L’ex ministro dell’interno dovrà rispondere davanti ai giudici delle accuse di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio. Salvini si è detto tranquillo e pronto al processo, osservando però come questa vicenda giudiziaria dimostri che i tribunali vengono usati per fare politica e sia quindi molto pericolosa, perché crea un precedente.
Le parole di Luca Palamara, il quale in una conversazione intercettata con un altro magistrato spiegava come Salvini dovesse essere comunque attaccato, sebbene avesse ragione, stanno trovando conferma.
Non bisogna dimenticare che l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini è stata votata dalla maggioranza giallo-rossa, un metodo visto e rivisto: quando non riesce a sconfiggere l’avversario politico nelle urne, la sinistra cerca di abbatterlo per via giudiziaria. È stato così per molti anni con Silvio Berlusconi e adesso nel mirino di questo scandaloso modus operandi c’è proprio Matteo Salvini.
L’agenda dei leader politici di maggioranza in questo periodo dovrebbe essere occupata da incontri e attività volte alla ripartenza del Paese dopo l’emergenza sanitaria, non piene di udienze di processi politici. Ai giudici non dovrebbe essere concesso il potere di sindacare gli atti politici di un governo. Purtroppo, invece, siamo per l’ennesima volta di fronte ad una realtà che mina il principio della separazione dei poteri, uno dei pilastri fondamentali dello stato di diritto e della democrazia liberale. - Fonte
1 commento:
Se al Tribunale di Palermo i fatti venissero prima della politica i giudici dovrebbero prosciogliere Matteo Salvini e rinviare a giudizio per sequestro di persona Marc Reig Creus, comandante della nave Open Arms. Il vero rapitore di migranti in quel caso non fu Salvini ma lui.
Fu lui, d'intesa con la Ong spagnola di Oscar Camps, a trasformare 147 migranti in uno strumento politico per colpire le politiche anti-sbarchi del capo della Lega. E fu lui a pretendere di tenerli in mare dal primo al 20 agosto rifiutandosi ripetutamente di far rotta su Malta o sulla Spagna. Per comprendere le responsabilità di Creus basta la cronistoria della mini-odissea della Open Arms.
Dal 1 agosto, quando imbarca il primo carico di migranti davanti alle coste libiche, fino al 20 - quando il giudice Luigi Patronaggio ne ordina il sequestro, Creus resta sempre davanti alle coste italiane rifiutando sia l'offerta di approdare a Malta, sia quella di raggiungere un porto spagnolo. Una scelta in linea con le rivendicazioni politiche di una Ong che non si limita a recuperare i migranti in mare, ma ne difende il diritto a violare i confini dell'Italia, ventre molle dell'Europa, e a raggiungere gli altri paesi Ue. La pretesa di sbarcare solo e soltanto in Italia è, nell'ottica di Creus e della Ong, indispensabile per smuovere i media, attivare i magistrati sensibili alla causa dell'accoglienza e dividere un esecutivo gialloverde ormai traballante. Proprio per questo il comandante rifiuta di far rotta come, proposto da Madrid, sui porti spagnoli di Algeciras o di Mahon, sull'isola di Minorca. Due porti che potrebbe raggiungere in soli 5 giorni, un quarto del tempo trascorso intorno a Lampedusa e alla Sicilia.
Anche perché in base al diritto marittimo internazionale (sempre ignorato se di mezzo ci sono i migranti e l'Italia) una nave è territorialmente parte dello Stato di cui batte bandiera. Dunque, in base al trattato di Dublino, l'accoglienza e l'assistenza dei migranti della Open Arms non competevano all'Italia, ma a Madrid. Altrettanto sconcertanti sono i perché con cui il comandante spiega il rifiuto di far rotta su Malta. «Perché - sostiene Creus - era un porto piccolo e aveva autorizzato lo sbarco solo per trenta persone... Il resto delle persone che avevamo a bordo non poteva comprendere perché solo in 30 potessero scendere... Perciò abbiamo detto: o tutti o nessuno». Mentre Creus fa carte false per arrogarsi il diritto a entrare in un porto italiano Salvini resta, invece, dalla parte della legalità. La cronistoria parla chiaro. Il 2 agosto, quando viene rifiutata la prima richiesta di un «porto sicuro» l'allora ministro degli Interni agisce al riparo di quel «decreto sicurezza bis», approvato dal governo giallo-verde due mesi prima. E con Salvini stanno i ministri pentastellati Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta firmatari, fin dal 2 agosto, del divieto d'ingresso. Un divieto che resta pienamente legittimo fino al 14 agosto quando il Tar del Lazio accoglie un ricorso della Ong spagnola. E qui sta il punto.
Per ben 14 dei 20 giorni della vicenda Open Arms gli unici e soli responsabili della permanenza in mare dei migranti sono il comandante Creus e i capi della Ong. Salvini resta dunque teoricamente imputabile solo per i sei giorni successivi. Ma si tratta di un periodo limitato e confuso in cui il premier Giuseppe Conte, i ministri Toninelli e Trenta e il resto dei Cinque Stelle scelgono di rinnegare la linea precedente non per una resipiscenza umanitaria, ma al solo scopo di isolare un alleato trasformatosi in avversario. Il tutto mentre Creus e la Open Arms ringraziano e scaricano a Lampedusa un carico di migranti usato per venti e passa giorni alla stregua di una potente e dirompente arma politica.
https://www.ilgiornale.it/news/politica/ecco-chi-ha-sequestrato-i-migranti-open-arms-comandante-1940255.html
Posta un commento