domenica 29 settembre 2019

Tra Greta e il Sinodo, il gregge a San Pietro prega per la Chiesa

Iniziative della "resistenza cattolica" (qui), che non si elidono ma si sommano perché vanno tutte nella stessa direzione. Riporto di seguito indicazioni sulla preghiera che si terrà il 5 ottobre prossimo.
Ieri, vigilia della Festa odierna di San Michele Arcangelo, nello stesso lugo si è svolta una prima "preghiera silenziosa" tra le 15 e le 16 del pomeriggio, per concludersi con il canto collettivo del “Credo” [vedi]. Circa duecento laici cattolici provenienti da tutto il mondo si sono riuniti a Castel Sant’Angelo per rivolgere un “Appello agli Angeli”, alla vigilia del Sinodo sull’Amazzonia che si aprirà in Vaticano il 6 ottobre prossimo. I partecipanti all’evento fanno parte di una coalizione internazionale chiamata Acies ordinata che già ha svolto una manifestazione lo scorso 19 febbraio, in piazza San Silvestro, sul tema “In silenzio per rompere il muro del silenzio” [qui - qui]. I partecipanti sono esponenti delle più note associazioni, gruppi, e blog (compreso il nostro) che difendono la fede e la morale cattolica e la Tradizione della Chiesa. Durante la preghiera silenziosa chiusa col corale Credo finale, nei pressi dell'Acies schierata ordinatamente, alcuni sacerdoti hanno recitato la versione lunga della preghiera a San Michele Arcangelo di Leone XIII, per esorcizzare gli spiriti malvagi che vorrebbero corrompere la Chiesa.

Tra Greta e il Sinodo, il gregge a San Pietro prega per la Chiesa 

Pregare per il bene di chi ci governa è cosa buona e giusta, lo ha detto pure San Paolo, a patto di ricordarsene solo quando il governante è gradito. Pregare perché un sinodo non si concluda con qualche apostasia è roba dell’altro mondo, viste le reazioni di sdegno suscitate da una iniziativa in tal senso del cardinale Burke e del vescovo Schneider (due preti che invitano a recitare il Rosario e a digiunare, non sia mai!). Pregare e operare per la conversione dei non cristiani è materia da processo canonico per direttissima per il reato di proselitismo. Ma visto che almeno per il Papa “tentato e assediato” è arrivato un sommo invito a invocare il Cielo, nessuno Oltretevere dovrebbe aversene a male alla notizia della convocazione di una preghiera pubblica per la Chiesa, a due passi da San Pietro, aperta ai fedeli di tutto il mondo. Anzi!

Non essendo “mainstream” come le manifestazioni di Greta Thunberg, la notizia viaggia perlopiù attraverso i canali spontanei della Rete, con il supporto di una pagina Facebook, l’attenzione di vaticanisti e blogger “controcorrente” in Italia e all’estero, e soprattutto il passaparola tra il gregge sofferente disperso da un angolo all’altro del pianeta. Ma è di quelle che vale la pena riportare, perché che se ne sappia è la prima volta in era moderna che senza capipopolo né sigle associative, senza organizzazioni né finalità specifiche, i fedeli si mobilitano dal basso e si danno appuntamento lì dove si effonde l’ombra del Cupolone e riposano le spoglie di Pietro per recitare tutti insieme un Rosario pubblico per amore della Chiesa. Tecnicamente una notizia, insomma, e pure di quelle grosse.

La data da segnare sul calendario è quella di sabato 5 ottobre, il luogo è largo Giovanni XXIII (all’inizio di via della Conciliazione), l’orario – le 14:30 – di quelli comodi per chi giunge da ogni dove per unirsi ai fratelli, dire una preghiera e rimettersi in cammino. Il fatto che il giorno prescelto coincida con la vigilia dell’apertura del sinodo sull’Amazzonia è difficilmente considerabile come una casualità. E del resto, in tempi di “Chiesa in uscita” e di “sinodalità”, nulla di più sinodale di una massa di fedeli che esce di casa per ritrovarsi in nome della Chiesa.

Nel manifesto che gli ideatori – “un gruppo di amici cattolici, laici e consacrati”, così si definiscono – hanno messo in circolazione per spiegare il senso dell’evento, non c’è traccia di polemiche personali né tanto meno di attacchi scomposti. Risalta invece, con grande nitore, l’affresco di uno stato di sofferenza. Soprattutto dalle intenzioni di preghiera esposte sotto forma di decalogo: dalla cessazione degli scandali sessuali ed economici (e della promozione di chi se ne è reso protagonista) a che “non venga adulterato il depositum fidei”; dalla fine del continuo commissariamento delle comunità religiose tradizionaliste al recupero dell’esempio dei Santi in luogo di figure che nel passato o nel presente hanno operato per lacerare la Chiesa o per diffondere ideologie di morte; dal primato dell’annuncio cristiano sulle divagazioni sociologiche, politologiche, climatologiche, a una nuova centralità dei “princìpi non negoziabili”.

E ancora, fra i propositi enumerati nel documento tradotto in numerose lingue del mondo: la netta separazione tra l’amore per il Creato e “l’ecologismo pagano e panteista” e tra la misericordia di Dio e “il relativismo morale e l’indifferentismo religioso”; l’ascolto del grido di dolore della Chiesa africana contro l’ideologia immigrazionista e la svalutazione dell’idea di patria e di identità; la necessità che i cattolici cinesi non vengano sacrificati al regime comunista; l’urgenza “che i cristiani perseguitati nel mondo, che affrontano torture e morte in nome di Cristo, non debbano più sentir dire, da Roma, che Allah e Gesù Cristo sono il ‘medesimo Dio’”.

Insomma, una piattaforma tanto esente da invettive personali quanto esplicita nei contenuti. Forse anche per questo c’è da scommettere che sui giornaloni e nei media “mainstream”, prima del 5 ottobre, difficilmente se ne sentirà molto parlare. Dopo probabilmente sì, e magari varrà la pena poter dire “io c’ero”. - Fonte

3 commenti:

Maria Guarini ha detto...

http://www.marcelloveneziani.com/articoli/nuovo-umanesimo-e-vecchie-zie/

Anonimo ha detto...

Pregare perché un sinodo non si concluda con qualche apostasia è roba dell’altro mondo, viste le reazioni di sdegno suscitate da una iniziativa in tal senso del cardinale Burke e del vescovo Schneider (due preti che invitano a recitare il Rosario e a digiunare, non sia mai!). Pregare e operare per la conversione dei non cristiani è materia da processo canonico per direttissima per il reato di proselitismo. Ma visto che almeno per il Papa “tentato e assediato” è arrivato un sommo invito a invocare il Cielo, nessuno Oltretevere dovrebbe aversene a male alla notizia della convocazione di una preghiera pubblica per la Chiesa, a due passi da San Pietro, aperta ai fedeli di tutto il mondo. Anzi!

Non essendo “mainstream” come le manifestazioni di Greta Thunberg, la notizia viaggia perlopiù attraverso i canali spontanei della Rete, con il supporto di una pagina Facebook, l’attenzione di vaticanisti e blogger “controcorrente” in Italia e all’estero, e soprattutto il passaparola tra il gregge sofferente disperso da un angolo all’altro del pianeta. Ma è di quelle che vale la pena riportare, perché che se ne sappia è la prima volta in era moderna che senza capipopolo né sigle associative, senza organizzazioni né finalità specifiche, i fedeli si mobilitano dal basso e si danno appuntamento lì dove si effonde l’ombra del Cupolone e riposano le spoglie di Pietro per recitare tutti insieme un Rosario pubblico per amore della Chiesa. Tecnicamente una notizia, insomma, e pure di quelle grosse.

La data da segnare sul calendario è quella di sabato 5 ottobre, il luogo è largo Giovanni XXIII (all’inizio di via della Conciliazione), l’orario – le 14:30 – di quelli comodi per chi giunge da ogni dove per unirsi ai fratelli, dire una preghiera e rimettersi in cammino. Il fatto che il giorno prescelto coincida con la vigilia dell’apertura del sinodo sull’Amazzonia è difficilmente considerabile come una casualità. E del resto, in tempi di “Chiesa in uscita” e di “sinodalità”, nulla di più sinodale di una massa di fedeli che esce di casa per ritrovarsi in nome della Chiesa.

Nel manifesto che gli ideatori – “un gruppo di amici cattolici, laici e consacrati”, così si definiscono – hanno messo in circolazione per spiegare il senso dell’evento, non c’è traccia di polemiche personali né tantomeno di attacchi scomposti. Risalta invece, con grande nitore, l’affresco di uno stato di sofferenza. Soprattutto dalle intenzioni di preghiera esposte sotto forma di decalogo: dalla cessazione degli scandali sessuali ed economici (e della promozione di chi se ne è reso protagonista) a che “non venga adulterato il depusitum fidei”; dalla fine del continuo commissariamento delle comunità religiose tradizionaliste al recupero dell’esempio dei Santi in luogo di figure che nel passato o nel presente hanno operato per lacerare la Chiesa o per diffondere ideologie di morte; dal primato dell’annuncio cristiano sulle divagazioni sociologiche, politologiche, climatologiche, a una nuova centralità dei “princìpi non negoziabili”.

E ancora, fra i propositi enumerati nel documento tradotto in numerose lingue del mondo: la netta separazione tra l’amore per il Creato e “l’ecologismo pagano e panteista” e tra la misericordia di Dio e “il relativismo morale e l’indifferentismo religioso”; l’ascolto del grido di dolore della Chiesa africana contro l’ideologia immigrazionista e la svalutazione dell’idea di patria e di identità; la necessità che i cattolici cinesi non vengano sacrificati al regime comunista; l’urgenza “che i cristiani perseguitati nel mondo, che affrontano torture e morte in nome di Cristo, non debbano più sentir dire, da Roma, che Allah e Gesù Cristo sono il ‘medesimo Dio’”.

Maria Guarini ha detto...

Annunziata intervista Giorgetti

https://rutube.ru/video/f1d88911b2204c5f6db62466a35bd0be/