Tale era la convinzione del compianto Giulietto Chiesa, quale me la espresse nel Febbraio del 2020, poche settimane prima dell’inopinata scomparsa. Nel suo attico nel cuore di Roma, cui mi accompagnò a piedi con l’agilità di un giovanotto, mi intrattenne per un’ora e mezzo su questioni di geopolitica. Non ne ignoravo certo la passata militanza comunista e la lunga attività di corrispondente da Mosca per il quotidiano del suo partito, ma l’acutezza delle sue analisi e la coerenza con cui, in seguito alla completa metamorfosi di quello, ne aveva preso le distanze, mi davano garanzia di onestà intellettuale, virtù diventata rarissima in una società ipnotizzata dalla propaganda dei banchieri. L’occasione era nata da un incontro fortuito in una chiesa del centro, dove, non senza un certo imbarazzo, era stato invitato a una celebrazione dalla quale, malgrado l’estraneità alla pratica religiosa, era rimasto colpito, come mi confessò con la semplicità di un bambino; ciò mi consente di sperare che la sua coscienza abbia dato alla grazia l’assenso sufficiente per ottenere la salvezza eterna.
Giulietto era dunque persuaso che il mondo fosse prossimo a una svolta epocale, pur conoscendo bene i progetti dell’oligarchia finanziaria miranti ad asservire tutti gli uomini mediante l’identità digitale. Uno degli elementi che gli davano speranza, come fattore di contrasto dell’irreversibile crisi della civiltà occidentale, era la miracolosa ascesa di Vladimir Putin, l’uomo capace non solo di arrestare la colonizzazione del suo Paese da parte della finanza speculativa, ma anche di farlo risorgere dalle proprie ceneri e di renderlo di nuovo non mero oggetto, ma soggetto primario dei giochi geopolitici. Pur non soddisfacendo affatto le aspirazioni democratiche del nostro giornalista, lo statista russo rappresentava per lui un gigante, paragonato ai nani e pagliacci della politica nostrana.
Certamente non intendo con ciò avallare le suggestioni di ingenue fantasticherie, condite di profezie millenaristiche, rispondenti al bisogno di individuare un salvatore umano: teniamo presente che è praticamente impossibile assurgere a certi livelli di potere e mantenervisi senza essere affiliati a una società segreta e senza il sostegno dell’una o dell’altra fazione del giudaismo finanziario. È possibile, anzi, che neppure Putin sia estraneo alla competizione (coordinata da un livello superiore di potere) tra due opposti modelli di dominio mondiale: quello unipolare della massoneria palladista, di matrice anglo-americana, e quello sinarchico della scuola francese, che prevede un equilibrio tra diversi centri di potere. Un’intelligenza superiore come la sua, in ogni caso, è una variabile che rimane pur sempre imprevedibile… per non parlare dei piani divini sulla storia.
Nel colloquio con Chiesa colsi l’occasione per porgli una domanda che mi stava particolarmente a cuore: se cioè, dal suo punto di osservazione, la religiosità del Presidente russo gli sembrasse sincera. Fui colpito dall’immediata risposta affermativa, sicuramente fondata su conoscenze certe. Non si può escludere, a rigore, che la sua spiritualità sconfini in una sorta di sincretismo tra Ortodossia e culto della Patria, con una commistione di elementi esoterici e cristiani, tipica della mentalità gnostica, cui l’anima russa è fortemente incline. Ogni essere umano, nondimeno, essendo dotato di coscienza e libero arbitrio, è in grado di trascendere la situazione contingente in cui l’han posto le condizioni storiche e le scelte personali, così che la Provvidenza possa servirsene non come di uno strumento inconsapevole e passivo, ma docile e consenziente. Pur senza evadere in una visione immaginaria tesa a rassicurarci, dunque, possiamo legittimamente pregare perché lo Spirito Santo illumini quell’uomo e lo conduca alla piena verità.
Nonostante l’ipoteca della formazione marxista, non si può escludere a priori l’opera della grazia, nella misura in cui una coscienza desidera rettamente il bene. Con grande lungimiranza, Putin non ha rimosso il passato sovietico, ma l’ha inserito in un’epopea di resistenza all’invasore straniero che ha ridato dignità al suo popolo e ne ha di nuovo saldato la composita identità. Pare ormai accertato che abbia davvero chiesto a Bergoglio, benché invano, la consacrazione della Russia e che avrebbe altresì accolto con gioia la peregrinazione della Madonna di Fatima. In sostanza, non dobbiamo né demonizzare né canonizzare anzitempo il Presidente russo, ma considerare obiettivamente, per quel che ci è dato sapere, le sue azioni e le relative motivazioni, tenendo conto che per anni ha sopportato imperturbabile le provocazioni più sfacciate e insistito fino all’ultimo sulla via negoziale. Chi ha riportato la guerra in Europa non è certo lui, a meno che un’amnesia collettiva non abbia cancellato dalla memoria le orrende guerre combattute in Jugoslavia negli anni Novanta o l’ignoranza crassa convinto i giornalisti che i Balcani non appartengano al Vecchio Continente.
Ciò che sembra chiaro – fatta astrazione della grottesca propaganda occidentale – è che la decisione di invadere l’Ucraina sia stata inevitabile, una volta che l’Alleanza Atlantica ha respinto con disgustosa arroganza ogni tentativo di accordo che non prevedesse la resa totale della parte russa, propedeutica al suo annientamento. Accettare l’installazione di basi missilistiche a ridosso del confine occidentale (vista già la presenza di numerosi laboratori per la produzione di armi biologiche proibite dalle convenzioni internazionali) sarebbe equivalso a firmare la condanna a morte del proprio Paese; la soluzione militare era perciò indispensabile, una volta fallite tutte le trattative. In fin dei conti, Putin sta efficacemente difendendo la sua Nazione dai ripetuti assalti del globalismo, ma la sua reazione, differita fin quando possibile, potrebbe provocare un cambio di rotta nel mondo intero. Colpisce che persino i suoi amici israeliani gli abbian voltato le spalle, schierandosi con l’Ucraina e offrendo asilo politico al fantoccio in fuga dalla catastrofe; si dice d’altronde – a meno che non sia contropropaganda – che i russi abbiano distrutto una base del Mossad operante su un’isola del Mar Nero appartenente a Kiev, nella quale si stava lavorando a una modifica genetica del virus della rabbia che ne avrebbe reso la letalità pressoché assoluta.
È sicuramente falso che l’esercito russo stia bombardando indiscriminatamente le città: se ciò fosse vero, la disinformazione nostrana non avrebbe affatto bisogno di mostrare videogiochi o filmati di repertorio; occorre piuttosto osservare che l’esercito ucraino si nasconde nei centri abitati facendosi scudo della popolazione. Non avrebbe alcun senso, inoltre, creare corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili e ordinare poi di aprire il fuoco sulle colonne di automezzi in fuga, provocando un’unanime condanna internazionale e traumatizzando l’opinione pubblica anche a casa propria. La strage di Mariupol’ va probabilmente imputata alla brigata neonazista Azov, responsabile di tante altre atrocità commissionate dai governi occidentali che la foraggiano. A dettar legge son sempre i gestori del grande capitale (eredi di quelli che pianificarono la Shoah per ottenere la creazione dello Stato sionista), i quali, oggi, han provocato un secondo Olocausto proprio in terra d’Israele, oltre ad aver avvelenato buona parte dell’umanità in nome del profitto e in vista di una sua drastica riduzione numerica.
Chi ci governa è membro della stessa mafia globale formata da individui straricchi che, a prescindere dalle origini etniche, professano un giudaismo di facciata celante il culto di Lucifero. Il loro referente nella Chiesa Cattolica continua a rafforzarne l’influenza su di essa mediante accordi di “cooperazione”, veri e propri capestri finanziari che si stringono sempre più sulla gestione delle strutture ecclesiali. Con servile tempestività, le curie diocesane si sono mobilitate per accogliere profughi che lo Stato ha già preso pienamente in carico con sorprendente solerzia, al punto che i funzionari della Caritas son costretti a scoraggiare la raccolta spontanea di viveri, medicinali e vestiario… Non è facile reprimere il sospetto che i rifugiati siano stati caricati sugli aerei e trasportati da noi non per loro scelta; di solito si scappa nei Paesi limitrofi, dove si parli una lingua affine e da cui si possa in fretta tornare a casa, una volta terminato il conflitto. L’impressione è che, con la complicità della gerarchia, si voglia sfruttare quella povera gente come arma di pressione psicologica o pretesto di un'altra emergenza sanitaria. Anche riguardo alla Chiesa, dunque, è forte l’auspicio che una nuova epoca possa spuntare a Oriente con la piena conversione della Russia, secondo il messaggio di Fatima.
https://www.sabinopaciolla.com/questa-guerra-in-ucraina-e-colpa-delloccidente-non-di-putin-e-le-conseguenze-le-pagano-i-popoli/
https://www.egaliteetreconciliation.fr/L-Ukraine-est-le-laboratoire-du-mondialisme-entretien-avec-Lucien-Cerise-67512.html
https://youtu.be/BkSiO4xQuzk
https://www.washingtonexaminer.com/policy/defense-national-security/us-looks-to-keep-ukrainian-biological-research-facilities-from-russian-control
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