lunedì 9 dicembre 2019

Fondo Salva Stati / “Così il Mes può essere smontato”

Un cieco trova la coda, un altro la proboscide, mentre il terzo trova la pancia. Finché non si parlano, non capiscono di trovarsi di fronte ad un elefante. Fuor di metafora, il Mes non può esser capito, perché è un ibrido.
Il trattato del Fondo salva-Stati (Mes) può essere smontato pezzo per pezzo in tutti paesi dell’eurozona. Esiste un enorme problema di reciprocità tra Germania e altri Stati contraenti.

... Il caso Mes è un crescendo, ma nella direzione sbagliata. Altro che la telenovela su Conte e Tria e il mandato parlamentare non rispettato. “Volendo, il trattato del Fondo salva-Stati può essere smontato pezzo per pezzo in tutti paesi dell’eurozona” spiega al Sussidiario Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano. Tutto dipende da una riserva costituzionale che in Germania è in vigore dal 2012 e che “pone un enorme problema di reciprocità tra Germania e altri Stati contraenti”.

.... Prima bisognerebbe capire cos’è il Mes. Ci si trova di fronte al caso dei tre ciechi e dell’elefante. Un cieco trova la coda, un altro la proboscide, mentre il terzo trova la pancia. Finché non si parlano, non capiscono di trovarsi di fronte ad un elefante.
Fuor di metafora, il Mes non può esser capito, perché è un ibrido.
Ci vuole qualcuno che lo guardi dal punto di vista del diritto commerciale, perché il Mes è una banca. Ci vuole qualcuno che lo guardi dal punto di vista del diritto costituzionale, perché il Mes è una banca che ha le prerogative di uno Stato sovrano. E ci vuole qualcuno che lo guardi dal punto di vista dell’economia dei mercati finanziari, perché nel Mes si concepiscono come un’istituzione finanziaria, e non capiscono perché un’istituzione finanziaria debba essere oggetto di tante critiche. Molti dei problemi di cui si parla dipendono dal fatto che ognuno se lo vede dalla sua angolazione e non coglie la figura.

....Finché non si fa un ragionamento più ampio sui buchi del sistema messo in piedi con una banca centrale che non può fare la banca delle banche ci si deve accontentare delle toppe. E le toppe inventate dai nuovi Architetti d’Europa sono, per cominciare, quel fondo interbancario di assicurazione dei correntisti, che i tedeschi non hanno mai voluto e che in Italia abbiamo sempre avuto, e magari l’avessimo potuto usare ai tempi di Etruria e banche venete.

...Lo stesso Mes, che non serve a niente, se non a gestire crisi locali e di dimensioni limitate. E poi il programma Omt (Outright monetary transactions) che alla fine serve a non dire che la Bce in tempi di crisi deve funzionare come una vera banca centrale, e cioè immettere risorse illimitate per evitare speculazioni che il Mes non può evitare con i suoi vantati 700 miliardi di “potenza di fuoco”. Alla faccia di una banca che sta per saltare come Deutsche che, solo sui derivati, ha un’esposizione pari a 20 volte il Pil tedesco. Per non parlare di Commerz e delle Landesbanken salvate sottotraccia con soldi degli enti locali. Di fronte a questo cosa sono i 700 mld che il Mes può impiegare? Un petardo? Chiamiamolo un petardo e chiudiamola lì.

... Il Mes è una toppa di garza ad un buco di progettazione del sistema. Ha perfettamente ragione Giulio Tremonti a dire che il sistema di Maastricht è stato progettato per funzionare in un’epoca di crescita e stabilità perenne. Che, però, chiunque avesse un po’ di buonsenso sapeva che non sarebbe durata in eterno. Alla prima crisi – che si sapeva benissimo sarebbe arrivata – il meglio che si è pensato è stato il Mes. E cioè una banca sovrana con limitate capacità di intervento, che avrebbe dovuto fare quello che la Bce non poteva fare. Questo dice tutto. Il Mes non è il problema. È un indice di un problema di progettazione di architetti incapaci.

... Interesse o per incompetenza? Non fossero stati incapaci, tutta Europa non si troverebbe in questa situazione paradossale dalla crisi greca del 2009. E non voglio nemmeno pensare che tutto questo sia stato fatto apposta per far fare “passi avanti” all’Europa, come dice qualcuno.
... Il Mes è diventato un caso politico, ma una questione del genere si può porre in Italia nei modi che vediamo. Ma non si sarebbe mai potuta porre in Germania. E non perché in Germania il sistema politico sia migliore. La legge Moavero sugli obblighi di coordinamento tra Parlamento e Ministri che vanno in Europa è una foglia di fico. Puoi anche dire in termini generali che il Ministro deve riferire al Parlamento. Il Trattato Mes all’art. 34 dice che i Ministri che lavorano dentro il Mes sono tenuti al segreto professionale, come un qualunque dirigente di banca.

... Se i Ministri hanno un obbligo generale di informazione alle Camere non ce l’hanno per il Mes. Vuole che una banca che opera ad alto livello sui mercati finanziari debba spiattellare in tutti i Parlamenti dell’eurozona tutto quello che fa o intende fare? Le banche devono vivere di riservatezza, perché se si parla troppo qualcuno perde, e qualcuno guadagna miliardi. Il problema c’è quando quest’obbligo di segreto professionale viene rivolto a Ministri responsabili di fronte ai Parlamenti, secondo le costituzioni nazionali. Ed è qui che parte il corto circuito: ovunque tranne che in Germania, dove il trattato funziona in modo asimmetrico.

... Il Mes è un trattato che funziona in modo asimmetrico: nel 2012 La Corte costituzionale tedesca ha bloccato ratifica e promulgazione del trattato fino a che non fossero chiari due punti. E cioè che l’obbligo del trattato alla riservatezza non fosse ritenuto inoperante per i Ministri di fronte al Parlamento. E che comunque il Parlamento avrebbe dovuto avere l’ultima parola sulle contribuzioni al Mes. Una cosa che funziona solo in Germania in base a una sentenza della Corte costituzionale del 2012. Solo a queste condizioni il Trattato si è potuto ratificare. Fossero queste condizioni operanti in tutta l’eurozona il trattato Mes sarebbe carta straccia. Diciamo che la Germania è un membro del Mes a statuto speciale. E tutti gli altri funzionano in modo diverso.
... Nel 2012 la Corte tedesca si è trovata di fronte a centinaia di ricorsi individuali che chiedevano l’inibitoria alla ratifica e alla promulgazione da parte del Presidente della Repubblica. La Corte ha ammesso ratifica e promulgazione a patto che l’obbligo al segreto professionale – su cui, semplificando, litigano adesso Conte e Salvini – non valesse di fronte al Bundestag; e a patto che il contribuente tedesco avesse comunque il controllo, attraverso il Parlamento, dell’operato del Mes e delle contribuzioni della Repubblica Federale a questa banca sovrana. È molto logico, se ci pensa. È la versione tedesca del “no taxation without representation”. Nel resto dell’eurozona questo non vale.

...La Corte costituzionale ha di fatto “corretto” il contenuto del Mes con l’effetto di rendere inoperanti nell’ordinamento tedesco buona parte di quanto sta scritto sulla carta del trattato. Altrimenti il trattato è incostituzionale. Diciamo che è una dichiarazione di incostituzionalità preventiva, che obbliga a leggere certe parti del trattato come se non esistessero. Insomma, certe cose esistono in Italia o in Francia o in Portogallo. Non in Germania. Se no il trattato per la legge tedesca è incostituzionale.

... Tuttavia gruppi di cittadini hanno presentato ricorso diretto alla Corte costituzionale sulla base del fatto che in Germania il processo costituzionale è un vero processo e non un generico giudizio sulle leggi. Ha una fase cautelare, un fase di merito e persino una fase esecutiva. Per cui, come posso chiedere in Italia un sequestro d’urgenza a qualunque giudice, in Germania posso chiedere lo stesso sequestro d’urgenza alla Corte costituzionale. E posso chiederle di sequestrare il potere di promulgare un trattato. La Corte ha ordinato il rilascio del potere del Presidente della Repubblica di promulgare la legge, ma ha posto delle condizioni. Che fanno funzionare il Mes con le correzioni imposte dalla Corte. A tutela delle norme che tutelano libertà politica e diritto di voto. Che in Germania sono un obbligo generico di “democraticità” dell’ordinamento. Una giurisprudenza difensiva e anche molto creativa. Altro che le riserve parlamentari di cui si è parlato a vuoto in questi giorni di beghe e audizioni.

...Una riserva costituzionale mai vista prima. Che in Germania è in vigore dal 2012 e che pone un enorme problema di reciprocità tra Germania e altri Stati contraenti. Strano che nessuno ne parli. Queste cose si insegnano agli studenti. Evidentemente piace di più litigare su quel che hanno fatto Conte e Salvini da giugno in poi, ed incistarsi sulla legge Moavero, che guardare i buchi del trattato.

... E il giochetto della riserva costituzionale alla ratifica del trattato vale per tutti. Siccome tutti gli ordinamenti costituzionali della zona euro – nessuno escluso – presuppongono un controllo parlamentare sull’operato dei governi, non ci vorrebbe molto, in teoria, ad impugnare il trattato davanti alle rispettive Corti costituzionali ed ottenere la stessa pronuncia che in Germania hanno dal 2012, e che fa funzionare tutto in modo diverso. Capirà che inserire un istituto di diritto bancario in Costituzione qualche problema di costituzionalità lo può dare.

... Dunque, c'è da dire che come c’è un grosso buco in Deutsche Bank, c’è un buco altrettanto grande nel trattato Mes del 2012. A cui in Germania hanno messo una toppa prima della sua entrata in vigore. E di cui però, in Italia, nemmeno si parla. Altro che la telenovela su Conte e Tria e il mandato parlamentare non rispettato. Qui il punto è che si sta parlando di qualcosa che, volendo, può essere smontato pezzo per pezzo in tutti paesi dell’eurozona. E che in Germania è stato disattivato ancora prima della sua entrata in vigore. Non trova che sia divertente adesso trovarci a litigare sulle sue modifiche, quando può essere smontato in qualunque momento? Alla faccia della stabilità. [Estrapolato da Federico Ferraù intervista Alessandro Mangia: Fonte]

9 commenti:

Anonimo ha detto...

ROMA - Giorgia Meloni, in una intervista alla Stampa, ha proposto agli alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi di presentare mercoledì al Senato una risoluzione parlamentare comune che impegni il governo a non sottoscrivere la riforma del Mes. «Noi - ha spiegato la presidente di Fratelli d'Italia - presentiamo la nostra risoluzione ma propongo ai gruppi di Lega e Forza Italia di presentarne una comune del per impegnare il governo a non firmare la riforma del Mes. Confido che molti grillini la votino. Spero che ci sia ancora qualcuno nei 5 Stelle disponibile a non svendere tutto quello che ha detto per anni e si ribelli».

«Da Gualtieri attendiamo risposte»
Il ministro dell'Economia Gualtieri ha accusato Meloni e Salvini di fare del terrorismo sul Mes a scopi elettorali. «Io - è la replica della leader di FdI - sono sempre stata prudentissima ma mi aspetto che qualcuno risponda alle mie osservazioni senza dire che siamo terroristi e nazionalisti che portano alla guerra. È vero o non è vero che con la riforma il Mes diventa sempre più un fondo salva-banche, e che le banche oggi più in difficoltà sono quelle tedesche, le più esposte sui derivati? È vero o no che chi accede a fondo potrebbe essere costretto a ristrutturare il suo debito? È vero o no che questa ipotesi potrebbe rendere meno appetibili i titoli di Stato italiani? Ecco, domani (oggi per chi legge, ndr) sarò a Bruxelles con tutti i parlamentari di Fdi per dire che non siamo disposti a farci prendere in giro».
Decisivi i ribelli grillini
Il premier Conte ha detto che si meraviglia di lei che si applica mentre Salvini parla senza studiare i dossier. «Appunto, io - ha detto Meloni - studio le carte e so quel dico, ma il premier dovrebbe stupirsi di quel signore che aveva accanto, Di Maio: anche lui ha sollevato molti dubbi sul Mes. Voglio ricordare che i 5 Stelle nel loro programma elettorale del 2018 sostenevano il superamento del fondo salva-Stati, quello originario. Ora invece stanno votando la riforma del Mes».
https://www.diariodelweb.it/politica/articolo/?nid=20191209-545077

Fonte Ansa ha detto...

ROMA, 9 DIC - "Nessuno contesta al Mes mancanza di trasparenza, anzi! Proprio dal suo sito istituzionale si apprende che uno degli elementi più controversi dell'attuale proposta di riforma, l'introduzione di clausole di azione collettiva a maggioranza singola, serve a rendere più "ordinata e prevedibile" un'eventuale ristrutturazione del debito". Così in una nota i parlamentari della Lega Alberto Bagnai e Massimo Garavaglia sull'intervista all'ANSA del Segretario generale del Mes, Nicola Giammarioli. "Questo elemento ha suscitato l'allarme non solo dei parlamentari della Lega, ma di una vasta platea di esperti in ambito finanziario, i quali ritengono che esso possa scatenare una spirale di aspettative negative sul debito sovrano europeo. Peraltro, rileviamo che oggi la spiegazione citata è stata trasferita in un'area riservata del sito (ma è ancora liberamente accessibile nella cache di Google) - proseguono -. Sicuramente il dottor Giammarioli ignora che prima dell'Eurogruppo di giugno il testo della riforma è stato presentato solo ad alcuni parlamentari e con modalità analoghe a quelle utilizzate per mostrare il TTIP ai parlamentari europei (in forma cartacea, sotto il controllo di un funzionario e senza la possibilità di prendere appunti o comunicare con l'esterno). Modalità un po' insolite per una riforma che viene presentata come assolutamente positiva! Il dottor Giammarioli vorrà quindi scusare il Parlamento Italiano se questo, ora che si è aperto un dibattito e che perplessità sono state espresse anche in altri Paesi europei, riterrà di prendere il tempo per un'analisi più approfondita".

Anonimo ha detto...

L'appello di 32 economisti: “No all’Esm se non cambia la logica europea”

I governi europei stanno discutendo due importanti riforme ed entrambe, per come al momento sono strutturate, possono avere per l’Italia conseguenze molto gravi.

Quella che è giunta alle ultime battute e dovrebbe essere approvata entro breve riguarda l’European Stability Mechanism (Esm), il cosiddetto Fondo salva Stati. Questo Fondo, istituito nel settembre del 2012, dovrebbe intervenire in soccorso degli Stati che si trovassero in grave difficoltà. L’aiuto agli Stati in linea con i parametri stabiliti dalle regole del Fondo non richiede particolari requisiti, mentre per quelli non in linea è previsto solo a patto di pesanti condizionalità, tra le quali giudizi sulla sostenibilità del debito e sulla capacità di rimborsarlo, in seguito ai quali può essere richiesta allo Stato in questione una ristrutturazione del debito.

Osserviamo che:

I parametri scelti sono tali da escludere a priori che l’Italia possa soddisfarli; ci si riferisce invece tra l’altro a “un saldo di bilancio strutturale pari o superiore al valore minimo di riferimento”: il metodo di calcolo del saldo strutturale è da tempo contestato dal nostro paese, ed è oggetto di una campagna promossa da economisti di vari paesi che ne ha dimostrato l’assoluta inaffidabilità.

Se dunque l’Italia dovesse ricorrere all’Esm, sarebbe sottoposta ai giudizi sul debito e potrebbe esserle richiesto di ristrutturarlo. In questo caso subirebbero perdite non solo i possessori privati dei nostri titoli di Stato, ma soprattutto i bilanci delle banche, facendo precipitare tutto il sistema creditizio in una grave crisi.

Si dice che non ci sono automatismi che prevedano la ristrutturazione, ed è vero; ma il solo fatto che ve ne sia la possibilità costituisce agli occhi dei mercati un fattore di rischio, a fronte del quale gli investitori chiederanno interessi più elevati. La recente risalita dello spread costituisce già un segnale di inquietudine dei mercati che non sembra opportuno alimentare.

L’insorgere di una crisi in seguito a un cambiamento delle regole è già avvenuto nel 2010, dopo che la cancelliera tedesca e il presidente francese annunciarono la decisione di coinvolgere i privati nelle conseguenze della crisi greca. E comunque questo può sempre accadere in occasione di situazioni di instabilità dei mercati che abbiano magari origine lontano dall’Italia. Il problema non è dunque quali probabilità ci siano che l’Italia sia costretta a ristrutturare il debito: il fatto che venga rafforzata la possibilità che ciò accada è di per sé sufficiente ad aumentare il rischio-paese. Così, uno strumento che dovrebbe aumentare la capacità di affrontare le crisi può trasformarsi nel motivo scatenante di una crisi.

Anonimo ha detto...

...segue
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri afferma che rispetto alle regole già in vigore le variazioni sono minime. Vanno però nella direzione di facilitare una eventuale ristrutturazione del debito, fatto che può essere percepito negativamente dai mercati, a prescindere dalla probabilità che questa eventualità si presenti. Inoltre bisogna considerare che si rafforzano i poteri di un organismo assolutamente coerente con l’impostazione che ha prevalso nell’Unione, secondo cui gli obiettivi essenziali della politica economica, quelli su cui si concentrano le regole del Fiscal compact non a caso richiamate in questa riforma, sono essenzialmente il consolidamento dei conti pubblici e la riduzione del debito: in altre parole la politica di austerità. Ai fini della crescita questa concezione non prevede altro che le “riforme strutturali”, che dovrebbero stimolare le forze spontanee del mercato. Il fatto che ciò non sia avvenuto e che non stia avvenendo viene del tutto ignorato.

Inoltre l’Esm è stato istituito per fungere da prestatore di ultima istanza, un ruolo che in ogni Stato è svolto dalla banca centrale, mentre alla Bce è stato vietato. Ma una banca centrale ha risorse illimitate, l’Esm no, e questo agli occhi della speculazione fa la differenza.

L’Esm è un organismo per noi inutile: non ne abbiamo bisogno e comunque ricorrervi peggiorerebbe la nostra situazione.

La seconda riforma in discussione è il completamento dell’unione bancaria con l’istituzione di una garanzia comune dei depositi. Il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha di recente riproposto una condizione a cui da tempo l’Italia si oppone, ossia quella di attribuire un coefficiente di rischio ai titoli sovrani posseduti dalle banche. Una scelta che causerebbe all’Italia – e questo senza alcun margine di incertezza – una doppia crisi, sia bancaria che del debito, provocata esclusivamente da motivi regolamentari. Non vogliamo pensare che la strada individuata dai nostri partner europei per forzare una riduzione del debito pubblico italiano sia quella di provocare una crisi che spingerebbe a una inevitabile ristrutturazione; osserviamo però che la combinazione tra la riforma dell’Esm e la proposta sui titoli pubblici è suscettibile di essere interpretata dai mercati proprio in questo modo. Non si può non concluderne che chi sostiene questa linea dimostra di non aver appreso le lezioni del passato riguardo alle dinamiche dei mercati finanziari.

Anonimo ha detto...

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A nostro parere l’Italia non dovrebbe sottoscrivere la riforma dell’Esm. L’obiezione che in questo modo il nostro paese si troverebbe politicamente isolato è singolare: l’Italia è già politicamente isolata, altrimenti non saremmo in questa situazione. E d’altronde in una situazione analoga ci troveremo quando si stringerà sulla seconda riforma, quella sulla garanzia dei depositi: non potremo mai accettare la condizione posta da Scholz, che equivarrebbe a tuffarci nel default.

Al veto sull’Esm bisogna dare il significato di un rifiuto della logica che ha finora prevalso in Europa e che si è rivelata perdente dal punto di vista dell’efficacia. I compromessi sono possibili e auspicabili, ma si raggiungono quando ciascuna delle parti tiene conto delle posizioni e delle necessità delle altre, cosa che finora non è avvenuta. L’Italia avanzi delle proposte alternative su tutto il pacchetto delle riforme, dimostrando che riduzione del rischio e crescita non sono due obiettivi antitetici.

FIRMATARI:

Nicola Acocella (univ. Roma La Sapienza)
Sergio Bruno (univ. Roma La Sapienza)
Sergio Cesaratto (univ. Siena)
Carlo Clericetti (giornalista)
Massimo D'Antoni (univ. Siena)
Antonio Di Majo (univ. Roma 3)
Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant'Anna)
Sebastiano Fadda (univ. Roma 3)
Maurizio Franzini (univ. Roma La Sapienza)
Andrea Fumagalli (univ. Pavia)
Mauro Gallegati (univ. Politecnica delle Marche)
PierGiorgio Gawronsky (economista)
Claudio Gnesutta (univ. Roma La Sapienza)
Riccardo Leoni (univ. Bergamo)
Stefano Lucarelli (univ Bergamo)
Ugo Marani (univ. Napoli l'Orientale)
Massimiliano Mazzanti (univ. Ferrara)
Domenico Mario Nuti (univ. Roma La Sapienza)
Ruggero Paladini (univ. Roma La Sapienza)
Gabriele Pastrello (univ. Trieste)
Anna Pettini (univ. Firenze)
Paolo Pini (univ. Ferrara)
Felice Roberto Pizzuti (univ. Roma La Sapienza)
Cesare Pozzi (univ. Luiss)
Riccardo Realfonzo (univ. Sannio)
Roberto Romano (economista)
Guido Rey (Scuola superiore Sant'Anna)
Roberto Schiattarella (univ. Camerino)
Alessandro Somma (univ. Roma La Sapienza)
Antonella Stirati (univ. Roma 3)
Leonello Tronti (univ. Roma 3)
Andrea Ventura (univ. Firenze)
Giuseppe Vitaletti (univ. Tuscia)
Gennaro Zezza (univ. Cassino)

(4 dicembre 2019)

Anonimo ha detto...

Nel mirino di Gianluigi Paragone ci finisce ancora il Mes, il controverso e contestatissimo fondo salva-Stati: "Ho denunciato la gravità di quel meccanismo e di quella riforma che, quindi, non si deve votare. Perciò mi auguro che il M5S sia coerente con quello che ha sempre detto e con quello che ha scritto nel programma elettorale", spiega il senatore grillino in un'intervista ad Affaritaliani.it. Dunque, nel mirino ci finisce il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: "È complice del sistema. È il perfetto ministro del neo-liberismo europeista: aveva già scritto il primo Mes, ha scritto il bail-in ed è uno degli estensori di quelle norme che buttano fuori la politica dall'Europa - ricorda il pentastellato -. Sono falsi e bugiardi quando dicono che vogliono più Europa politica perché il Mes è l'opposto dell'Europa politica - rimarca - . Questo non lo dice Matteo Salvini, ma è scritto nell'intelaiatura di tutte queste norme".

Anonimo ha detto...

L'atrocità del Mes non è una battaglia da vedersi sotto il profilo dell'anti europeismo.
In verità la battaglia contro il mes non ha nulla a che vedere con l'anti europeismo.
Non è un caso che proprio degli europeisti convinti si stiano ergendo contro il mes.
A me sarebbe piaciuto che tutto ciò fosse accaduto nel 2011, quando fu proposto il primo testo del mes, poi ratificato nel 2012 da tutti gli Stati, ma come di si dice meglio tardi che mai.
Quattro accademici della London School, tra cui Paul de Grawe definiscono il mes uno squilibrio, e mettono sotto accusa gli aiuti inaccessibili per molti paesi.

Anonimo ha detto...

Cinquant’anni orsono iniziava la stagione stragista e si inauguravano gli anni di piombo.

17 morti a Piazza Fontana, per i quali, dopo mezzo secolo, stranamente, non ci sono colpevoli.
La stagione del terrorismo iniziava, guarda caso, con l’attacco a banche pubbliche; un segnale fin troppo chiaro per i pochissimi che ragionano, non raccontatelo però agli “insardinati” di ieri, di oggi e di domani; sarebbe come dare perle ai porci. Inutile perdere tempo.
Quella lunga stagione di sangue e attentati continui, terminò, guarda caso, all’alba della stagione europea e dei relativi trattati; nasce l’UE e finisce il terrorismo, finiscono le proteste e le mobilitazioni. Che strano.
Quell’attentato segnò la nostra storia, finì in qualche canzone, in innumerevoli trasmissioni ed in inutili processi.
Fa specie notare come, quell’ ”intellighenzia” che si indignava per quei morti e per quel dolore e parlava di libertà e diritti, ora bacia la stessa mano che quella pagina scrisse e continua a scrivere, fino ai giorni nostri, con il paese ormai in coma, prossimo alla fine.

Missione compiuta.

Ma i peggiori nemici non stanno all’esterno, ma all’interno, parlano la nostra stessa lingua e tramano contro il loro stesso sangue.
Una maledizione che ci perseguita dalla notte dei tempi e fu così anche allora: chi si oppose a certi “progetti” finì in una tomba, gli altri fecero carriera, fino ai più alti scranni delle istituzioni, osannati dagli idioti, che non sanno neanche capire il contesto in cui vivono, il cui unico obiettivo è farla franca a danno degli altri; esistenze indegne, che non conoscono onore.
Una macchina infame sempre in produzione quella dei traditori, ce ne una sfornata per ogni stagione, non mancano mai, abbondano persino e fanno a gara tra di loro: solo per restare ai nostri anni, si va dal vile affarista, passando per il “cattolico adulto”, fino agli schiavetti di ieri sera, che approvano il MES, quando avevano dichiarato di volerlo smantellare.
Gli “esterni” non avrebbero mai trionfato, senza il prezioso e decisivo aiuto degli “interni”.
Sono loro che hanno sempre affondato il coltello nel cuore della loro stessa terra, da 160 anni a questa parte, fino alla “vittoria” definitiva di queste ore.
Si, perché ormai si fa davvero fatica a sperare, in questa camera ardente dove ci hanno incatenato.

Dante li fa finire nel IX cerchio dell’inferno, quello di Antenore, il traditore di Troia.
Il problema è la capienza: sono davvero troppi.
Sarà dura farli entrare tutti.
Marco Palladino

Maria Guarini ha detto...

http://m.ilgiornale.it/news/politica/dossier-savona-sul-mes-conte-sapeva-delle-trappole-1794036.html