giovedì 30 settembre 2021

Ripartire con coraggio e fede. Mons Giampaolo Crepaldi

Ricevo e volentieri pubblico il testo dell’intervento che l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste e Presidente onorario dell'Osservatorio Van Thuân, ha tenuto a Bologna il 18 settembre scorso in occasione dell’OP Meeting dei Padri Domenicani. Il succo del suo discorso, centrato sulla formazione delle coscienze, sull'uso della ragione e sul recupero della fede è che : “La Chiesa non aiuterà la comunità a vincere la sfida sulla ‘salute’ diventando una agenzia ‘sanitaria’ ma proponendo la ‘salvezza’, che dall’alto della vita di grazia scende anche in basso a fecondare la vita sociale.”

Ripartire con coraggio e fede.
OP Meeting – Bologna. Mons Giampaolo Crepaldi

Vorrei iniziare questo mio breve intervento prendendo spunto dalle parole del titolo che ci è stato indicato: “Ripartire con coraggio e fede”. Nella situazione che tutti abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, la parola “ripartire” è stata utilizzata da molte parti e in vari sensi. Spesso è diventata una parola magica e abusata nello stesso tempo, con la quale nascondere almeno una parte di realtà, in modo che la “ripartenza” avvenga in un senso utile a chi la proclama. Di appelli alla ripartenza ne abbiamo sentiti molti e non sempre in essi ci siamo riconosciuti perché strumentali. In questa mia conversazione non intendo il termine “ripartire” nei significati che oggi vanno per la maggiore e che sono – come torno a dire – tendenziosi e interessati. Come dobbiamo intendere, allora, questo termine?

Mi aiutano le altre due parole del titolo: coraggio e fede. Il coraggio à una virtù. Platone, nella Repubblica, lo definisce così: “Coraggioso credo noi chiamiamo ciascun individuo quando l’animo suo riesce a salvaguardare, nel dolore e nel piacere, i precetti che la ragione gli dà su quello che è o non è temibile” [Resp., IV, 442 b-c]. Qui Platone ci dice che il coraggio, come ogni virtù, è collegato con la ragione, più precisamente con la ragione pratica, la quale è però una “estensione” della ragione teoretica. San Tommaso afferma che “la virtù è quella disposizione che rende buono l’uomo che la possiede e l’atto che egli compie” [S. Th., II-II, q. 123, a 1; cfr. S. Th., II-II, q. 47, a 4] per precisare poi che “buono e cattivo si dice in ordine alla ragione” [S. Th., I-II, q. 18, a. 5, resp.]. Allora, la prima leva da cui ripartire è l’uso della ragione, alla quale rimanda la virtù del coraggio. È il titolo di questa conversazione a indicarcelo e io sono pienamente d’accordo con questo suggerimento.

mercoledì 29 settembre 2021

Lo studio dello Spallanzani che fa a pezzi il Green pass. Autogol di Speranza

A questo punto, Speranza e il governo dovrebbero prendere atto di questi studi, incentrando l'azione di governo sui trasporti pubblici, la scuola e le terapie domiciliari.

La prova provata che il green pass è inutile arriva da uno studio sul campo dell’Istituto Spallanzani. Il paradosso è che la ricerca è stata finanziata dal ministero della Salute. Clamoroso autogol sulle “magnifiche sorti e progressive” della carta verde. 
È la Verità oggi in edicola a infirmarci del contenuto dello stidio pubblicato pochi giorni fa dal titolo: Caratterizzazione virologica e sierologica delle infezioni da Sars-Cov-2 diagnosticate dopo la vaccinazione con mRna Bnt162b2, ovvero Comirnaty di Pfizer-Biontech. 
Lo hanno realizzato gli studiosi Francesca Colavita, Silvia Meschi, Cesare Ernesto Maria Gruber e altri 19 tra biologi e virologi dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Ne è coautore Giuseppe Ippolito, già direttore scientifico dello Spallanzani. Ma che dal primo settembre è il nuovo direttore generale della ricerca e dell’innovazione in sanità del ministero della Salute. 

La sinistra permissiva e intollerante

Ci voleva la copertina dell’Economist sul pericolo della “sinistra illiberale” per svegliare la sinistra italiana dal suo sonno dogmatico e presuntuoso. Per anni abbiamo sottolineato la svolta liberal della sinistra venuta dal comunismo e dal socialismo, che coincideva con la deriva neoborghese e neocapitalistica. Ma da qualche tempo qualcosa sta avvenendo ai confini di questa sinistra liberal: per dirla nello stesso linguaggio anglo-americano, si sta accentuando l’aspetto radical e stanno riprendendo corpo obblighi e divieti, censure e rimozioni, gravi restrizioni degli spazi di libertà. La sinistra appare sempre più una casa d’intolleranza, tra totem e tabù, interdetti e intoccabili.

Da un verso la sinistra marcia al fianco della società neoborghese e neocapitalistica, elogia la globalizzazione, si colloca nella Ztl e nell’establishment, è guardia rossa del potere economico, burocratico, giudiziario, mediatico e intellettuale. E ingaggia in questo ambito le campagne per una società permissiva, sempre più individualista e globale. Ma dall’altra parte risale l’anima radical e alle battaglie di liberismo e liberazione si affiancano battaglie correttive e punitive per far rientrare la società nei canoni rigidi del politically correct, della cancel culture, del pensiero uniforme. Lo spettacolo di questa schizofrenia e di questa conversione a U della sinistra, liberal nella sfera privata e radical nella sfera pubblica, permissiva e intollerante, è sotto gli occhi di tutti e non riguarda solo la sinistra italiana e la leadership di Letta.

martedì 28 settembre 2021

La “guerra ai non vaccinati” farà vincere (forse) la battaglia dell’oggi, ma lascerà ferite che pagheremo care

Sul tema dell’”obbligo vaccinale de facto” il governo sta procedendo ormai come un rullo compressore, con un crescendo di provvedimenti restrittivi sempre più vessatori nei confronti di chi non aderisce alla campagna.

Quel Green Pass che inizialmente era stato concepito essenzialmente come uno strumento di semplificazione – ad esempio finalizzato a consentire di accelerare il ritorno alla normalità dei viaggi internazionali eliminando la necessità dei tamponi – si è trasformato, nelle mani dell’attuale esecutivo, nello strumento per implementare politiche “regressive” nei confronti dei non vaccinati che assomigliano sempre di più ad una condizione di “morte civile”.

lunedì 6 settembre 2021

Covid, la vaccinazione non è un dovere ma un diritto: basta col clima da caccia alle streghe

Covid, la vaccinazione non è un dovere ma un diritto: basta col clima da caccia alle streghe
di Luciano Sesta*

Pur essendo fortemente raccomandata da governi e autorità sanitarie, la vaccinazione anti-Covid rimane in quasi tutti gli Stati del mondo giuridicamente facoltativa, e non può dunque essere considerata né necessariamente immorale (come pensano i no vax), né moralmente necessaria (come pensano i pro-vax).

Ora, in un contesto in cui esiste, formalmente, il diritto giuridico di non vaccinarsi, non si può essere considerati né giuridicamente né moralmente responsabili delle conseguenze che derivano dall’averlo esercitato. Se avvalersi di un diritto comportasse, ipso facto, conseguenze penali o immorali, un simile diritto non esisterebbe nemmeno. Diverso è naturalmente il caso del dovere, giuridico o morale, che io posso avere o non avere al di là del mio diritto di non vaccinarmi. Si tratta del dovere di agire con responsabilità, morale e giuridica, nei confronti degli altri. Questo dovere, sia morale sia giuridico, oggi è previsto e non è quello di vaccinarsi, che è appunto un diritto e non un dovere, ma quello di osservare le norme di prevenzione – mascherina e distanziamento – richieste a tutti, vaccinati e non.

"Tanto più una società si allontana dalla verità, tanto più odierà quelli che la dicono".

"Tanto più una società si allontana dalla verità, tanto più odierà quelli che la dicono".
Quando criticammo l'uso delle mascherine e le aggressioni verbali contro chi si interrogava sull'efficacia e la funzione del dispositivo sanitario in questione, la nostra preoccupazione non era che qualcuno andasse in giro con un pezza lurida in volto. Il nostro intento non era deridere chi, con 40 gradi all'ombra, si ostinasse a non respirare per proteggersi da un misterioso patogeno orientale. Ognuno, ci mancherebbe, è libero di conciarsi come vuole e di girare con uno scafandro in testa, se lo vuole. Non è questo il punto. Il vulnus era, ed è, l'adesione. L'appartenenza. Il segno, il simbolo del nuovo credo. Quando facemmo notare che le bizzarre norme comportamentali imposte al popolo non avessero nulla a che fare con la salute pubblica, ma fossero finalizzate in realtà ad una rieducazione dell'individuo, non lo facemmo per mero esercizio di critica. Per essere ribelli a tutti i costi. Eravamo già consci, purtroppo, della deriva che di lì a breve avrebbero preso gli eventi. Dell'abisso, profondo, in cui stavamo, nostro malgrado, precipitando. Ed ora che il dissenso è psichiatrizzato, che lo stato di diritto volge al definitivo tramonto, che un trattamento sanitario sperimentale è reso de facto obbligatorio pena l'esclusione dalla vita lavorativa e sociale, che un lasciapassare che attesti che un uomo sano è sano è imprescindibile per portare il pane a casa, il cerchio si è pericolosamente chiuso.
Tutto era propedeutico per giungere a questo momento. Dai quindici giorni di Conte alla terza dose il passo è stato breve.

domenica 5 settembre 2021

Dalle più alte sfere continua la criminalizzazione del dissenso.

Dalle più alte sfere continua la criminalizzazione del dissenso.
Ciò che colpisce, stavolta, è che essa provenga con tanta violenza dalla figura che dovrebbe salvaguardare la Costituzione, il recepimento dei suoi principi e la loro corretta applicazione.
Colpisce che un messaggio di condanna così deciso avvenga in concomitanza ad un ostinato silenzio sulla costante messa in discussione (per non dire usurpazione) dello spirito costituzionale, ad opera di un governo che evidentemente ritiene quest'ultimo un ingombro da aggirare in vista del proprio fine.
Colpisce come sia evidente che il concetto di libertà oggi sia subordinato all'adesione alle politiche dell'esecutivo, definendo così cittadini diversamente liberi, che sono accusati di limitare con le proprie sacrosante scelte la libertà del prossimo, quando allo stato attuale sono gli unici a subire limitazioni sempre più stringenti alla propria.
Colpisce che si accusi un intero movimento di pensiero di singoli episodi di violenza di cui sono responsabili solo gli individui che li hanno commessi, e si taccia di un clima di apartheid e caccia alle streghe che invece è stato progettato, costruito e coltivato dai settori maggioritari dell'informazione, della comunicazione e della politica. Colpisce che si ribadisca come certezza palese ed evidente l'argomento ormai confutato da più autorevoli voci, comprese molte del mainstream scientifico, riguardo all'essere il non vaccinato un maggior pericolo per il prossimo rispetto all' "immunizzato" (che non è chiaro tra l'altro cosa rischi, se le parole hanno ancora un significato, in quanto "immune").
Noi continueremo ad invocare la libertà oggi più forte di ieri, con più convinzione, con più consapevolezza. Perché è proprio quando non se ne comprende più il significato che è più importante farlo. Perché è quando chi deve custodirla la abbandona ai lupi che è ora di farsi pastori. (Da Weltanschauung Italia)

giovedì 2 settembre 2021

Partita la macchina del fango contro i non-vaccinati. In TV c'è chi invoca un generale come Bava Beccaris

Sulle reti televisive e su tutti gli organi di stampa ormai è una vera e propria guerra psicologica. Si delinea la deleteria distinzione noi-voi che porta a fazioni contrapposte con accuse da "untori" nei confronti di chi pone solo dubbi e domande lecite. Il problema è la tensione sociale: questa è la vera preoccupazione.  Ossessivamente non si parla che di Covid e vaccini. Ora il focus è sui cosiddetti no-vax in termini criminalizzanti e in un crescendo di aggressività senza alcun dibattito suscettibile di ascoltarne le ragioni. Un lettore scrive: "È guerra a chi si fa domande. Non agli stupratori, ai trafficanti di droga, agli importatori di prostitute e terroristi, agli organizzatori di rave abusivi, ai mafiosi. No! È guerra a chi si fa domande. È bastata un po' di "ammuina" per farli diventare terroristi agli occhi dell'intera Nazione. Alla faccia della democrazia, della tutela delle minoranze, del confronto. La guerra tra poveri è servita". Interessante l'editoriale di Miriam Gualandi pubblicato su Byoblu ripreso di seguito.

Partita la macchina del fango contro i non-vaccinati. 
In TV c'è chi invoca un generale come Bava Beccaris

Fratelli contro fratelli, figli contro genitori, amici o partner che improvvisamente puntano il dito uno contro l’altro. Nelle piazze e nelle case italiane in queste ore si consuma una guerra fratricida, dove a fare il valore di una persona è l’essersi vaccinato o meno. E chi è che soffia su questo fuoco? La classe politica e il giornalismo, entrambi rabbiosi e violenti verso quella fascia di popolazione che viene definita senza possibilità di appello “no vax”. Ma andiamo con ordine.