venerdì 25 febbraio 2011

L’Europa timida balbetta una denuncia contro la persecuzione dei cristiani

Dopo quasi tre settimane, finalmente un testo europeo condanna le violazioni alla libertà religiosa contro i cristiani. La denuncia soffre di “eccesso” di equilibrismo e di equidistanza. L’incapacità dell’Ue a comprendere quanto avviene in Africa del Nord e Medio oriente dipende dal suo ignorare le radici cristiane. Senza identità non c’è capacità di lettura e proposte. L’insegnamento di Benedetto XVI.

Dopo oltre tre settimane di dibattito, l’Unione europea è riuscita a produrre un testo in cui si citano in modo esplicito i cristiani come vittime di persecuzione e oggetto di attacchi violenti. Un testo precedente era stato preparato in gennaio, dopo l’attacco terrorista in una chiesa a Bagdad e le uccisioni in una chiesa di Alessandria d’Egitto, ma era stato bocciato proprio per la mancanza di riferimenti ai cristiani, avendo la Ue preferito usare il termine generico di “minoranze religiose”.

Il nuovo testo approvato ieri cita in modo esplicito “i cristiani e i loro luoghi di culto” vittime di “atti di intolleranza religiosa e discriminazione”, ma si affretta subito ad aggiungere fra le vittime di tali atti pure “pellegrini musulmani e altre comunità religiose”.

Il ministro italiano degli Esteri, Franco Frattini, fra i promotori del testo, aveva condannato la prima stesura come un segno di “eccessivo laicismo” presente nella Ue, ma ha espresso soddisfazione per il testo approvato ieri. D’altronde, ricordando che la Costituzione europea non cita le radici cristiane fra le basi storiche dell’Europa, la dichiarazione di ieri rappresenta davvero un parto gigantesco.

Eppure anche questo testo non soddisfa in pieno. Esso cerca di bilanciare le violenze contro i cristiani con quelle contro altre comunità religiose, in un “eccesso” di equilibrio ed equidistanza, non tenendo conto che almeno il 70% delle persecuzioni nel mondo avvengono contro i cristiani. Eppure questi dati impressionanti sono frutto di statistiche (dalla World Christian Encyclopedia al Pew Research Centre) e non tendenziose denunce di parte, tanto da spingere Benedetto XVI a usare per la prima volta in un discorso pontificio la parola “cristianofobia” (v. discorso alla Curia romana del 20 dicembre 2010. Cfr: 20/12/2010 Papa: nella riscoperta “del vero e del buono” si gioca il futuro del mondo e 22/12/2010 Benedetto XVI e il Sinodo: di fronte alla violenza, dialogo e perdono).

Soprattutto, il testo approvato dalla Ue non va oltre qualche generica esortazione sulla difesa della libertà religiosa come “diritto umano universale che va difeso dovunque e per tutti”.

Fa specie confrontare il timido testo della Ue con il solido discorso di Benedetto XVI al corpo diplomatico (10/01/2011 Papa: la libertà religiosa aggredita da terrorismo ed emarginazione). Difendendo la libertà religiosa per tutte le tradizioni religiose, il pontefice si rivolge ai governi per domandare sicurezza; abrogazione di leggi ingiuste (come la blasfemia); spazio per l’educazione libera; garanzie per l’accoglienza del contributo sociale da parte delle comunità religiose, ecc…

La timidezza e i balbettii europei sulla libertà religiosa fanno da pendant all’approssimazione e all’inanità dell’Europa di fronte alle rivolte in atto in Africa del Nord e in Medio oriente. Di fronte alle trasformazioni epocali che avvengono sotto i nostri occhi – con richieste non violente di giustizia, uguaglianza e democrazia – la Ue si mostra impacciata esortando a una “transizione” e piangendo di nascosto tutti i favolosi contratti economici stilati con i dittatori caduti o in bilico.

Si dice che il mondo e l’Europa siano stati presi di sorpresa dalle rivolte in Tunisia, Egitto, ecc.. Noi pensiamo che tale cecità sia dovuta al fatto che in tutti questi anni, quale unico motivo per il rapporto con questi Paesi, la nostra Europa ha avuto solo i suoi interessi strettamente economici e perciò la “stabilità”, non una comunicazione di valori, attenzioni alla società, dialogo fra culture e religioni. In pratica, l’identità europea era solo il suo portafoglio: un po’ poco.

Risuona ancora più urgente un appello di papa Ratzinger nei suoi viaggi in Francia, Repubblica ceca, Malta, Regno Unito: se l’Europa non riscopre le sue radici cristiane, rimarrà muta nel concerto delle nazioni, incapace di identità e di amicizie vere con il resto del mondo.
Bernardo Cervellera, AsiaNews 22 febbraio 2011

mercoledì 23 febbraio 2011

Cristianofobia: l’Europa rompe il suo silenzio

L’Ue nomina finalmente i cristiani come vittime delle violenze che minoranze religiose subiscono in Medio Oriente e altrove. Dopo settimane di esitazioni, denunciate dal ministro Franco Frattini come manifestazioni di «laicismo esasperato che nuoce alla credibilità dell’Europa», i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato ieri un documento ufficiale in cui «condannano fermamente gli attacchi contro i cristiani ed i loro luoghi di culto, i pellegrini musulmani e le altre comunità religiose» ed esprimono «profonda preoccupazione per il numero crescente di manifestazioni di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione, di cui sono testimonianza le violenze e gli atti di terrorismo condotti recentemente in diversi Paesi».

Presiedendo la riunione dei ministri, la rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha rivolto un appello ai dirigenti tunisini perché consegnino alla giustizia gli assassini di Marek Rybinsky, il prete cattolico polacco ucciso la settimana scorsa, e perché garantiscano la libertà di praticare la propria religione, al riparo da aggressioni e manifestazioni di intolleranza.

La dichiarazione del Consiglio dei ministri degli Esteri sottolinea poi che «la libertà religiosa è un diritto umano universale che deve essere dovunque garantito e che riguarda tutti: tutte le persone appartenenti a comunità e a minoranze religiose dovrebbero poter praticare la loro religione ed il loro culto liberamente, individualmente o in comunità, senza timore di essere obiettivo di manifestazioni di intolleranza o di aggressioni».
Un primo testo era stato bloccato da Frattini il 31 gennaio perché mancavano riferimenti chiari alle minoranze religiose, in particolare alle comunità cristiane vittime di recenti stragi ad Alessandria d’Egitto (21 morti e 79 feriti ) e a Baghdad (58 morti e 75 feriti il 31 ottobre). La bozza tra l’altro ignorava le sollecitazioni venute nei giorni precedenti dal Parlamento europeo e dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa con risoluzioni votate alla quasi unanimità per chiedere ai governi non solo di esprimere condanna ma di ricordare le vittime delle comunità cristiane, di indicare i Paesi in cui le violenze si verificano, di prendere misure concrete ad esempio inserendo il tema della libertà religiosa nelle trattative e nella gestione degli accordi di cooperazione politica ed economica tra l’Ue e altri Paesi.

Su questo piano i ministri degli Esteri si sono limitati ieri a un impegno generico a collaborare con gli altri Paesi per promuovere la tolleranza religiosa come parte essenziale dei diritti dell’uomo. La Conferenza dei vescovi cattolici europei (Comece) ha commentato la dichiarazione dei Ventisette definendola «un passo nella buona direzione». «Tuttavia – ammonisce la Comece – la sicurezza e la sopravvivenza delle comunità cristiane, soprattutto nel Medio Oriente, richiedono un’azione concreta».
Franco Serra
© Copyright Avvenire, 22 febbraio 2011

venerdì 4 febbraio 2011

"Tracciare vie nuove che sboccano nell'Europa dello spirito (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Europa)

La riflessione risale al giugno dello scorso anno; ma non ha perso la sua ineludibile pregnanza ed è tuttora da prendere in seria considerazione.

La crisi demografica e l’avanzata islamica rendono più che mai attuale l’esortazione lanciata nel 2003 da papa Giovanni Paolo II di Antonio Gaspari

Era il 28 giugno del 2003 quando il servo di Dio Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa gridava: “non avere paura, svegliati Europa, ritrova te stessa! Rinnova le tue radici cristiane!”. A distanza di circa sette anni, quell’appello è diventato quanto mai urgente e profetico. La crisi di civiltà che sfida il mondo in questo inizio di terzo millennio trova nell’Europa la sua origine e la sua soluzione. L’aspetto più grave della congiuntura non riguarda la crisi economica-finanziaria, che paradossalmente, con l’Euro più debole, potrebbe riavviare l’economia reale, favorendo le esportazioni e incrementando le opportunità di lavoro.

La vera natura della crisi profonda dell’Europa è causata dal drammatico crollo delle nascite. Dalla metà degli anni Settanta, da quando cioè sono emerse le leggi che hanno legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza, le culle vuote si sono moltiplicate, i giovani sono diminuiti e gli anziani aumentati. Secondo il rapporto sulla Famiglia in Europa stilato dall’Instituto de Política Familiar (IPF) e calcolato sui dati forniti dall’Eurostat, nei 27 Paesi membri dell’Unione Europea nel 2008 si è praticata un’interruzione volontaria di gravidanza ogni 26 secondi, 138 all’ora, 3.309 ogni giorno, per un totale di 1.207.646 aborti in un anno. La dimensione del fenomeno è drammatica. Negli ultimi 15 anni (1994-2008) sono stati effettuati negli ospedali dei Paesi della Ue oltre 18 milioni di aborti, facendo dell’interruzione volontaria di gravidanza la prima causa di morte nella Ue. Il fenomeno delle culle vuote ha stravolto il rapporto tra numero di giovani e persone anziane. Negli ultimi 15 anni, nell’Unione Europea, la popolazione con età inferiore ai 14 anni è passata da 89 milioni del 1993 a 74,8 milioni del 2008, con una riduzione di oltre dieci milioni di giovani. In Italia attualmente c’è un teenager ogni sette persone e un over 65 anni ogni cinque persone. Se il trend demografico di un continente che invecchia e non fa bambini non viene ribaltato, è chiaro che L’Europa non avrà le forze né l’energia per affrontare e superare le crisi di questo terzo millennio, ed è destinata ad un triste decadimento.

È inoltre evidente che l’indebolimento delle virtù e dell’identità degli europei è connessa all’abbandono della pratica religiosa. Risulta infatti dall’Atlante del cristianesimo globale, presentato di recente ad Edimburgo, che la religione di Cristo sta crescendo in tutto il mondo ad eccezione dell’Europa e dei Paesi di prima evangelizzazione. Ma mentre nei Paesi del Medio Oriente, è stato l’Islam a cancellare i cristiani, in Europa è la divisione delle varie confessioni, la secolarizzazione, la debolezza dei cristiani che sono confusi e che quasi si vergognano di essere seguaci di Cristo, timorosi di testimoniare la loro fedeltà al Papa di Roma ed alla Chiesa cattolica, che favorisce la riduzione della fede. I cattolici nel mondo sono oggi 1,15 miliardi, pari al 16,7 della popolazione del pianeta. Tra le confessioni cristiane i cattolici sono il 50,4%, i protestanti sono il 18,3%, gli ortodossi il 12%, e gli anglicani il 3,8%. Cattolici e cristiani insieme sono al primo posto delle religioni con il 33,2 per cento della popolazione mondiale. Però si tratta della stessa percentuale rilevata nel 1910. È ingente la crescita dei cristiani nei Paesi del Sud del Mondo, bilanciata dal declino dei paesi di prima evangelizzazione, con particolare indebolimento dell’Europa. Impetuosa la crescita dei musulmani che nel 1910 erano il 12,6% dell’umanità e che oggi sono il 22,4%. Considerando che nel 2050 la popolazione mondiale potrebbe essere di 9,2 miliardi, per i cristiani è prevista una crescita fino al 35% del totale, con i musulmani che arriverebbero al 27%.

Il crollo demografico insieme all’indebolimento della fede cristiana in Europa sta favorendo la crescita dell’Islam in uno scenario che la compianta Oriana Fallaci ha chiamato Eurabia. E non è tanto lontano dalla realtà, visto che, se vi capita di andare a Londra, troverete ragazzi musulmani che indossano magliette in cui è scritto “nel 2030 comanderemo noi!”. E come si esce dal rischio di diventare Eurabia? Tra le tante risposte quella più convincente rimane quella formulata dalla Chiesa Cattolica e cioè “riscoprendo le radici cristiane dall’Europa”. In seguito al viaggio a Malta del Pontefice Benedetto XVI, Massimo Introvigne ha scritto: “I viaggi del Papa, non sono mai occasionali. A Malta Benedetto XVI è venuto per rilanciare uno dei temi che alle lobby ha dato fastidio e su cui si vorrebbe farlo tacere: quello dell’Europa che o è cristiana e riconosce la sua storia o non è. In Germania e in Austria il Papa aveva ripreso l’appello di Giovanni Paolo II a riconoscere anche nei testi costituzionali dell’Europa le radici cristiane. In Francia aveva precisato che queste radici sono monastiche, che la cultura europea si è formata con l’azione civilizzatrice dei grandi monasteri del Medioevo. A Malta aggiunge un altro tassello: le radici dell’Europa sono paoline.

La grandezza del nostro continente nasce dal comando di Dio a San Paolo di “passare in Europa”. Anche a Oriente c’erano ricche civiltà. Ma la Provvidenza diresse la nave di Paolo verso l’Europa, non verso l’Asia, e così nacque quello che chiamiamo Occidente”.

E Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa aveva detto: “Europa che sei all'inizio del terzo millennio Non temere! Il Vangelo non è contro di te, ma è a tuo favore. (…) Abbi fiducia! Nel Vangelo, che è Gesù, troverai la speranza solida e duratura a cui aspiri. È una speranza fondata sulla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Questa vittoria Egli ha voluto che sia tua per la tua salvezza e la tua gioia. Sii certa! Il Vangelo della speranza non delude! Nelle vicissitudini della tua storia di ieri e di oggi, è luce che illumina e orienta il tuo cammino; è forza che ti sostiene nelle prove; è profezia di un mondo nuovo; è indicazione di un nuovo inizio; è invito a tutti, credenti e non, a tracciare vie sempre nuove che sboccano nell'Europa dello spirito, per farne una vera ‘casa comune’ dove c'è gioia di vivere”.
[Fonte: L'Ottimista Giovedì 17 Giugno 2010 00:17]

giovedì 3 febbraio 2011

Il Papa al neo ambasciatore austriaco: una casa comune in Europa possibile solo se fondata sulle radici cristiane

Le radici cristiane della Casa comune europea, le relazioni Stato e religione e la difesa della famiglia e del matrimonio tradizionale tra uomo e donna. Sono i temi affrontati da Benedetto XVI nel discorso tenuto questa mattina al nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss, ricevuto in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Santo Padre ha inoltre espresso soddisfazione per l’impegno del governo austriaco in sede europea in merito alla difesa del Crocifisso e alla promozione della risoluzione sulla libertà religiosa. Il servizio di Marco Guerra:

La costruzione di una comune casa europea può avere successo solo se si fonda sul cristianesimo e sui valori del Vangelo. Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss, offre un’analisi del complesso scenario europeo in cui i Paesi sono chiamati a riscoprire le radici cristiane per perseguire il bene comune. Più di una cultura cristiana – ha spiegato il Pontefice – vale la fede vissuta in cristo e l’amore per il prossimo che si basa sulla parola e la vita di Cristo così come l’esempio dei Santi. E proprio in tal senso il Papa esorta a volgere lo sguardo all’esempio di quattro grandi testimoni della fede austriaci, beatificati di recente: Francesco Jagerstatter, suor Restituta Kafka, Laszlo Batthyany-Strattmann e Carlo I d’Asburgo. Un’Austria – ha ricordato il Papa – da sempre vicina al successore di Pietro. Un Paese che nella sua cultura, nella sua storia e non ultimo nella sua vita quotidiana ha sempre mostrato una profonda fede cattolica, come testimoniano le migliaia di fedeli che hanno partecipato alla visita pastorale e al pellegrinaggio a Mariazell di quattro anni fa.

Il Papa ha poi posto l’accento sulla lunga tradizione austriaca in materia di coesistenza tra culture e religioni per introdurre la questione delle molte frizioni di cui risente il rapporto tra Stato e religione in diversi Paesi del vecchio continente. Da un lato – osserva il Papa – le autorità politiche cercano di escludere la religione dalla sfera pubblica e dall’altro vogliono secolarizzare il messaggio del vangelo adattandolo alla cultura attuale. Per questo motivo Benedetto XVI ha espresso particolare apprezzamento per l’impegno del governo austriaco in sede europea in merito alla difesa del crocefisso e alla promozione della risoluzione sulla libertà religiosa. Il riconoscimento della libertà religiosa – sottolinea il Santo Padre - consente alla Chiesa di svolgere le sue attività a vantaggio della comunità: dall’educazione ai servizi caritativi. Un altro aspetto importante – ha detto in conclusione il Papa - è una ponderata dalla politica della famiglia che rappresenta uno dei principi fondamentali della vita umana e dell’ordine sociale. La famiglia viene definita scuola di umanità che si fonda sull’amore reciproco, la lealtà e la cooperazione. Il Pontefice ha quindi chiesto un particolare sforzo per la tutela del matrimonio tra uomo e donna e la vita nascente.
© Copyright Radio Vaticana

mercoledì 2 febbraio 2011

Radici cristiane e storia rimossa un fantasma si aggira per l'Europa

Le radici cristiane e i peccati dell'Europa
Un fantasma s'aggira per l'Europa, verrebbe da dire, parafrasando qualcuno... il fantasma è quello della radici cristiane del Continente. Il rifiuto di riconoscerle da parte della nomenklatura di Bruxelles è stato avvertito da molti cattolici - protestanti e ortodossi sono più defilati, per non dire tiepidi - come una ferita non rimarginata, pronta a riaprirsi. Adesso, un'occasione è data dal documento dell'Unione sulle violenze contro i cristiani.
Alla fine - in linea con l'ideologia egemone nell'europarlamento, la political ccorrectness - nobili appelli alla tolleranza e toccanti esortazioni alla libertà di culto. Insomma, molte parole, tratte una: "cristiani", mai usata nel testo. Le immediate voci cattoliche di protesta hanno affermato che nulla di diverso ci si poteva aspettare da un'Europa che non vuole riconoscere le sue radici, preferendo essere figlia di nessuno che della Chiesa. Qualcuno ha detto che negare quelle radici non è un peccato contro la religione, bensì contro la storia. Ma è davvero così? Ebbene, in quella storia vale la pena di tentare un rapido carotaggio, mai dimenticando le parole con cui Leone XIII annunciava l'apertura agli studiosi dell'Archivio segreto Vaticano: "Il cristianesimo ha bisogno solo di Verità".

Per cominciare dagli inizi, quella verità ci rivela che gli storici sono ormai d'accordo su una realtà: come tutti i rivoluzionari che hanno avuto successo, anche i cristiani sono stati spinti a mitizzare gli inizi eroici. [una mitizzazione che non riguarda la concretezza teandrica della Fede cristiana - ndR]. Sbaglia chi pensa a un Impero Romano impegnato nella persecuzione implacabile e sistematica degli annunciatori di Gesù morto e risorto. Come testimoniano gli Atti degli Apostoli, fu proprio l'Impero - con i suoi magistrati e i suoi soldati - a impedire che il giudaismo ufficiale soffocasse nella culla quella che non pareva altro che una eresia ebraica. Le persecuzioni romane furono discontinue, quasi sempre locali, proclamate da un imperatore, ma messe da parte dal successore. Anche il numero dei martiri sembra sia molto ridotto rispetto alle cifre iperboliche date dagli antichi apologeti.

Meno di quanto si creda i martiri, ma meno di quanto si immagini i battezzati anche quando, quasi tre secoli dopo, Costantino estese la libertà al culto dei cristiani. Nell'Africa del Nord e in Medio Oriente le comunità erano numerose anche se dilaniate da feroci conflitti teologici. In Europa, invece, il cristianesimo aveva creato roccaforti quasi soltanto in alcune grandi città, circondate dalla massa enorme dei "pagani", cioè gli abitanti dei pagi, i villaggi contadini. Una prima cristianizzazione di massa iniziò qualche decennio dopo ma per volontà imperiale quando Teodosio andò ben oltre il decreto costantiniano che dava libertà ai cristiani e tolse la libertà ai non cristiani, imponendo la chiusura dei templi e la distruzione dei segni pagani.

Ma molti ignorano che soltanto poco prima che Francesco d'Assisi mostrasse a quali vette fosse giunta da noi la spiritualità cristiana, gli ultimi pagani europei - quelli degli attuali stati baltici - si arrendevano al lungo assedio cristiano ed accettavano rassegnati il battesimo. Gli altri popoli erano stati convinti a rinnegare (almeno ufficialmente, ma spesso non nella pratica occulta) i culti ai loro dèi non sempre con le buone, anzi talvolta con le cattive. Ci furono anche episodi terribili come l'offensiva di Carlo Magno contro i Sassoni, terminata col massacro di coloro che riflutavano il battesimo. Poco edificante pure le imprese dei Cavalieri Teutonici, questo monaci-soldati che "cristianizzarono" l'est europeo con in pugno una croce e una spada che spesso grondavano di sangue. La loro fama era tale che non a caso Himmler riesumerà le loro insegne e bandiere per quell' "Ordine bruno" in cui voleva trasformare le sue SS.

Intendiamoci: quella verità storica cui deve ispirarsi soprattutto il credente, impone di ricordare l'altro volto della realtà. E cioè l'apostolato coraggioso, tenace, spesso eroico, di schiere di inermi religiosi che si fecero missionari tra i barbari, tra gli idolatri, tra i pagani di ogni sorta e razza, avendo come sola arma il vangelo e l'esempio personale. Né va dimenticato che, se da qualche parte il battesimo fu imposto dalla legge del più forte, in molti altri luoghi il Vangelo fu accolto liberamente e praticato sinceramente. Ne è testomonianza irrefutabile l'Europa che in un paio di secoli si coprì di meravigliose cattedrali costruite con il lavoro, l'impegno, la fede di tutto il popolo. Dagli aristocratici alle prostitute.

Molto altro andrebbe detto a cominciare da quel clamoroso esempio di "eterogenesi dei fini" che fu il monachesimo benedettino: questi uomini fecero l'Europa senza volerlo né saperlo.
Cercavano di chiudersi in cittadelle isolate dove darsi in pace all'orazione e all'ascesi, ma il loro distacco dal mondo creò un mondo nuovo. [vedi discorso di Benedetto XVI a Parigi]

Andrebbe ricordato, soprattutto, che ogni dottrina o ideologia nata in Europa contro il cristianesimo in realtà ha proposto, e propone, ideali incomprensibili senza il retaggio evangelico. A cominciare dalla "Trinità" degli scristianizzatori giacobini - liberté egalité fraternité - che è una sorte di quintessenza cristiana (sia pure mondanizzata ndR). Non dimenticando quel giudeo-cristianesimo secolarizzato che è il marxismo. Insomma, la storia è sempre troppo complicata per chi - da una parte e dell'altra- voglia partire in crociata. Per stare alle radici europee: verità impone di riconoscere che a questo nostro continenete il cristianesimo fu talvolta imposto piuttosto che proposto. Ma venti secoli stanno alle nostre spalle: che metteremmo in questa nostra storia, se rimuovessimo ciò che li ha riempiti a tal punto che anche chi ha cercato di liberarsene ha dovuto rifarsi ai sui valori?
[Fonte: Vittorio Messori, su Il Giornale 31 gennaio 2011]

martedì 1 febbraio 2011

Libertà religiosa, Bruxelles non trova l'accordo

I ministri degli Esteri della Ue non sono riusciti a trovare un accordo sul testo di conclusioni sulle libertà religiose, pertanto hanno deciso di rinviare la questione. La bozza originaria non faceva riferimento nè a cristiani nè a Paesi in particolare. Il rinvio sarebbe stato chiesto da Italia e Francia.

"Non c'è accordo: un nuovo testo verrà discusso alla prossima riunione del consiglio esteri", hanno riferito le fonti, al termine del consiglio dei ministri della Ue. Nella bozza arrivata sul tavolo dei ministri, si condannava "fermamente l'intolleranza, la discriminazione e la violenza fondata sulla religione o le fedi", senza però menzionare alcun paese specifico e nessuna religione in particolare. Un intervento della Ue contro le persecuzioni di cui i cristiani sono vittime nel mondo era stato sollecitato dal ministro degli Esteri Franco Frattini che il 7 gennaio scorso ha inviato all'Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton una lettera co-firmata dai ministri degli esteri francese, Alliot-Marie, polacco Sikorski, e ungherese Martonyi per chiedere che la questione venisse iscritta all'ordine del giorno della riunione di lunedì e fossero dibattute misure concrete da mettere in atto per promuovere il rispetto della libertà di religione e di espressione. All'iniziativa ha poi aderito anche la Germania.

Secondo il testo, che non è stato giudicato soddisfacente, in particolare da Italia e Francia, la Ue condannava "la violenza recente e gli atti di terrorismo contro luoghi di culto e di pellegrinaggio", sottolineando che "nessun luogo al mondo è esente dal flagello dell'intolleranza religiosa".

"Oggi è stata scritta una pagina non bella". Così il ministro degli Esteri Frattini ha commentato la mancata approvazione di una risoluzione da parte del Consiglio Ue sul tema delle libertà religiose a causa dell'assenza di un esplicito riferimento ai cristiani. "Ho ritenuto che l'Europa non sarebbe stata credibile senza questa menzione", ha aggiunto, affermando che "il laicismo esasperato è dannoso per la credibilità" dell'Europa.

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