lunedì 27 febbraio 2006

Senza radici

E' il titolo del libro scritto da Marcello Pera e Joseph Ratzinger.
Un uomo di Stato e un uomo di Chiesa confrontano le proprie analisi sulla situazione spirituale, culturale e politica dell'Occidente e in particolare dell'Europa. E, pur partendo da posizioni diverse, scoprono una sostanziale convergenza circa le cause di questa crisi e i rimedi che potrebbero correggerla. L'uno come laico e l'altro come pensatore religioso - concordano sulla necessità di un rinnovamento spirituale prima che politico: una crescita morale che dia senso allo sviluppo tecnologico, economico, sociale.
Il succo dell'analisi: l'Europa ha firmato un Trattato costituzionale che è un rebus fin dal titolo. Dopo tanta retorica sulla "riunificazione del continente", ha difficoltà anche solo ad allargarsi. I suoi membri sono divisi sul seggio all'Onu, sulla guerra in Iraq, sul dopoguerra, sulle relazioni con l'America, sui rapporti con Israele, sulle organizzazioni terroristiche, sulle politiche di difesa, di immigrazione, di sicurezza. Cala demograficamente e ha difficoltà a competere sui mercati globali. Chiamata a votare per il suo Parlamento, non si presenta alle urne. E chiamata a definire la propria identità, si rifiuta di declinare le proprie radici culturali e religiose. Sembra Babilonia, è l'Europa di oggi. Quella che predica l'idea relativistica che non esistono valori universali, neppure quei suoi grandi princìpi che hanno civilizzato il mondo. Quella che per non chiamare i problemi per nome usa il 'linguaggio politicamente corretto'. Quella che si dice laica mentre pratica una forma dogmatica e arrogante di ideologia laicista.

C'è qualcuno che l'ha letto e può inserire il suo commento? Se non l'avete letto, vale la pena farlo perché l'analisi è lucida, ampia e significativa.

domenica 26 febbraio 2006

Dio punirà chi sparge sangue in suo nome

Il Papa All'Angelus 26 febbraio ROMA - «Dio, Creatore e Padre di tutti, chiederà conto ancor più severamente a chi sparge in suo nome il sangue del fratello». Un forte appello contro le violenze su base religiosa è stato lanciato oggi da Benedetto XVI alla recita dell'Angelus. Il Pontefice ha citato in particolare le «tragiche violenze» in Iraq, con gli attentati alle moschee, e gli scontri fra cristiani e musulmani in Nigeria, esprimendo «ferma condanna» per gli spargimenti di sangue e per «la violazione di luoghi di culto».

venerdì 24 febbraio 2006

A proposito di Europa

Alcuni passaggi significativi di uno scritto di Marcello Pera dell'agosto 2005:
[...]
Primo fatto. Come entità economico-politica, l'Occidente è una zona di alto benessere materiale, caratterizzato da elevato tenore di vita, larga produzione di beni e servizi, ampia ricerca scientifica, imponente progresso tecnologico, fenomeni di espansione e globalizzazione dei mercati. Ma questo benessere economico dell'Occidente non è un elemento indipendente da altri; esso è legato a modi specifici di convivenza civile, ordinamenti giuridici, costituzioni politiche, codici, carte o dichiarazioni dei diritti. La forma istituzionale tipica che la combinazione di questi elementi assume è quella che si chiama democrazia liberale o liberaldemocrazia.
Secondo fatto. Come entità etico-spirituale, l'Occidente è una civiltà, precisamente la civiltà caratterizzata da quei valori e princìpi che oggi le liberaldemocrazie affermano. Sotto questo profilo, le cose vanno diversamente. L'Occidente è da tempo avvolto in un ciclo di crisi ricorrenti. Le liberaldemocrazie si sono scontrate nella prima guerra mondiale; rinate dalla strage, produssero nel loro seno fascismo, nazismo, comunismo; risorte dal massacro della seconda guerra mondiale e vinta la guerra fredda, oggi si trovano alle prese con un indebolimento o una perdita della propria identità culturale, soffocata dall'opulenza materiale oltre che minacciata dal fondamentalismo islamico.
La combinazione di questi due fatti produce una contraddizione. Mentre come entità economico-istituzionale l'Occidente si espande, come entità etico-spirituale si contrae. Per un verso propone, per un altro s'interroga sulla bontà di ciò che propone. In questa scissione tra progresso materiale e crescita spirituale, risiede precisamente la crisi dell'Occidente.
[...]
La nostra storia, la storia dell'Europa e dell'Occidente, è storia giudaico-cristiana e greco-romana. Scendiamo da tre colline: il Sinai, il Golgota, l'Acropoli. E abbiamo tre capitali: Gerusalemme, Atene, Roma. Questa è la nostra tradizione. Da qui sono nati i nostri valori. Senza le leggi di Mosé, senza il sacrificio del Cristo, non avremmo quel sentimento morale che ci fa sentire tutti - credenti e non - fratelli, uguali, compassionevoli. Senza la ragione dei Greci e il diritto delle genti dei Romani, non avremmo quelle forme di pensiero che sorreggono le nostre istituzioni pubbliche. Lo so che, scesi da quelle colline, lasciate quelle capitali, abbiamo fatto tanto cammino grazie anche a tanti altri apporti. Ma lo abbiamo fatto a partire da lì, nutriti con ciò che abbiamo imparato lì, convinti che il senso della strada fosse ancora lì. Chi rinnega queste origini tradisce la propria storia e perde la propria identità. Noi non dovremo consentirlo.
[...]
Temo che chi antepone il dopo al prima non avverta la richiesta di identità, il bisogno di senso, la voglia di basi morali e di fede che milioni di uomini e donne stanno sollevando in Italia, in Europa, nel mondo. Un partito politico, specie se nuovo o unico o unitario, deve ascoltare questo bisogno di identità, deve rappresentarlo e tradurlo in programma e azione politica.
[...]

Si tratta di una lucida analisi; la difficile strada da percorrere è fare sintesi, sviluppare progettualità, darsi strumenti adeguati per attuarla. Sì, ma come e con chi?

mercoledì 22 febbraio 2006

Più che scontro, vuoto di civiltà

Da quanto si muove nel mondo musulmano emerge l'idea che l’Occidente è il nemico che cerca di aggredire il mondo islamico, il quale si sente vittima dell’Occidente: a causa del potere dell’Occidente, a causa di tutto ciò che viviamo dall’11 settembre in poi, ma anche prima c’era questo. E questo è un punto grave perché, da una parte l’Occidente per un kamikaze generalizza e dice “i musulmani”, e il mondo musulmano, per un fatto privato, come la recente pubbliazione delle vignette, dice “l’Occidente”. E questo innesca rischi di conflitti gravi a livello internazionale, e perciò si deve arrivare ad una percezione più esatta e consapevole della realtà. Il punto fondamentale è, da entrambe le parti, imparare a distinguere tra il privato e il pubblico, la religione e la politica.

Conosco e riconosco molti valori dell'Islàm; ma credo che tutti temiamo che prevalgano i fondamentalismi sulla moderazione. In ogni caso non entra in campo solo il fondamentalismo islamico, ma anche quello di quelle forze di pensiero e di potere occidentali, che hanno deciso di voler combattere il male con la guerra; altre forme di fondamentalismo, con implicazioni di contrapposizione imprevedibili, potrebbero svilupparsi nella malaugurata ipotesi dovesse ingenerarsi uno scontro di religioni o di civiltà. Non nascondo la mia paura di fronte all'odio che c'è dietro e continua ad alimentarsi attraverso tutte le odierne forme di contrapposizione di cui purtroppo è teatro la nostra realtà a livello planetario. Mi sostiene tuttavia la speranza, che è attesa piena di impegno e di fiducia.

Proseguendo nell'analisi, noto che lo sfaldamento dell’Occidente, in una emancipazione che tende a cancellare i valori fondanti di un vivere ed un convivere umano e umanizzante prima ancora che civile, rischia di prestare il fianco all’imporsi di un tipo di Islam, che non è un monolite ed ha tante sfaccettature, portatore di valori senza emancipazione.

È pur vero che la laicità impostasi nel nostro Occidente, ormai quasi completamente secolarizzato, portando fino alle estreme conseguenze la separazione tra religione e politica, tende a far scomparire la dimensione trascendente dalla vita pubblica. Il fatto è che in molti si sentono in diritto di rifiutare questa dimensione; il che è comunque possibile per effetto della libertà che tutti abbiamo ricevuto da Dio. Sembra trattarsi di una sorta di accecamento determinato dai disvalori innescati da un secolarismo portato alle estreme conseguenze; ma se ne stanno vedendo i frutti: vuoto, smarrimento, sfaldamento dei principi fondanti di un autentico umanesimo, foriero di emancipazione e crescita individuale e collettiva, ma nell'orizzonte della responsabilità.

Ed è quando si perde l'aggancio alla trascendenza che può farsi strada il disprezzo per la libertà e la dignità umane, che degenerano in licenza e manipolazione. Tuttavia, per uno Stato laico, la sfida consiste nell'essere davvero aperto al Trascendente: cioè fondarsi su una visione della persona umana creata a immagine di Dio e portatrice dunque di diritti inalienabili ed universali. Esistono infatti alcuni diritti che sono universali, perché sono radicati nella natura della persona umana, piuttosto che sulle particolarità di una cultura o di una religione.

L'unica soluzione positiva è quella di promuovere e realizzare un vero dialogo ed un impegno comune sui problemi veramente importanti del nostro tempo, possibile solo se c'è conoscenza e rispetto reciproci, riconoscendo e accettando anche le differenze, senza volerle abolire perché sono ineliminabili, ma proprio nel dialogo si trasformano in arricchimento reciproco.

Se il dialogo è l'unica soluzione praticabile, bisogna tuttavia essere consapevoli che esso, quando è autentico, nasce da identità mature: solo la forza della nostra identità può permetterci di aprirci all'altro senza paura, ed eventualmente cambiare insieme, arricchendoci di altre visioni del mondo senza buttare a mare le nostre. Per dialogare, però, oltre a riconoscere e rispettare l'altro, c'è bisogno di essere riconosciuti e rispettati a nostra volta.

Ma siamo ed abbiamo interlocutori davvero così maturi?

«Rispettare le religioni. No a reazioni violente»

Il Papa riceve l'Ambasciatore del Marocco È «necessario e urgente» che «le religioni e i loro simboli siano rispettati». Così come che «i credenti non siano l'oggetto di provocazioni che feriscono le loro iniziative e i loro sentimenti religiosi». Sono parole nette ed esplicite quelle con cui Benedetto XVI, rivolgendosi al nuovo ambasciatore del Marocco Ali Achour, ha condannato cause e conseguenze della crisi che sta attraversando nelle ultime settimane le relazioni tra Europa e Paesi islamici. Discorso che Papa Ratzinger, tuttavia, ha esteso in tutti suoi aspetti, sollevando la questione di un diritto alla libertà religiosa che deve essere ovunque rispettato: «...l'intolleranza e la violenza non possono mai giustificarsi come risposte alle offese, poiché esse non sono risposte compatibili con i principi sacri della religione; per questo non si può che deplorare le azioni di quanti approfittano deliberatamente dell'offesa causata ai sentimenti religiosi per fomentare atti violenti, tanto più che ciò avviene a fini estranei alla religione. Per i credenti come per tutti gli uomini di buona volontà, l'unica via che può condurre alla pace e alla fratellanza è quella del rispetto delle altrui convinzioni e pratiche religiose, affinché, in maniera reciproca in tutte le società, sia realmente assicurato a ciascuno l'esercizio della religione liberamente scelta.»
Finalmente un parlar chiaro, che traccia un cammino percorribile; ma quante 'buone volonta' vi si rispecchieranno?

lunedì 20 febbraio 2006

Da una nota del S.I.R.

Assassinii di massa, martirio di sacerdoti: cominciate come anti-occidentali le manifestazioni che hanno preso a pretesto le vignette dello Jyllands-Posten non tardano a degenerare come anti-cristiane. E non c’è, né ci può essere reciprocità: le manifestazioni e le violenze, che hanno scosso decine e decine di paesi non possono essere oggetto di contro-manifestazioni nei paesi pure a maggioranza cristiana. Di mezzo c’è l’essenza stessa del cristianesimo, il semplice ammonimento di Gesù a dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, ci sono secoli di storia, c’è la grande lezione che promana dal cristianesimo, che è alla base dello straordinario dinamismo dell’occidente nella sua identità cristiana. Eppure la situazione in prospettiva rischia di degenerare. Sta venendo al pettine la necessità che oggi ha l’Islam, nelle sue varie denominazioni e manifestazioni, di una chiara affermazione anti-integralista, che purifichi e faccia risplendere l’ispirazione religiosa. Il punto è: sono le democrazie occidentali in grado di prendere l’iniziativa? È il momento di reagire e reagire bene, così da condurre non allo scontro, ma allo sviluppo della civiltà. Benedetto XVI, ricevendo le credenziali del nuovo ambasciatore del Regno del Marocco, uno degli Stati più avanzati dal punto di vista del rispetto e del dialogo, ha dato alcune indicazioni, a partire da una ferma condanna dell’intolleranza e della violenza. “Per i credenti come per tutti gli uomini di buona volontà la sola via che può condurre alla pace ed alla fraternità è quella del rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose altrui, affinché, in modo reciproco in tutte le società, sia realmente assicurato per ciascuno l’esercizio della religione liberamente scelta”. È stato ancora una volta chiaro, il Papa, chiedendo la libertà religiosa e la reciprocità: due elementari diritti dell’uomo, gravemente misconosciuti da troppi paesi integralisti per convinzione o per calcolo. Ecco allora la sfida. La Chiesa continuerà a fare la sua parte, cioè a pagare di persona, ma anche a mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità. Innanzi tutto i governanti, le leadership religiose e l’opinione pubblica dei paesi islamici, che devono uscire dalla spirale integralista. Per fare questo c’è bisogno però anche di una forte iniziativa dei paesi democratici. Per prendere finalmente l’iniziativa a loro volta i governi, le leadership e l’opinione pubblica delle democrazie occidentali e in particolare proprio di quelle europee e dell’Unione Europea, devono sbarazzarsi una volta per tutte dell’antico e sempre insinuante assioma, per cui la secolarizzazione rappresenterebbe il compimento della democrazia. È vero invece il contrario. Senza identità non si può dialogare. E oggi bisogna muoversi in fretta.

Un' Europa sempre più calabrache

Londra non batte ciglio di fronte a manifestazioni di migliaia di musulmani ai quali è consentito portare avanti la predicazione dell'odio e brandire cartelli inquietanti. Riporto una delle tante scritte minacciose: "preparatevi al vero olocausto".
E che dire delle moltitudini umane forsennate e invasate che pigliano d'assalto ambasciate anche di paesi rispettosi della loro religione? Non vorranno mica farci credere che è la loro permalosità e suscettibilità a renderli così isterici e dannati? Tuttavia mi stupisce che anche a fronte di queste palesi "dichiarazioni" di guerra (poiché assaltare ambasciate e devastarle nel linguaggio diplomatico significa questo) l'Ue non mostri la giusta fermezza. Anzi, si prepara a sborsare quattrini e non si mostra solidale con un paese fratello come la Danimarca. Ecco l'elenco delle sue codardie e viltà più recenti:
1) Ha già messo all'ordine del giorno una norma comunitaria per regolare il rapporto mass media-religioni.
2) Ha negato una seduta in Parlamento per il povero don Andrea Santoro, vittima dell'intolleranza religiosa islamica.
3) Ha avviato (tramite la Francia) trattative separate con Hamas e magari anche invio di denari prossimi venturi.
4) Gli hanno messo in fuga a colpi di mitraglie e armi da fuoco i suoi osservatori in MO, ma i denari li pretendono ugualmente. E l'Europa li darà.
Queste sono manovre di ordinaria viltà di un multiculturalismo a senso unico che non mi piace affatto.

giovedì 16 febbraio 2006

Partiamo da qui

Ho appena completato la procedura per la creazione del blog e, con questo messaggio, inizio un percorso nuovo nel quale spero di incontrare e confrontarmi con persone e idee, ascoltare ed esprimermi e condividere... Vi dico subito che per 'nostre radici' intendo le radici greco-romane e poi ebraico-cristiane della nostra fede e della nostra civiltà. Su questo argomento avremo molto da dirci e anche da costruire insieme. Per ulteriore documentazione, vi rimando ai blog http://chiesaepostconcilio.blpgspot.com e http://roma-perenne.blogspot.com