venerdì 6 settembre 2019

Matteo Salvini e la Lega: morte politica o ritorno trionfale annunciato?

Anche Oltralpe si interrogano. Il politologo e saggista francese Alexandre del Valle su Valeurs Actuelles (nella nostra traduzione): Salvini è davvero finito? Non andiamo troppo in fretta... la "morte politica" del ministro dell'interno e "Vice Presidente del consiglio" italiano è stata annunciata troppo presto... Il nuovo governo 5 stelle-PD, formato per eliminarla, non durerà.

In un video pubblicato giovedì scorso su Facebook, Matteo Salvini, leader della Lega (detta anche “Il Carroccio”) ha avvisato i suoi detrattori: “Non vi libererete di me con un giochino di palazzo, io non mollo”. Il monito è stato lanciato nel momento in cui i suoi rivali e avversari – Partito Democratico (PD, sinistra) e Movimento Cinque Stelle (M5S, populisti) – stavano cercando di costruire il loro futuro governo che, secondo lui, è stato deciso a Bruxelles. Alexandre Del Valle commenta la crisi di governo provocata da Matteo Salvini l’8 agosto, che è sfociata nella sua rimozione, e spiega tuttavia che la “morte politica” del ministro dell’Interno e “vicepresidente del Consiglio” italiano è stata forse annunciata troppo presto...

Nel video, Salvini afferma di avere una “voglia matta di ricostruire” e incita i suoi sostenitori a manifestare il 19 ottobre a Roma organizzando la “grande giornata dell’orgoglio italiano”, facendo leva sulla vena patriottica degli italiani che sono già stati umiliati dopo la crisi del 2008 dai governi di austerità “imposti” da Bruxelles, Parigi e Berlino (in particolare dal governo del veterano della Goldman Sachs, Mario Monti, nel 2011). Ben lungi dal lasciarsi impressionare da quanti hanno annunciato la sua “morte politica” dopo il suo colpo di poker mancato dello scorso 8 agosto, che alcuni hanno definito un “suicidio”, egli annuncia il grande meeting politico del Carroccio che si svolgerà il 15 settembre a Bergamo (Lombardia) e una grande manifestazione a Roma che avrà luogo il mese successivo. Promette di non “mollare”, di denunciare sistematicamente la “politica migratoria lassista” del “governo delle poltrone” formato dal Partito Democratico, neo-alleato dei Cinque Stelle. E lancia l’iniziativa degli “stand in tutta Italia il 21 e il 22 settembre per rivendicare la democrazia, il rispetto del voto e delle regole”. Non gli resta che attivarsi in questo modo se vuole sopravvivere a quello che è comunque uno scacco politico reale. Tuttavia, anche alcuni degli analisti che gli sono più ostili invitano a non “gioire troppo presto” per la “caduta” di questo animale politico e tribuno quarantacinquenne avvezzo alle mosse politiche sin dalla sua gioventù e abile comunicatore sulle reti sociali, dote oggigiorno decisiva: per esempio, il filosofo politico di sinistra accanitamente anti-leghista Maurizio Cacciari ha dichiarato a La Stampa che “il patto PD-M5S rischia di beneficiare Salvini”.

Nessuno può negare che l’unica ragion d’essere di questa coalizione contronatura, paralizzata già in partenza, è quella di impedirgli di diventare il capo del governo. Dando per scontato di poter convincere il suo partner indebolito, Luigi Di Maio, a ritirarsi per divenire lui stesso Primo ministro al posto di Giuseppe Conte, Salvini ha fatto harakiri, spingendo di fatto i suoi due rivali interni ad allearsi con l’ex-nemico giurato comune, il PD. Lui stesso ha riconosciuto di aver “fatto autogol” facendo implodere (troppo presto?) la coalizione che era al potere da 14 mesi, sperando così di provocare il ritorno alle urne, dato che i sondaggi assicuravano la sua vittoria. Invece di soffiare il posto alla marionetta traditrice Giuseppe Conte, Salvini è rimasto vittima del suo tranello: Conte è ancora al suo posto e lui è fuori dal governo. La marionetta, elegante, apparentemente più rassicurante e più misurata di Salvini, ha acquisito popolarità ed è tornata con la corona in testa dal G7 di Biarritz, ove lo stesso Donald Trump l’ha elogiata dietro suggerimento di Macron. Ma Matteo Salvini – la cui popolarità secondo i sondaggi in calo (è passata dal 51% al 36% di opinioni favorevoli), contrariamente a quella del Primo ministro Conte e a quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (da parte sua privo di basi politiche non essendo affiliato a nessun partito) – è ancora di gran lunga in testa davanti a Luigi di Maio e ai suoi avversari del Partito Democratico, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi. Affermare che Salvini sia finito sarebbe quindi per il momento molto precipitoso, tanto più che la popolarità di Conte non potrà far altro che evaporare se la nuova coalizione non stimolerà di nuovo e molto in fretta la crescita, missione impossibile visto il programma anti-imprese e di assistenzialismo del M5S e del PD. Il partito di Salvini, che gode di un’ampia base di sostenitori – oggi anche nel Sud – e che è a capo di molte provincie, regioni e città del Nord, rimane invece in testa ai sondaggi. È probabile che la Lega vincerebbe le elezioni legislative che Salvini non cessa di rivendicare. Quest’ultimo continua ad affermare in modo martellante sulle reti sociali che i suoi avversari e i suoi ex-alleati “traditori” non hanno fatto altro che formare un governo di “poltrone ministeriali” e sono “ostili” alla democrazia e alla volontà del popolo italiano, dato che gli tolgono il diritto alle elezioni. Secondo lui il ritorno alle urne è ineluttabile. Nel frattempo, egli gioca fino in fondo la carta del “primo oppositore”, peraltro resa valida dal fatto che la ragion d’essere del governo è solo l’ostilità nei suoi confronti.

Accanimento generale o sconfitta momentanea?

Secondo i suoi numerosi nemici, Matteo Salvini non ha perso solo la battaglia sul fronte istituzionale: è infatti da mesi che tanto la giustizia come i mezzi di comunicazione si accaniscono contro di lui. Difatti, il “Carroccio” è stato recentemente condannato a rimborsare 49 milioni di euro, anche se chi è stato condannato di appropriazione indebita di centinaia di milioni di euro sedici anni fa non è Salvini, ma l’ex-leader della Lega Nord di allora, Umberto Bossi, insieme al suo braccio destro Belsito. Ma anche su questo fronte Salvini non si dichiara sconfitto e afferma al contrario che questa è l’ulteriore prova di un “complotto” generale dell’establishment per distruggere la Lega e soffocare la democrazia. La sentenza della giustizia italiana sembra veramente iniqua, e fa molto male al portafoglio, dato che tutto l’attivo in bilancio della Lega è stato confiscato. Ma secondo l’analista Cesare Sacchetti, politologo residente a Bruxelles, tutto ciò dimostra che Matteo Salvini “fa paura” non solo ai suoi nemici interni italiani, “ma anche agli ambienti europeisti e atlantisti”: Bruxelles, Parigi e Berlino “non gli hanno infatti perdonato di aver rifiutato di votare – nonostante un accordo previo coi suoi alleati del M5S e coi grandi partiti europei – a favore di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea”. Sempre secondo Sacchetti, “l’alleanza tra i media, la sinistra e i giudici non è un fatto recente, dato che risale almeno al 1992, anno in cui il potere giudiziario ha mandato in tribunale e in prigione i responsabili di tutti partiti, salvando solo l’ex-PCI”. Certo, visti dalla Francia i media italiani non sono mai sembrati liberi e ancor meno “di sinistra”, perché ci è sempre stata raccontata la favola secondo cui il magnate della stampa Silvio Berlusconi – fondatore di Forza Italia e primo artefice dell’alleanza tra la destra e la Lega tra gli anni Novanta e il 2008 – avrebbe monopolizzato la maggior parte dei mezzi di comunicazione audiovisivi. Sacchetti replica che ciò non corrisponde affatto alla realtà: infatti, anche se Berlusconi possiede attraverso il suo gruppo Mediaset varie catene televisive – peraltro dedicate essenzialmente all’intrattenimento e allo sport – e un solo giornale di grande tiratura, Il Giornale, “altri magnati della stampa manifestamente schierati a sinistra e accaniti nemici di Berlusconi e a Salvini, come De Benedetti, Cairo e la famiglia Agnelli (FIAT) controllano insieme più del 50% dell’informazione italiana”, per non parlare dei principali quotidiani del paese, come il Corriere della Sera e La Repubblica, la cui tiratura è di gran lunga superiore a quella de Il Giornale o degli altri quotidiani pro-Lega o comunque di destra, come La Verità, Libero o Il Foglio, che raggiungono un pubblico limitato di fedelissimi. E non va dimenticato il fatto che le reti televisive pubbliche del gruppo RAI sono controllate in maggioranza da giornalisti di sinistra o addirittura comunisti – per esempio RAI 3 – in virtù di un sistema di spartizioni di onde in base ai partiti politici. Fatto sta che, secondo Cesare Sacchetti, “la linea sovranista di Matteo Salvini resta popolare, soprattutto perché all’interno di questa corrente di pensiero oggi Salvini non ha nessun rivale politico”.

L’uomo da abbattere: i migranti, i legami con la Russia, l’euroscetticismo, etc.

In realtà, anche se il leader del Carroccio ha indubbiamente commesso un errore tattico scegliendo di rompere troppo presto col suo alleato e per colpa della sua scarsa conoscenza degli ingranaggi istituzionali della democrazia italiana, basata su un parlamentarismo e su alleanze partigiane spesso prive di maggioranza – come succedeva nella IV Repubblica in Francia –, sembra che fosse comunque in atto un’operazione per destituire il leader della Lega. Salvini sapeva dunque di essere in pericolo e doveva muoversi prima dei suoi nemici. Quello che sembra un suicidio politico dev’essere esaminato pertanto con molta più attenzione: le conseguenze del suo atto di auto-sabotaggio sono troppo complesse per essere attribuite solamente a un errore di calcolo o a un incidente. Infatti, il leader della Lega temeva che gli si stesse scavando la fossa da mesi, ossia da quando il Movimento Cinque Stelle (M5S e Di Maio, pericolosamente eclissato dalla “leadership” di Salvini) e il Partito Democratico (PD) – nemico ideologico di sinistra e “radical chic” di cui la Lega è la bestia nera – hanno stretto un patto segreto. Alcuni stretti collaboratori della Lega, come per esempio il sottosegretario di governo Giancarlo Giorgetti, avevano peraltro chiesto da settimane al leader della Lega di scindere l’alleanza contronatura col M5S, oltretutto ostile al progetto per il treno ad alta velocità Torino-Lione e all’autonomia delle regioni del Nord. I due alleati e rivali erano in parte divisi anche sulla questione dei migranti e la Lega, partito delle piccole imprese del Nord, non sopportava più l’assistenzialismo del napoletano Di Maio. La decisione estiva di far cadere il governo non è stata dunque un caso: Salvini pensava che durante le vacanze le istituzioni avrebbero avuto maggiori difficoltà per reagire e che il PD e il M5S non avrebbero avuto tempo di stringere un accordo.

Si trattava sicuramente di una scommessa rischiosa e Salvini – che voleva assicurarsi che non ci sarebbe stato un accordo tra il PD e il M5S – credeva che l’anziano presidente Mattarella sarebbe stato costretto a indire al più presto le elezioni per evitare il caos. Ma, con sua grande sorpresa, Beppe Grillo – il fondatore del M5S – e Matteo Renzi, ex-Presidente del consiglio ed esponente del PD, che fino a poco tempo fa erano nemici giurati, hanno improvvisamente accettato – dopo essersi scambiati tonnellate di insulti – di raggiungere un’intesa, convincendo il segretario generale del Partito Democratico sui benefici di un “armistizio” destinato ufficialmente a sostenere il Presidente della Repubblica e la Santa Sede, “sconvolti” dalla politica migratoria di Salvini e dalla sua ostentazione di simboli religiosi. In realtà, la loro agenda si fondava unicamente su un potere legittimato dal fronte morale “chiunque tranne Salvini”.

La questione europea e la “disobbedienza” al tandem franco-tedesco...

In realtà, contrariamente ai luoghi comuni, il potere a Roma non era più bipolare, ma tripolare: dopo le elezioni europee, alle quali la Lega è arrivata in testa (mettendo dunque in pericolo potenzialmente a lungo termine il M5S), il governo si è scisso in tre blocchi: 1) lo schieramento di Salvini (Lega); 2) quello di Luigi Di Maio (M5S); 3) quello del Primo ministro Giuseppe Conte, che all’inizio era stato scelto come fantoccio ma che si è reso autonomo molto prima del previsto, arrivando al punto di essere incoronato dalle forze europeiste dopo Biarritz. Alla fine il Primo ministro l’ha dunque spuntata con la complicità di tutti i personaggi dell’establishment che aspettavano al varco Salvini: il ministro degli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, la ministra della Difesa – che ha dato uno schiaffo a Salvini rifiutando di firmare il suo decreto sulla lotta contro l’immigrazione clandestina – e, ovviamente, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale non ha alcun potere esecutivo governativo ma ha come prerogativa strategica la facoltà di decidere (o no) di indire le elezioni e di formare (o no) coalizioni governative. Gli avversari della Lega hanno dunque mietuto vantaggi dal fatto che Salvini e il suo partito si siano opposti alla nomina del nuovo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyden, sapendo che anche tutto un insieme di forze europeiste aspettava con ansia il momento opportuno per isolare il guastafeste ed erigergli intorno un “cordone sanitario”. Quella che era definita “operazione Ursula” era già in corso, e Conte era una pedina centrale in seno alle istituzioni. La questione del presunto “razzismo” sollevata a proposito dei decreti contro i migranti clandestini appare ormai come un pretesto di squalifica morale e di ostracismo ideologico, poiché i veri punti di rottura sono in realtà l’euroscetticismo di Salvini e il prisma filo-russo della Lega, totalmente inaccettabili per gli Stati Uniti, la NATO e la stessa Unione Europea. Non è d’altronde un caso il fatto che quest’estate sia scoppiato un altro scandalo: quello dell’“entourage filo-russo” di Salvini, in particolare del suo “consigliere” a Mosca, Gianluca Savoini, coinvolto in un caso di finanziamenti occulti alla Lega da parte del Cremlino per mezzo di una commissione vincolata all’acquisto di gas. Va rilevato che “l’affaire russo” è esploso non solo subito dopo lo scrutinio europeo, con l’ausilio dei servizi segreti dei paesi atlantisti europei, ma anche dopo un viaggio negli Stati Uniti durante il quale Salvini si è visto costretto dall’équipe di Trump a scegliere tra l’alleato americano e l’alleato russo, dato che i due sono incompatibili tra di loro. Il 17 giugno, quando Salvini si è recato a Washington per incontrare il segretario di Stato americano Mike Pompeo, la riunione non si è svolta poi così bene, nonostante l’apparente intesa tra “populisti di destra”, poiché Pompeo ha chiesto esplicitamente all’Italia e a Salvini di rompere con la Russia di Putin. “Potete essere con gli Stati Uniti e contro l’Europa; o con l’Europa e contro gli Stati Uniti”, gli ha detto Pompeo, “ma non potete allearvi con la Russia ed essere contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea”. Salvini aveva in effetti aperto un fronte contro l’Europa senza coprire la retroguardia con l’appoggio degli Stati Uniti e degli ambienti atlantisti che detengono un grande potere sin dalle origini all’interno dell’UE. La sua sorte era dunque segnata in partenza, ed era chiaro che nonostante la sua popolarità sarebbe stato fatto di tutto per isolarlo il più a lungo possibile per far sì che il sostegno ricevuto nelle intenzioni di voto si erodesse.

A mo’ di conclusione...

Secondo l’esperto di geopolitica italo-svizzero Stefano Piazza, raffinato osservatore della vita politica italiana e cronista della rivista Panorama, la caduta del governo Salvini-Di Maio e l’esclusione della Lega dal potere a Roma non sarebbero in fin dei conti né gravi né sorprendenti, persino da un punto di vista sovranista “di destra”. “Credo che l’alleanza tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle sia stato il risultato di un rischio politico troppo elevato. Vi sono troppe differenze tra di loro: la Lega di Salvini rappresenta le istanze del Nord del paese, che lavora e produce e che vuole diventare autonomo rispetto a Roma. I suoi sindaci e governatori hanno dimostrato da anni la loro capacità di gestire in modo ottimale e pragmatico la cosa pubblica, mentre i Cinque Stelle hanno dimostrato di essere un autentico disastro ovunque hanno governato. A livello nazionale, il M5S ha rappresentanti assolutamente inqualificabili e un modello basato sull’assistenzialismo al Sud e sui “no” sistematici ai progetti di infrastrutture e di sviluppo economico liberista di cui l’Italia ha disperatamente bisogno (come per esempio il treno ad alta velocità Torino-Lione). La Lega vuole tutto il contrario!”. Matteo Salvini ha dunque fatto così male a togliersi questa spina? Non si direbbe, secondo Piazza e altri osservatori. “Il governo era giunto alla sua fine, era in fin di vita”. Di conseguenza, mantenere in piedi questa coalizione ingestibile “alla fine avrebbe fatto perdere ancora più tempo a un paese che di tempo non ne ha più”. L’esperto conclude predicendo che “il governo M5S-PD sarà costituzionalmente legale ma politicamente folle, e sarà odiato dagli italiani! La via più giusta sarebbe quella di permetter loro di decidere, ma il sistema elettorale attuale non lascia sperare che il sistema possa cambiare...”. Salvini, da parte sua, è meno pessimista. In un recente tweet cita una celebre frase del suo “poeta preferito”, il cantante genovese Fabrizio De André, che affermava: “la mia migliore canzone è quella che devo ancora scrivere”. E Salvini aggiunge: “io lo applico alla politica: prima o poi, si andrà a votare. Io sono sempre stato e resto libero”.
Alexandre del Valle, 3 settembre 2019 - Fonte
[Traduzione a cura di Antonio Marcantonio]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L’estromissione di Matteo Salvini dal governo potrebbe garantire al leader della Lega ancora più supporto popolare per tornare al centro della politica italiana in futuro.
https://it.sputniknews.com/italia/201909058054039-linevitabile-ritorno-alla-politica-di-matteo-salvini/

mic ha detto...

Emmanuel Macron, l'umanista anticristiano
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2019/09/emmanuel-macron-lumanista-anticristiano.html

Anonimo ha detto...

https://politicaesocieta2015.wordpress.com/2019/09/01/salvini-ha-messo-tutti-nel-sacco/

Anonimo ha detto...

https://www.naturalnews.com/2019-08-30-nasa-admits-climate-change-not-caused-by-suvs-fossil-fuels.html

https://neovitruvian.wordpress.com/2019/09/06/la-nasa-ammette-che-i-cambiamenti-climatici-si-verificano-a-causa-delle-variazioni-nellorbita-della-terra-intorno-al-sole/