lunedì 10 febbraio 2020

Siamo (o eravamo?) un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori e di trasmigratori

75 anni di totale e sistematica propaganda denigratoria  non sono riusciti a cancellare le opere del regime fascista nella memoria e nella coscienza di una buona parte del popolo italiano. Non si è trattato tanto dell'efficacia della propaganda neofascista, ghettizzata, marginalizzata e fino alla soglia dell'epoca dei social così priva di mezzi da essere incapace di raggiungere pure consistenti aree di simpatizzanti oltre che raramente in grado di superare la soglia del nostalgismo e di alcune formulette retoriche.
Le opere pubbliche e talvolta anche politiche, certe intuizioni sempre politiche del fascismo resistono al tempo e questo pone ovviamente delle domande in un contesto quale quello odierno nel quale democrazia e la politica sono diventati sinonimi di confusione divisoria, chiacchiericcio velleitario e inconcludente e di inefficienza.
75 anni di propaganda antifascista, perlopiù monopolizzata dai socialcomunisti, non poteva che finire per essere percepita, in larga misura come tale e quindi ribaltata, se non ovviamente in riabilitazione totale, almeno in apprezzamento per certe realizzazioni concrete politiche e sociali riconosciute spesso al genio di Mussolini e, in parte forse minore, alla sua creatura.

La questione paradossale è quella che in certi casi, l'aver accentuato e semplificato il fascismo a "decisionismo" e "culto della violenza", cosa che viene operata anche in questa intervista, sia per il contesto di incertezza e confusione  da  "basso impero" in cui ci troviamo nel quale le grandi narrazioni ideologiche (soprattutto quella comunista) hanno perso fascino e sostenitori, sia per reazione alla narrazione ideologica e propagandista antifascista, sia perché - dalla scuola ai media - altri criteri per osservare e giudicare il fascismo non vengono forniti producendo così un interesse anche apologetico superficiale e riduttivo del fascismo.

Quando ci ripetono come un mantra che "il fascismo è un crimine (quindi un reato) e non una opinione (o idea politica)" il paradosso curioso è che si intende bloccare preventivamente ed esorcizzare sia ogni eventuale sviluppo politico della eterogenea ideologia "fascista", sia alimentare dialetticamente - per reazione-contraria - questa riduzione del fascismo a crimine, violenza gratuita e razzismo, fondamentale alla Sinistra per proporsi, anche in momenti di scarso appeal di consensi, come baluardo di umanità rispetto alla risorgente barbarie criminale fascista.
Ora, quello che colpisce nell'ascoltate tutti questi intellettuali antifa è l'incapacità di osservare il fascismo in rapporto sia all'humus culturale in cui nasce e si sviluppa, sia le radici culturali di lungo periodo.
L'essenza del fascismo, si dice, è la violenza. Certo, il fascismo usò la violenza con lo squadrismo, la violenza la estetizzo' (ma anche la,imbriglio' e la incanalo' nelle leggi dello Stato, quindi staccandola dall'uso arbitrario squadrista) ma il contesto qual era? Il contesto era quello delle macerie e della violenza diiffusa prodotte da una terribile e mai vista prima  guerra civile europea, nella quale la nazionalizzazione delle masse (che agevola la creazione dei fascismi, ma evidentemente la precede) costa carissima in termini di vite umane ed economici alle popolazioni europee. Il fascismo porta a compimento questa linea di tendenza  ideologica in contrapposizione sia al notabilato delle elites liberali operatori di una "rivoluzione a velocità lenta" e con interessi legati al proprio blocco sociale di appartenenza e, soprattutto, in concorrenza con le rivoluzioni socialcomuniste, che invece hanno una velocità elevata e istanze radicali. Nell'intervista Scuratii tratta i socialisti da galantuomini e si sorvola con un cenno alla rivoluzione bolscevica.... come se questa fosse stata una rivoluzione (anche questa un qualcosa di mai visto prima) di velluto, dalle finalità giuste e insindacabili e non un terribile e prolungato bagno di sangue e di negazione di molte libertà fondamentali (ancora) che perduro' anche dopo l'affermazione bolscevica e che ii socialcomunisti tentavano, con la propaganda e anch'essi con la violenza, di esportare in Italia e in Europa.
In tutta l'Europa continentale il primo dopoguerra è stato un pullulare di tentativi violenti, rivoluzionari ispirati da partiti che si rifacevano al Marxismo leninismo. Non solo i borghesi, ma tutti coloro che di fare la fine della Russia non avevano intenzione, che dovevano fare? Il fascismo fu reazione durissima e sostanzialmente proporzionato all'avversario, però ebbe anche la peculiarità di non essere mera reazione e ritorno allo status quo ma di possedere una sua, seppur eterogenea e talvolta confusa talaltra complessa, visione ideologica su Stato, nazione e società segnata da diverse linee di giustizia sociale e culturali quali interclassismo, corporativismo, romanità, nazionalismo/imperialismo ((ma di diverso tipo rispetto al fenomeno di cui si è abituati a sentirlo evocare), centralità dello Stato, Stato etico ed altro ancora.
Il fascismo tende a creare uno stile che forgi gli italiani, ha tendenze certamente totalitarie, ma anche quando si affronta questo tema e si affronta la questione totalitarismo gli intellettuali antifascisti eludono le radici culturali del problema. Non è il fascismo che inventa il totalitarismo (e certamente non è neppure il peggiore) : la questione del totalitarismo (ovvero si potrebbe definire come un principio ideologico, in genere un particolare scambiato per generale e assolutizzato, usato come fondamento e poi calato o imposto forzosamente sulla società imbrigliandone così le libertà e la sue strutture naturali e fondamentali sia sul piano individuale che associato) rimanda alla questione della cultura e della filosofia della modernità.

Le filosofie politiche e le ideologie  nascono dalla categoria culturale della Modernità la quale intende opporsi e sostituirsi alle categorie culturali, sociali, politiche e spirituali della Cristianità. La Cristianità è una categoria culturale e spirituale che rende omogenea, soprattutto nel medioevo, l'intera società pur in presenza di una enorme quantità di varietà di istituzioni, lingue, culture, tradizioni perchè centrate su due fondamenti: il Dio della rivelazione cristiana come base spirituale e la legge naturale (che come ha sottofondo la filosofia dell'essere, il realismo) che garantisce ogni persona e ogni comunità dalle bizzarrie del soggettivismo e dal relativismo morale e di altro genere, come fondamento giuridico e poi tradotte concretamente in politica.

La modernità è il trionfo dell'antropocentrismo, dell'immanentismo, del soggettivo sull'oggetivto, del volontarismo umano, il cui strumento di affermazione è la forza che si trasforma in violenza, sul diritto e le tradizioni, delle scissioni dell'equilibrio tra i diversi corpi sociali ed anche, soprattutto della scissione più pericolosa, ovvero quella tra moralità politica nel rapporto tra mezzi e fini, nonché della sua separazione dalla moralità personale. Affermazione del diritto del più forte, dei più potenti o diritto dei più numerosi..... in tutte queste  voci sta anche il fascismo, ma non solo lui, evidentemente, ma anche e soprattutto coloro che invitavano a condannarlo.

C'è tutto un processo storico e culturale europeo che deve essere letto con altri occhi diversamente da come oggi ci viene letto: è violenta tutta l'impalcatura culturale della Rivoluzione francese (e del periodo che la precede) ed è violento e sovversivo anche il Risorgimento italiano di cui il fascismo è figlio non meno,!legittimo dei liberali, degli azionisti e dei socialisti, e del quale pur criticamente i comunisti incassano la realizzazione.

Tutti gli elementi del fascismo sono contenuti in germe in queste esperienze e tutto il bagaglio culturale europeo, da Hegel a Nietzsche, dai romantici a D'Annunzio e alle avanguardie artistiche, dall'assolutismo al radicalismo giacobino o al bonapartismo si trovano per frammenti e spezzoni più o meno consistenti che  riemergono o sono  utilizzati nel fascismo (come emblematica ente testimonia anche il percorso e la formazione culturale del suo fondatore). Se i neofascisti odierni o potenziali tali sono ignoranti ciò è dovuto in massima parte proprio alla terra bruciata che gli antifascisti hanno fatto intorno alla destra, trasformandola come il fascismo in sinonimo "aggregazione di ignoranti" (quindi privi di ragioni e costretti a usarea violenza per prevalere,  non essendo possibile in altro modo)ma né il fascismo né i fascisti furono ignoranti: semmai come scrive Noventa e ripete con lui Del Noce, il fascismo fu "un errore della cultura" (uno dei tanti) ma non "contro la cultura". Condannare il fascismo, in realtà, significa mettere in questione anche la categoria culturale e il percorso della Modernità:ma questa operazione si evita accuratamente.
Le ideologie della modernità (fascismo, nazismo, liberalismo, massoneria, socialismo, comunismo ecc.) sono il tentativo di ricostruire artificialmente l'unità e l'omogeneita' sociale  perduta, anzi distrutta, della Cristianità  su piani più bassi che non quello spirituale, con altri criteri e a partire da altri fondamenti: chi mette a fondamento il popolo o la nazione, chi lo Stato, chi la razza, chi le libertà  individuali....

Il fascismo rappresenta uno di questi tentativi che, essendo particolarmente complesso rispetto ad altri, aggiunge degli elementi peculiari quali il richiamo alla tradizione e alla spiritualità che, ora strumentalmente ora sinceramente, viene identificata nel cattolicesimo romano pur presentandosi il fascismo come una forma di risacralizzazione immanentistica dello Stato per via politica eco di forme culturali persistenti del paganesimo antico. Nella sintesi fascista, pericolosa e ambigua quanto si voglia, ci sono pure questi elementi, come c'è Strapaese come Stracitta', e nella misura in cui il fascismo segue, presenta o diffonde anche queste linee di tendenza diventa pure da "rivoluzione" (che propriamente fu, ossia una delle possibili varianti rivoluzionarie che la Rivoluzione offriva) una forma di "controrivoluzione" seppure "imperfetta", come la definisce Settembrini (certamente non tutto il contrario della Rivoluzione come De Maistre avrebbe auspicato).
Il fascismo è  stato tante cose e poteva esserne ancor più, il fascismo non un virus che compare dal nulla ma il prodotto è l'approdo di forme e tendenze politico-culturali storiche che trovarono una geniale  sintesi nella testa di un uomo, Mussolini, declinando questa sintesi  nelle varie e altalenanti circostanze storiche; se si vuole veramente cogliere, capire e forse addirittura esorcizzare il fenomeno fascista, comprenderrne la lunga durata, quanto meno dell'interesse che suscita, questo deve essere problematizzato e letto con la lente della complessità: non dei facili e comodi riduzionismi funzionali ai momenti politici di difficoltà della sinistra. Gli anatemi e la propaganda non potranno che perpettuarne il fantasma e proprio perché evocato in tal modo questo sarà attraente sulle questioni peggiori e per gli individui peggiori.
(Piero Mainardi su Fb - Commento a: Mussolini, l’essenza del fascismo e la leggenda nera dell’«ha fatto anche cose buon: l’analisi di Antonio Scurati su Corriere/Politica

3 commenti:

Anonimo ha detto...

la poesia? quattro parole in fila.. gli artisti? una ''istallazione '' di plastica, scienzati? emigrati altrove, navigatori? sulle ONG-navi, trasmigratori? da pozzallo a taranto:

Anonimo ha detto...

"Salvini è un vero e proprio “archetipo”, è l’“autocoscienza collettiva” del popolo italiano ad averlo prodotto. Fin quando rimarrà questo patto “sottile”, tra Salvini e il popolo italiano, è molto difficile che possa cadere."

(di Roberto Siconolfi)

https://oltrelalinea.news/2019/01/31/a-sostegno-di-matteo-salvini-contro-gli-attacchi-ipocriti-della-sinistra-immigrazionista/

Anonimo ha detto...

https://www.affaritaliani.it/politica/cosa-c-e-dietro-le-sardine-lo-spiega-ad-affari-un-ex-sardina-appena-espulso-652801.html