domenica 23 febbraio 2020

Coronavirus e cambiamenti epocali? Riflettere mentre accadono i fatti

Sino ad oggi, ho evitato volontariamente di dare il mio non richiesto contributo all’entropia cognitiva che accompagna lo sviluppo della nota epidemia. Ma oggi trasgredisco il divieto autoimposto. Sto scrivendo un libro ed in questo libro c’è una parte che cerca di rispondere alla domanda: cosa portò a terminare il medioevo ed ad iniziare il moderno? Alcuni storici, pochi per la verità, sostengono che se un momento decisivo ci fu, non una causa unica ma un innesco di processo, questo fu la Peste del ‘300.

Rispetto agli eventi in corso, i fatti di allora avevano forme e condizioni ben diversi, ma alcune no. A partire dall’innesco. La Peste Nera era di origine asiatica (tecnicamente un batterio ma le modalità di diffusione sono analoghe), mongolo per la precisione, trasmesso all’uomo per le diverse abitudini che quelle popolazioni avevano in termini di rapporti con gli animali. In realtà, la trasmissione di malattie dagli animali agli uomini, la zoonosi, segna le società umane sin dai tempi mesopotamici. L’altrettanto longeva tradizione umana alle interrelazioni tra gruppi anche a lunga distanza fece il resto. Così, nel ‘300, il batterio si imbarcò sulle navi commerciali genovesi in quel di Crimea e sbarcò poi a Messina, Genova e Marsiglia. Trasmissione dal regno animale a quello umano e diffusione tra gruppi umani anche a lunga distanza, sono costanti della nostra storia. Ma la Peste Nera ebbe effetti diversi da quelli dell’attuale fenomeno. La mortalità era altissima ed in soli cinque anni scomparve in maniera tra l’altro particolarmente raccapricciante, almeno un terzo della popolazione europea, ma in alcune zone, anche la metà. Sul come la Peste Nera fece crollare organizzazioni sociali ed immagini di mondo medioevali creando i presupposti per l’avvento di una nuova era, non possiamo qui precisare per ragioni di spazio.

Poiché però ci è naturale cercar di far predizioni basandoci su pregresse esperienze, ci viene naturale pensare in termini paralleli, di analogia. Il post non sostiene alcuna tesi, solo una domanda aperta: in che misura quanto sta succedendo cambierà la mentalità e poi le forme sociali, se le cambierà?  Potrebbe rientrare nel giro di tre mesi e quindi dare qualche colpo alle strutture materiali e di pensiero, ma non tanto da poi colpirle decisivamente. Il tempo rimarginerebbe le ferite materiali e psichiche, il consueto riprenderebbe il suo corso. Ma a seconda delle forme con cui si svilupperà, potrebbe invece portare a qualche ferita non rimarginabile, qualcosa che dando un colpo alle traiettorie sociali, ne devia il corso anche solo un po’.

Potrebbero entrare in gioco questioni come il ruolo dei cinesi nel mondo nuovo, il rapporto tra Occidente ed Asia, l’autovalutazione della nostra conoscenza scientifica, il rapporto fiduciario tra élite e popolo (già un po’ critico per pregresse ragioni), il senso di fragilità che la nostra enorme complessità sociale potrebbe scoprire all’improvviso, in particolare la forma interdipendente del nostro fare economico, lo stesso affidare al fare economico il ruolo di ordinatore sociale, la mancanza di resilienza delle nostre forme economiche quindi sociali, il senso delle cose davvero importanti, il ruolo della politica, una inversione tra l’epidemia di individualismo competitivo precedente ed una nuova valutazione del benessere collettivo cooperativo, l’importanza di comprendere diffusamente cose complicate ed altro.

Ci sono momenti storici in cui anche una grave epidemia come ad esempio fu l’influenza spagnola primo Novecento con i suoi 50-100 milioni di morti in un mondo di 1,5 miliardi, non cambia lo stato delle cose. Ma ci sono momenti storici in cui organismo sociali già debilitati da complessi di cause generanti crisi, possono “sentire” eventi del genere con maggiore sensibilità. Le società sono solo debolmente analoghe a gli organismi, ma in un certo senso, hanno anche loro un sistema immunitario che reagisce con maggiore o minor forza, a gli assalti esterni. I fatti in cronaca quindi ci diranno in primis che volume ed impatto genereranno, impatto oggi non predicibile. Dall’altro ci diranno lo stato di salute del nostro sistema immunitario sociale.

Certo il fatto che il Paese occidentale con il sistema immunitario apparentemente più fragile, si poi quello anche maggiormente colpito dalla stramba epidemia, dà da pensare. Quasi che la storia voglia riportare qui da noi quella culla delle trasformazioni storiche che già settecento anni fa cambiò il corso degli eventi. Chissà se sperare sia così oppure no. Stare dentro il centro degli eventi, a volte è scomodo. Ma può portare anche qualche beneficio. Da qualche giorno, forse mi sbaglio, ma mi sembra che improvvisamente, si sia tutto fatto più serio. Il che non è necessariamente negativo. Il fatto che un intero popolo voglia indossare mascherine proprio durante il Carnevale, chissà se è una ironia della storia o un segno dei tempi. (Pierluigi Fagan)

10 commenti:

#CoronavirusItalia ha detto...

Conte e Speranza vanno processati per "delitti colposi contro la salute pubblica" (art. 452 del codice penale).
Articolo a firma mia e di P. Becchi su Libero di oggi
https://scenarieconomici.it/conte-e-speranza-vanno-processati-per-delitti-colposi-contro-la-salute-pubblica-art-452-c-p-di-p-becchi-e-g-palma-su-libero/

Anonimo ha detto...

Roma base logistica del Russiagate

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/02/19/russiagate-roma-fbi-passo-informazioni-top-secret-autore-dossier-anti-trump_snthJYhCiAF8TO6gsfth4J.html

Maria Guarini ha detto...

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/capolavoro-quot-giuseppi-quot-delegittimare-39-italia-nbsp-227967.htm

Anonimo ha detto...

Quello del ceppo italiano – ottenuto al Sacco da quattro pazienti di Codogno – può essere messo a confronto con quello cinese; in questo modo sarà possibile capire quante e quali mutazioni si sono verificate fino ad oggi. Si tratta di un'informazione importantissima, poiché queste mutazioni (che avvengono in modo del tutto casuale) possono portare a esiti positivi o a esiti negativi, ad esempio rendendo il patogeno più aggressivo e contagioso. O magari meno adatto a diffondersi. Col passare del tempo e grazie al sequenziamento dei vari ceppi in tutto il mondo, gli scienziati avranno una conoscenza sempre maggiore del coronavirus SARS-CoV-2, e con essa migliori armi a disposizione per contrastare l'infezione di cui è responsabile, la COVID-19.

continua su: https://www.fanpage.it/attualita/coronavirus-i-ricercatori-del-sacco-hanno-isolato-il-ceppo-italiano-ecco-cosa-significa/

Anonimo ha detto...

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/altro-che-riaprire-solo-inizio-aperitivo-puo-aspettare-non-e-il-momento-di-abbassare-la-guardia/

Vittorio Feltri su Liberoquotidiano ha detto...

Il Coronavirus non ha soltanto provocato disastri sociali ed economici, e sorvoliamo sulle vittime e i contagiati, ma anche qualcosa di buono: ad esso si deve gratitudine perché ha pressoché cancellato le sardine dal panorama politico italiano. Non è cosa da sottovalutare. Ci siamo liberati di un gruppo folto di giovanotti che andavano in piazza due o tre volte alla settimana per appoggiare il Pd e denigrare il centrodestra, dicendo con foga che bisogna combattere l'odio. Invero i pesciolini, nel manifestare i loro sentimenti amorosi verso la sinistra, usavano toni guerreschi allo scopo di denigrare Salvini. Erano e forse sono ancora in piena contraddizione: si proclamavano buoni e dolci e in realtà erano aspri quanto l'aceto.
Non è soltanto questo il problema delle alici in barile: esse non sanno che fare, quale linea politica adottare, quale obiettivo perseguire. Sono inutili e disorganizzate, sbandate e prive di un disegno concreto tale da farle contare un po' di più del due di picche. Ciononostante per un periodo, non brevissimo, sono state al centro della scena minacciando di diventare protagoniste della vita pubblica. Non che mi spaventassero, per carità, ero consapevole della loro inconsistenza ideale e programmatica, tuttavia non speravo che sparissero tanto in fretta. Invece è bastato il glorioso Corona a toglierle di mezzo. La cerimonia funebre delle acciughe si è celebrata nello studio televisivo dominato dalla ottima De Filippi, che invitandole alla sua trasmissione ne ha predisposto allegramente la sepoltura. Esse, in appena dieci minuti, hanno dimostrato una insipienza spaventevole, la quale naturalmente sospettavamo fosse una caratteristica predominante della neonata associazione ittica.
Hanno rimediato una figuraccia che neppure la brava Maria è riuscita ad attenuare. In ogni caso dobbiamo rendere merito al virus, protagonista principale del fatto che i pesci siano finiti nella rete. Speriamo ci rimangano, in attesa dell'annientamento. Non è l'unica lieta novella che segnaliamo al popolo. La malattia del giorno ha provocato un altro fenomeno rincuorante. Oltre alle citatissime sardine, si sono dileguati i gretini del clima, quelli che annunciano non solo il surriscaldamento del pianeta, ma anche la sua fine nel giro di pochi decenni. All'improvviso, davanti alla diffusione delle infezioni, le truppe agguerrite degli ambientalisti irriducibili si sono disciolte. Sparite. Nessuno dà più retta a questi esaltati squadroni della morte imminente, snobbati, ridicolizzati. Niente più manifestazioni pubbliche con folle oceaniche, zero prediche infantili, bocche chiuse. C' è altro cui pensare. È la conferma che non tutti i mali vengono per nuocere.

Anonimo ha detto...

Cosa vi avevo detto fin da subito, dal 31 gennaio, quando scrissi un primo post sul "Coronavirus comunista" e su come il regime cinese stava nascondendo tutto e su come avrebbe messo la salute pubblica in pericolo? Oggi una esclusiva del Sunday Times rivela che i laboratori cinesi hanno identificato un virus misterioso altamente contagioso già a dicembre, ma che gli è stato ordinato di interrompere i test, distruggere i campioni e sotterrare la notizia. Soltanto tre settimane dopo la Cina avrebbe ammesso il contagio. Caixin Global, una rispettata pubblicazione, riferisce che diverse società di genomica hanno sequenziato il coronavirus a dicembre da campioni di pazienti che si erano ammalati a Wuhan. I risultati del laboratorio sono stati trasmessi ai funzionari di Pechino. Il 3 gennaio la National Health Commission, la principale autorità medica cinese, ha ordinato la censura. Ai laboratori è stato detto di non rilasciare alcuna informazione e di consegnare e distruggere i campioni. Le conseguenze che adesso noi italiani paghiamo sono quelle descritte dall'infettologo Galli al Corriere della Sera: “Siamo in piena emergenza. Sì, sono preoccupato. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia. Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive. La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme. questa è solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto”. E' il regime comunista cinese che andrebbe messo in quarantena.
Giulio Meotti

Anonimo ha detto...

è altamente infettivo, nel senso che ha una trasmissione 2/3 volte più veloce dell'influenza, cioé il doppio o tre volte tanto. Ma allo stesso tempo risulta problematica per una minoranza della popolazione, e di questa minoranza il 20 per cento è sicuramente da terapia intensiva. Per questo è fondamentale contenere il virus ed i focolai, se si diffonde si fa la fine di Wuhan.

Anonimo ha detto...

Tanto muoiono i vecchi

Si parla tanto di fragilità, insicurezza, vulnerabilità come effetti sociali del coronavirus, che giorno dopo giorno sta mettendo a nudo quanto la nostra società sia scricchiolante e stretta nella morsa del panico. Vero. Ma l’epidemia venuta dalla Cina sta facendo emergere anche un altro lato – ben più oscuro e incivile – di ciò che siamo. Alludo al «tanto muoiono i vecchi», a questo mediatico martellare sull’età non più azzurra delle vittime del virus. Si tratta di un’insistenza giornalistica in teoria volta a tranquillizzare, e invece avvilente.

Intendiamoci: che il Covid-19 contagi raramente e in forma lieve i bambini è un’ottima notizia; che la sua letalità tra i giovani sia ridottissima, pure. Ma il «tanto muoiono i vecchi» resta un pensiero imbecille ed eutanasico, stupidamente darwiniano, che non tiene conto diversi aspetti. Tanto per cominciare, ci si dimentica che il nostro Paese ha proprio nei vituperati «vecchi» dei riferimenti: a meno che il Presidente Mattarella (78 anni), la senatrice Segre (89 anni) o papa Francesco (83 anni) non siano annoverabili tra gli adolescenti, ma lo escluderei.

Un secondo aspetto trascurato dal mantra anti-senile è tutti abbiamo genitori, nonni e zii. Lo abbiamo per caso scordato? Lo si chiede con l’impressione che il «tanto muoiono i vecchi», dopotutto, sia un ritornello rassicurante solo in una circostanza: quando ad essere eliminati dal coronavirus sono i «vecchi» degli altri. In quel caso, tutto bene. Ma vorrei vedere se ad essere infettati fossero i parenti più stretti del club eutanasico; scommetto che molti di costoro rinsavirebbero di colpo, chiedendo scusa per le idiozie dette e pensate.

La terza dimenticanza del «tanto muoiono i vecchi» concerne la variabile tempo. Chi oggi rimarca l’età avanzata delle vittime del virus mica resta giovane in eterno: invecchierà a sua volta. Motivo per cui vale la pena chiedersi che razza di società andiamo costruendo se, pur di ridimensionare la gravità di un’epidemia, arriviamo ad auto-infettarci di disumanità. Il Paese dove anche gli anziani e gli ammalati sono curati al meglio è quello che abbiamo ereditato: quel che rischiamo di lasciare è una giungla dove, quando ne avremo bisogno, verremo liquidati con quattro parole: «Tanto muoiono i vecchi».

Giuliano Guzzo

Anonimo ha detto...

Cari amici, siamo al momento che precede l’esplosione dell’#epidemia. Occorre essere lucidi, calmi e persino costruttivi. Durante le grandi epidemie non si è mai smesso di seminare il grano e di dar da mangiare alle mucche sennò, prima di virus o batteri, si sarebbe morti di fame. Purtroppo se avessimo investito più in rianimazione piuttosto che barconi, oggi non mancherebbero - e mancheranno - lettini con ventilazione indispensabili per i contagiati che arriveranno. Ognuno con responsabilità oltre che con solidarietà, pensi innanzitutto al bene di sé e della propria famiglia. Lo Stato faccia quel che può anche che se appare massimamente inadeguato.
Alessandro Meluzzi