sabato 20 giugno 2020

Anatomia del fondamentalismo politicamente corretto

"Parti per difendere una vittima di colore, passi per razzie e assalti ai polli della globalizazione consumistica, arrivi a buttar giù statue a casaccio: sarebbe il movimento AntifàBlack Lives Matter”, sponsorizzato da trafficanti e divi di Hollywood, che fa a gara di emulazione dell’Isis: giù i monumenti di Churchill e Lincoln. Uno salvò l’Inghilterra dal nazismo razzista, l’altro abolì la schiavitù e ne ebbe una palla in fronte. Ma che fa? La mandria fanatica non conosce limiti e decenze, aborre la storia e la cultura come le Sardine disciolte del Mattia che dice: ora rieducare gli italiani. Ci pensa lui, col cerchietto? E dove, in appositi campi? Black Lives Matter in sé non esiste, esiste il fondamentalismo del politicamente corretto, sempre più furibondo, sempre più intollerante, al quale “le vite dei neri” offrono magnifico pretesto.

Vediamolo un po’, questo fondamentalismo ruggente nelle sue articolazioni. Il bianco occidentale, il maschio bianco come lo chiama la ineffabile Rula Jeabral, amica del “porco bianco” Weinstein, tenuto a vergognarsi di sé, ad umiliarsi, per il solo fatto di esistere, a furia di inginocchiamenti e assembramenti, questi ultimi considerati virtuosi, non contagiosi, non infettivi a differenza di quelli di destra che, secondo un curioso esponente della sinistra passepartout, sudano, puzzano. L’impudenza con cui i media organici hanno trattato cortei e manifestazioni a seconda della matrice ideologica ha del leggendario, a conferma che perfino un agente patogeno può venire sfruttato per una propaganda sgangherata. Gli stessi che fino a tre mesi fa consideravano razzista proteggersi, adesso considerano razzista la normalità, laddove la segregazione sarebbe indice di libertà.

Esattamente la menzogna che si usa nei regimi totalitari e alla quale, non a caso, si è prontamente allineato Bergoglio. Virus come pretesto per il controllo, controllo come pretesto per durare al potere, potere come pretesto per fare ingoiare il rischioso meccanismo del Mes: tutto questo l’abbiamo capito, l’avevamo fiutato per tempo, ma c’è qualcosa che va oltre, un conformismo sanitario minaccioso e pervasivo: su Twitter se citi la sigla “Covid”, non importa a quale proposito, subito ti compare l’avviso a pensare nel modo giusto e a non cedere al negazionismo.

Negazionismo, l’accusa infamante, immancabile ogni volta che rifiuti la distorsione massiva. Anche non inginocchiarsi sa di negazionismo, come se sottrarsi alla pagliacciata ipocrita degli arrivisti e dei narcisi equivalesse a indossare il cappuccio del Ku Klux Klan. Così per tutto, abusi del potere, questioni razziali, identificazioni sessuali. Stanno facendo a pezzi l’autrice di Harry Potter, la J.K. Rowling, non si capisce bene in base a quale colpa avendo ella affidato al solito Twitter una microdisquisizione un po’ contorta sul “sesso reale” e le mestruazioni. Ma vai: transofoba, infame, fino al climax grondante amore e correttezza politica: troia. Transofoba? Vengono in mente le maledizioni a Montanelli accusato di fascismo perché gli piacevano i macchiaioli.

Tutto vale tutto, tutto e il contrario di tutto nel segno dell’ossessivismo demente. Se chiedi come mai ci si inginocchia in modo chirurgico, per certi sì per altri niente affatto, non hai diritto di esistere. Se osservi che anche i clandestini sudano, ti fulminano: clandestini non si può dire e comunque non sono contagiosi. Dici che non si può sapere? Lo vedi che sei un razzista. Black lives matter. Scusate ma che c’entra il Black lives matter con lo ius soli? Ah, porco sudato, ti appendiamo per i piedi. E che senso ha devastare la memoria di Churchill e Lincoln? Per forza non lo capisci, sei uno schiavista e vai rieducato. Sempre su Twitter la giornalista Francesca Totolo, vicina a CasaPound, si accorge che un magistrato titolare di inchiesta sul medesimo gruppo di estrema destra simpatizza con la parte avversa, quella dell’Anpi, degli antifà caserecci: è normale, chiede Totolo, che possa gestire una indagine così intrecciata con implicazioni politiche? No, non lo è, deontologia e regole lo escludono, il magistrato dopo i rilievi della Totolo ha rimosso i contenuti militanti dal profilo Facebook sostituendoli con altri più generici. Ma i giornali di regime non hanno dubbi: Totolo è fascista, attacca un pm democratico.

Anche la banda Palamara era democratica e si teorizza la sconvenienza di portare alla luce le sue tresche, quanto a dire la censura virtuosa sull’informazione. Ah, che vergogna questi leak, queste chat spiattellate al pubblico. E se osservi che a contorcersi sono gli stessi che, nella magistratura come nel giornalismo sodale, sulle indiscrezioni e sui leak hanno costruito la carriera, ti trattano da provocatore. Lo stato economista, lo stato delle patrimoniali? Certo, questo è il vero liberalismo, l’unico, capito, stronzi. La sinistra popolare che predica distanziamento sociale, diffidenza tra umani? Sicuro, e se non ci state siete criminali".

Ma che strana, questa democrazia delle ossessioni e delle contorsioni che nega qualsiasi pluralismo e legittima la follia irrazionalista, ultra-romantica. Una democrazia che si alimenta di censure, di avvertimenti, di sabotaggi e di statue martellate. Che funziona non in base ai riscontri scientifici, fattuali, ma alle ospitate televisive dei virologi più alla moda e politicamente sorretti. Certo, nel mondo in genere e in Italia in specie non ha mai avuto troppa fortuna la democrazia del dissenso e della riflessione, a spuntarla sono sempre i tribuni, i violenti, i fanatici e ne abbiamo memoria recente, i furibondi anni ’70 dei miraggi e degli abbagli di massa sono lì, a un passo dalla memoria.

Ma, dopo tanto sangue versato, gli anticorpi dove sono? Dove, se i meccanismi si riproducono ancora più assurdi e più tragici? Dove, se i cretini hanno sempre più voce in capitolo e tratteggiano democrazia formato Isis che discrimina perfino in base alla traspirazione? Quando si dice: non condivido il tuo pensiero, ma darei la vita, la tua, perché tu non possa manifestarlo. (Max Del Papa - Fonte)

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