domenica 22 marzo 2020

L’unica opposizione “responsabile” è quella che non fa sconti a un governo di incapaci ladri di democrazia

Le polemiche dopo? No. Le polemiche ORA, ADESSO. Mentre un governo di minoranza nel paese e guidato da un signore che non ha mai ricevuto un voto che è uno dai cittadini, si è di fatto impadronito della summa imperii – i famosi “pieni poteri” imputati a Salvini – con la scusa, niente affatto nuova nella storia, dell’ emergenza.
Questo è fascismo, amici. Non in fez ma con la pochette nel taschino.
Il parlamento è chiuso, le TV di stato sono penosamente schiacciate sulle posizioni dell’esecutivo. I giornali - per chi ancora li sfoglia e fatte pochissime eccezioni - sono megafoni di un governo di cui tutto esaltano e cui tutto perdonano. A cominciare da errori marchiani, gravissimi e iterati, di comunicazione. Come preannunciare un decreto senza specificare chiaramente cosa contiene e quando entrerà in vigore. La catastrofe della fuga al sud è figlia di queste esitazioni; e stamattina – dopo l’intervento di Conte - i lavoratori della aziende che chiudono, conoscono con chiarezza il destino delle loro retribuzioni? Gli imprenditori sanno se verranno completamente sollevati da ogni obbligo fiscale? Agli italiani è stata ufficialmente comunicata una lista PRECISA delle attività che resteranno aperte?

Ora: in un paese appena normale un governo prima scrive un decreto, poi lo comunica alla sua maggioranza e all'opposizione e ne anticipa i contenuti alla stampa. E SOLO ALLA FINE il presidente del consiglio si presenta in TV a tenere la sua orazion picciola. Ieri era, ancora una volta, si è partiti dalla fine. Dal siparietto televisivo. Alle undici della notte.

Ma al di là dei modi c’è il merito: la sottovalutazione iniziale, l’irrisione riservata ai governatori delle regioni settentrionali, le apericene e le pizze in compagnia perché “Milano non si ferma”. Perché “L’Italia non si ferma.”

Oscillazioni, mezze idee, ritardi nelle scelte. A inizio mese, per tre giorni, le scuole sono state riaperte – da un lunedì a un mercoledì – mentre la situazione precipitava, mente i malati diventavano migliaia e i morti centinaia. Tre giorni paradossali, grotteschi, che ho vissuto personalmente. Misurando lo sgomento negli occhi dei colleghi e dei ragazzi. Poi un tutti a casa. Per modo di dire. “Tutti a casa” salvo metà della popolazione. Dai lavoratori delle industrie a quelli che volevano fare sport (???) “nei pressi di casa”. Ma cosa significa “nei pressi di casa?” Quanto misura un “presso”?

Poi, ieri sera, un giro di vite. E tu pensi: bene, hanno scelto. E invece, se vai a vedere, saranno in pratica solo le industrie dell’abbigliamento a chiudere. Ma anche qui: chi produce divise seguiterà a lavorare. E aperte resteranno le industrie per la produzione di gomma, carta, plastica, prodotti chimici, derivati del petrolio e naturalmente tutta la filiera alimentare.

E ancora: trasporti marittimi aerei e terrestri, uffici pubblici - anche le segreterie di scuole deserte - banche, agenzie di assicurazione, poste, non interromperanno le attività. Insomma: LA SOLITA, MALEDETTA MEZZA MISURA ALL'ITALIANA.  Non basta: seguiteranno a lavorare i tabaccai, i giornalai, i tassisti, i rivenduglioli di casalinghi, gli idraulici, gli elettricisti, i montatori di apparecchi per il condizionamento dell’aria. E così via, quasi all'infinito. Fino ai call center (!). Altro che “Solo supermercati e farmacie”. Siamo sospesi tra la Cina e l’Inghilterra. Tra l’emergenza e la RECITA DELL’EMERGENZA.

E su questi bei fondamenti abbiamo il coraggio di parlare di “modello italiano”? Un modello lo si giudica dai risultati. Bene: in nessun paese al mondo si muore quanto in Italia. Non sappiamo bene il perché. Qualche scienziato parla di mutazione del virus sul nostro territorio. Altri escludono questa ipotesi e stigmatizzano che, ancora una volta, si è agito a mezzo: non i tamponi di massa come in Corea e Germania, non i tamponi centellinati come in Inghilterra e negli USA. Col risultato che, volendolo controllare e conoscere, non sappiamo quale sia il vero confine del contagio. E dunque come e dove combatterlo per impedire che si allarghi nei suoi effetti peggiori.

Il governo si intesti, intere, le responsabilità di queste scelte. Ma non si azzardi a chiedere all'opposizione di fargli da paravento. Non cerchi consensi da patria in armi. Ci ha condotto lui fino a questo segno. Per cieco e saccente dilettantismo. Il tempo per dirlo, per gridarlo non è un dopo indefinito. È l’ora e l’adesso. (Biagio Buonomo)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Conte lentamente arriva alle conclusioni che la Lega aveva proposto 2 mesi fa, quando Salvini, Fontana e Zaia venivano tacciati di razzismo, sciacallaggio e allarmismo.

Possa questa tragedia finire al più presto.
Poi però si tirino le somme, e chi ha sbagliato paghi.

Anonimo ha detto...

Al termine della diretta Facebook del premier Giuseppe Conte nessuno di quelli che avevano pazientemente atteso (nonostante il ritardo nella trasmissione) aveva capito quali attività sarebbero state aperte ma sapeva che di sicuro qualcuno sarebbe rimasto a casa. Potremmo sintetizzare brutalmente così il discorso del presidente Conte trasmesso “live” nella tarda serata di sabato sera.

Nell’ascoltarlo, almeno chi scrive si è posto tre perché.
● Perché una diretta Facebook?
● E poi, perché una diretta Facebook per annunciare una misura che non c’è ancora?
● E infine, perché questa misura?

Ahinoi, le risposte plausibili non sono le più confortanti.
Sul primo perché, si può ipotizzare che una diretta social sia la via più immediata, semplice e al passo con le mode. Ma i governi non devono essere al passo con le mode, devono fare cose auspicabili in modo auspicabile. Una diretta via social, al di là dell’ingiusto oblio verso quella larga parte della popolazione che non usa Facebook, non sembra opportuna perché manca di quel carattere istituzionale e ufficiale tanto più necessari nei momenti in cui i cittadini hanno bisogno di un governo autorevole. Un governo, cioè, che non sia autoritario ma che nemmeno ci chieda l’amicizia. D’altro canto, è difficile immaginare che il Governo, pur in questa difficile situazione, non abbia, se volesse, il modo per fare un discorso alla nazione con mezzi più adeguati.

Ci siamo tutti chiesti, poi, se servisse una diretta Facebook in tarda serata di un giorno prefestivo per avvisare dell’arrivo di nuovo decreto limitativo dell’attività imprenditoriale e professionale. Con l’effetto che tutti ci stiamo chiedendo, tra le altre ipotesi, se le attività produttive necessarie rimandino ai codici Ateco, o se quelle aperte dovranno essere comunicate a livello territoriale. La verità è che, alle 17 del giorno successivo alla diretta Facebook, cioè quasi 18 ore dopo l’annuncio “live”, non c’è ancora un testo definitivo, ma nel frattempo c’è una nuova ordinanza del ministro della Salute speranza che vieta gli spostamenti fuori comune. Perché allora mettere in allarme e angoscia una popolazione che non si sa per quanto tempo dovrà reggere all’urto anche psicologico dell'epidemia in corso?

Anonimo ha detto...

...segue
Il presidente può anche pensare che l’azione di governo sia in questi giorni improntata alla trasparenza solo perché ogni sera assistiamo in doveroso e pietoso silenzio alla conta delle vittime, o peggio ancora perché ci viene concesso un discorso alla nazione sui social. Ma la trasparenza, sia consentito, a noi sembra altro.

Trasparente è una linea politica che chiaramente spiega la strategia che si sta perseguendo; trasparente è una decisione di governo che viene comunicata quando è ufficiale; trasparente, infine, è una analisi della situazione che consenta di conoscere con molta più omogeneità e chiarezza i dati e i fatti, permettendo a chi di mestiere di comprendere le anomalie del caso italiano, lombardo in primo luogo, senza gettare in pasto alle nostre paure altro che non siano ipotesi e parziali deduzioni.
Questo ci porta anche al terzo perché.

Al di là del contenuto del decreto, quello che non è emerso dall’annuncio di ieri in diretta Facebook, e che invece poteva essere il vero oggetto del discorso, è cosa motivi le misure in arrivo.

Chi pratica il diritto sa che ogni atto, anche quello legislativo, ha e deve avere una ragion d’essere. È una delle principali distinzioni tra l’arbitrio del sovrano assoluto e la discrezionalità dello Stato di diritto.
Ascoltando Conte, invece, al di là delle parole di incoraggiamento da buon padre di famiglia non ne è stata spesa una sulle ragioni che hanno indotto il governo a inasprire il lockdown.

Per quanto emotivamente insostenibili, i numeri dei decessi e degli ammalati gravi vanno visti nel quadro più ampio di una valutazione delle strategie già adottate, di quelle ancora possibili e delle previsioni che gli esperti possono fare sul loro andamento, e che hanno proprio motivato l’estensione delle misure lombarde.

Ci hanno sempre detto che dobbiamo ancora aspettare il picco e dobbiamo attraversare questo lugubre tunnel. Dunque, se una misura restrittiva come chiudere le attività lavorative si impone, cosa la giustifica dal punto di vista dello scenario sanitario? Quali nefaste novità ci sono, tali da dover fare uno sforzo ulteriore? Questo, al di fuori della retorica della trasparenza, non ci sembra di averlo sentito nel discorso, forse perché l’ora era tarda ed eravamo già mezzo assonnati.

Sappiamo bene che è il momento di essere uniti nel rispettoso ossequio alle prescrizioni, e così faremo. Siamo certi che vi siano ottimi motivi che le giustificano, ma poterle, in trasparenza, ascoltare da adulti e cittadini quali siamo sarebbe fonte di conforto e motivo di obbedienza per noi, ma anche fonte di autorevolezza per il governo. Un governo che, altrimenti, senza riuscire a fare quella necessaria sintesi politica che tutti ci aspettiamo in questo momento, rischia di sembrare in balìa delle sirene suonate, ora da alcune regioni, ora da altre, ora dai sindacati e dagli esperti di turno.

https://www.ilsole24ore.com/art/il-governo-non-ci-chieda-l-amicizia-ADnpI9E

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni:
"Chiediamo chiarezza e serietà" attacca Giorgia Meloni che, in un messaggio contro il premier Giuseppe Conte chiede l'immediata convocazione a oltranza del Parlamento mentre l'Italia è nel pieno caos coronavirus. "Con l'ennesima puntata de il decreto, il governo Conte dimostra di non essere in grado di gestire l'emergenza" denuncia la leader di Fratelli d'Italia che chiede la riapertura immediata del Parlamento. "L'assenza di qualunque Norma, dopo oltre 12 ore dall'ultima diretta Facebook del presidente del Consiglio, ne è l'ennesima dimostrazione - dichiara la Meloni - L'Italia è nel caos, ci sono migliaia di aziende, lavoratori e famiglie che aspettano risposte e il Parlamento non si riunisce da oltre due settimane perché Conte vuole fare tutto da solo. Noi diciamo basta: Fratelli d'Italia chiede la convocazione immediata e ad oltranza del Parlamento italiano per poter dare una mano nella gestione di questa crisi. Basta presunzione, basta smanie di protagonismo: è il momento di mettere insieme tutte le energie migliori per affrontare questa frase complessa".
(agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

Anonimo ha detto...

«La tragedia dell’Italia è un avvertimento per i suoi vicini europei e gli Stati Uniti, dove il virus sta arrivando con la stessa velocità. Se l’esperienza italiana mostra qualcosa, è che le misure per isolare le aree colpite e limitare i movimenti della popolazione più ampia devono essere prese in anticipo, messe in atto con assoluta chiarezza, quindi rigorosamente applicate». Lo scrive il NYT, non lo scrive Belpietro, o Sallusti, o Feltri, non lo scrivono i fascioleghisti, lo scrive il giornale che piace ai progressisti di tutto il mondo, il New York Times.

Eh, allora qui c’è qualcosa che non va. Perché da un lato ora veniamo bombardati dai Franceschini, dai Fassino, dagli Zingaretti che ci dicono “Ma quanto è stato bravo Conte”, alla storia Winston Conte, mentre dall’altra parte dell’oceano i liberal dicono di non fare come lui, di agire IN ANTICIPO, esattamente il contrario di Winston Conte e della sua strategia “della proporzionalità”. il New York Times dice la stessa cosa che vado dicendo da MESI.

Vi cito un altro frammento: "Nei suoi tentativi di interrompere il contagio, adottati uno per volta, (isolando prima le città, poi le regioni, quindi chiudendo il Paese in un blocco intenzionalmente permeabile) l’Italia si è sempre trovata un passo indietro rispetto alla traiettoria letale del virus".

Ma ci voleva un genio per capirlo, o bastava essere decentemente neurodotati?

Avvocati di tutta italia, restate vivi, perché prevedo che di cause risarcimento ne avrete tante che non saprete più come fare.(Renzo Puccetti)

Per chi si vuole leggere l’articolo originale del NYT, questo è il link.
https://www.nytimes.com/2020/03/21/world/europe/italy-coronavirus-center-lessons.html?smtyp=cur&smid=tw-nytimes

Anonimo ha detto...

Stefano Montanari afferma che il virus si concentra nei luoghi più inquinati di nano e micro particelle. Infatti la pianura Padana è da sempre intasata, super inquinata di micro polveri e Bergamo anche...Un caso o serve aggiungere che il virus è scoppiato in Cina che ha il più alto tasso di inquinamento del mondo e che sempre dalla Cina (ad es. 1970) e dall'Asia partano questi agenti patogeni? Montanari chiede aiuti economici per i suoi studi, ma viene messo nell'angolo dalle lobby. A proposito, le scie chimiche, queste nebulose chimere del "ci sono, non ci sono"...non dicono spargano particelle ed elementi chimici nel cielo, possibili vettori di virus?

Anonimo ha detto...

...l’emergenza terrorismo non è mai terminata e il Patriot Act è stato successivamente confermato nel 2015 e poi ancora nel 2019.
Lo stato di emergenza si è rivelato un’emergenza senza fine, come le guerre seguite all’11 settembre, ma del resto il nome che Bush aveva dato alle guerre al terrorismo che ne erano conseguite fu “Infinite Justice“, un nome subito cambiato per le proteste del mondo islamico. Dalla giustizia infinita si pass molto più prosaicamente alla guerra infinita, una guerra fatta per non essere vinta ma per essere uno strumento di azione a tempo indeterminato.

All’emergenza terrorismo si è aggiunta in seguito quella climatica e adesso quella epidemiologica, gli allarmi coesistono e si susseguono non lasciando spazio ad un tempo normale, quando uno scende l’altro cresce, il 27 febbraio abbiamo avuto i trojan nei cellulari, e adesso diventano accettabili le app che tracciano ogni attività, poi a distanza di pochi giorni è arrivata la limitazione alla libera circolazione di auto e persone, anche Twitter annuncia di voler controllare quello che viene detto, tutto per motivi giustificati ovviamente, tutto per il nostro bene.

Le tecniche “shock an awe” funzionano così, sotto lo stato di stordimento che segue un evento traumatico la vittima accetta qualunque cosa, si sente minacciata diventando sottomessa e psicologicamente fragile, l’undici settembre con il terrorismo sempre pronto a riaccendersi, la catastrofe ambientale con i suoi isterismi, il terrore dell’epidemia radicato nell’inconscio collettivo della peste nera e nelle troppe pellicole di Hollywood hanno in comune l’effetto shock.

Il Coronavirus girerà ancora per molto tempo, il terrorismo islamico ci accompagna da decenni e la crisi climatica è il nuovo millenarismo apocalittico, non c’è spazio nel modo degli anni ’20 del XXI secolo per la normalità, è uno stato di emergenza permanente e chi non lo vuol capire è il nemico pubblico da denunciare con la delazione e il disprezzo.
Le abitudini sono stravolte bruscamente, i comportamenti di prima diventano presto il racconto mitologico di un’epoca che non c’è più.
Abbiamo poco tempo per riprenderci la normalità e la libertà, il bene che in ogni epoca è stato ritenuto superiore alla vita stessa.
Nessuna emergenza può essere illimitata, nessun prezzo può essere troppo alto per la libertà.
Enzo Pennetta