giovedì 17 febbraio 2022

“Ora basta”. Green pass e obblighi, la scrittrice Susanna Tamaro scrive a Draghi: che sberla!

Una lettera che va letta tutta d’un fiato. Una lettera che la scrittrice Susanna Tamaro ha scritto al premier Draghi. Uno schiaffo in pieno volto, con grandissimo e garbatissimo stile. La lettera, pubblicata sul Corriere, ha subito fatto il giro del web, e la riproponiamo anche noi nella sua versione integrale. Rilevante peraltro, il suo sorvolare sul problema basilare della violazione delle libertà e la criminalizzazione del dissenso attraverso ricatti morali e  mezzi coercitivi discriminatori.

“Gentile presidente Draghi, mi dispiace rubarle un po’ del suo tempo prezioso e se lo faccio è perché credo che, a questo punto, il nostro Paese abbia bisogno di una riflessione seria e non partigiana su quello che è successo e su quello che sta ancora succedendo. Premetto che sono, per formazione, una naturalista dunque osservo la realtà senza pregiudizi né veli ideologici ma soltanto nella logica coerenza dei fatti. Da molti anni trascorro qualche settimana tra gennaio e febbraio in un piccolo paese sulle Alpi perché ho bisogno della quiete data dalla neve per raggiungere la parte più profonda della creatività, e così ho fatto anche quest’anno. Ero partita con degli scarponcini quasi rotti pensando di sostituirli in montagna nel negozio in cui mi servo da anni, dato che reputo la fedeltà agli esercenti un piccolo atto di resistenza umana, ma non mi è stato possibile perché il mio green pass era scaduto da un giorno. Di conseguenza, tutto il mio soggiorno creativo si è trasformato in un esilio civile: niente caffè al bar, nessun conforto in una baita, non ho potuto neppure comprare dei francobolli alla posta. Il mio crimine? Essermi fidata di quello che mi aveva garantito lo Stato, vale a dire che le persone vaccinate dopo agosto 2021 sarebbero state coperte per nove mesi. Anthony Fauci definisce le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino come me, «fully vaccinated», ma per lo Stato italiano questa condizione non ha alcun valore”.

lunedì 14 febbraio 2022

Amore tra filosofi - Marcello Veneziani

Il professor Martin Heidegger, di anni 36, scrive alla studentessa Hannah Arendt di anni 20 per rammemorarle il profumo di un incontro. Si rivolge a lei come ad una donna invisibile che ad un certo punto si è palesata. “A partire dal giorno che mi ha portato tutto – tu – … mentre avevi tra i capelli un sogno fiorito – lo slancio e il profilo delle montagne sulla fronte, e il tremito del freddo della sera nella tua cara mano. E il tuo grande momento in cui diventi una santa, in cui diventi visibile…Nei tuoi grandi sguardi, tra la felicità e l’addio serale, nel tuo volto ultraterreno”. Poi l’amore intenso e proibito tra incontri, paesaggi e pensieri. Corpi e letture si alternano nei loro incontri. Un amore sul filo della lontananza forzata tra gli amanti accresce la passione della prossimità; quindi la prova iniziatica del distacco, sotto il profilo creativo è “l’esperienza più grandiosa che io conosca tra tutte quelle umanamente possibili”, ma dal punto di vista umano, nota Heidegger, “è come se ti strappassero via il cuore dal petto mentre sei perfettamente cosciente”. Poi il legame si spezza, “la fanciulla che viene da lontano”, “straniera della lontananza”, “maliziosa ninfa dei boschi”, torna invisibile. S’incontrano una volta in stazione, ma Martin, in compagnia del futuro sposo di Hannah, Gunther Stern, (ma si firmava Anders) non la vede nemmeno. Eppure, protesta la Arendt in una lettera disperata, ero lì davanti a te, avresti potuto vedermi, mi hai guardato di sfuggita, senza riconoscermi. “Quando ero piccola – gli scrive Hannah – mia madre una volta mi ha spaventata follemente con un gioco di questo genere…Ricordo ancora la paura cieca che provavo mentre continuavo a gridare: ma io sono la tua bambina, sono davvero Hannah. Oggi mi sono sentita così. Poi il treno si è allontanato rapidamente. E allora è successo esattamente quel che avevo immaginato e voluto, voi due in alto sopra di me e io da sola completamente inerme. Come sempre, non c’era nulla che potessi fare se non lasciare che ciò accadesse, e aspettare aspettare aspettare”.