mercoledì 6 marzo 2019

Gli insulti a Matteo Salvini

L’aggressione verbale che sta subendo Matteo Salvini da quasi un anno è senza precedenti nella storia della Repubblica. A mia memoria ricorda – pur con le dovute differenze - solo un altro livello di aggressione: quello che nel 1978 costrinse Giovanni Leone, allora Presidente della Repubblica, alle dimissioni, in base ad accuse che poi si rivelarono del tutto infondate.
Considerando che le aggressioni – finora solo verbali – riguardano anche, in maniera indiretta, milioni di persone che l’hanno votato, ritengo che Salvini abbia il dovere di rispondere, anche sul piano giudiziario. Non si può limitare ad “accoglierle” con frasi del tipo “tiro diritto” o “non hanno argomenti”.

Dare del “fascista” o del “nazista” a Salvini o paragonarlo ai gerarchi di Mussolini ("È tutto un gran tornare indietro - ha detto a Radio Radicale lo scrittore più gettonato d’Italia, Andrea Camilleri - Torna indietro, torna indietro e arriveremo finalmente al ’22, che è quello a cui segretamente tanti politici aspirano. Mi creda, ho 93 anni e ho conosciuto i gerarchi fascisti. Salvini sarebbe stato un meraviglioso federale di Mussolini") non penso costituisca libertà d’opinione. Non sono un giurista o un avvocato, ma ho vissuto sulla mia pelle il fatto che per aver usato in un libro i termini “servo sciocco” in corsivo sono stato condannato per diffamazione a 6 mesi di reclusione. Ebbene, quello che leggo contro Salvini è ben più grave dell’espressione “servo sciocco”.

A partire da queste considerazioni, penso sia una buona cosa che Salvini costituisca – se già non l’ha fatto e vista la mole degli insulti – un pool di avvocati che si occupi delle querele per diffamazione. Di solito, queste – non è stato il mio caso – si risolvono, se accolte, con un’ammenda o con una multa. Non sarà di certo facile trovare un giudice che accolga le querele, ma val la pena provarci. I milioni di italiani che hanno votato Lega – che ora, nei sondaggi, sono stimati con il 32-33% dell’elettorato, non sono nè “fascisti” nè “nazisti”. E’ un dovere di Salvini difenderli.

Aggiungo, sul piano politico, che sarebbe anche il momento di spiegare bene come dietro la questione dell’immigrazione vi sia non solo un grande business (come Salvini ricorda), ma anche un vero e proprio “disegno”, che mira a far divenire subalterna all’Islam, l’identità, la tradizione, la cultura cristiana, italiana ed europea.

“Disegno” che va di pari passo con la gestione della prolungata “crisi economica”, affrontata da politiche europee che mirano ad allargare la platea dei poveri a favore del dominio delle élites e con le politiche anti-nataliste, che favoriscono la “morte” dell’Europa, dove non vengono messi al mondo più figli e si pratica un aborto ogni 35 secondi. (Danilo Quinto su Fb)

Nessun commento: