sabato 27 giugno 2020

Il terrorismo psicologico “Forza Covid” punta alla proroga dello stato di emergenza. E l’opposizione sembra non capirlo

Da quando i dati mostrano con irrefutabile evidenza che in Italia – primo paese europeo a essere investito massicciamente dal Covid – l’epidemia è sostanzialmente finita, e i pochi casi positivi rimasti sono quasi tutti asintomatici, il governo Conte, il suo comitato tecnico-scientifico e i media che lo sostengono hanno scatenato una potente campagna di terrorismo psicologico, inventandosi ogni giorno paurosi “focolai” dovunque in Italia, rovinose esplosioni dell’infezione in tutto il mondo, “seconde ondate” pronte a seminare strage in autunno.
Inutile dire che si tratta di una montagna di sciocchezze in malafede. I famosi focolai italiani producono qualche decina di casi positivi (non di malati! Quelli si contano sulle dita di una mano e non sono gravi), e dopo qualche giorno non se ne sente più parlare. Qualcuno ricorda il famoso contagio di mase dei rom in Molise? Oggi quanti malati di Covid ci sono in Molise? E il Lazio? Dopo il caso tutto interno alle strutture sanitarie del San Raffaele, quanti contagi giornalieri ci sono oggi nella regione? Quasi zero, come quasi ovunque. E così finirà a Mondragone e in tanti altri luoghi oggi sbattuti in prima pagina. Soprattutto perché il virus, anche quando viene rilevato, ormai fa ben pochi danni. Per non parlare del ridicolo indice Rt, totalmente indecifrabile, adottato apposta, sembrerebbe, per non far capire niente a nessuno ma generare una oscura paura, per cui anche nelle regioni dove il Covid non esiste più ci si senta sempre sotto una spada di Damocle.
E in quanto alla situazione della pandemia in altri paesi, europei o extraeuropei, la valutazione andrebbe fatta caso per caso, in relazione alla fase della “curva” in cui quel paese si trova e all’incidenza del contagio in termini di mortalità e di peso sui sistemi sanitari, senza sparare anche in questo caso nel mucchio.

Se, comunque, si vanno a considerare i focolai in questione con maggiore attenzione si scopre quasi sempre che si tratta anche in questi casi di un numero di contagi molto limitati, come nel caso di Pechino o anche dei mattatoi tedeschi, che pesano molto meno sulla “curva” e sulle strutture ospedaliere rispetto alla situazione che in quel paese esisteva anche solo un mese fa, quando l’infezione era già in evidente fase discendente.
In ogni caso, dal punto di osservazione italiano l’unica conseguenza che i media e il governo dovrebbero trarre dal monitoraggio dell’andamento della pandemia su scala mondiale sarebbe la consapevolezza dell’esigenza di esercitare controlli rigorosi alle frontiere su tutti coloro che provengono da paesi in cui il contagio è in uno stadio ancora intenso e problematico: cercando di non ripetere i clamorosi errori di sottovalutazione compiuti tra gennaio e febbraio, quando l’esecutivo non volle imporre (per negligenza, sudditanza politica e pregiudizio ideologico) controlli e quarantena a chiunque arrivasse in Italia dalla Cina. Ma, guarda caso, proprio di questo aspetto il governo non parla mai, e ad oggi è ancora molto nebulosa la disciplina adottata nei confronti dei viaggiatori provenienti dall’estero, essenziale tra l’altro ad assicurare la ripartenza “in sicurezza” del settore turistico, che è vitale per tante aree del paese. Anzi, in tal senso si dà un segnale totalmente negativo – anche qui per scelta politica e ideologica – continuando ad incoraggiare l’afflusso degli immigrati clandestini, sottratti ad ogni regola di sicurezza, tra i quali, come si è visto, molti risultano positivi al virus, e potrebbero diffonderlo ampiamente nei centri di “prima accoglienza” dove vengono ammassati, come poi sul territorio nazionale dove prima o poi verranno lasciati liberi, come sempre, di muoversi in maniera incontrollata.
Ma il problema fondamentale ora non sono le patenti bugie e contraddizioni della campagna terroristica “Forza Covid” governativa e filo-governativa, intensificata a dismisura nelle ultime settimane. Il problema urgente è adesso comprendere qual è l’obiettivo primario della campagna stessa. In molti abbiamo già più volte notato come il continuo allarme alimentato sull’epidemia serva ai media mainstream per vendere, sollecitando la paura profonda ancora diffusa, dopo il bombardamento psicologico dei mesi scorsi, ampie fasce della popolazione, e serva al governo Conte, e soprattutto a Conte come soggetto politico “in proprio”, per consolidare il proprio potere, “congelando” la dialettica politica ordinaria e tentando di coprire gli effetti della enorme crisi economica provocata dal virus, ma soprattutto dalla insensata gestione governativa del “lockdown” e delle riaperture. Ed esiste sicuramente, come su queste pagine ha recentemente ricordato Claudia Passa, anche una parallela campagna di terrorismo psicologico internazionale, alimentata dalla propaganda cinese per mettere in difficoltà gli Stati Uniti, e dai grandi centri di potere progressista occidentali – corporations, imperi mediatici digitali, organizzazioni internazionali asservite agli interessi cinesi, Ong – specificamente per delegittimare leader conservatori sgraditi all’establishment come Trump, Bolsonaro e Johnson, e in particolare per cercare di far perdere a Trump le prossime elezioni presidenziali.

Tutto questo è vero. Ma ormai è chiaro a mio avviso, dalla virulenza e compattezza dell’ultimo assalto propagandistico lanciato da parte governativa, che Conte e chi lo sostiene si prefiggono principalmente un risultato molto più circostanziato ed immediato: arrivare al 31 luglio, data di scadenza dello stato di emergenza promulgato a fine gennaio, potendo sostenere che l’emergenza non è finita, e quindi imporre il prolungamento dell’emergenza stessa fino a gennaio 2021. Ciò blinderebbe ancora il governo, impedendo una crisi, e consentirebbe ad esso di continuare a tentare di governare attraverso decreti “regi” (vedi gli incredibili “pieni poteri chiesti per il ministro dell’economia Gualtieri) e Dpcm, bypassando il parlamento ed emarginando di fatto l’opposizione.

Come molti ricordano, Conte aveva già tentato il “colpaccio” facendo inserire quasi di nascosto all’interno dello sconfinato “decreto rilancio” un articoletto che incidentalmente estendeva lo stato di emergenza di altri sei mesi. Ma la sua manovra fu scoperta e denunciata per tempo, nonché severamente giudicata da alcuni giuristi prestigiosi, e il premier fu costretto allora a fare marcia indietro. Ora egli sta cercando di ottenere lo stesso scopo con un altro metodo: quello, appunto, di far passare l’idea che che esista ancora una situazione di allarme sanitario in tutto il territorio nazionale, e che dunque sia ancora inevitabile un regime straordinario. A costo che “muoia Sansone con tutti i Filistei”, e l’economia nazionale venga stroncata dalla paralisi sociale.

Non si spiegherebbero altrimenti decisioni insensate, come quella (pur propiziata anche dalle pressioni degli onnipotenti sindacati del pubblico impiego) di prolungare il cosiddetto “smart working” (in realtà in gran parte lavoro a scartamento ridotto e a stipendio pieno) nella pubblica amministrazione fino, appunto, a gennaio, o quella di tenere in piedi fino alla stessa scadenza un inutile e dannosissimo regime emergenziale – fondato su didattica a distanza, distanziamenti, diluizione e diminuzione dei carichi di studio e altri ameni espedienti – per la scuola e l’università.

Tutte le mosse del governo vanno nella stessa direzione, e puntano allo stesso traguardo: la proroga del commissariamento della democrazia italiana attraverso la strategia del “fatto compiuto”, che porterebbe il governo a un passo dal semestre bianco, e dall’obiettivo prefissato con l’operazione Conte-bis orchestrata nell’estate scorsa da Beppe Grillo e Matteo Renzi: arrivare alla fine della legislatura ritardando il tracollo elettorale dei 5 Stelle, traghettandoli verso una nuova leadership e linea politica (quella di Conte), ed eleggere un Capo dello Stato garante del blocco di potere nazionale ed internazionale di riferimento (Berlino-Bruxelles-Pechino). E lo porterebbe a quella meta da una posizione di forza, potendo esso in quel caso prendere le decisioni fondamentali (Mes in testa) senza troppi disturbi, ed influenzare con ogni possibile colpo basso “emergenziale” a favore della maggioranza le elezioni regionali d’autunno. E’ questa la vera partita che il governo sta giocando in questi giorni, ed è questa la più importante posta politica attualmente in gioco nel paese. Non è semplice “tirare a campare” ma qualcosa di più ambizioso, in linea con gli sconfinamenti autoritari e paternalistici dell’azione governativa emersi nei mesi scorsi: “doppiare” il capo del 31 luglio impunemente, trasformando il provvisorio in definitivo nella peggiore tradizione politica italiana, e avvalorando l’idea di “pieni poteri” praticamente a tempo indeterminato. Stupisce davvero, alla luce di tutto questo, che le opposizioni di centrodestra, dopo essere già state nel complesso fin troppo accondiscendenti con la gestione emergenziale di Conte durante il lockdown, non criticando con il necessario rigore gli aspetti incostituzionali e le inaccettabili restrizioni alle libertà fondamentali dei cittadini, oggi ancora appaiano non rendersi pienamente conto di dove Conte voglia andare a parare, delle conseguenze rovinose che deriverebbero al paese da un successo di questa sua manovra, dei rischi enormi che la democrazia italiana correrebbe se fino al 2021 venisse prolungato lo stato di emergenza in un clima di controllo poliziesco sulla società (se ne vedono già le avvisaglie con le assurde regole imposte dalla prefettura di Roma alla manifestazione indetta dalle stesse opposizioni per il 4 luglio) e di potere sostanzialmente illimitato dell’esecutivo.
La prima preoccupazione dell’opposizione in questo momento dovrebbe essere quella di contestare alla radice la “narrazione” catastrofista ed emergenzialista ad oltranza veicolata dal governo sull’epidemia, sottolineare come tutte le evidenze statistiche e scientifiche indichino il contrario, chiedere s gran voce che il governo dichiari in data prossima e certa la fine dello stato di emergenza e il pieno ritorno alla normalità – fatti salvi i necessari provvedimenti di prevenzione, monitoraggio e sicurezza che si renderanno necessari “a regime” per un certo tempo – di tutte le attività economiche e sociali, così come della pubblica amministrazione, dei servizi pubblici, di scuola, atenei, attività culturali. È una questione vitale non solo di economia, ma di regolarità democratica, di rispetto della Costituzione, di ripresa anche psicologica della società italiana.
Invece, purtroppo, dobbiamo notare che non soltanto alle forze di centrodestra – salvo qualche lodevole eccezione – sfugge la centralità di questa questione, ma che ancora oggi esse continuano, con molte loro prese di posizione, ad avvalorare la linea emergenzialista e il clima di paura endemica artificiosamente alimentato da Conte e dai centri di potere che lo sostengono. Come è avvenuto tra l’altro, da ultimo, con le dichiarazioni di Matteo Salvini sul caso del “focolaio” di Mondragone, quando per mettere (molto meritatamente) in cattiva luce il governatore della Campania De Luca il leader della Lega lo ha accusato di non aver usato a sufficienza il suo ormai proverbiale “lanciafiamme”.

In questo caso, come in molti altri, alcuni leader della destra italiana sembrano non comprendere che il problema non è l’incoerenza vera o presunta della sinistra al governo nell’applicare una politica “lockdownista”, ma è proprio il “lockdownismo”, il “lanciafiamme”, il “restacasismo” in se stesso, ancora proposto come linea di governo, che sia applicato agli italiani o ai rom residenti a Mondragone. La priorità politica assoluta dovrebbe essere quella di denunciare con la massima forza l’inganno dell’emergenzialismo ad oltranza, dell’accanimento terapeutico in malafede sul Covid, dell’epidemia tenuta in vita artificialmente per rafforzare altrettanto artificialmente l’attuale esecutivo. Non rendersene ancora conto è segno di profonda miopia politica, nonché di autolesionismo.

Speriamo di non dover dire, alla ormai vicina fine di luglio, con riferimento alle opposizioni, che “quos Deus perdere vult, dementat prius.
Eugenio Capozzi - Fonte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Giuseppe Conte, il retroscena: "7 grillini pronti a votare contro", il governo cade sul Mes

27 giugno 2020
Giuseppe Conte risponde piccato ad Angela Merkel sul Mes: "Rispetto la Cancelliera, ma a far di conto per l'Italia siamo io, Gualtieri e i ministri". E aggiunge: "Sul Mes non è cambiato nulla". Anche perché i 5Stelle l'hanno riservatamente accusato di non difendere abbastanza la loro posizione, di "lavarsene le mani". Anche perché in Senato si deciderà il destino del Mes e del governo e la maggioranza è ad alto rischio. Fonti grilline fanno sapere che sarebbero "almeno sette" i senatori pentastellati pronti alla scissione in occasione del voto sul Mes.
https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/23490666/giuseppe-conte-mes-grillini-voto-contrario-crisi-governo.html

Anonimo ha detto...

Qualcuno si chiede come mai Forza Italia a differenza di Lega e Fratelli d'Italia sia disponibile per il MES.
Semplice.
Perche' Angela ha promesso a Silvietto la piattaforma europea per Mediaset in cambio del Mes!!
Ma non si puo' dire.....

Anonimo ha detto...

Impedire al segretario politico del primo partito del Paese, e leader dell'opposizione, di non poter manifestare o fare campagna elettorale, è un atto fascista.
I veri fascisti oggi stanno a sinistra.

Anonimo ha detto...

Cesare Sacchetti:
Lorenzin sul MES: "basterebbe cambiargli nome e tutto sarebbe risolto." Il PD non pensa a cambiare il MES per evitare di mandare in fumo i risparmi degli italiani. Pensa a cambiargli nome per fare in modo che gli italiani non se ne accorgano.