venerdì 10 aprile 2020

Almeno questo: non vendeteci una sconfitta per una vittoria!

La politica non è una scienza. È il luogo della retorica. Anzi: è il luogo in cui la retorica è nata. E dunque è percezione, racconto della realtà. Non la realtà. Ma la narrazione può drappeggiare, velare, alterare la realtà. Non capovolgerla. Oddio: la menzogna è possibile. Anche radicale. Ma è una scelta di corto respiro. Stupida prima ancora che immorale. 

E dunque va bene: l’Italia ha perso la sua partita in Europa. L’ha persa malamente e clamorosamente. La Francia ci ha usati e poi abbandonati per strada quando aveva raggiunto i suoi obiettivi; la Spagna non ci ha seguiti. E dissoltosi il presunto “fronte mediterraneo”, l’Italia, da sola, si è piegata all’ukase germanico. 

Quel MES che il Conte de La Pochette fino a ieri riteneva uno strumento “inaccettabile” ritornato sul tavolo. Come unica e vera opzione. Uno MES senza condizioni? Ridicolo. Le condizioni ci sono e sono umilianti: non potremo pendere un euro che non sia direttamente o indirettamente legato all’emergenza sanitaria. – gli olandesi si sono premurati di chiarire bene i limiti cogenti dell’avverbio “indirettamente” – e dunque per la catastrofe economica e sociale che si abbatterà sul nostro paese non avremo l’aiuto dell’Europa. Sì: c’è il SURE: 100 miliardi per l’emergenza sociale immediata. 100 miliardi da divide in 27. Briciole, se si pensa a quanto sta facendo la FED. Una ciotola di pan bagnato lasciata fuori alla porta per i cani affamati. Noi. 

Oltretutto la condizionalità dei prestiti è nelle radici stesse della UE; precisamente nell’articolo 136 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione. Perché un prestito fosse davvero incondizionato, dovrebbe cambiarsi all'unanimità quell’ articolo. Il che non avverrà mai. 

E dunque sconfitta, defaite, defeat, derrota, Niederlage. 

Va bene, prendiamone atto. Dopo Canne, il console superstite annunciò che a romani che l’esercito era stato distrutto in una grande battaglia e che il momento era gravissimo. Il riscatto di Roma cominciò in quel momento. Da quel duro confronto con la realtà. 

Per questo, accettata, metabolizzata questa catastrofe politica, non possiamo accettare che un Gualtieri qualunque ce la venda come una vittoria. Per carità: siamo abituati alle menzogne. Ma c’è un limite quantitativo e qualitativo che non può essere superato. A meno che questi dilettanti non ritengano gli italiani talmente mitridatizzati rispetto alla nullaggine della loro classi dirigenti, da prender per vere anche le favole più inverosimili. E chissà. Forse hanno ragione loro, se ancora due giorni fa la stampa di regime – dal Fatto Quotidiano al Corriere della Sera – ci ha descritto i 500 miliardi che magicamente pioveranno sulle imprese italiane con la stessa passione con cui Dumas descrive il tesoro di Montecristo. 500 miliardi che non ci sono; 500 miliardi che arriveranno dalle banche private; 500 miliardi da restituire in cinque anni con tanto d’interessi; 500 miliardi che saranno in gran parte risucchiati da una fiscalità che già tra due mesi tornerà a bussare alle porte delle imprese italiane. 

Ecco: se abbiamo creduto a questo, possiamo davvero credere a tutto. Anche alla menzogna che stanotte la Germania non ci ha umiliati. E che la lettera che un imprenditore ha spedito al Conte de La Pochette – "Io chiudo la mia fabbrica, metto gli operai in mezzo alla strada e mi prendo il reddito di cittadinanza." – sia una iniziativa bislacca e provocatoria e non l’esito più logico di una politica da venditori di strada di magiche lozioni per capelli.
(Biagio Buonomo)

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' un articolo del 2017, ma la dice lunga su quello che ci aspetta...

Che molto del destino economico della Grecia dipendesse dalla Germania lo avevamo capito ormai da tempo. E l’ultima tappa di un processo articolato si concretizza nella presa d’acciaio dei tedeschi su tutti i maggiori aeroporti della repubblica ellenica, scrive il Giornale

http://www.imolaoggi.it/2017/06/03/la-germania-si-compra-tutti-gli-aeroporti-della-grecia/