domenica 7 febbraio 2021

Mario Draghi, o "l'abbraccio mortale del Loden" (Meloni unica a capirlo)

C’è un che di tenero  e di irritante al tempo stesso in questa generale fascinazione per Mario Draghi. Emerge, rugiadosa, quell’infantile propensione dell’italiano medio verso l’”Uomo competente”, (sorta di upgrade postmoderno dell’”Uomo forte”) catalizzata in una voglia di rassicurante, avvolgente lana cotta che avevamo già conosciuto con il loden di Monti e che poi si è visto quali disastri abbia prodotto.

Una propensione emotiva unita, però, a una seccante mancanza di visione strategica e di memoria storica. Infatti, oltre l’ipnotico scintillìo della “competenza”, appare imperdonabile come non si voglia approfondire al servizio di quali obiettivi questa – pur oggettiva - sia stata dedicata.

Non staremo qui a ripercorrere il percorso professionale di Mario Draghi, ma ci limiteremo a raccogliere la spuma dell’attualità: guarda caso, dopo mille ritrosie negli anni scorsi, il banchiere oggi ha accettato subito, senza colpo ferire, la chiamata del Capo dello Stato. Ursula von der Leyen lo ha immediatamente sponsorizzato in un modo così goffo e spudorato che, ai più, avrebbe dovuto sembrare abbastanza sospetto.

Per non parlare del fatto che Draghi, uno dei tanti allievi dei gesuiti (ormai è chiaro: se volete avere successo nella vita, che vogliate fare gli showman o i politici, studiate dai gesuiti) è uno dei beniamini di Bergoglio che lo ha da tempo nominato perfino membro dell’Accademia Pontificia delle Scienze sociali, un onore che non aveva ricevuto nemmeno Giuseppe Conte, cocco del cardinale Silvestrini, a sua volta membro della Mafia di San Gallo [vedi].

Improvvisamente, tutti i poteri che mirano all’annichilimento della sovranità italiana, dal punto di vista economico, geopolitico, identitario, demografico, etnico, culturale portano Draghi sulla sedia gestatoria come se fosse l’Uomo della Provvidenza. Ma … farsi una domanda?

Guarda caso, lo spread, la garrota con cui era stato strangolato Berlusconi, è calato improvvisamente, come se fossero le acque del Lago di Tiberiade calmate da Gesù Cristo.

Per non parlare dei media generalisti che, ormai, riservano al banchiere toni messianico-agiografici da Tg nordcoreano, e già solo questo dovrebbe far scattare l’allarme rosso.

L’unica ad aver colto strategicamente il quadro e ad essersi smarcata da tattiche di piccolo cabotaggio è Giorgia Meloni, che, con eleganza ha sostanzialmente detto a Draghi: “Egregio, molta stima per le Sue capacità, ma lei viene da un mondo che per noi è NEMICO, per noi Lei è l’antimateria”.

Dopo un periodo in cui gli italiani sono stati portati oltre i livelli di nausea umanamente sopportabili da ogni sorta di tradimenti, trasformismi, elusione di promesse, cambiamenti di casacca, incoerenze, la Meloni ha ben intuito che gli italiani hanno fame di posizioni chiare, nette, granitiche e incorruttibili. Vogliono GENTE CHE NON FIRMA PATTI COL DIAVOLO, anche a costo di rimetterci. In breve: vogliono la DIGNITÀ della politica.

Dopo che il centrodestra è stato trattato come una pezza da piedi prima, durante e dopo le elezioni (l’ipotesi della formazione di un sua possibile governo non è stata nemmeno presa in considerazione da Mattarella) la Meloni ha fin troppo educatamente detto “no grazie” o si va a elezioni, oppure tenetevi quello che vi meritate.

Questa è strategicamente la strada giusta, a nostro avviso, che infatti sta premiando la giovane signora spinta da razzi nei sondaggi mentre Salvini, imborghesitosi da tempo sulle Nutelle, sui “papà e le mamme”, fiaccato dai processi, ha perso diversi punti. E troppi ne perderà accettando – agli occhi degli elettori - di far parte di un’ammucchiata che solo apparentemente è di salvezza nazionale, ma che nei fatti si tradurrà nella traduzione puntuale degli obiettivi di poteri sovranazionali.

La Meloni sa che l’Italia è divisa in due grandi fazioni: una europeista e una che riconosce nell’euro e nella Ue la radice di tutti i mali. O con il mondo, o contro il mondo; o di qua, o di là: vedrete quanti voti intercetterà FdI – ormai proiettato verso il ruolo di unico partito credibilmente sovranista  - non solo dall’elettorato della Lega, ma anche da una gran massa di ex elettori cinque stelle, poveri cittadini pieni di ideali e di aspettative, truffati da una corte dei miracoli che ha fatto tutto e il contrario di tutto di quanto si era prefissata.

E su questa battaglia “escatologica” fra due modelli di pensiero, uno centrifugo e uno centripeto quanto all’Italia e ai suoi interessi, gli elettori sopra citati non sono più disposti ad accettare tatticismi.

È uno scontro molto più profondo di quanto i fumogeni della immediata convenienza politica facciano percepire (ed è comico che nella vera Apocalisse si parli del “grande drago rosso” (la Cina?) e che il nome del prossimo premier faccia appunto “Draghi”. Ci manca solo che il prossimo candidato euro-progressista si chiami “Luigi Anticristi”).

Difficile convincere il piccolo imprenditore distrutto dall’euro e dalla concorrenza cinese o il commerciante fatto a pezzi da Amazon, della necessità di collaborare con Draghi per racimolare qualche miserabile ministero o qualche posticino di sottosegretario.

In questo senso, la Meloni è l’unica che ha mantenuto il polso emotivo di una larghissima parte del Paese, cosa che alla fine conta più di tutte, a livello elettorale.

Vedrete che nomi di ministri tirerà fuori Draghi. Già filtra quello della Bellanova, la promotrice della sanatoria per gli immigrati: da far tremare i polsi. Sarà un Conte Ter al quadrato, solo più apparentemente presentabile e molto più abile ed efficiente nel perseguire gli obiettivi di Ursula von der Leyen.

Sarà un governo che piacerà all’Europa, alle borse, ai media conformisti, (cartina al tornasole infallibile) a Bergoglio, il quale, con l’ultima enciclica “Fratelli tutti” ha praticamente dichiarato guerra all’Italia come stato-nazione qui.

L’agenda di quello che viene chiamato “il Grande Reset” proseguirà a tappe forzate. Anzi, a tal proposito, infischiandocene bellamente del sospetto di complottismo – dato che ormai la realtà supera di gran lunga la più fervida fantasia cospirazionista - segnaliamo un libro molto ben fatto, “Il Grande Reset”, della “bocconiana redenta” Ilaria Bifarini, dedicato al piano preciso, ufficiale e documentato, sul quale istituzioni internazionali, filantropi, organizzazioni non governative e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo per organizzare una società in cui “nulla sarà come prima”. 
Buon loden a tutti. (Andrea Cionci - Fonte)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

La coerenza dei paracarri. Premessa: non ho nulla contro Giorgia Meloni, anzi, la mia stessa storia politica viene da lì, questa mia riflessione è rivolta più a quei suoi fans che, in questa circostanza del governo Draghi, stanno montando una inutile e dannosa polemica contro Matteo Salvini! A proposito di paracarri, la conoscete quella battuta " solo gli stupidi ed i paracarri non cambiano mai idea "? Io ho cambiato idea, ad esempio, una prima idea, impressione, o forse timore, che ho avuto, colto di sorpresa dalla rapida evoluzione degli eventi, nell'inmediatezza ho avuto il timore di un Monti due, ma riflettendoci l'ho vista diversamente, questa cosa del governo Draghi può non essere una minestra riscaldata, può essere una grande opportunità, per l'Italia e per la Lega! Come recita il proverbio citato chi fa il paracarro immobile, a prescindere, non è più coerente di chi fa tattica e strategia! Anzi, paradossalmente spesso chi cambia rapidamente idea su una certa cosa è più coerente del paracarro, perché la coerenza deve essere rivolta alle proprie idee politiche ed agli obiettivi da raggiungere, non al posto fisico da occupare, immobile! E bisogna porsi una domanda: " come è più facile realizzare i miei obiettivi, restando sempre fuori dalla stanza dei bottoni o entrandoci"? Le circostanze della vita cambiano continuamente, e ciascuno di noi deve adattare la propria strategia di vita alle stesse circostanze mutate come hanno sempre fatto i grandi generali, Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare che avevano di particolare per essere così grandi? Avevano la capacità di cogliere le opportunità che le circostanze offrivano, e quindi la capacità di mutare immediatamente la propria strategia, non perché avevano cambiato idea dell'obiettivo da raggiungere, ma anzi per raggiungerlo più in fretta! È ormai accertato che i due Matteo, Renzi e Salvini, hanno agito di concerto per buttare giù il Conte 2, secondo la teoria del paracarro Matteo Salvini avrebbe sbagliato perché Matteo Renzi è quello che ha impedito le elezioni politiche mettendo su lo stesso governo Conte 2, e perché, udite udite, ha mandato a processo Matteo Salvini! Secondo la teoria del paracarro Matteo Salvini non avrebbe mai dovuto fare questa manovra con Renzi suo "nemico " ! Ed invece l'ha fatta! Ha sbagliato? No, nessuno si è lamentato per questo, anzi! Infatti ha fatto benissimo, abbiamo mandato a casa il governo dei bibitari! Questo non significa che Matteo Salvini si è alleato con Renzi, significa solo che ha fatto STRATEGIA con lui in questa circostanza per RAGGIUNGERE UN RISULTATO! Avesse fatto il paracarro avremmo ancora oggi il Conte 2! Insomma fare strategia non significa cambiare idea sugli obiettivi da raggiungere, non significa non essere coerenti, significa solo cercare di individuare "I MEZZI ED IL PERCORSO " più rapido ed adeguato per raggiungere gli stessi obiettivi! Ci siamo capiti, Giorgia Meloni da un certo punto di vista sta sbagliando, ma osservando il quadro generale nel suo insieme forse è utile che stia fuori, infatti per mettere su un governo apolitico qualcuno è opportuno che resti fuori per non alterare gli equilibri politici dello stesso governo! E proprio per sottolineare il fatto che la destra, tutta la destra Salvini compreso non ha cambiato idea su nulla, sta solo facendo strategia in questa particolare circostanza! Non voglio neanche pensare che Giorgia Meloni voglia restare fuori per un meschino calcolo di convenienza elettorale sperando di lucrare sugli scontenti che non hanno capito nulla della manovra di Salvini, la stimo troppo per pensare a questo! È solo una sua scelta legittima! Per il resto sono certo che tutto lo schieramento non si dividerà certo per questo, resteranno uniti per battere definitivamente i rossi alle prossime politiche e per continuare a governare 15 regioni su 20, l'unità non è in discussione solo per il fatto di attuare strategie diverse in questa circostanza! Amen e Awoman come dicono i pazzi di RimbamBiden!
Domenico Napolitano

Anonimo ha detto...

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/la-scommessa-della-lega-su-draghi-svolta-europeista-o-continuazione-del-sovranismo-con-altri-mezzi/

Da La Verità ha detto...

Ho molta stima di Giorgia Meloni. È una donna che si è fatta da sé, senza mettersi al servizio di nessuno, se non della coppia per cui, in gioventù, fece la baby-sitter allo scopo di mantenersi. Da sola è cresciuta in un partito che aveva il culto del maschio e della forza, e tuttavia piano piano ha conquistato un proprio spazio e che spazio.

Prima di decidere aspetti programma e ministri

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni tiene la posizione: «Massimo rispetto per Mario Draghi, se farà miracoli sul piano economico lo appoggeremo. Il problema non è lui, ma la maggioranza che ha distrutto l'Italia ancora presente in Parlamento. Ecco perché servivano le urne».

Anonimo ha detto...

“Che un intellettuale liberale definisca ‘sindrome delle fogne’ la scelta di un partito di stare all'opposizione, dimenticando che è l'esistenza dell'opposizione a distinguere la democrazia da un regime, dimostra lo stato culturalmente vegetativo in cui versano i liberali italiani” (Giampaolo Rossi @GiampaoloRossi – Twitter, 7 febbraio 2021).

"Giovanni Orsina, politologo, professore di Storia Contemporanea alla Luiss, dove dirige anche la School of Government, non è tenero con le scelte della Lega e di FdI: 'Draghi è la grande lavatrice che può farli uscire candidi come la neve e rilegittimati a qualsiasi tavolo. Hanno già perso l’occasione di sostenerlo compatti dopo l’appello di Mattarella, ma fanno ancora in tempo'. Non che sia facile: 'La navigazione di questo governo sarà difficilissima. Ma bisogna esserci per togliersi di dosso le due sindromi che affliggono Meloni e Salvini: quella delle fogne e quella del Papeete'" (Huffingtonpost, 5 febbraio 2021).

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni:
Ogni volta che si arriverà ad un tema divisivo, il Governo se ne tirerà fuori e farà decidere al Parlamento. E chi vince al voto parlamentare? La sinistra! Il centrodestra è minoritario in questo Parlamento, con o senza Fratelli d'Italia al Governo. Stare all'opposizione, invece, costringe il Governo a mediare. Per questo è molto più significativo e utile alle idee del centrodestra che FdI stia fuori: credo che sia doveroso dare rappresentanza a quella parte di cittadini, non solo di centrodestra, che non sarà d'accordo con tutte queste forzature.

Anonimo ha detto...

https://www.giorgiameloni.it/2021/02/06/giorgia-meloni-al-corriere-della-sera-non-votero-a-favore-del-governo-draghi-in-parlamento-fdi-fara-da-sentinella/

Maria Guarini ha detto...

https://www.startmag.it/mondo/vi-racconto-la-missione-geopolitica-di-draghi-premier-parla-pelanda/

Anonimo ha detto...

Ecco la mia lettera di risposta al direttore de “La Verità”, Maurizio Belpietro.
Con il Pd e il M5S non si aiuta l’Italia. Noi rispettiamo la parola: faremo opposizione patriottica

Caro direttore, rispondo con molto piacere alle osservazioni garbate che lei mi sottopone in merito alla scelta di Fratelli d'Italia di non far parte del governo Draghi. Di ben altro tenore sono state le critiche che ho letto su altri quotidiani. Dotte analisi sul fatto, ad esempio, che non accettare a scatola chiusa la «cura Draghi» sia un richiamo alle «fogne», o l'immancabile ritorno al pericolo fascista, per non parlare degli insulti che ho ricevuto come donna e come madre.

Lo avevo purtroppo messo in conto, ma tutto ciò è sintomatico di un clima nel quale il mondo dell'informazione si sente legittimato a scagliarsi senza freni contro chi è «colpevole» di non aderire al governo di tutti, e dunque anche alla acritica - a tratti fideistica - esegesi che lo accompagna. Perché lo chiamano il governo dei migliori, ma nessuno sa ancora neanche da chi sarà composto. La nostra scelta non è stata semplice. È assolutamente vero il preambolo di ogni ragionamento: che va colta con grande gioia la fine del governo degli inetti, del duo Conte-Casalino e della squadra che lo componeva. E va quindi accolta come una liberazione la sostituzione di costoro con una personalità competente e preparata come Mario Draghi. Ma non le nascondo che mi fa sorridere come il fatto che gli stessi che oggi si spellano le mani in prima fila per il premier incaricato «che ci libererà dai disastri di Conte» cantassero ieri proprio le gesta di Giuseppe Conte. Strano paese, l'Italia.

Capisco benissimo la speranza dei piccoli imprenditori, del mondo degli autonomi, dei commercianti, dei molti che rischiano di perdere il posto di lavoro a causa dell'inettitudine del precedente governo. E non mi sfugge il fatto che ripongano le loro speranze residue, ora che non sanno cosa sarà del loro domani, nella figura di Draghi. Così come sento anche io chi dice: «Ma come, non partecipi a questa fase nella quale ce n'è per tutti, grazie al Recovery fund e al sostegno di Ue e Bce? Adesso che bisogna spendere e ci sono 550 poltrone pubbliche da spartirsi, Fdi si tira fuori?». Sono tutte obiezioni fondate. Una di certo è vera: Fratelli d'Italia avrebbe avuto molta più convenienza a stare dentro questo grande calderone. Pardon, nel «governo di unità nazionale». Ma il mio è un partito di patrioti. E non ci siamo mai mossi per calcolo ma solo nell'interesse specifico della nazione. Se conquistiamo consenso grazie a questo ne sono felice, ma le nostre scelte non sono mai state subordinate alla convenienza elettorale.

Anonimo ha detto...

....segue
Non sono d'accordo con chi dice che questa è la fase dove chi sta fuori lo fa per convenienza di parte, perché la convenienza sarebbe proprio stare dentro il corpaccione del governissimo, non fuori. E per dirimere ogni dubbio sulla questione basta vedere dove si trovi l'esercito dei poltronari: io li scorgo tutti nelle file della maggioranza. E allora perché questa scelta del «no» al governo Draghi? Perché siamo fermamente convinti che per il bene dell'Italia serva altro che non un intero Parlamento schierato con un governo scelto all'interno del palazzo. Prima di tutto per non rassegnarsi alla cosiddetta morte della politica. Non è vero che siamo tutti la stessa cosa, come un certo populismo «di establishment» prova a far credere. I partiti hanno radici, identità e visioni che tra di loro non sono sovrapponibili. Il governo Draghi dovrà fare delle scelte ma, con un Parlamento composto a maggioranza da Pd e 5 stelle, e quindi ostaggio della sinistra, temo che sarà molto difficile fare le cose coraggiose che servono per tutelare il nostro tessuto produttivo, i posti di lavoro, la libertà di impresa e proteggere i nostri asset strategici. E lo stesso vale per temi come la difesa della famiglia e dei confini. Quella di Fratelli d'Italia non è preclusione di principio, ma è la consapevolezza che le nostre idee sono incompatibili con quelle della sinistra. In secondo luogo - per quando possa sembrare velleitario, o infantile, o addirittura suicida in una nazione nella quale i furbi vengono osannati e i coraggiosi combattuti - per noi è sacro rispettare la parola data.

Ci siamo presentati agli elettori dicendo che avremmo governato solo con il centrodestra ed è un impegno politico che intendiamo onorare. Proprio questo ci permette di agganciare il terzo elemento: crediamo che sia molto utile e sano, per una democrazia, avere un'opposizione che abbia la libertà di dire quando il governo fa delle scelte sbagliate. A Mario Draghi abbiamo assicurato che da parte di Fratelli d'Italia non c'è e non ci sarà alcuna opposizione preconcetta: la nostra sarà un'opposizione patriottica come sempre. Per questo potrà contare su di noi per ogni misura che reputeremo utile al bene della nazione. E quando dovessimo sostenere quei provvedimenti, lo faremmo senza chiedere in cambio ministeri, poltrone o nomine nelle partecipate statali.

È così irresponsabile questo comportamento? O è piuttosto l'atteggiamento serio di chi, avendo a cuore il destino dell'Italia, ne difende le fondamenta - a partire dalla democrazia, che lega chi è rappresentato a chi lo deve rappresentare - e valuta nel merito ciò che è bene e ciò che è male, senza sotterfugi, senza trasformismo, senza tatticismi? È questa la cifra di Fratelli d'Italia. Siamo franchi e leali, e non abbiamo paura di essere, a modo nostro, unici.