Dedicato a quelli che non ne hanno mai abbastanza, che vorrebbero l’esercito per le strade, anzi in salotto o a presidiare l’ingresso del bagno. E magari il bando con “fine pena mai” per i reprobi colpevoli di anelare a una boccata d’aria oltre il filo spinato del proprio balcone. Insomma, eccovi una consulenza legale gratuita per instaurare un regime “efficiente” e “responsabile”. Avete presente? Quella “cosa” dove le autorità passano a rastrellare casa per casa e a segregare gli infetti oppure a rieducare i riottosi (differenza, invero, sottile). Recapitandoli, poi, ad apposite “strutture” deputate alla sanificazione ovvero alla “rieducazione” degli “infetti”. Ora segnatevi queste dritte giuridiche, grazie alle quali potrete ottenere misure ancora più “restrittive”; quelle che, a voi, non bastano mai. Ma non siete i soli, sapete. Oggi, il Governatore del Veneto ha imposto, con ordinanza, ai suoi concittadini di non allontanarsi, pedibus scarpantibus, più di duecento metro dalle petunie dei rispettivi giardini.
E, sempre oggi, nella conferenza stampa quotidiana dei Commissari Straordinari (o come diavolo si chiamano), ho sentito ventilare una ipotesi agghiacciante, se non ho capito male; del che, nel caso, anticipatamente mi scuso. Che, cioè, gli asintomatici positivi possano essere allontanati coattivamente dalle loro famiglie per evitare ai parenti stretti l’onta (e i rischi mortali, va da sé) dell’immondo contagio. Vi spiego, allora, come si fa. Così magari fate giungere la strategia alle orecchie aguzze di chi di dovere. Per esempio, di chi ci sta consegnando, approfittando dell’immenso casino che c’è, al MES. Allora, ecco la ricetta.
Prendete l’articolo 32 della nostra Costituzione. Quel rottame democratico dove si legge: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”. Non preoccupatevi dell’apparente eccesso di garanzia (per la libertà vostra e altrui). Proseguite nella lettura della norma, piuttosto: “se non per disposizione di legge”. Ecco, adesso cominciamo a ragionare come si deve. Con una “legge”, si può autorizzare la coercizione (in gergo giuridico si parla, appunto, di “riserva di legge”). Bisognerebbe, però, bypassare pure l’altro vetusto privilegio sancito dall’articolo 16 della Suprema Carta, così declinato: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”. Di nuovo: non datevi pena. Letta la norma, trovato l’inganno: “Salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.
Ora, riflettete. I motivi di sicurezza e sanità li avete: l’emergenza Covid, che cavolo! E avete pure la legge. È l’articolo 1 del D.L. nr. 6/2020; quello, per intenderci, in forza del quale l’Italia è stata trasformata in un ghetto del Quattrocento e il Governatore del Veneto può irreggimentare le nostre ore d’aria entro il perimetro del fottuto cortile. Orbene, l’articolo 2 dello stesso Decreto consente ai Pubblici Poteri di adottare provvedimenti ulteriori “anche fuori dai casi di cui all’articolo 1”. A questo punto, vi basta un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (cioè una fonte di rango secondario) per imporre il tampone obbligatorio a chicchessia. Se il cittadino è “positivo”, lo internate in una “struttura protetta” sradicandolo dal suo domicilio. Se rifiuta il tampone, lo considerate “positivo presunto” e gli fate fare la medesima fine.
Dopotutto, ogni bene è immolabile al “bene supremo” della salute collettiva, giusto? Robespierre sarebbe d’accordo con voi. Ma anche diversi Regimi del Novecento, credetemi. E tutto ciò in nome della “salvezza nazionale” o della “salute pubblica”, e con il consenso plaudente di sterminate masse di coglioni. Ora, è vero che – come diceva Marx – la storia si ripete sempre due volte, la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. A volte, però, fa un’eccezione. E concede il bis.
Francesco Carraro - Fonte
Prendete l’articolo 32 della nostra Costituzione. Quel rottame democratico dove si legge: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”. Non preoccupatevi dell’apparente eccesso di garanzia (per la libertà vostra e altrui). Proseguite nella lettura della norma, piuttosto: “se non per disposizione di legge”. Ecco, adesso cominciamo a ragionare come si deve. Con una “legge”, si può autorizzare la coercizione (in gergo giuridico si parla, appunto, di “riserva di legge”). Bisognerebbe, però, bypassare pure l’altro vetusto privilegio sancito dall’articolo 16 della Suprema Carta, così declinato: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”. Di nuovo: non datevi pena. Letta la norma, trovato l’inganno: “Salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.
Ora, riflettete. I motivi di sicurezza e sanità li avete: l’emergenza Covid, che cavolo! E avete pure la legge. È l’articolo 1 del D.L. nr. 6/2020; quello, per intenderci, in forza del quale l’Italia è stata trasformata in un ghetto del Quattrocento e il Governatore del Veneto può irreggimentare le nostre ore d’aria entro il perimetro del fottuto cortile. Orbene, l’articolo 2 dello stesso Decreto consente ai Pubblici Poteri di adottare provvedimenti ulteriori “anche fuori dai casi di cui all’articolo 1”. A questo punto, vi basta un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (cioè una fonte di rango secondario) per imporre il tampone obbligatorio a chicchessia. Se il cittadino è “positivo”, lo internate in una “struttura protetta” sradicandolo dal suo domicilio. Se rifiuta il tampone, lo considerate “positivo presunto” e gli fate fare la medesima fine.
Dopotutto, ogni bene è immolabile al “bene supremo” della salute collettiva, giusto? Robespierre sarebbe d’accordo con voi. Ma anche diversi Regimi del Novecento, credetemi. E tutto ciò in nome della “salvezza nazionale” o della “salute pubblica”, e con il consenso plaudente di sterminate masse di coglioni. Ora, è vero che – come diceva Marx – la storia si ripete sempre due volte, la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. A volte, però, fa un’eccezione. E concede il bis.
Francesco Carraro - Fonte
7 commenti:
Coronavirus, niente aiuti Ue senza sacrifici: Germania e Olanda dicono no a Italia e Spagna
Attivare gli eurobond nell'ambito del controverso Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, ma senza i paletti dell'austerity, ossia senza un memorandum che obblighi i Paesi che richiedono il suo aiuto a misure lacrime e sangue. Evitando, in altre parole, scenari simili a quelli visti in Grecia con la Troika. E' quanto chiedono Italia e Spagna per fronteggiare la nuova crisi economica scatenata dalla pandemia di Covid-19. Ma alla prima teleconferenza tra i ministri delle Finanze Ue, Germania e Olanda si sono opposti a questa idea: che siano 'coronabond' con o senza Mes, per Berlino e L'Aja non è possibile concedere aiuti senza condizioni.
E' quanto emerso al termine della riunione 'virtuale' dell'Ecofin del 23 marzo. Secondo quanto avrebbe riferito il ministro Roberto Gualtieri dopo l'incontro con i colleghi europei, l'Italia, come la maggior parte dei Paesi e istituzioni Ue, avrebbe chiesto l'uso di tutte le risorse disponibili a livello europeo, comprese (ma non solo) quelle del Mes attraverso l'emissione di eurobond, senza alcuna condizionalità se non il loro uso per contrastare il coronavirus. Ma il fronte degli Stati più favorevoli all'austerity, che ha già dovuto cedere su Patto di stabilità e nuovo bazooka della Bce, non è intenzionato a cedere sull'ultimo baluardo di rigore rimasto. "L'Olanda è impegnata ad assicurare che una forma appropriata di condizionalità sia rispettata per ogni strumento utilizzato, come richiesto dall'attuale Trattato del Mes", ha fatto sapere il ministro olandese, riassumendo la posizione di questo fronte.
"Non siamo intenzionati a utilizzare il Mes sulla base dell'attuale quadro regolatorio, le condizioni attuali non sono accettabili", avrebbe detto invece il premier Giuseppe Conte, che deve fare i conti anche con le resistenza interne alla sua maggioranza, per la precisione il M5s, che non vuole sentire proprio parlare di Mes. Per i 5 stelle, come per il centrodestra, bisogna puntare al massimo sugli eurobond, ribattezzati per l'occasione 'coronabond', ma senza che si passi dal Mes. Una prospettiva che non sembra essere stata neppure presa in considerazione al tavolo delle trattative tra gli Stati membri, se non nel lungo periodo. In ogni caso, una misura del genere, richiederebbe l'emissione di un debito comune, ossia che ogni Paese metta il suo contributo finanziario a garanzia dei bond (anche perché, se l'Italia lo facesse da sola, non avrebbe spazi di bilancio sufficienti a indebitarsi ulteriormente). Anche in questo caso, pero', Germania e Olanda non intendono aprire i portafogli senza imporre delle condizionalità.
Per Italia e Spagna, le posizioni di austerity non terrebbero conto della situazione di emergenza in cui si trova l'intera Unione europea, e non solo i Paesi attualmente più colpiti dall'epidemia. A differenza di quanto avvenne con la Grecia (e in seguito con la stessa Spagna), il Mes non sarebbe attivato per un solo Stato (o per un gruppo di Stati), ma per tutta l'Unione. E questo perché non siamo di fronte a una crisi dettata da errori interni alla governace economica di un Paese, ma da un fattore esterno, la pandemia di Covid-19, che riguarda tutti. Ecco perché qualsiasi aiuto in tal senso dovrebbe limitarsi a una sola condizione: che le risorse attivate siano usate per fronteggiare le conseguenze ecnomiche del coronavirus. Anche la Francia sarebbe d'accordo con questa visione e starebbe cercando di mediare.
http://europa.today.it/lavoro/coronavirus-mes-memonrandum.html
Marion Maréchal Le Pen:
La leader della destra francese: «Con la pandemia sono crollati Schengen, Maastricht e la solidarietà tra Stati. Quest'Europa è ridotta a uno zerbino di Erdogan. Adesso ci vuole un'alleanza latina per riscriverne le regole».
Da “primus inter pares” a “dominus”. Come Conte ha instaurato la dittatura (di G. Palma)
In parecchi mi hanno chiesto di fare luce, con un linguaggio semplice e contenuti brevi, se sia legittimo o meno che il Presidente del consiglio dei ministri continui a limitare così pesantemente – di settimana in settimana – le libertà fondamentali di sessanta milioni di italiani, attraverso semplici decreti del presidente del consiglio dei ministri (DPCM). Tanto più che nella tarda mattinata di oggi è uscita la bozza di un nuovo decreto, sul cui contenuto si sta decidendo in queste ore, nel quale si parla di misure restrittive addirittura fino a fine luglio.
Il megafono del Quirinale, o quantomeno così passa il giornalista Marzio Breda del Corriere, in un virgolettato scrive che il Presidente della Repubblica avrebbe garantito la legittimità costituzionale di quello che sta avvenendo: “La Costituzione affida al governo il compito e gli strumenti per decidere“. Lo mette in virgolettato, quindi – salvo smentita del Colle – queste sarebbero le parole del Capo dello Stato.
Nel merito, vorrei svolgere una breve riflessione di natura costituzionale. L’ho fatto in un mio post su facebook, seppur di contenuto essenziale, che qui di seguito ripropongo:
Vorrei capire cosa intende il Presidente della Repubblica quando dice che, in casi come questi, la Costituzione affida al governo il compito e gli strumenti per decidere.
Se si riferisce ai decreti legge (art. 77 della Costituzione), questi, pur se atti di fonte primaria – aventi forza di legge – e pur se convertiti in legge dal Parlamento nel termine perentorio dei sessanta giorni, non possono delegare ai DPCM, atti di fonte secondaria, di sospendere le libertà fondamentali (soprattutto senza un limite temporale ben definito). In nessun caso. Anche perché i DPCM non solo non sono soggetti al vaglio parlamentare, ma nemmeno a quello collegiale del consiglio dei ministri. Il Presidente del consiglio, con questo modo di operare, non è più quindi “primus inter pares” (primo tra i suoi pari) ma “dominus” (signore, capo indiscusso).
I cosiddetti “poteri necessari”, invece, sono attribuiti dalle Camere al governo solo in caso di guerra (art. 78 della Costituzione). E non è questo il caso.
Tutto il resto è dittatura dell’esecutivo. Con il silenzio assordante del Colle e del Parlamento.
Giuseppe Palma
http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/per-italia-solo-unora-daria-e-se-fosse-proprio-la-bce-ad-imporci-il-controllo-ai-movimenti-di-capitale/
Appello di Marcello Pera
“Il popolo italiano – si apprende nella nota – responsabile e ammirevole, oggi è invece lasciato solo.
Il Parlamento si riunisce a intermittenza; il Governo si convoca di notte e, sempre di notte, spiega mediante social media; il Presidente del consiglio limita diritti costituzionali tramite decreti poco discussi e frettolosamente convertiti” e “il Capo dello Stato è costretto ad assistere sgomento privo di poteri effettivi ad intervenire”. Per questo, “avvertiamo il bisogno che il capo dello Stato, da tutti apprezzata e riconosciuta autorità morale oltre che costituzionale, si rivolga formalmente e solennemente alla nazione richiamando le istituzioni alle loro responsabilità e le forze politiche alla collaborazione; che il governo si confronti realmente col Parlamento e in primo luogo con le opposizioni; e che il Parlamento si riunisca ad oltranza per svolgere la sua funzione di controllo. Non può esserci una sospensione della democrazia”.
...
L'esecutivo chiede responsabilità e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato la necessità della "stessa unità del dopoguerra": la leader di FdI ha detto che "la responsabilità e la disponibilità" hanno sempre caratterizzato le sue decisioni. Fratelli d'Italia fin da subito aveva chiesto il lockdown totale, l'incremento da 6 a 30 miliardi per i primi interventi economici, una legge per l'estensione del golden power dello Stato su società strategiche, misure a tutela dei disabili e premi a chi in questi giorni è costretto a lavorare: "Diciamo che poi le nostre idee sono un po’ modulate a loro piacimento. Nell’incontro di lunedì Conte ci ha detto che possiamo fare emendamenti ma solo a saldi invariati".
Con queste scelte si stanno inevitabilmente limitando le libertà personali dei cittadini con dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri: "Non è meglio avere condivisione, appoggio del Parlamento quando si compiono scelte così gravi?". Le Meloni infine, nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha esposto che "c'è un problema di comunicazione e uno di visione" e soprattutto ha criticato il Cura Italia definendolo un "mero cerotto" spiegato sabato sera alle ore 23.20: "Non si può rischiare la desertificazione del sistema produttivo non dando prospettive chiare agli imprenditori, non premiando chi invece di chiudere resiste. Di questi temi vogliamo parlare, questi problemi vogliamo aiutare a risolvere. Se ci mettono in condizione di farlo".
CONDIVIDO TOTALMENTE QUESTO PUNTO DI VISTA
Premesso che non minimizzo la situazione...
Premesso che non critico il decreto...
Premesso che non sto invitando a fregarsene o a trasgredire le regole, al contrario...
Premesso che se tutti fossimo dotati di senso civico non saremmo stati testimoni di scene pietose (come l'assalto ai treni e la fuga in massa al sud) e non sarebbero necessarie misure sempre più stringenti...
Detto ciò, quello che cerco di mostrare è che, sull'onda dell'emotività, annebbiati dalla paura, si rischia di legittimare un grande fratello elettronico che potrebbe continuare a sussistere anche dopo la fine dell'emergenza (si veda l'esempio del Patriot Act).
Potete essere d'accordo o no, potete pensare che in questa situazione si debba fare tutto, anche cedere la propria privacy e legittimare geolocalizzazione, droni, ecc. pur di far salva la pelle.
Rispetto il vostro pensiero ma sono ancora libera di criticarlo. Così come voi siete liberi di criticare il mio, magari però argomentandolo, non solo sfruttando retorica (es. "Fatti un giro nelle corsie degli ospedali"), fallacie o ricorrendo a insulti e minacce.
Io continuerò a criticarvi pacatamente.
Ritengo però come Harari che non si debba per forza scegliere tra privacy e salute, che non sia un aut aut. E che anzi si possano e si debbano ricercare, salvaguardare e tutelare entrambe.
Bisogna tornare a essere responsabili, mentre mi pare di vedere che molti cittadini, disorientati per la paura, siano disposti ad affidarsi ciecamente all'autorità e altri, invece, siano dei completi menefreghisti. Come spesso accade, manca un sano equilibrio tra gli opposti.
Un conto è il rispetto delle regole, un altro la cieca obbedienza che sta portando in questi giorni a fenomeni di delazione e psicopolizia. Gente che aveva un'ottima ragione per uscire (commessi di supermercati, farmacisti, ecc.) sono stati aggrediti, gavettonati, insultati perché erano "fuori". E invece lavoravano per la collettività. Sono stati additati come trasgressori senza nemmeno verificare la realtà dei fatti.
Ritengo inoltre che qualcuno stia sfruttando il pretesto dell'emergenza per stringere sempre più le maglie del controllo e della sorveglianza tecnologica.
Sarò complottista? Probabile. A pensare male si fa peccato ma purtroppo, come dimostra la storia recente, spesso si azzecca.
Enrica Perrucchetti
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