Pubblichiamo ampi stralci del discorso inaugurale del presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, alla "National Conservatism Conference" di Roma, evento ideato dalla Edmund Burke Foundation.
Grazie a Yoram Hazony e agli amici della Edmund Burke Foundation per avermi invitato a inaugurare questo importante evento e grazie per aver scelto Roma e l' Italia come sede della seconda edizione della "National Conservatism Conference".
Condivido in pieno le valutazioni di Yoram sulla necessità di riportare il conservatorismo al suo ambito tradizionale, quello delle appartenenze nazionali. La grande sfida della nostra epoca è la difesa delle identità nazionali e dell'esistenza stessa degli Stati come unico strumento di tutela della sovranità e della libertà dei popoli. Per questo ho trovato molto efficace il titolo dell' ultimo libro di Yoram, "Le virtù del nazionalismo": poche parole per far capire che la nostra visione del mondo è esattamente l'opposto di quella che vorrebbero imporci. [Sorridendo ha detto che gli farà pubblicità in Italia perché conta di citarlo spesso -ndr]
Il nostro principale nemico è oggi la deriva mondialista di chi reputa l'identità, in ogni sua forma, un male da combattere e agisce costantemente per spostare il potere reale dal popolo a entità sovrannazionali guidate da presunte élite illuminate. Ricordiamocelo, perché non abbiamo combattuto e sconfitto il comunismo per sostituirlo con un nuovo regime internazionalista, ma per consentire a nazioni indipendenti di tornare a difendere la libertà, l'identità e la sovranità dei loro popoli. Con questo stesso spirito oggi Fratelli d'Italia si batte per una Europa di nazioni libere e sovrane come seria alternativa al superstato burocratico che si è andato imponendo da Maastricht in poi con la logica del "vincolo esterno", quella per cui c'è sempre qualcuno che si arroga il diritto di decidere al posto dei popoli sovrani e dei governi nazionali. Così oggi, con buona pace dei falsi democratici, i conservatori nazionali a tutte le latitudini sono in realtà gli unici veri democratici poiché solo difendendo lo Stato nazionale si difende la sovranità politica in capo ai cittadini di quello Stato.
Ma naturalmente un conservatore nazionale non si può accontentare di rivendicare democrazia. Perché una democrazia senza valori diventa demagogia. Credo che non sia difficile per il mondo conservatore individuare i contenuti con i quali vogliamo riempire le nostre democrazie. La nostra visione valoriale è in realtà una cosa molto semplice come ci raccontava un grande filosofo morto pochi giorni fa, Roger Scruton: "La vera ragione per cui le persone sono conservatrici è che sono attaccate alle cose che amano". E quello che io considero un altro grande padre del pensiero conservatore, John Ronald Reuel Tolkien, lo spiegava in modo altrettanto chiaro, per bocca di uno dei personaggi del suo Signore degli Anelli: "Non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né il guerriero per la gloria, né la freccia per la sua rapidità: amo solo ciò che difendo". Questa visione del mondo viene incarnata ogni giorno da milioni di uomini e donne comuni, e a volte anche da alcuni grandi uomini della storia. Due di questi sono proprio Giovanni Paolo II e Ronald Reagan a cui è dedicato l'incontro. Giovanni Paolo II, il "Papa patriota", sapeva perfettamente che le nazioni, l'appartenenza ad un popolo, erano il fondamento della libertà di ogni uomo. «Nel concetto stesso di patria è contenuto un profondo legame tra aspetto spirituale e materiale», scrisse nel suo libro "Memoria e Identità". Al pari della famiglia, che riteneva una "società naturale" perché legata indissolubilmente alla natura umana.
Il Papa e Reagan
Non smise mai di dire che «non c'è Europa senza cristianesimo», insegnamento quanto mai di attualità oggi che l'identità cristiana dell'Europa è sotto attacco da un distorto laicismo che si scaglia perfino contro i simboli della tradizione cristiana ma che spalanca al contempo le porte all'islam più intransigente. Giovanni Paolo II. Cristiano e patriota, due colpe imperdonabili sotto l'oppressione comunista, ma due scandali anche nella Ue di oggi che sembra voler conseguire con altri mezzi lo stesso disegno sovietico dell' annullamento delle identità nazionali e religiose. Il patriottismo di Giovanni Paolo II gli permise di leggere anche i fenomeni storici che oggi attraversano il nostro tempo alla luce di un realismo cristiano libero da ogni retorica, come nel caso dell' immigrazione. È suo il concetto che il Diritto a immigrare doveva essere preceduto innanzitutto da un Diritto a non emigrare «a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria». Cristiano, patriota, e pure critico nei confronti dell' immigrazione di massa.
A pensarci bene Giovanni Paolo II oggi sarebbe nella lista nera della Ue come un pericoloso eversivo. Non sarebbe andata meglio a Ronald Reagan, però. Sono rimasta molto colpita dalla metafora che Reagan usava per descrivere il movimento conservatore: quella di uno "sgabello a tre gambe". Senza ciascuna delle gambe lo sgabello cade, e le tre gambe sono "Defense, Fiscal, Social": l'anima patriottica (oggi si direbbe sovranista) centrata sulla difesa degli interessi nazionali e della sovranità popolare; la libertà economica e il corretto rapporto tra Stato e contribuente; l' anima sociale a protezione dei valori religiosi e morali, fine più nobile di ogni azione politica. Valori e principi che si ritrovano nel trio Dio, libertà, Nazione dell' incontro di oggi, o nell' italico Dio, Patria, Famiglia a cui sono molto legata.
Prima gli italiani
È rimasta alla storia la frase di Reagan: «Amici miei, la storia è chiara: abbassare le tasse significa una maggiore libertà, e ogni volta che abbassiamo le tasse, la salute della nostra nazione migliora». Quindi libertà d' impresa, riduzione delle tasse e della burocrazia, investimenti pubblici in infrastrutture, difesa degli interessi nazionali: è la ricetta con la quale anche il Presidente Trump oggi sta facendo volare l' economia americana. Ed è la ricetta che vogliamo portare in Italia e in Europa. Tra i valori fondanti dei movimenti conservatori c' è ovviamente la difesa della famiglia naturale. Vorrebbero che rinunciassimo a difendere la famiglia, reputata un concetto retrogrado da superare. Noi diciamo di no. Un no convinto, anche se oggi è un grande scandalo e un atto rivoluzionario affermare che la famiglia è quella formata da un uomo e una donna, con la loro eventuale prole e magari con gli anziani nonni accuditi con amore perché non più autosufficienti. Stanno costruendo un mondo fatto di presunti diritti individuali e di libertà formali garantite. Solo diritti e pochi, spesso zero, doveri. Liberi sì, ma dentro un recinto precostituito perché se osi scavalcarlo scatta la censura.
Ecco allora il nostro compito è contrastare questa deriva e riaffermare con forza che è la Nazione il luogo in cui i nostri valori si custodiscono e si trasmettono. Il sovranismo delle patrie non vuole distruggere l'Europa ma vuole costruire quella vera, reale, dei popoli e delle identità, non quella astratta decisa nelle oscure stanze di tecnocrati. Non vuole imporre i propri interessi a discapito degli altri Stati. Quando Trump dice "America first" o noi diciamo "Prima gli italiani", c'è sicuramente anche un aspetto di difesa dell'interesse economico nazionale rispetto agli altri Stati, ma a mio avviso per noi conservatori il riferimento dovrebbe essere soprattutto alla Grande finanza e ai grandi poteri economici che stanno imponendo la loro volontà agli Stati nazionali. Un moderno conservatorismo nazionale difende le identità delle nazioni come base per nuove cooperazioni.
È per questo che, mentre difendiamo la sovranità italiana, non dimentichiamo di difendere anche quella dell' Ungheria di Viktor Orban o della Polonia di Kaczynski, ancora una volta sotto attacco da parte del mainstream progressista europeo. È per questo che difendiamo - senza la vergognosa ambiguità che caratterizza la sinistra - il diritto dello Stato di Israele alla sicurezza e a un futuro di pace e prosperità. È questa visione che ci ha portato ad aderire alla grande famiglia dei Conservatori europei: l'idea di una nuova Europa come confederazione di Stati nazionali sovrani capaci di cooperare su grandi materie e di rimanere liberi di autodeterminarsi sugli aspetti della nostra quotidianità.
di Giorgia Meloni
11 commenti:
Balsamo per la nostra mente e per il nostro cuore. "riapri la porta dell'attesa" Grazie Marcello Veneziani
"La disperazione non è punto d’arrivo ma di partenza
Per cominciare mi rivolgo a te, amico disperato. A te che non speri in niente e in nessuno. Non speri in Dio, che reputi al di là delle speranze e delle disperazioni. Non speri nelle idee, negli uomini e nelle fedi, nella scienza e nella tecnica, nella storia e nella politica. Non speri nel Papa, nei leader, nelle masse e nelle élite, nei ricchi e negli affamati, nei padroni del mondo e nei dannati della terra. Non speri neanche in te stesso e in chi ti vive intorno, amico disperato. Ti rifugi in una sola priorità: star bene, star bene con se stessi. Ma puoi star bene se orbiti nel vuoto?"
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/la-disperazione-non-e-punto-darrivo-ma-di-partenza/
https://www.youtube.com/watch?v=UcyJ7zK7Q8Y&feature=emb_logo
Questione mare rubato dall'Algeria
Claudio Borghi Aquilini
Vediamo chi e' realmente Elly Schlein.
È stata la più votata di tutta l’Emilia Romagna, con ben 22mila preferenze. Un vero plebiscito. Stiamo parlando di Elly Schlein, il volto della new left che ha abbandonato le fabbriche per sistemarsi comodamente in un loft nel centro storico. La Schlein, in effetti, ha tutto di questa sinistra urbana, liberal e post-operaia. Giovane, ecologista, femminista, immigrazionista, la Schlein ha tutte le carte in regola per rappresentare quel segmento di sinistra sempre più globalista e sempre meno nazional-popolare. Erede di Clinton, non certo di Gramsci.
Ma chi è, quindi, la più votata delle Regionali? Elena Ethel Schlein, per gli amici «Elly», proviene da una famiglia di rango. Entrambi i genitori, infatti, possono vantare un alto blasone accademico: papà Melvin è un ebreo americano, mamma Maria Paola italiana. Elly nasce a Lugano nel 1985, dove rimarrà fino al conseguimento della maturità. Si trasferisce quindi a Bologna per studiare giurisprudenza presso l’Alma mater studiorum, ottenendo la laurea nel 2011. Appassionata di politica, la Schlein bazzica le sedi del Partito democratico, ma nel 2013 si unisce al coro degli scontenti per i governi delle «larghe intese». Di qui la sua l’adesione alla corrente di Pippo Civati, che la catapulterà nella direzione nazionale del Pd.
Nel 2014 Elly Schlein si candida per la tornata delle Europee tra le file del Pd, ottenendo l’elezione. A Bruxelles viene quindi inserita nell’ambita lista degli amici di George Soros, il noto speculatore e fondatore della potente Open Society. In effetti, la Schlein condivide in toto l’agenda politica del magnate di origini ungheresi: immigrazionismo, ecologismo, femminismo, teoria gender e così via. Insomma, il pacchetto completo del diritto-umanismo
https://www.ilprimatonazionale.it/politica/soros-gender-femminismo-elly-schlein-volto-nuova-sinistra-143917/
https://m.ilgiornale.it/news/cronache/elly-schlein-nuova-regina-dei-talk-show-soros-bonaccini-1821964.html
Vi dicono che occorre cedere la sovranità per evitare le guerre. In verità, la classe dominante vuole che la si ceda per evitare le democrazie. Per sottrarre l’economia al controllo più o meno democratico da parte delle comunità umane, il nesso di forza capitalistico supera la realtà degli Stati nazionali e consegna la sovranità a enti sovranazionali e non democratici : i quali sono, poi, gli stessi che impongono dall’alto alle comunità umane le politiche dell’austerità depressiva e delle privatizzazioni, ossia le scelte della governance liberista e della sua aggressione ai danni del polo dominato, presentata proditoriamente come esigenze sistemiche e impersonali richieste emergenzialmente dalla crisi o dai “vincoli esterni” .
Nella sua logica fondamentale, la denazionalizzazione corrisponde all’annichilimento delle democrazie nazionali , delle identità nazionali e delle monete nazionali e all’annessa edificazione di un ordinamento politico-giuridico autocratico, sovranazionale e post-democratico .
Diego Fusaro
Fratelli di Italia si schiera con i grillini contro la delibera del Senato che vuole riesumare i vitalizi. Così Giorgia Meloni brucia Matteo Salvini e la sua Lega che di fronte alle ipotesi di rimettere in tasca agli ex senatori i vecchi super assegni vitalizi tagliati meno di un anno fa, sono stati finora zitti. La Meloni invece interviene con decisione assumendo una posizione piuttosto popolare anche se spacca il centrodestra, perché a spingere per quella delibera era la commissione giurisdizionale guidata dal forzista Giacomo Caliendo.
Giorgia però non ci sente proprio, e anzi rivendica fin dall'inizio quella battaglia che ne ha fatto una vera e propria grillina. "Come Fratelli d'Italia", scrive su Facebook, "siamo stati i primi a portare in Parlamento la battaglia per abolire le pensioni d'oro e i vitalizi. Lo abbiamo fatto con una convinzione: non ci sono cittadini di serie A e di serie B ed è compito dello Stato garantire un trattamento il più equo possibile a tutti. E che sia un dovere della politica e di chi rappresenta le Istituzioni dare l'esempio. Tanti passi in avanti sono stati fatti in questi anni e sarebbe sbagliato tornare indietro. Per questo, se il Senato della Repubblica dovesse decidere di ripristinare i vitalizi per gli ex senatori, ci troveremmo di fronte al ritorno di un privilegio fuori dalla storia e che non ha nessuna ragione d'essere. Soprattutto in un tempo nel quale si fatica a trovare lavoro e le giovani generazioni non hanno nessuna certezza di arrivare ad una pensione, figuriamoci decente. Mi auguro che in Senato prevalga il senso di responsabilità e che questa scelta non venga fatta. Gli italiani non lo perdonerebbero".
https://it.insideover.com/politica/le-mosse-della-grecia-per-fermare-la-turchia-di-erdogan.html
Dittatura della Memoria, ultimo atto
Al monopolio della Memoria mancava solo la Giornata del Ricordo, dedicata alle foibe. Unica isola nell’arcipelago delle rievocazioni che ricordava ancora i crimini del comunismo ai danni degli italiani d’Istria e Dalmazia. Ora con l’occupazione ufficiale da parte dell’Anpi nella sede istituzionale del Senato, anche di quella esile fettina, abbiamo completato il giro, siamo nel regime totalitario della Memoria.
Piace all'America. Piace così tanto che il Time ha inserito il nome di Giorgia Meloni tra le personalità più influenti dell'anno appena iniziato (l'anno passato, però, lo stesso onore era toccato al suo competitor Matteo Salvini). Al National Prayer Breakfast di Washington era la sola italiana su 3.500 invitati. Gongola del privilegio, la leader di Fratelli d'Italia, ma resta concreta e si preoccupa di portare a casa il miglior risultato possibile. «Qui per stringere relazioni con la rete dei partiti conservatori - dice -; e qui anche per difendere gli interessi del mio Paese in un contesto di buone relazioni internazionali. Il sistema di relazioni che cerchiamo di intessere serve a tutto il centrodestra. E servirà al Paese, nel momento in cui la parla dovesse tornare al popolo e il popolo scegliesse noi per governare».
Questa convention si è chiusa con il tradizionale intervento del presidente americano. Discorso che la Meloni mostra di apprezzare. E le prime parole sono proprio di elogio per Donald Trump. In fondo, spiega la Meloni, è proprio la sua ricetta («vincente») che si vuole importare nel Belpaese. Alla leader di Fratelli d'Italia piace la difesa dell'identità, dei confini, delle imprese, dei prodotti, delle famiglie americane. «L'orgoglio dell'identità, nelle altre Nazioni del mondo - spiega -, sta dando ottimi frutti e ottimi risultati. È la ricetta che vogliamo portare in Italia, dove anche noi vogliamo difendere i nostri prodotti, le nostre aziende, i nostri confini e le nostre famiglie».
https://m.ilgiornale.it/news/politica/meloni-applaude-trump-patriota-e-conservatore-modello-1822896.html
Donald Trump scende in campo. Non solo negli States per la corsa al secondo mandato presidenziale. Ma anche in Italia. Ovviamente non in prima persona, ma per interposta leadership. Il suo passo, infatti, sta tastando anche il nostro terreno in vista di eventuali elezioni anticipate. E le sue scelte sono state già compiute. La preferenza rimane nel perimetro cosiddetto “sovranista”. Il favore, però, non è per Matteo Salvini bensì per Giorgia Meloni. Che ci fosse del feeling tra l’universo “trumpiano” che si muove nel nostro Paese e la capa di Fratelli d’Italia, lo si era capito. Ma due settimane fa, per la precisione nel tardo pomeriggio di martedì 12 novembre, è accaduto qualcosa di più: è stata invitata dall’ambasciatore statunitense a Roma, Lewis Eisenberg, ad un incontro super riservato. Il faccia a faccia si è svolto nella residenza del diplomatico Usa, Villa Taverna. L’esito del colloquio è stato tanto pragmatico quanto fondamentale per il partito in ascesa della destra postmissina: l’amministrazione di Washington trasmette il suo apprezzamento. Al punto da rendersi disponibile a collaborare per un nuovo viaggio negli Stati Uniti della Meloni all’inizio del 2020.
Una missione organizzata per farle varcare i cancelli della Casa Bianca per parlare direttamente con Trump o in alternativa con il vicepresidente Pence. L’agenda e le date sono ancora definire. Nelle intenzioni della presidente di Fdi ci sarebbe anche il tentativo di fare conoscenza, nella stessa occasione, con i pezzi forti del Grand Old Party, ossia del Partito Repubblicano.
Botta e risposta su Twitter tra Nicola Zingaretti e Giorgia Meloni. Ad aprire le danze è il segretario del Pd: "In Italia non c'è un problema di odio? Cara Meloni, vai a dirlo a chi è sopravvissuto ad Auschwitz e ora deve girare con la scorta o a chi ha paura di esprimere le proprie idee o di essere se stesso. Il silenzio è complicità", ha concluso Zingaretti.
Durissima la replica della leader di Fratelli d'Italia: "Governate con odiatori seriali 5 Stelle, tacete sulle violenze dei centri sociali, andate a braccetto con le sardine (il cui odio organizzato puoi leggere sui social) e con chi organizza convegni giustificazionisti sulle foibe e vorreste dare lezioni? Non ne avete la statura", conclude.
Zingaretti colpito e affondato.
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