Matteo Salvini e Giorgia Meloni si ritrovano uniti in Europa, insieme a Viktor Orban e altre formazioni politiche della destra continentale. Un documento comune è stato firmato anche dalla Lega e da Fratelli d'Italia sul futuro dell'Unione euroea.
"L'Ue sta diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa per arrivare alla costruzione di un'Europa senza nazioni". Questa una delle accuse lanciata all'Unione nella 'Carta dei valori europei' firmata a Bruxelles da 16 partiti della destra europea, tra cui la Lega, Fratelli d'Italia, il Rassemblement National francese di Marine Le Pen, l'austriaco Fpoe e l'ungherese Fidesz di Viktor Orban.
Dal testo della Carta
«L’Unione europea sta diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa per arrivare alla costruzione di un’Europa senza nazioni». Questa è una delle accuse lanciata all’Ue nella Carta dei valori europei firmata a Bruxelles da 16 partiti di destra europea tra cui Lega e Fratelli d’Italia, il francese Rassemblement National di Marine Le Pen, lo spagnolo VOX e gli immancabili PiS polacco e il Fidesz ungherese di Viktor Orbán. La lista dei firmatari include partiti dei gruppi del Parlamento europeo di Identità e Democrazia (ID) di cui fa parte la Lega, e dei Conservatori e dei Riformisti (ECR) presieduto da Giorgia Meloni... Leggendo la lista dei firmatari, si notano anche alcune assenze illustri, su tutte il tedesco AfD e gli olandesi PVV e FvD. - Fonte
Cosa dice la dichiarazione
«Riaffermiamo la nostra convinzione che la famiglia è l’unità fondamentale delle nostre nazioni. La politica a favore della famiglia dovrebbe essere la risposta rispetto all’immigrazione di massa», dice il testo, collegando il bisogno di manodopera straniera al calo demografico della maggior parte degli paesi europei, a sua volta causato – secondo i firmatari – dalla distruzione della famiglia tradizionale. Le istituzioni di Bruxelles vengono descritte come strumenti che mirano a distruggere le identità nazionali. «L’uso delle strutture politiche e delle leggi per creare un superstato europeo e nuove forme di struttura sociale è una manifestazione della pericolosa e invasiva ingegneria sociale del passato, situazione che deve indurre ad una legittima resistenza», dice il documento.
«Tutti i tentativi di trasformare le istituzioni europee in organismi che prevalgono sulle istituzioni nazionali creano confusione, minano il senso dei trattati, mettono in discussione il ruolo fondamentale delle costituzioni degli Stati membri», accusa il testo, che poi sottolinea il concetto con ancora più forza «le controversie sulle competenze che ne derivano sono di fatto risolte con la violenta imposizione della volontà di entità politicamente più forti su quelle più deboli. Tutto ciò distrugge le basi per il funzionamento della comunità europea come comunità di nazioni libere».
È soprattutto in questo caso passaggio si riconosce la mano dei partiti polacchi e ungheresi, che vedono gli interventi dell’Ue come delle ingerenze, «violente imposizioni» dei paesi più ricchi e forti della vecchia Europa. La mano orientale ritorna evidente quando il testo accusa l’Ue di voler aggirare il processo decisionale all’unanimità, che per le nazioni dell’Est significherebbe essere messe in minoranza da quelle dell’Ovest. «I recenti tentativi di aggirare questa procedura o le idee sulla sua abolizione (voto a maggioranza contro unanimità, ndr) minacciano di escludere alcuni paesi dal processo decisionale e trasformare l’Ue in una oligarchia».
L’adesione dei principali partiti del centrodestra italiano
L’adesione di Lega e Fratelli d’Italia ha suscitato reazioni nei partiti della maggioranza, a partire dal segretario del PD Enrico Letta che ha commentato su Twitter: «Non si può stare allo stesso tempo con l’europeismo e con Orbán. Non si può essere sostenitori insieme di Draghi e di Orbán. Semplicemente, non si può». Commento condiviso da altri esponenti del centrosinistra.
Se la posizione di Meloni riesce a essere sostenibile in quanto oppositrice del governo europeista di Mario Draghi, pur essendo un’esponente del centro-destra di cui fa parte la Lega, quella di Matteo Salvini risulta ancora più contraddittoria perché arriva nelle stesse ore in cui il Financial Times pubblica la sua intervista nella rubrica Lunch with the FT, in cui Salvini si propone come un leader misurato, europeista e liberale. «È chiaro che l’Europa sta cambiando in meglio dotandosi di nuovi strumenti e nuove regole, e noi dobbiamo accompagnarla. La mia idea di Europa è un’Europa delle persone, non un superstato europeo ma un’unione di diversità e comunità», dice il leader leghista. «Governiamo gran parte del paese e gli italiani non voterebbero per noi se fossimo estremisti. C’è molta pigrizia da parte della stampa estera, perché sul fronte economico siamo assolutamente liberali», afferma Salvini.
Tuttavia, commentando le parole del «Capitano» il corrispondente Miles Johnson ricorda che anche se oggi sostiene il governo Draghi e si presenta come un’atlantista, una volta Salvini girava per l’Italia indossando la felpa con lo slogan «basta euro», esibiva la sua ammirazione per Vladimir Putin, e sosteneva Donald Trump.
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