sabato 14 dicembre 2019

La spada di Damocle sui sovranisti

Prospettive per nulla rassicuranti. Si può solo sperare in possibili abili future contromosse e nei venti di cambiamento che il definitivo successo di Johnson certamente incrementa.

"Il Mes non è una partita chiusa: ma è sicuramente una partita che ha già scritto chi saranno i vincitori e chi i vinti. Almeno nelle intenzioni dell’Europa. Perché se è vero che il Meccanismo europeo di stabilità ha come scopo quello di tutelare l’Eurozona, è anche vero che dal punto di vista politico non è tanto importante il rispetto dei parametri, quanto quello di fare ciò che l’Unione europea dice: cedere poteri, consegnare la propria sovranità alle istituzioni europee e seguire in modo più o meno pedissequo quanto richiesto nei corridoi di Bruxelles. Corridoi che, inutile negarlo, sono di fatto ancor oggi le proiezioni di potenza di Francia e Germania. E Angela Merkel ed Emmanuel Macron, che pure si ammantano di un’aurea europeista, di fatto non sono altro che leader dei propri Paesi che utilizzano l’Unione allo scopo di accrescere il proprio consenso internazionale e il potere del proprio Stato.

Proprio per questo motivo, è facile comprendere che anche il Mes, come altri meccanismi voluti dall’Europa e in cui la Commissione europea ha l’ultima parola altro non saranno che meccanismi politici. Che di fatto renderanno impossibile la vita non ai governi che sforano i parametri, ma ai governi che sfideranno la logica di cessione di sovranità all’Unione europea. E questo varrà anche per il Mes così come riformato dalla bozza di accordo dell’Eurosummit di giungo 2018. Una super Troika che gestirà il debito nell’esclusivo interesse della stabilità dell’Eurozona e che, proprio per questo, non potrà fare altro che gestire le politiche di inserimento nei fondi sovrani e delle istituzioni bancari al solo scopo di salvare chi vuole mantenere in vita l’Unione europea così com’è. Quindi, in sostanza, salverà realmente solo ciò che è utile al Meccanismo europeo per rimanere in vita, mentre colpirà come un martello tutto ciò che prova a sfidare l’esistenza delle istituzioni europee. Nella pratica: il Mes, come altri fondi e così come altri sistemi europei di salvaguardia e controllo, entrerà in azione esclusivamente quando si sentirà minacciato nella sua esistenza: pertanto utilizzando un punto di vista che sia eminentemente politico.

L’Italia, sotto questo profilo, è un esempio perfetto di come funziona l’Europa e di come questa sia del tutto priva di carattere tecnico. La tecnocrazia è un mantello per coprire quello che in realtà si nasconde al di sotto delle scelte politiche dell’Unione europea, che dice di essere imparziale quando in realtà condanna chi non è più concorde con le strategia di Bruxelles (e di Parigi e Berlino) e invece eleva chi decide di fare di tutto per sostenere le regole dettate dall’Europa. La conversione di Giuseppe Conte, da avvocato del popolo italiano (e fieramente populista) a difensori degli interessi europei è un segnale chiarissimo di come sia sia comportata l’Ue. Nel momento in cui Conte si ribellava insieme a Lega e Movimento Cinque Stelle, ai dettami dell’Unione e della Commissione europea, i falchi avevano circondato il nostro Paese pronti a divorarlo nel momento in cui avrebbe provato a scalfire la narrazione europeista. La Commissione era piombata sull’Italia e la lettere con cui redarguiva la manovra giallo-verde fu un messaggio senza possibilità di ulteriori interpretazioni nei confronti della maggioranza di governo. Quell’esecutivo avrebbe avuto una vita difficilissima, se non impossibile, se avesse continuato a unirsi alla schiera dei critici.

Poi la metamorfosi. Conte si scopre europeista, il Movimento 5 Stelle vota Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron non è più un nemico e Angela Merkel diventa la compagna di merende (e anche di birre) del premier italiano. Da quel momento tutto cambia, il Conte battagliero si scopre molto meno voglioso di sfidare i parametri di Bruxelles e così, in poche settimane, l’Europa garantisce all’Italia di rimanere nel club. Naturalmente con un unico sacrificio: qualsiasi velleità sovranista. Tanto è vero che sul Mes, Conte fece di tutto per non essere chiaro con i suoi alleati, come dimostrato anche da un ministro che  tutto si può dire meno che euroscettico: Enzo Moavero Milanesi.

Ma la mossa di Conte è stata molto più fine di quanto si possa credere. Il presidente del Consiglio non ha soltanto sacrificato lo scomodo alleato leghista per una più placida deriva europeista cullata dai sogni egemonici di Macron e Merkel, ma è riuscito anche nell’intento di mettere un cappio sull’Italia. Il bazooka del Mes colpirà: ma colpirà solo chi proverà a ribellarsi. DI fatto scaricando sul futuro (eventuale) governo di centrodestra tutti i dubbi e le ire dell’Europa. Chiunque salirà sul trono di Palazzo Chigi, si troverà una pistola puntata alla tempia. E se sforerà, la super Troika è pronta a colpire. La trattativa che sta svolgendo Roberto Gualtieri nell’Eurogruppo può essere fondamentale. ma è chiaro che la vera rassicurazione sul Mes è politica. Chi seguirà l’Europa non deve temere ritorsioni. Regole. O forse ricatto".
Lorenzo Vita

8 commenti:

Anonimo ha detto...

“Mi chiedo, caro Alberto, se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi a fascismo finito, non sia in fondo un’arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per vincolare il dissenso. Spingere le masse ( oggi SARDINE) a combattere un nemico inesistente mentre il consumismo moderno striscia, si insinua e logora la società già moribonda”.
(Pierpaolo Pasolini ad Alberto Moravia, 1973). Ed era un comunista!

Anonimo ha detto...

https://loccidentale.it/via-libera-alla-cannabis-light-il-professor-serpelloni-un-disastro-politico/

Anonimo ha detto...

Una sardina islamica palestinese supervelata coperta da capo a piedi sale sul palco di Piazza San Giovanni e imita Giorgia Meloni. Poi, rivolgendosi a Salvini e alla Meloni: "Non vi permetteremo di fermare la storia".
VAIIIIII
Ci abbiamo messo millenni per emanciparci e adesso ci vuoi riportare indietro?
Quale storia? Vorresti creare tribunali e banche della sharia? Vorresti la poligamia? Per non parlare dell'infibulazione...
VAIIIIIIIIIIii
Le sardine sono pericolose per la democrazia, la libertà e la nostra cultura.

Anonimo ha detto...

Le andasse a dire nei paesi islamici queste cose e non venisse a darci lezioni a casa nostra!

Anonimo ha detto...

DIO ESISTE. E HA SALVATO LA REGINA

Ecco un po’ di titoli (cubitali) sparsi della “grande” stampa nazionale il giorno appresso l’epocale vittoria dei conservatori alle elezioni d’oltremanica e la conseguente, sicurissima, uscita del Regno Unito dalla UE: “Facciatosta, nuova fuga di notizie dalla procura”; “Il Governo impone in Europa la linea italiana sul MES”; “Carige, missione compiuta”; “Banche e giustizia, grane per Conte”; “Banche rotte, governo in panne”; “Sardina day”; “Atalanta, ti ricordi di me?”. Un po’ come se, dopo il crollo del muro, ci avessero informato dei saldi di fine stagione.

Eppure, la vittoria di Johnson è precisamente questo: il crollo di un muro. Significa che c’è vita sulla terra, oltre che su Marte. Ed è vita intelligente. Significa che dall’Unione non si può solo “desiderare” di uscire (con un referendum). Si può anche uscire davvero (con libere elezioni). La notizia è enorme proprio perché i giornaloni ci avevano quasi persuaso del contrario: dall’Unione non si esce, la UE è irreversibile, in Gran Bretagna mancano già le scorte di medicinali, e a breve pure di biscotti. Diciamo pure che la notizia dovrebbe sconvolgere ogni redazione: il classico caso dell’uomo che morde il cane.

E allora perché i titoli dei quotidiani italiani del giorno dopo sono così scollegati dalla realtà? Perché il nostro sistema di informazione è profondamente infantile. Così come infantili sono tutti i movimenti oggi allineati con l’agenda dell’establishment. Così puerili da scegliere come guru di riferimento una bambina (Greta Thunberg) e come icona dei pesci di carta (le sardine). Non è un caso che il mainstream vada pazzo per l’una e per le altre.

Esse rispondono a un ossessivo bisogno di semplificazione estrema, tipico della mentalità fanciullesca: di qui il bene, di là il male; viva la pace, abbasso la guerra; salviamo il pianeta terra; l’unione (europea) fa la forza. Tutto quanto non collima con tali schemi primitivi di ragionamento basico va combattuto a suon di slogan; o fabbricando un mondo immaginario. Per esempio, un mondo dove gli inglesi si sono pentiti, vogliono un nuovo referendum, sognano di tornare nel grembo dell’Europa, hanno capito l’errore commesso dal popolo bue. Poi arriva il giorno delle elezioni e il popolo bue ti fa sbattere contro le sue irrimediabili corna.

Ergo, un bambino che fa? Nega la realtà. O non se ne accorge proprio, o la minimizza. Nota bene: ci sono poteri e strutture assolutamente interessati a coltivarci e mantenerci in uno stato di incoscienza larvale, proprio come bachi in barattolo. O come pupi nell’aula ricreativa di una scuola materna. Sono gli stessi poteri, e le stesse strutture, da cui ha origini e trae linfa vitale l’intera impalcatura del sogno europeista. E anche gli stessi da cui si abbevera – per poi abbeverarci – gran parte del circuito mediatico. Ma la storia, e anche gli uomini, per fortuna, vanno per i fatti loro e non mancano mai di sorprenderci. E proprio per questo non dobbiamo mai smettere di sperare. Per ora godiamoci il momento. Dio esiste. E ha salvato la Regina.

Francesco Carraro

Anonimo ha detto...

Non so se si legge bene e allora lo riporto:
" La ragazza che ha parlato ieri a S. Giovanni, facendo il verso a Giorgia Meloni, è la moglie di Suleyman Hijazi, noto sostenitore di Hamas e della distruzione e di Israele. Si infila in ogni manifestazione della sinistra elemosinando spazio per propagandare l'antisemitismo e supporto ai terroristi di Hamas ".
Ma coloro che hanno ospitato e fatto parlare questa ragazza, nonché quelli che si fanno ritrarre sorridenti al suo fianco, non sono per caso gli stessi che hanno mobilitato le piazze per il ritorno del pericolo dell'odio razzista, fascista e antisemita e hanno istituito la commissione dedicata alla difesa della senatrice Segre contro l'odio agli ebrei ?

Anonimo ha detto...

L’ETERNO RITORNO DELLA SARDINA

Se leggete bene la confezione, le sardine scadono il 27 gennaio del 2020. Tra poco più di un mese. Scadranno, per la precisione, con le elezioni regionali emiliane. In fondo sono nate là, cantando una canzone nuova di zecca, Bella Ciao; si sono mobilitate per impedire la vittoria della Lega nell’Emilia rossa. Poi, certo, benché scadute potranno ancora circolare. Di merce avariata ce n’è tanta in giro, figuriamoci… Ma se l’esperienza non ci inganna, finirà come è sempre finita. Nel nulla. Ciò che nasce dal nulla finisce nel nulla, per la sua inconsistenza. Come il popolo viola, arancione, rosso, verdognolo, giallastro, giacobino, girotondino. Ne abbiamo visti di tutti i colori. Dedicavano loro inchieste, interviste, analisi generazionali, documentari alla Piero Angela e poi flop, spariti. Qualcuno ricorderà i nomi dei loro caporioni; poi finì tutto nel nulla o nel banale, salvo qualcuno che riuscì ad arrampicarsi. Quando finisce il caffè resta la posa. C’è chi per una stagione sulle barricate si garantisce un vitalizio permanente.

Qualcuno ricorderà un vecchio film di Totò, Uomini e caporali. Cambiavano i regimi ma i caporali erano sempre gli stessi, con divise diverse, look modificati, linguaggi mutati. Ma erano sempre loro a caporaleggiare. L’Eterno ritorno della Sardina. In mutate forme.

In principio fu il ’68, con i suoi gruppuscoli variopinti, metà contestatori e metà hippie, spranghe e cannoni. Ma avevano una loro spontaneità, una loro autenticità, e soprattutto contestavano il Sistema, il Potere politico, capitalistico, l’informazione, la borghesia, i parrucconi. I ragazzi contro i Palazzi.

Invece, col passare del tempo, i camaleonti di piazza sono passati gradualmente dall’altra parte della barricata, anzi del bancone. Sono diventati docenti, borghesi, a volte registi, attori e intellettuali, snob e chic o figli di snob e di chic. La parabola arriva fino alle sardine che – unico movimento di piazza al mondo – non vuole il cambiamento ma lo teme e lo combatte; non attacca il governo in carica, non attacca i media dominanti e i giornaloni di regime, non attacca i potentati interni e internazionali, non attacca la Chiesa e il Papa, non attacca il mercato globale o il capitalismo. Ma attacca chi li attacca. Ovvero se la prende coi sovranisti, con quel pesce rombo di Salvini, con quella triglia della Meloni. Cioè si oppone alle opposizioni. Un tempo li avrebbero chiamati non sardine ma cani da guardia del sistema, che abbaiano e mordono a chi si avvicina alla proprietà o ai proprietari.

Ma lo fanno per prevenire una dittatura, dicono i pescivendoli riuniti, spacciatori di sardine. Non vedete il loro antifascismo? Strana però una dittatura che non ha altro potere al di fuori del consenso popolare, non dispone di altra forza che quella di libere e democratiche elezioni… Le parole che usano, il lessico che adottano, i “valori” che sbandierano le sardine sono un remake del politically correct, di tutto ciò che ripetono ogni giorno le fabbriche dell’opinione pubblica riguardo alla parità dei sessi, l’accoglienza dei migranti, l’antirazzismo, l’antifascismo perenne, il femminismo, i gay, l’eurocrazia e la solita tirata contro i muri, i confini, l’odio… Lo stesso campionario di banalità. Si nascondono dietro un decalogo così scialbo e privo di contenuti che potrebbe essere scritto, che so, da Trenitalia o da Ryanair.

Anonimo ha detto...

....segue
L’establishment canta commosso l’arrivo nelle piazze, sulla terra, di una popolazione nuova, extraterrestre, mai vista. Ma sono sempre loro, anche se stavolta si chiamano sardine; c’è dietro di loro tutto l’episcopato della sinistra, l’Anpi, la Cgil, l’elettore medio della sinistra, la compagnia cantante, il solito giro di scrittori sinistresi, l’antica compagneria del corso. Usano la mascherina di sardine. Facciamo che io ero una sardina…

Una piazza intera usa lo pseudonimo per non farsi riconoscere che è di sinistra e si nasconde dietro quei ragazzi che per ragioni anagrafiche non hanno un passato e dunque possono passare per marziani, novizi e vergini in politica. Allora la domanda non è più sulle sardine, ma sul perché per rianimare la sinistra si debba periodicamente ricorrere a questa trasfusione transgender e mutazione facciale. Il problema è che la sinistra vive ormai nel Palazzo, è una Cupola dell’Establishment, non riesce più a farsi piazza. Perciò ha bisogno di travestirsi o di nascondersi dietro qualcuno. Greta, Karola, Ursula, Olga, Liliana. Oggi si attacca alle sardine.
Illusione ottica, anzi ITTICA.

Marcello Veneziani, La Verità 15 dicembre 2019