Alcuni passaggi significativi di uno scritto di Marcello Pera dell'agosto 2005:
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Primo fatto. Come entità economico-politica, l'Occidente è una zona di alto benessere materiale, caratterizzato da elevato tenore di vita, larga produzione di beni e servizi, ampia ricerca scientifica, imponente progresso tecnologico, fenomeni di espansione e globalizzazione dei mercati. Ma questo benessere economico dell'Occidente non è un elemento indipendente da altri; esso è legato a modi specifici di convivenza civile, ordinamenti giuridici, costituzioni politiche, codici, carte o dichiarazioni dei diritti. La forma istituzionale tipica che la combinazione di questi elementi assume è quella che si chiama democrazia liberale o liberaldemocrazia.
Secondo fatto. Come entità etico-spirituale, l'Occidente è una civiltà, precisamente la civiltà caratterizzata da quei valori e princìpi che oggi le liberaldemocrazie affermano. Sotto questo profilo, le cose vanno diversamente. L'Occidente è da tempo avvolto in un ciclo di crisi ricorrenti. Le liberaldemocrazie si sono scontrate nella prima guerra mondiale; rinate dalla strage, produssero nel loro seno fascismo, nazismo, comunismo; risorte dal massacro della seconda guerra mondiale e vinta la guerra fredda, oggi si trovano alle prese con un indebolimento o una perdita della propria identità culturale, soffocata dall'opulenza materiale oltre che minacciata dal fondamentalismo islamico.
La combinazione di questi due fatti produce una contraddizione. Mentre come entità economico-istituzionale l'Occidente si espande, come entità etico-spirituale si contrae. Per un verso propone, per un altro s'interroga sulla bontà di ciò che propone. In questa scissione tra progresso materiale e crescita spirituale, risiede precisamente la crisi dell'Occidente.
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La nostra storia, la storia dell'Europa e dell'Occidente, è storia giudaico-cristiana e greco-romana. Scendiamo da tre colline: il Sinai, il Golgota, l'Acropoli. E abbiamo tre capitali: Gerusalemme, Atene, Roma. Questa è la nostra tradizione. Da qui sono nati i nostri valori. Senza le leggi di Mosé, senza il sacrificio del Cristo, non avremmo quel sentimento morale che ci fa sentire tutti - credenti e non - fratelli, uguali, compassionevoli. Senza la ragione dei Greci e il diritto delle genti dei Romani, non avremmo quelle forme di pensiero che sorreggono le nostre istituzioni pubbliche. Lo so che, scesi da quelle colline, lasciate quelle capitali, abbiamo fatto tanto cammino grazie anche a tanti altri apporti. Ma lo abbiamo fatto a partire da lì, nutriti con ciò che abbiamo imparato lì, convinti che il senso della strada fosse ancora lì. Chi rinnega queste origini tradisce la propria storia e perde la propria identità. Noi non dovremo consentirlo.
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Temo che chi antepone il dopo al prima non avverta la richiesta di identità, il bisogno di senso, la voglia di basi morali e di fede che milioni di uomini e donne stanno sollevando in Italia, in Europa, nel mondo. Un partito politico, specie se nuovo o unico o unitario, deve ascoltare questo bisogno di identità, deve rappresentarlo e tradurlo in programma e azione politica.
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Si tratta di una lucida analisi; la difficile strada da percorrere è fare sintesi, sviluppare progettualità, darsi strumenti adeguati per attuarla. Sì, ma come e con chi?
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