sabato 19 maggio 2012

Convegno a Bruxelles sugli aspetti etici e religiosi delle nuove frontiere della scienza

Una parola ecumenica sul futuro dell’uomo

Cosa accade all’autocomprensione dell’uomo e alla pietà religiosa quando la vita umana è vista come l’oggetto di un progetto tecnologico piuttosto che come il risultato di un’evoluzione o della creazione divina? È questa una delle principali domande alle quali vuole dare una risposta il convegno ecumenico “Human Enhancement: Moral, Religious and Ethical Aspects from a European Perspective”, che si tiene a Bruxelles dal 25 al 27 aprile. 

L’incontro è promosso dalla commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee (Kek), sotto l’auspicio del segretario generale del Consiglio d’Europa, in collaborazione e con il sostegno, tra gli altri, della Community of Protestant Churches in Europe. Il convegno, organizzato nel corso del 2011 da una commissione internazionale di teologi e uomini di scienza, è stato pensato come l’inizio di un percorso di approfondimento ecumenico su alcuni temi. La Kek, infatti, desidera offrire un contributo al dibattito contemporaneo sul rapporto tra etica, scienza e tecnologia, ponendo una particolare attenzione ai più recenti sviluppi della bioetica e della biotecnologia. 

Si tratta di temi sui quali la Kek conduce, spesso in collaborazione con la Chiesa cattolica, una riflessione che ha alle spalle anni di incontri ecumenici, con i quali si è imparato a pensare insieme a come i cristiani devono rispondere alle nuove frontiere della scienza. Infatti, già nel 2003 la commissione Chiesa e società ha organizzato un convegno ecumenico su “Human life in our hands? Churches and Bioethics”. A questo convegno, che affrontava uno dei temi più controversi del tempo, presero parte quasi cento rappresentanti di Chiese e comunità ecclesiali da ventidue Paesi per un primo confronto ecumenico internazionale. Nel corso degli anni si è venuto ampliando il dibattito ecumenico sul rapporto tra etica e scienza, suscitando molto interesse e determinando qualche difficoltà non solo tra le diverse tradizioni cristiane, ma anche all’interno delle singole confessioni, chiamate a confrontarsi anche con le sollecitazioni delle istituzioni europee e nazionali. 

Uno dei segni di questo crescente interesse ecumenico è stato il documento sull’Human Enhancement, preparato dal gruppo di lavoro sulla bioetica e la biotecnologia della Kek e presentato all’assemblea generale di Lione, nel 2009. Questo documento, che è stato particolarmente apprezzato in ambito ecumenico, anche fuori dall’Europa, cercava di arricchire il dibattito delle istituzioni politiche e del mondo della scienza con un richiamo all’importanza di una visione teologica sulla creazione. Al tempo stesso il documento voleva ampliare la discussione su questi temi tra i cristiani nella consapevolezza che ancora molto dovesse essere fatto per un maggiore coinvolgimento ecumenico nel dibattito in corso. Proprio dal dibattito intorno a questo documento è nata l’idea di organizzare un convegno ecumenico internazionale così da moltiplicare le occasioni di confronto con il mondo della scienza per aiutarlo a non perdere di vista la centralità della persona umana. 

Il convegno di Bruxelles, che sarà aperto dal metropolita di Francia, Emmanuel, presidente della Kek, si propone di favorire un dialogo internazionale, interdisciplinare e interconfessionale per definire i termini dell’human enhancement, cioè di come la scienza possa e debba migliorare la vita dell’uomo, senza però stravolgere la sua natura come se l’uomo non fosse altro che una “macchina” sulla quale intervenire per migliorare le sue prestazioni. Su queste “nuove tecnologie” le Chiese e le comunità ecclesiali in Europa sono chiamate a un confronto ecumenico a partire dai diversi approcci, che caratterizzano la propria ricerca teologica, anche in rapporto alle istituzioni europee e al mondo della scienza. In questa fase di confronto gli organizzatori del convegno di Bruxelles auspicano un coinvolgimento anche delle altre religioni, soprattutto di quelle che hanno presenza particolarmente forte in Europa, tanto che il programma del convegno di Bruxelles comprende anche dei relatori musulmani e ebrei. 

A Bruxelles sarà preso in esame anche il documento discusso nell’assemblea generale di Lione del 2009, in modo da procedere a una sua revisione che tenga conto degli ulteriori sviluppi ecumenici su questi temi. Infatti, appare quanto mai importante giungere a una riflessione pienamente condivisa dai cristiani, così da proporre una “comune voce ecumenica” alle istituzioni europee. Proprio una sempre più stretta collaborazione ecumenica appare la premessa necessaria per rafforzare il dialogo con i diversi soggetti dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa che stanno affrontando, a vario livello, il tema del rapporto tra etica e scienza. 

Le istituzioni europee, infatti, rappresentano l’interlocutore privilegiato in questa fase nella quale appare evidente quanto i cristiani possano contribuire a chiarire i termini e i limiti della biotecnologia alla luce di una testimonianza evangelica che metta al centro i valori umani. A Bruxelles si rifletterà, dunque, sulla ricerca di un necessario equilibrio tra il miglioramento delle “prestazioni” del genere umano da un punto di vista puramente fisico e lo sviluppo delle sue capacità morali, mentali e spirituali, così come è all’ordine del giorno il rapporto tra i cospicui investimenti economici nella ricerca in questo campo e quelli necessari per assicurare un’assistenza sanitaria sempre più capillare e professionale, dal momento che non mancano le voci ecumeniche che hanno denunciato il drenaggio di risorse economiche che sarebbero utili per combattere le tante situazioni di povertà e abbandono presenti anche in Europa. 

Questo punto è strettamente connesso alla riflessione su come questo “nuovo” uomo possa accentuare ancora di più le distanze economiche nel mondo, determinando anche la creazione di una società sempre più individualista. Fin dalla formulazione della proposta di questo convegno internazionale la commissione organizzatrice ha auspicato che si potesse giungere alla redazione di un testo che costituisse una base sulla quale proseguire una riflessione ecumenica che fosse alimentata dal contributo di tutti i cristiani. Anche per questo il convegno di Bruxelles si propone di ampliare la partecipazione di gruppi e associazioni ecumeniche. 
 Riccardo Burigana 
L'Osservatore Romano 25 aprile 2012

martedì 1 maggio 2012

Il Consiglio d'Europa rivolge un appello per la difesa dei cristiani


 Si raccomanda di vigilare sulla libertà religiosa negli Stati membri 

STRASBURGO, venerdì, 28 gennaio 2011 (ZENIT.org).- L'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato questo giovedì una Raccomandazione composta da 17 punti su “La violenza contro i cristiani in Medio Oriente”.
La Raccomandazione e l'esposizione dei motivi sono state redatte dal membro italiano del Parlamento Luca Volontè. L'approvazione è avvenuta con 125 voti favorevoli, 9 contrari e 13 astensioni.
Il documento segnala che i cristiani sono presenti in Medio Oriente da quando il cristianesimo è iniziato in quella regione, ma che durante l'ultimo secolo le comunità stanno a poco a poco scomparendo.
“La situazione sta diventando sempre più seria dagli inizi del XXI secolo, e se non verrà gestita in modo adeguato ci porterà alla scomparsa, in poco tempo, delle comunità cristiane in Medio Oriente, cosa che implicherebbe anche la perdita di una parte importante del patrimonio religioso dei Paesi interessati”, si dichiara nel documento del Consiglio.
Il Consiglio Europeo condanna espressamente i due recenti episodi di violenza contro i cristiani: l'attacco a una chiesa di Baghad (Iraq) e l'attentato del 1° gennaio ad Alessandria d'Egitto. Menziona anche l'episodio avvenuto a Natale a Cipro.
“L'Assemblea chiede alla Turchia di chiarire totalmente le circostanze in cui è avvenuta l'interruzione della celebrazione della Messa cristiana di Natale nei paesi di Rizokarpaso e Ayia Triada, nella zona nord di Cipro, il 25 dicembre 2010; ha chiesto anche di fare il possibile per portare i colpevoli davanti alla giustizia”, afferma il documento.
“L'Assemblea chiede anche all'Iraq e all'Egitto di essere trasparenti e decisi nei loro tentativi di portare i colpevoli degli attentati di Baghdad e di Alessandria di fronte alla giustizia il prima possibile”.
La Raccomandazione afferma inoltre che “le libertà di pensiero, di coscienza e di religione, inclusa l'opportunità di cambiare la propria religione, sono diritti umani universali”.

All'opera

Un comunicato diffuso dal Centro Europeo di Diritto e Giustizia (ECLJ) afferma che si accoglie con soddisfazione il risultato del voto dei membri dell'Assemblea, e osserva che la negazione del ruolo del cristianesimo nella cultura europea è “anch'esso un tipo di violenza” contro i cristiani.
Riferendosi alla persecuzione contro i cristiani esercitata dai regimi comunisti e dai fondamentalisti islamici, il comunicato dell'ECLJ sostiene che “anche l'ideologia della secolarizzazione discrimina le religioni”, a vario livello.
A questo riguardo, “l'Europa deve essere ferma”, ha aggiunto.
Il Centro ha commentato che “la lista delle azioni politiche concrete e chiare” è il “risultato più importante di questa Raccomandazione”.
Queste azioni includono l'appello a “sviluppare un organo permanente per vigilare sulle situazioni di restrizioni governative e sociali nell'ambito della libertà religiosa e dei diritti ad essa collegati negli Stati membri del Consiglio Europeo e negli Stati del Medio Oriente, e informare periodicamente l'Assemblea”.
L'organo permanente dovrebbe anche “prestare più attenzione nell'ambito della libertà di religione o di credo e alla situazione delle comunità religiose, incluse quelle cristiane, nella loro cooperazione con Paesi terzi così come nei rapporti sui diritti umani”.
La Raccomandazione richiede anche una politica globale di asilo basata su motivi religiosi e la promozione di politiche di aiuto per reinserire i cristiani rifugiati nei loro Paesi di origine e sostenere le comunità che offrono un rifugio alle minoranze cristiane del Medio Oriente.
La Raccomandazione segue i passi di una risoluzione presa dal Parlamento Europeo una settimana fa e verrà seguita da un dibattito al Consiglio Europeo, a Bruxelles, su iniziativa dei Governi di Italia, Ungheria e Polonia lunedì prossimo. 

Il testo è consultabile su http://assembly.coe.int/main.asp?Link=/documents/adoptedtext/ta11/erec1957.htm

EUROPA. « Cristiani nel mondo arabo un anno dopo la primavera araba »

La Commissione degli Episcopati (cattolici) della Communità europea (COMECE) organizza nel Parlamento europeo un dibattito, che si annuncia interessante, la situazione sempre più minacciosa e precaria dei critsiani nei paesi arabi.

Bruxelles (Agenzia Fides) – Le attese, nate dalla “primavera araba”, sulla democrazia, sul rispetto dei diritti umani e delle minoranze religiose, sono state rispettate e realizzate? E ’il quesito centrale di un convegno organizzato dalla Commissione delle Conferenze Episcopali Europee (COMECE) a Bruxelles (Belgio) il prossimo 9 maggio, dal titolo “Cristiani nel mondo arabo: un anno dopo la primavera araba”. Della situazione dei cristiani nel mondo arabo parleranno rappresentanti di vari organismi internazionali come l’opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), “Open Doors International” e il “Pew Forum on Religion Public live”. Daranno, inoltre, un prezioso contributo vari testimoni che vivono e operano nel Medio Oriente come S.E. Mons. Samir Nassar, Arcivescovo maronita di Damasco (Siria) e P. Pierbattista Pizzaballa Ofm, Custode di Terrasanta. “Dopo il cambiamento avvenuto in Egitto, la situazione in cui si trova la Siria indica in maniera inequivocabile come stia trasformandosi il panorama in Medio Oriente. Fino a un anno fa sarebbe stato impensabile prevedere simili scenari”, ha detto p. Pierbattista Pizzaballa, OFM in un appello inviato all’Agenzia Fides (vedi Fides del 17/02/2012). Sul ruolo della Chiesa, il frate francescano dice: “Stare con la gente, accogliere e assistere chi si trova nel bisogno, senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Garantire, con fiduciosa presenza, il servizio religioso ai fedeli perché comprendano l’importanza di restare nel proprio paese. Questo rimane il senso della missione francescana”. 
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Fonte: Agenzia Fides, 28 aprile 2012