Ma esistono ancora Dio, Patria e Famiglia? Amando la verità sopra ogni cosa, e rispettando la realtà prima di tutto, risponderei onestamente di no, non esistono ancora. Nel senso che non si tratta di residui perduranti del passato, una cittadella assediata da difendere per evitare che venga espugnata. Sono principi sommersi, quasi invisibili, deviati e dissimulati.
L’unica strada possibile per ridare loro dignità e visibilità a me sembra quella di partire dalla loro mancanza, dalla loro eclissi e dal vuoto che ne deriva. E vedere come può vivere, se può vivere, una società o una persona che abbia abbandonato quei punti di riferimento, diversamente nominati, che riguardano il rapporto con il cielo, con la terra e con la casa, i legami primari della nostra vita. Al posto di Dio resta quell’entità labile e friabile che è l’Io. Al posto della patria c’è lo sconfinato deserto denominato globale, dove sciamano masse di sradicati. E al posto della famiglia, come si sa, c’è la mutevole asimmetria dei rapporti transitori e a volte transgenici in cui il singolo prevale con i suoi desideri su ogni comunità, legame e dedizione. Da qui la necessità di ripensare e rifondare quei principi cardinali della vita e di sottrarre le motivazioni della vita al dominio della tecnica e del mercato.
Francesco Borgonovo fa un’ampia e ragionata rassegna dei pensieri, delle tesi e degli autori che si oppongono a questo nichilismo pratico di massa e scorge le linee per una difesa. Quel “difendi, conserva, prega” che perfino Pasolini aveva indicato come condotta di vita a chi vuol davvero portare in salvo la tradizione incarnata.
Dio resta sullo sfondo, come un Testimone Implicito nel testo di Borgonovo che si incentra sulla difesa della patria, del padre e della famiglia. Borgonovo combatte la sua battaglia quotidiana su la Verità contro la demenza del politicamente corretto e la distruzione della nostra civiltà.
Dio, Patria e Famiglia – ho cercato di dire in altri miei scritti, anche in un testo espressamente dedicato già nel titolo a quella trinità – sono proiezioni e protezioni: proteggono dal caos, dal nulla, dalla solitudine e dall’insensatezza e ci proiettano in cielo, nella vita comunitaria, nella storia passata e futura, a partire da quella trasmissione selettiva e primaria che è la tradizione. Senza quegli argini e quelle prospettive, l’umanità si perde nella hybris, nella dismisura, perde il senso della realtà e dei suoi limiti, non coglie l’esigenza di avere una rotta, una stella polare, una barca su cui navigare.
In altri tempi avrei detto che il manuale di difesa suggerito da Borgonovo dovrebbe tradursi in una rivoluzione conservatrice. Oggi trovo sempre più impraticabile la parola rivoluzione, che implica un soggetto collettivo rivoluzionario, un movimento, un partito, un ordine che francamente non intravedo. Preferisco allora seguire la linea di chi come Junger, come Evola, come altri solitari pensatori, proponeva di cavalcare la tigre, di adottare un modello di condotta da ribelle, da autarca, se non addirittura da anarca per amor dell’ordine e non del caos, senza però alcuna militanza di natura politica o civile.
Perciò suggerirei di accantonare l’idea di una rivoluzione conservatrice e tentare piuttosto una ribellione conservatrice: ribellarsi vuol dire anche sottrarsi al gioco, già a livello singolo o di gruppo ristretto e non necessariamente politico; non accontentarsi di quel che passa il potere, culturale e non solo, e adottare una condotta non-conformista, indipendentemente dall’adesione o meno a movimenti politici. Ribellione e Tradizione. Una posizione più che impolitica o apolitica, direi prepolitica, che comunque prescinde da eventuali sbocchi politici, militanti o meno.
E a questo punto l’idea sacrosanta di difendere, che è il filo conduttore dello scritto di Borgonovo, forse non basta, deve magari coniugarsi ad altro che non sia solo difensivo, ma che sappia vedere oltre, sapere oltre e osare oltre.
Marcello Veneziani Prefazione a Conservare l’anima, Manuale per patrioti, di Francesco Borgonovo (ed. Lindau)
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