lunedì 4 marzo 2019

Meloni ai conservatori di Trump: “Questa Ue distrugge la nostra identità, il patriottismo degli Usa è un modello”

La soddisfazione di rappresentare nel mondo Fratelli d’Italia, l’unica forza politica italiana invitata ad intervenire al Cpac 2019, la Conservative Political Action Conference di Washington. L’orgoglio di parlare dopo il presidente americano Donald Trump, davanti a una platea numerosa e attenta. La consapevolezza di essere riusciti a spiegare, agli americani, le difficoltà di un’Europa frammentata e dominata dalle lobby a cui sta facendo finalmente opposizione un sovranismo identitario ed economico che ha nel “patriottismo” americano una fonte di ispirazione.
C’è tutto questo nella notte americana vissuta da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, intervenuta ieri sera alla convention del Cpac, con un lungo intervento (che riportiamo integralmente di seguito) nel quale la Meloni ha toccato i temi di politica estera di stretta attualità, schierandosi al fianco degli Usa sul Venezuela, ma parlando anche di economia, di Stati Uniti d’Europa, di alleanze conservatrici sfociate nel recente summit di Roma dell’Acre, di potentati politici che schiacciano i paesi, di emigrazione da controllare, di tutela della differenza ma anche delle identità. “In Venezuela ma anche in Europa ci troviamo a combattere una diversa battaglia per la libertà, meno eclatante ma ugualmente vitale per i nostri popoli. Mi riferisco alla deriva antidemocratica che sta vivendo l’Unione Europea”.

La leader di FdI ha parlato di un’Europa che, a differenza degli Usa di Trump, spesso trova in sé stessa il suo nemico che la Meloni individua in “quelli che invece vogliono imporci gli Stati Uniti d’Europa vogliono distruggere la nostra identità e la nostra civiltà per renderci indefiniti cittadini del mondo e perfetti consumatori di merci”.

A Donald Trump il ringraziamento per l’invito e anche il tributo per la sua linea politica, non sempre compresa in Europa dalla sinistra e dai burocrati di Bruxelles: “Non sanno di cosa parlano. Quello che rende l’America grande è che avete creato una grande cornice nazionale, con un grande patriottismo, sapendo sempre valorizzare le diversità. Quelli che invece vogliono imporci gli Stati Uniti d’Europa vogliono distruggere la nostra identità e la nostra civiltà per renderci indefiniti cittadini del mondo e perfetti consumatori di merci”.

Ala fine, applausi dalla platea e strette di mano, per quello che è stato un giorno “storico” per la Meloni, FdI e per la destra italiana. [Fonte]

Ecco il discorso integrale 
Link alla diretta: video tratto dalla pagina web e Fb di Giorgia Meloni.

“Signore e signori, grazie per questo invito, è per me davvero un onore essere qui su questo palco oggi, da italiana e da europea, a ragionare con l’American Conservative Union di temi che sono fondamentali per il futuro di tutti noi. In questo dibattito riguardo la democrazia in Europa e Venezuela, voglio ricordare come il partito che presiedo, Fratelli d’Italia, è in prima linea nel sostenere la causa della libertà del popolo venezuelano dal dittatore comunista Maduro. Abbiamo portato la protesta dei venezuelani democratici, tra i quali una foltissima comunità di origini italiane, nel Parlamento italiano, cercando di spingere il governo italiano a prendere una posizione chiara a sostegno di Guaidó e della legalità costituzionale ma purtroppo tuttora il governo italiano ostaggio di alcuni suoi membri ideologicamente di sinistra si dichiara neutrale nella questione venezuelana.
Un atteggiamento grave e inaccettabile che abbiamo denunciato con forza. Perché non si può essere neutrali tra la tirannide e la libertà. Mai. E nessuno più di chi è erede della cultura greca e romana dovrebbe saperlo. Il pensiero va ovviamente a Giulio Cesare, alla tragedia narrata in modo maestoso da Shakespeare dei romani che decidono di uccidere il più grande tra loro, Cesare, perché vuole dichiararsi imperatore e tiranno e tradire così i valori della repubblica e della libertà. Noi italiani, noi europei e noi tutti occidentali siamo figli di quella grandezza. Dovremmo ricordarcelo più spesso.
In Venezuela, certo, ma anche in Europa dove ci troviamo a combattere una diversa battaglia per la libertà, meno eclatante ma ugualmente vitale per i nostri popoli. Mi riferisco alla deriva antidemocratica che sta vivendo l’Unione Europea.
Perché, se fino a pochi anni fa le nazioni facevano di tutto per entrare nel club europeo oggi invece molti pensano di uscirne e il Regno Unito lo ha già fatto?  E perché crescono sempre di più movimenti, come quello che presiedo, che invocano il recupero delle sovranità nazionali e un ridimensionamento del ruolo dell’Unione Europea?
Ne abbiamo parlato pochi giorni fa a Roma durante il summit di ACRE, l’Alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei, di cui una delegazione credo sia qui oggi e approfitto per salutarla.
E la risposta che ci siamo dati è semplice: la crisi dell’Unione europea è una crisi di democrazia e di sovranità popolare. Il sistema democratico europeo è basato sugli Stati nazionali: è qui che il popolo sceglie i propri rappresentanti in parlamento e ha modo di decidere i propri governi. Ma il potere decisionale in ambito economico, monetario, legislativo è sempre meno nelle mani degli Stati e sempre più in quelle dei burocrati europei. Anche se questi non hanno alcuna legittimazione democratica. La democrazia in Europa è diventata un inganno: i cittadini possono votare per istituzioni che non hanno il potere di decidere, mentre il loro voto non conta nulla nel funzionamento delle istituzioni che detengono il vero potere nel vecchio continente. Si vota il Parlamento europeo, certo, ma di tutte le istituzioni europee è quello che conta di meno e con meno poteri.

Questa entità sovranazionale e non democratica ha imposto alle nazioni europee le scelte delle élite mondialiste e nichiliste volute dalla grande finanza: una immigrazione incontrollata per distruggere le identità europee e importare mano d’opera a basso costo; una politica di austerità che ha indebolito l’economia reale e rafforzato gli speculatori finanziari; un globalismo senza regole che danneggia la produzione e il lavoro locali e favorisce le multinazionali; la sistematica distruzione di tutto l’assetto valoriale della nostra civiltà. Questo è diventata l’Unione Europea.
Ed è a questa Unione Europea che i popoli si stanno ribellando, non alla volontà di unione dei popoli europei. E nelle prossime elezioni europee di maggio si arriverà allo scontro finale. Europa contro Europa. La nostra Europa, con le sue radici greche, romane e cristiane contro l’Europa dei Macron e delle Merkel, di chi vuole sempre maggiore cessione di sovranità dagli Stati nazionali verso i tecnocrati europei, di chi citando a sproposito la storia americana si riempie la bocca di espressioni come “Stati Uniti d’Europa”.
Non sanno di cosa parlano. Quello che rende l’America grande è che avete creato una grande cornice nazionale, con un grande patriottismo, sapendo sempre valorizzare le diversità. Quelli che invece vogliono imporci gli Stati Uniti d’Europa vogliono distruggere la nostra identità e la nostra civiltà per renderci indefiniti cittadini del mondo e perfetti consumatori di merci.
A chi vuole gli United States of Europe noi rispondiamo che vogliamo “a United Europe of States”. Una grande confederazione di Stati nazionali liberi e sovrani, capaci di cooperare su alcune grandi materie: immigrazione, sicurezza, mercato unico, difesa, politica estera; ma liberi di autodeterminarsi su tutto ciò che può essere meglio deciso a livello nazionale e locale.
È questo il modello a cui tanti movimenti conservatori e patriottici stanno lavorando: abbattere questa Unione Europea per salvare l’unione delle nazioni europee e riconsegnare la sovranità ai popoli europei oggi usurpata dai tecnocrati e dai burocrati asserviti alla visione mondialista. Una battaglia molto vicina a quella che da anni conduce l’American Conservative Union negli Stati Uniti. Per questo sono praticolarmente fiera di essere qui oggi.
Grazie a tutti”.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Meloni convinta chiara e convincente e dritta al sodo...

Maria Guarini ha detto...

https://www.secoloditalia.it/2019/03/macron-utilizza-fazio-per-farci-la-predica-no-ai-nazionalismi-e-la-pagina-piu-brutta-della-rai/

Anonimo ha detto...

https://oltrelalinea.news/2019/03/04/si-dice-che-parigi-sia-la-capitale-ditalia-la-vergognosa-intervista-di-fazio-a-macron/

Anonimo ha detto...

Ieri sera a “Che Tempo che Fa” ho assistito a uno degli spettacoli più deplorevoli e più miseri a cui abbia mai avuto la ventura di assistere in tutta la mia vita. Una sola immagine lo descrive al meglio ed è quella che usava l’antico Tacito, “ruere in servitium”: “precipitarsi a servire”. Servire chi? Ma è chiaro: le classi dominanti cosmopolite, quelle che vogliono più Europa e più mercato, più globalizzazione e, soprattutto, che come in "Salò" di Pasolini le plebi pauperizzate mangino felici le deiezioni che ogni giorno la società capitalistica offre loro. Sintesi della puntata: lo spread che, dall'alto dei cieli, minaccia un governo “spazzatura”; le primarie di un PD che, unica forza civile e all’altezza, può e deve risollevarsi per garantire più Europa e più civiltà; l’emergenza razzismo, ossia l'emergenza delle luride plebi italiche che non vogliono più immigrazione, più abbassamento dei salari, più società multiculturale. E poi l’intervista a Macron, apice del lirico impeto neoservile: poco ci mancava che il conduttore si rivolgesse a Macron con un ossequioso “sire!”. Non una parola sui pestaggi delle giubbe gialle, sugli sconfinamenti di Bardonecchia, sui copiosi finanziamenti di Soros e Rothschild, sul neocolonialismo francese con il franco africano e sul barbaro contegno della Francia a Ventimiglia. Un solo accenno alle giubbe gialle, accostate – sic! – al ritorno dell’antisemitismo! Delle lotte per i salari e per i diritti portate avanti dalle giubbe gialle non una parola. Obiettivo di questa trasmissione, scritta ad hoc per garantire il nuovo ordine mentale a supporto del nuovo ordine mondiale? Presto detto: ortopedizzare le vili plebaglie nazional-populiste, affinché aderiscano al verbo multiculturale, liberal, mondialista e ipercapitalistico: affinché amino le proprie catene e non si azzardino a ribellarsi!
(Diego Fusaro)