e gli individui di questo spirito e questa mentalità.
Si tratta di un totalitarismo che da morbido sta diventando sempre più pesante e oppressivo perché, in un contesto segnato dalla libertà di espressione (anche delle più deleterie) si cerca in qualsiasi modo, anche con lo squadrismo di massa e con la repressione di tale libertà di espressione persino sui social non solo di impedire questa libertà di espressione ma addirittura, attraverso media e scuola, di "educare" in questo senso o di "rieducare" chi non volesse adeguarsi con la minaccia di estrimissione dal consorzio civile o andando a colpirlo sul piano economico con sodalizi come "Odiare ti costa". (Piero Mainardi)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/nel-voto-in-emilia-romagna-la-reazione-del-sistema-a-salvini-e-due-visioni-di-democrazia/

Anonimo ha detto...

Cesare Sacchetti:
In un liceo di Bologna, le sardine hanno additato Salvini come il "nemico". A scuola si parla di migranti, di cambiamento climatico e di antisovranismo. Chi entra in una scuola italiana, non esce da cittadino. Esce da suddito del regime globalista.

Anonimo ha detto...

Appello agli Emiliani Romagnoli
Cosa c’è in gioco il 26 gennaio

Le elezioni di domenica prossima in Emilia Romagna sono decisive. Lo sanno tutti, a destra centro e sinistra. Lo sa anche il clero. Meno le persone che andranno a votare.
Ma non sono decisive solo per una normale questione di governo politico, perché l’Emilia Romagna è una regione particolare con una storia particolare.
È la regione rossa per eccellenza, fin dai giorni della guerra civile, del triangolo rosso, degli omicidi di sacerdoti e laici a guerra finita. È la regione che da è stata governata sempre e solo dai comunisti e dai loro sviluppi partitici posteriori. È la regione dove più è radicato il sistema di potere del mondo della Sinistra italiana, dove le persone sono più ancora attaccate a quella ideologia, sia nella sua versione vetero-marxista, sia nella nuova versione mondialista, nichilista, genderista e liberal-amoralista.
È la regione di Bibbiano, ovvero degli esperimenti della futura società dell’androgino e dell’anarchismo assoluto, del mondo senza più genitori e figli, maschi e femmine. Il sistema di Bibbiano mette in gravissimo imbarazzo i politici della Sinistra, perché non possono prenderne le distanze – essendo esattamente questa la loro prospettiva politica – e non possono elogiarlo (nonostante qualcuno lo abbia anche fatto) a causa dell’infinita mostruosità e infamità della cosa in sé. Le “sardine”, che da qui vengono, hanno infatti detto che Bibbiano è un falso problema. Intellettuali femministe rivendicano il principio folle per il quale i bambini appartengono alla Stato e non ai genitori (il che implica la legittimità procedurale del sistema di Bibbiano).
È la regione che più di ogni altra in Italia rivendica l’ideologia genderista e omosessualista in ogni suo aspetto e derivato. È, insomma, la regione della più avanzata dissoluzione rivoluzionaria dell’umanità.
Se vincesse ancora una volta la Sinistra, non sarebbe mai più come i settant’anni precedenti. Questa volta si passerebbe alla definitiva attuazione di questi progetti di distruzione dell’identità sessuale delle persone, della schiavizzazione dei bambini, dell’annientamento della paternità e maternità, della famiglia naturale. Se i bambini appartengono allo Stato, lo Stato (ovvero, nel concreto, le persone ideologizzate che hanno il potere di strappare i figli ai genitori: magistrati conniventi, assistenti sociali, docenti, psicologi, politici) ne fa ciò che vuole: dal mutarne l’identità sessuale alla vaccinazione incontrollata, dalla “rieducazione” mentale all’affidamento a coppie omosessuali, e peggio ancora…
In questa situazione, i vescovi hanno detto che l’unico male è il sovranismo, e pertanto occorre votare a Sinistra. Ogni malefica definizione di questi traditori di Dio, della Chiesa e dell’uomo sarebbe sempre errata per difetto.

Anonimo ha detto...

...segue
Ne risponderanno dinanzi al tribunale della giustizia di Dio, che esiste a prescindere dalla per loro ormai del tutto perduta fede nell’aldilà.
Pertanto, questa volta il voto in Emilia Romagna non è come il voto in Calabria o altrove; e non è come il voto dei settant’anni passati sempre in Emilia Romagna. Questa volta ci si gioca il futuro – e non solo politico, ma anzitutto umano – delle persone che lì abitano, a partire dai bambini, ovvero dai futuri uomini del domani. Ci si gioca il modo di vivere e pensare.
Per questo chi vota domenica dovrebbe capire che qui non si tratta più delle coop, del posto di lavoro, o dei ricordi “gloriosi” della guerra civile e degli omicidi, o di Togliatti e Berlinguer. Qui si tratta del futuro dei loro figli, degli esseri umani, della famiglia, della normalità della vita.
Qui si tratta di non finire in una follia infernale che dissolve ogni cosa.
E non è neanche una questione economica: è vero che l’Emilia Romagna è la regione più ricca d’Italia, il vero motore della nostra economia. Ma lo è per la capacità lavorativa e imprenditoriale dei suoi abitanti, non certo per il governo della Sinistra. È facilissimo dimostrare che in altre regioni dove ha governato la stessa Sinistra italiana (vedi Campania, Lazio, Calabria, ecc.) il disastro non è certo stato risparmiato. Se l’Emilia Romagna è ricca (e oggi comunque lo è molto meno che nel passato), è merito degli emiliani-romagnoli, non del governo di un sistema di potere decrepito fino al midollo, e che infatti non riesce più a garantire nemmeno il normale sviluppo imprenditoriale di questa pur fortunata regione.
Per questo è necessario rivolgere un fermo e indispensabile invito a tutti gli indecisi di andare a votare e di votare il Centro-Destra: è vero che anche qui non mancano errori (e a volte anche gravi), ma almeno si impedisce in tal modo lo sprofondamento nello Stige della perdizione dei bambini e della distruzione dell’ordine naturale familiare; almeno si blocca il rapimento dei figli ai genitori; si rallenta l’invasione immigratoria; si pone un freno ai diktat europei distruttivi dell’economia italiana, anche emiliano-romagnola; si dà una risposta chiara di libertà mentale e anche spirituale a un ceto ecclesiastico venduto alla dissoluzione più infernale.
E un invito intendiamo fare anche a chi vota ancora a sinistra e dovesse leggere questo appello: pensate bene a cosa fate! Bonaccini ha già detto che attuerà l’imposizione dell’asilo nido ai neonati. Quale riprova più schiacciante di questa della veridicità di quanto abbiamo detto? Se non ve la sentite di votare il Centro-Destra, non votate questa volta: sarebbe il segno della vostra libertà interiore e del vostro senso dell’onore.
Il 26 gennaio, in Emilia Romagna, si gioca il futuro non degli emiliano-romagnoli, ma degli uomini in generale, in qualche maniera: perché è evidente come il sole che, per le forze della dissoluzione, la “semper fidelis” Emilia Romagna è un vero e proprio laboratorio operativo.
Sta ora agli abitanti di quella Regione mettere il sassolino nell’ingranaggio della Rivoluzione della dissoluzione dell’essere umano e distruggere il laboratorio.

Massimo Viglione
Presidente della Confederazione dei Triarii

Anonimo ha detto...

Cara Senatrice Segre
Pubblicato 22 Gennaio 2020 da Marco Vannucci

Per Lei nutro rispetto, per la sua storia e per la sua passione subita Senatrice Segre, però mi permetta di affermare che, su Almirante, abbia preso un abbaglio affermando cose inverosimili. Detto con rispetto, s’intende. Da Senatrice della Repubblica Italiana dovrebbe conoscere la storia dei suoi predecessori, la storia non gli stereotipi frutto di una falsità fatta circolare ad arte dai padri di chi, oggi, la ostenta come un talismano alla bisogna. Bisogna elettorale, mi lasci dire senza offesa alcuna. Differentemente da Pertini, Almirante, non è mai stato un fucilatore. S’informi, Senatrice, come morirono Osvaldo Valenti e Luisa Ferida e dietro comando di chi. Almirante ha combattuto per libertà e la democrazia in Italia, tenendo alto il senso d’appartenenza alla Patria, mentre altri -e ben sappiamo chi- giocavano a bussolotti se cedere il Belpaese a Tito oppure a Stalin. Ricorda, Senatrice? Almirante ha combattuto contro i delinquenti annidatisi nelle file del MSI denunciando i malfattori ed espellendoli, senza alcuna esitazione, chiudendo Ordine Nuovo. Non gli appellò come “camerati che sbagliano”, per usare un eufemismo di moda a sinistra, li definì con il loro nome: indegni. Punto. Senatrice Segre, di fronte alla Sua storia ed alla tragedia dello Shoah, chi scrive, china la testa e sta in silenzio. Forse avrebbe dovuto usare il solito silenzio per la Via intestata ad Almirante, a Verona. Lei fa bene, Senatrice Segre, nel ricordare l’orrore della Shoah in ogni dove. Nel mio piccolo tento di dare il mio contributo ricordando, laddove mi permettono di farlo, la figura di colui che salvò 5.500 ebrei a Budapest: Giorgio Perlasca. Una figura in contrapposizione poiché, Giorgio Perlasca, non ha mai negato e né tantomeno rinnegato il suo essere fascista. Eppure, da solo, il Giusto tra le Nazioni Perlasca salvò 5.500 ebrei.

Cara Signora, le confesso la mia contentezza il giorno che, il Presidente della Repubblica, la elesse Senatrice a vita. Mi creda, Senatrice Segre, gioisco quando viaggia da una parte all’altra della Penisola per ricordare la tragedia vissuta da Lei e dal Suo Popolo. Bene fa ed altrettanto bene farà. Non si stanchi mai, la imploro. Però la pregherei di fare attenzione alle date: vero è che il Governo italiano nel 1938 firmò l’abominevole legge razziale, non ci sono scuse su questo, altrettanto è vero che, fino a Campo Imperatore, a nessun ebreo venne torto un capello, espulso dalle scuole o cacciato dal lavoro. Né tanto meno deportato tramite quel maledetto binario 21. Lo sappiamo ambedue, Senatrice, come conosciamo tutti e due la figura inquietante del Giudice Gaetano Azzariti. Lei, Senatrice, gode di una popolarità meritatissima sia in Parlamento che fuori. Mi auguro che, qualche volta, possa pensare a chi ha vissuto nel silenzio soffrendo gli orrori non meno di Lei. Mi riferisco ai pochi scampati dalla furia comunista, Senatrice, quelli che furono presi a sassate a Venezia e gettato il latte per i bambini nella ferrovia della stazione di Bologna. Sono i soliti che, ancor oggi, viene impedito di parlare e nessuno di loro, o nessuna di loro, è stato eletto senatore a vita.