lunedì 17 febbraio 2020

L’Europa esige molto più che un “resteremo nell’Euro”

Dichiarazioni euroconcilianti non basteranno al centrodestra per far cadere i veti dei Pasdaran dell’europeismo
Si stenta a definirlo “dibattito” quello a destra sulla cosiddetta Italexit – e chi vi scrive le preferisce per ovvi motivi la variante Libertalia, suggerita in passato da Ambrose Evans-Pritchard, giornalista inglese ma simpatetico alle inquietudini neo-risorgimentali italiane.
Si stenta perché si svolge in un Paese che conserva solo esteriormente i tratti della democrazia, e nel quale è pertanto inutile persuadere i propri concittadini del valore di questa o quella causa: i Guardiani della Costituzione, omologhi dei Pasdaran in Iran, tollerano ormai a fatica che vogliate mettere becco sull’operato delle amministrazioni regionali, figuriamoci sulle questioni fondamentali.
E si stenta perché si svolge a destra, in uno schieramento largamente sprovvisto di potere istituzionale, sicché si è costretti a parlarsi subissati dagli insulti di una platea d’onore per nove decimi ostile: “Folli! Irresponsabili! Trogloditi! Sabotatori putiniani!”.
Avendone prodotto una rappresentazione così pessimistica, sarà comprensibile ai più se per una volta in quel dibattito eviteremo di metter piede. Molto più utile ci sembra invece segnalare l’esistenza di isolate figure, nell’establishment italiano e di conseguenza anche in qualche giornale, apparentemente illusesi che dichiarazioni euroconcilianti da parte del centrodestra potrebbero finalmente consentire l’instaurazione di una equa “democrazia” dell’alternanza in Italia. Noi ci permettiamo di osservare che non solo si fanno insistenti in sede internazionale gli inviti ad aumentare imposte su consumi e patrimonio, ma già da marzo e giugno sono previsti summit europei in cui sarebbero gradite ingenti concessioni italiane per avviare il completamento dell’unione bancaria secondo le linee indicate da Olaf Scholz lo scorso novembre.
Insomma, ai leader del centrodestra si richiede ben altro che un banale “resteremo nell’Euro”; si richiede piuttosto che antepongano l’Europa non solo all’interesse nazionale, ma al proprio stesso interesse personale. Dinanzi a tanto esose pretese, non vi sarebbe da stupirsi se, chissà quanto casualmente, si prospettasse un “gran rifiuto”. Fonte

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Le sardine contestate a Napoli e a Taranto si sono dovute ritirare in buon ordine, incapaci di confronto sui problemi concreti.

Ecco cosa succede quando un movimento di controfigure creato dal sistema incontra il popolo, quello vero che non chiede un "linguaggio pacato." Chiede risposte contro un sistema che ha spazzato via 50 anni di diritti sociali.

Anonimo ha detto...

Penultimatum di Matteo Renzi al ministro: «Entro Pasqua, svolta o sfiducia». Poi propone il governissimo per fregare anche il centrodestra.

Anonimo ha detto...

Cardinale Bassetti: "cittadinanza ai migranti e spazio pubblico a tutte le religioni. È Cristo che emigra".
Oggettivamente quest'uomo fa veramente ribrezzo.
E pensare che c'è ancora chi lo spaccia per "moderato".
E sapete qual è la tragica realtà?
Che in effetti lo è...
Cosa posso mai avere a che fare con questo clero? Con chi lo segue?
Ne va della mia dignità morale e intellettiva, oltre che della mia libertà e del mio rimanere italiano e cattolico.
E' proprio chi non lo critica, chi non ne prende le distanze, che non è più cattolico. E non è più degno di essere italiano. (MV)

Maria Guarini ha detto...

L'abbiamo detto miriadi di volte.

«Esistono Paesi arabi - a maggioranza musulmana - che dispongono di miliardi e di vasti territori disabitati» e che potrebbero ospitare per il tempo necessario i profughi mediorientali. «Questa soluzione sarebbe preferibile per i profughi di fede islamica che si troverebbero più a loro agio per una questione di affinità religiosa, culturale e linguistica». La Nuova BQ intervista Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri.

Anonimo ha detto...

Come riportato oggi da La Verità, l’ex Ministro delle Finanze greche Varoufakis ha diramato l'informazione di essere in possesso delle registrazioni delle riunioni dell’ eurogruppo del 2015, dalle quali si evince chiaramente che le tesi degli antieuropeisti sono tutte fondate: non esiste democrazia in Europa.
(Pianto del coccodrillo dato che anche lui ai tempi col suo amico Tsipras contribuì alla dannazione della Grecia...)

Da queste registrazioni si evince che le scelte vengono imposte dall’alto e misure cruciali per la vita di milioni di cittadini europei vengono prese con processi decisionali inaccettabili da parte di un nucleo di persone arroccate intorno alla Germania che detta la linea insieme alle organizzazioni finanziarie in maniera aggressiva e ricattatoria verso gli altri paesi.

Inutile dire che queste registrazioni riguardano anche l’Italia, che vorrebbero destinare alle stesse sorti della Grecia.

Varoufakis ha consegnato la chiavetta con le registrazioni all’attuale Presidente della Camera greco, invitandolo a divulgare tra i parlamentari e all’opinione pubblica. Il Presidente della Camera si è rifiutato.

Cosa c’è in quelle conversazioni?
Se ne evince innanzitutto la disumanità dell’attuale capo del Mes Klaus Regling, che addirittura invitava a non pagare le pensioni ai cittadini greci lasciandoli quindi morire di fame, pur di consentire il pagamento delle rate al Fondo Monetario Internazionale.

Quello stesso Fondo Monetario Internazionale che recentemente è stato costretto ad ammettere pubblicamente di aver commesso gravissimi errori in Grecia, addirittura non tenendo conto del fattore umano.

Varoufakis nel suo libro dove ha già divulgato una parte di queste registrazioni tira in ballo anche l’Italia, affermando di aver chiesto personalmente a Pier Carlo Padoan il motivo dell’estensione dei suoi rapporti con il tedesco Schauble, che era solito aggredirlo inveendo contro l’Italia.

Il nostro ex Ministro dell’Economia avrebbe ammesso di aver conquistato la sua fiducia con la promessa di approvare il Jobs Act, in pratica un attacco ai lavoratori italiani pur di rispondere a un diktat di un burocrate tedesco.

Alla luce di queste rivelazioni l'Italia dovrebbe fare due cose:
1) recedere immediatamente dai trattati europei;
2) rinviare a giudizio coloro che hanno tradito la Costituzione Italiana e la sua sovranità.

Ma state tranquilli che nessuno lo farà.
Nessun politico si azzarderà a mettersi contro la ue, amano troppo le poltrone.

mic ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
mic ha detto...

https://va.news-republic.com/a/6797260107601150470?app_id=1239&c
Giulio Tremonti avvisa Matteo Salvini e Giorgia Meloni: "La chiave con cui allentare i vincoli Ue"

Maria Guarini ha detto...

Scontro rovente a “Otto e mezzo” (La7) tra la presidente di Forza Italia, Giorgia Meloni, e la conduttrice della trasmissione, Lilli Gruber, sul ruolo dell’Europa nella gestione dell’emergenza coronavirus.
La parlamentare stigmatizza la Ue, che definisce “grande assente”: “Ma vi pare normale che in un continente che ha la libera circolazione delle persone non ci sia un protocollo unico di fronte a un rischio epidemia o addirittura pandemia? E’ normale che noi applichiamo un tipo di protocollo e i nostri vicini un altro, quando abbiamo i confini aperti? Non era ragionevole invece che la Ue stabilisse un unico protocollo valido per tutte le nazioni europee? Guardate che io mi sento europeista”.
Immediata la replica di Gruber: “Sì, ma non può avere l’afflato europeista solo quando le fa comodo”.
”Questa è una tesi vostra – ribatte Meloni – Ho detto che la Ue deve essere utile sulle materie che contano. Io sono per una Europa confederale, che si occupi delle grandi materie. E invece abbiamo una Ue che, come soggetto unico, non esiste sulla Libia, sul coronavirus, sulla lotta al terrorismo e poi impone le dimensioni sul diametro della zucchina”.
Gruber osserva: ”Le devo ricordare che lei, che è sovranista e nazionalista, mai tollererebbe che la politica estera italiana fosse nelle mani dell’Europa”.
”Non deve ricordare a me cosa penso io, scusi – controbatte la deputata – Lo saprò io quello che voglio dire o deve dirlo lei? Sta dicendo una cosa sbagliata. Io da sempre chiedo che la Ue abbia una politica estera univoca”.
La polemica riprende successivamente, quando Gruber ironizza: “Attendiamo di avere una Europa à la carte, ma mi pare difficilmente realizzabile“.
“Cosa significa, scusi? – incalza Meloni – Io sto dicendo una cosa seria. Davvero, soffro per queste chiose francamente prive di senso”.
“Lei ha libertà di parlare – risponde Gruber – E ce l’ho anche io, come tutti gli altri ospiti. Ora, siccome devo chiosare, nel senso di concludere, vorrei chiudere la trasmissione”.
“Cosa è ‘Europa à la carte’? – chiede Meloni – Niente, non sa”.
“E’ quello che chiede lei – replica la giornalista – Ognuno ha una sua idea di Europa…”.
“Non ho detto questo – ribatte la parlamentare – Ma lei ha ascoltato quello che ho detto? Se evita di dire cose senza senso, mi aiuta. L’Europa à la carte non l’ha chiesta nessuno. E’ uno slogan buono solo per fare propaganda“.
“Ho imparato da lei“, controbatte Gruber.
“Grazie, ma ha imparato male“, commenta Meloni.
La conduttrice prega la sua ospite di lasciarla continuare e la deputata ribadisce: “Evitiamo di dire cose che non c’entrano niente con quello che sostengo. Sa, mi sono un po’ stufata di essere guardata dall’alto in basso. Gli altri ospiti non ricevono queste chiosette che si fanno sempre per me”.