giovedì 30 aprile 2020

Conte prova a sfruttare la pandemia per aumentare i poteri, ma tutti i partiti lo scaricano: la sentenza tombale di Senaldi

Qualcuno regali a Giuseppe Conte un orologio. Il presidente del Consiglio ne sfoggia uno di ottimo gusto nelle sue verbose prediche televisive, ma è legittimo il sospetto che esso non funzioni. L' uomo infatti è completamente sfasato.
Per i due mesi e passa trascorsi dall'inizio dell' epidemia in Lombardia è stato latitante. Meglio così, perché quando ha deciso di visitare la regione più colpita dal Covid-19 ha rimediato solo una figuraccia.
Come un turista cinese che deve vedere tutto in dieci minuti, ha improvvisato un tour che lo ha portato a Bergamo a mezzanotte e a Brescia alle due del mattino.
L' altro giorno, alludendo alla tendenza di Giuseppe ad avocare a sé pieni poteri, noi di Libero lo abbiamo chiamato Ducetto. Ebbene, egli ci ha preso sul serio, facendo irruzione nei giorni successivi al 25 aprile nelle prefetture lombarde nel cuore della notte, in fuga dalla gente, sentendosi forse braccato come il Mussolini degli ultimi giorni.

MES, per l’Italia spunta la “sorveglianza rafforzata” di Commissione e BCE

Nonostante le smentite dei manovratori nel governo-trappola, torna ad agitarsi il fantasma della Troika, pur dopo i tentativi di allontanarlo a più riprese.

MES sì o MES no? Questo l’interrogativo che ci accompagna ormai da giorni che ha fatto salire a dismisura l‘asticella della tensione non solo con le opposizioni – da sempre contrarie, pronte a dar battaglia all’esecutivo – ma anche all’interno della maggioranza con il PD decisamente più possibilista rispetto al M5S che sulla questione si è da sempre mostrato più intransigente.
L’argomentazione a cui si aggrappano i favorevoli è ormai nota, ossia una versione completamente nuova e rivista del Mes, che nulla avrebbe a che vedere con quello passato, tanto che si è iniziato a parlare di Mes light, mes sanitario, mes senza condizionalità. Tante le formule per rassicurare sul fatto che, per capirci, non faremo la fine della Grecia.

mercoledì 29 aprile 2020

Caccia al capro espiatorio: dopo due mesi di Dpcm senza fiatare, ora sperano di cavarsela incolpando Conte

Un disegno tanto cinico quanto inaccettabile, perché le responsabilità del disastro che ci attende dovranno essere equamente suddivise tra chi, per apparente casualità della storia, si è trovato ad esercitare “pieni poteri” – ovvero Giuseppe Conte – e chi, potendo impedirlo, glielo ha consentito
Improvvisamente è iniziato il “tiro al Conte”, versione pandemicamente riveduta e corretta del “tiro al piccione”.
D’un tratto, si sono tutti accorti che i suoi provvedimenti – i famigerati Dpcm – sono liberticidi e incostituzionali. Di chi stiamo parlando? Precisiamo: non ci riferiamo all’opposizione. Sarebbe ingiusto. In una fase in cui il Parlamento è stato marginalizzato, anzi, per settimane praticamente chiuso, l’opposizione è stata marginalizzata al quadrato, se non al cubo. Nella “fase 1”, quella del lockdown, le forze di opposizione hanno potuto solo strepitare, più o meno efficacemente, sui social media o in qualche talk show in collegamento via Skype dal salotto di casa. Ma sempre con prudenza. In quella fase, per i leader dell’opposizione il rischio di essere accusati di comportamento “irresponsabile” di fronte ad una delle crisi più gravi – se non la più grave – della storia della Repubblica, è sempre stato dietro l’angolo. E con esso, il rischio, ancor peggiore, di essere dichiarati “unfit”, “inadatti”, in futuro, a governare. In una democrazia parlamentare come la nostra, in cui le carte, nei momenti decisivi, le dà sempre il Quirinale, “saper stare a tavola” è indispensabile. Il rovescio della medaglia è che se ti privano del luogo dove esercitare propriamente l’opposizione, ovvero il Parlamento, sei tagliato fuori. Al quadrato, al cubo.

lunedì 27 aprile 2020

La fase 1 e 1/3. Conte gioca con le libertà fondamentali per blindarsi a Palazzo Chigi: l’ora più buia sta arrivando

Il lockdown continua – e con esso prosegue e si aggrava l’emergenza giuridica e democratica nel nostro Paese. A prescindere dal merito delle misure annunciate, protratte o alleggerite, infatti, abbiamo più volte sottolineato su Atlantico Quotidiano la intollerabile ferita allo stato di diritto del metodo scelto: l’adozione di restrizioni alle libertà fondamentali dei cittadini per Dpcm, decreti ministeriali non aventi forza di legge, quando la Costituzione prevede espressamente una riserva di legge assoluta. Si tratta di un modo di procedere extra ordinem ed è sorprendente con quale facilità l’abbiano di fatto digerito le forze politiche, anche di opposizione, i gruppi mediatici e l’establishment economico, persino la casta dei giuristi e i corifei della “costituzione più bella del mondo”, in un Paese in cui si grida al pericolo fascista appena un leader di centrodestra appaia in grado di vincere le elezioni.
E ieri sera abbiamo appreso dall’ennesimo proclama tv del presidente del Consiglio – con taglio e tinta di capelli inappuntabili – di un nuovo Dpcm che regolerà il lockdown almeno per il prossimo mese. Non solo il Parlamento, anche i ministri del suo governo, come si intuisce dalla sorpresa manifestata dal ministro Bonetti, sono tenuti all’oscuro delle decisioni prese da Conte, coadiuvato dalla sua corte di “esperti”. Un accentramento di poteri in un solo uomo mai visto nella storia della Repubblica, con il silenzio assenso del Quirinale.

sabato 25 aprile 2020

25 aprile Chi manca all'appello?

Vedete: da cattolico diffido dello stato anche nella sua declinazione liberale. Detesto tutte le inframmettenze della mano pubblica nella vita dell’individuo. Dall'informazione alla scuola. Dalle arti all'economia.
Per questo non sarei mai stato fascista. Per allergia a ogni statolatria – “Tutto per lo stato, tutto attraverso lo stato, tutto dallo stato – e perché, scendendo di molti gradini, detesto le uniformi, specie quando sono obbligatorie.
Ma semmai, per giovanile o senile rimbecillimento, fossi stato fascista, dopo il 1938 delle leggi razziali e il 1939 del Patto d’Acciaio con la Germania nazista, avrei chiuso ogni legame politico con il regime e personale con chiunque ne fosse espressione; si trattasse pure del mio capopalazzo.
Per le STESSE ragioni sono stato e sono anticomunista. Perché il culto della classe condusse, ha condotto e sempre condurrà, come quelli della nazione e della razza – alla medesima statolatria. Con il suo fatale corteggio di violenze – da quelle private a quelle genocidarie - di intolleranze e, alla fine, di stupidità diffusa. Di cervelli ammassati davanti all’altare di uno stato che è tutto. Che vuole tutto. Che è totalitario, appunto.

AQUIS-GRANA.

Come va la trattativa europea sul fare fronte all'emergenza economica e poi sociale procurata dal virus? Per i dettagli tecnici che tanto appassionano i lettori del mondo con occhiali economici, avrete di che saziarvi altrove. Mi permetto solo di aggiungere una lettura fatta da chi segue quello che succede nei  vari paesi europei e nei vari principali giornali di quei paesi. Quindi niente MES, SURE, Conte, Salvini-Bagnai, condizionalità, Grillo folgorato sulla via di Bruxelles et similia. Segnalo solo che:
  1. L'asse Parigi, Madrid, Roma esiste. Credo che, contrariamente  a quanto detto da Conte, l'idea sia stata di Macron. E credo che sia stato fissato dati i rapporti tra Macron e Sanchez che sono ottimi da lunga data e dato il viaggio che Macron ha fatto in Italia, il c.d. "Patto di Napoli" del 27 febbraio. L'asse era pensato anche precedentemente la pandemia e rispondeva ad un semplice logica di peso nella relazione di Aquisgrana. La Francia ha molto meno peso della Germania in quella relazione e così come oltretutto la Germania si presenta con dietro il codazzo nordico, la Francia ha pensato opportuno presentarsi con un proprio codazzo che in via naturale è quello latino-mediterraneo.

venerdì 24 aprile 2020

La BCE salva l’Italia dal default. Tra oggi e domani si decide tutto

È l’ora della verità. L’ora in cui ci giochiamo tanto, molto, forse tutto quello a cui siamo stati abituati finora. L’ora in cui anche un inguaribile ottimista come me fa fatica a vedere la luce e mi fa male perché avrei voglia di alzarmi e urlare la mia rabbia per quello che sto scrivendo e raccontando da giorni.
Il destino dei conti pubblici italiani è appeso ad un filo sottile. La lotta politica interna si scontra con i numeri di un Paese già in difficoltà prima della Pandemia e che ora sembra proprio sull’orlo del burrone. I numeri ci dicono che i titoli di stato italiani sono (Junk), sono considerati spazzatura. Di fatto lo ha “annunciato” questa sera la BCE dichiarando che continuerà ad acquistare titoli di stato italiani anche se dovessero subire un downgrade (una retrocessione) da parte delle agenzie di rating, fino a diventare carta straccia.

L’Anpi può celebrare il 25 aprile, la Chiesa deve negarci il Corpo di Cristo

La si può mettere e rigirare come si vuole ma la notizia, nella sua essenzialità, è piuttosto semplice: i cattolici hanno dovuto rinunciare a qualsiasi rito religioso finanche nella settimana santa, in Chiesa si può entrare solo se la si trova di strada andando dal tabaccaio, i morti di questo periodo (tutti, non solo di coronavirus) hanno lasciato questo mondo senza il conforto dei propri cari e un degno rito di sepoltura, l’Anpi potrà prendere parte alle celebrazioni del 25 aprile.
Basterebbe questo, eppure qualcosa è il caso di aggiungerla. Già, perché quando si è saputo di una circolare del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che per evitare assembramenti circoscriveva le presenze consentite alle commemorazioni della resistenza alle sole figure istituzionali, di fatto tagliando fuori l’associazione, quest’ultima ha dato fuoco alle polveri e non ci ha pensato due volte a sollevare una polemica pubblica annunciando che, volente il governo o nolente, loro ci sarebbero stati.

martedì 21 aprile 2020

Coronavirus, siete pronti all’app che vi traccerà come miseri schiavi?

Non per essere ripetitivi, ma per non cessare di approfondire.

Lampi del pensiero di Diego Fusaro/ l’hanno escogitata per il vostro bene i padroni della task force non eletta e composta da ultraliberisti
Non mi stancherò di ripetere che Orwell e Huxley erano dilettanti: la realtà li ha superati, facendo apparire quasi umane, troppo umane le loro distopie. Il “mondo nuovo”, brand new world, si sta plasmando. Il virus è solo l’alibi che la classe dominante sta usando, con profitto, per ridefinire il diagramma dei rapporti di forza: e per garantire che le plebi pauperizzate, precarizzate e umiliate non possano in alcun modo insorgere nei prossimi anni. L’immagine che usava Orwell per spiegare il rapporto tra sudditi e potere torna di una spaventevole attualità: immaginate uno stivale che calpesta con veemenza un volto umano… E, allora, vi domando: siete pronti alla app che vi traccerà come miseri schiavi? La stanno approntando e reclamizzando come una merce tra le tante che offre la cornucopia della civiltà reificata. È una app cool, davvero. L’hanno escogitata per il vostro bene i padroni della task force non eletta e composta da ultraliberisti. Ultraliberisti che, da sempre, altro non hanno in animo se non il vostro benessere. Si tratta – è bene saperlo – di padroni che ieri pensavano al profitto delle multinazionali sans frontières e che oggi, per magia, pensano al bene dell'Italia, dello Stato, delle classi più deboli. Osate dubitarne? La situazione è, a tratti, disarmante: uno stato di polizia, che – è successo a Torino e l’ha riferito “La Stampa” – fa 4000 euro di multa a un fattorino, la cui inespiabile colpa è di essere uscito di casa per lavorare.

lunedì 20 aprile 2020

Facciamo noi la fase due: via il virus dal video

Attenzione, attenzione il contagio si trasmette per televisione. Si chiama covideo ed è una derivazione diretta del virus che sta devastando il mondo. Non uccide, almeno non direttamente, ma produce patologie terribili che intaccano il cervello, il fegato, la bile, l’animo e il morale delle persone. Il contagio avviene per via oculare e auditiva, si trasmette su tutti i canali video quando ci sono programmi, dibattiti, servizi, tg dedicati al virus e contorni, ben oltre lo sfinimento del pubblico. Non sto scherzando, non è il momento di scherzare. Vi sto consigliando una terapia. Autarchica, senza bisogno di andare in farmacia, di farsela prescrivere da alcuno. Semplice ma efficace. È la nostra fase due, quella della fuga stando in casa, del distanziamento sociale dal televirus e dai suoi protagonisti, caratteristi e comparse.

Diciamoci la verità, anche se ci fa male

Allora ragazzi, sospendiamo per un attimo lo spettacolo presente e le polemiche connesse, proviamo a portarci avanti col programma e pensare a domani. Chi dovrà ricostruire il Paese, da dove ripartire, in che modo? Domande a cui, state certi, non sarò in grado di dare risposte e temo che nessuno lo sia. Ma domande che bisogna farsi per avvicinarsi al vero, per cominciare a pensare sul serio un agire costruttivo, scusate il bisticcio. Diciamoci la verità anche se fa male. Il punto di ripartenza, è evidente, non può essere il governo in carica per manifesta incapacità, fuffa e marasma. Non ha mezza strategia, è diviso sulla linea di fondo, se affidarsi all’UE e al Mes oppure no, non è in grado di delineare una strategia, di fare qualcosa sul serio. Fa solo teatrino e comunicazione. Allora a chi affidarsi, considerando che quel domani non è un vago avvenire ma vuol dire appena possibile, subito, a giorni?

giovedì 16 aprile 2020

Ecco chi si nasconde dietro la task force guidata da Colao

In questi giorni il Governo ha annunciato la nascita di una task force. Un comitato di esperti guidato da Vittorio Colao che avrà il compito di elaborare le misure necessarie per accompagnare l’Italia verso la cosiddetta fase 2 dell’emergenza pandemia.
La parola “misure necessarie” fa suonare in me un campanello d’allarme. Approfittando infatti dello stato di necessità spesso si costringono i popoli ad accettare misure che vanno contro i loro interessi, ma che in situazioni ordinarie non avrebbero accettato mai. È la cosiddetta strategia della “shock economy“, preconizzata dai padri fondatori di quel pensiero neoliberista che oggi sta infettando l’Unione Europea creando più danni di qualsiasi pandemia.
E da dove provengono i membri di questa task force? A capo troviamo Vittorio Colao vicepresidente della lobby europea “Round table of Industrialists“. Una lobby che in pochi conoscono. Si tratta di una organizzazione nata per tutelare gli esclusivi interessi delle grandi multinazionali.

mercoledì 15 aprile 2020

Così il fanatismo buonista alimenta la diffusione dei contagi

«Cos'è più importante, il pericolo Coronavirus o la vita delle persone che muoiono nel Mediterraneo? Io non ho dubbi. Quando mi sono imbarcata sapevo quali rischi stessimo correndo, ma la volontà di salvare chi, pandemia o non pandemia, sale sui gommoni per fuggire da torture e dalla guerra, era prevalente».
Non sappiamo se alla dottoressa Caterina Ciufegni risulti chiara l'immane sproporzione di quanto dichiarato a Repubblica. Da italiani saremmo più felici se le parole di quell'intervista fossero solo un malinteso. Ma temiamo che la connazionale imbarcata come medico sull'Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Watch, intendesse proprio quello.
L'illogica sprovvedutezza di chi considera preminente la tragedia dei 134 migranti scomparsi dal primo gennaio nel canale di Sicilia rispetto ai ventimila morti registrati in soli due mesi in Italia è infatti perfettamente in linea con la lucida e delirante follia dell'organizzazione per cui lavora. Un'organizzazione convinta di poter sbarcare un carico di 150 migranti nei nostri porti mentre nel Paese infuria una pandemia che tiene bloccati in casa 60 milioni di italiani e rischia di compromettere il futuro della nazione. Un'organizzazione che - come racconta nel suo fanatico e devastante candore la dottoressa Ciufegni - ha lasciato il porto di Valencia proprio mentre in Spagna montava quell'epidemia che ad oggi ha falcidiato più di 17mila vite. Ovviamente senza sentire il bisogno di voltarsi a dare una mano.

Sulla condizionalità del Mes persiste un grosso inganno

Non si placano in Italia le polemiche, dentro e fuori il governo, riguardo all’attivazione del Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità, previsto dall’accordo approvato dai ministri delle Finanze dell’Eurogruppo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Ora si attende l’approvazione definitiva del Consiglio europeo dove l’Italia, per bocca del premier Giuseppe Conte, annuncia battaglia per ottenere l’inserimento degli eurobond. Ma da Germania e Olanda arriva un secco No visto che, aver attivato un Mes senza condizionalità per far fronte alle spese sanitarie, è ritenuto il massimo che potesse essere concesso ai Paesi del Sud. I 5 Stelle puntano il dito contro il ministro dell’Economia Gualtieri, accusato di aver accettato il Mes contro l’indicazione della maggioranza. Insomma un caos generale. Cosa accadrà adesso? Ne abbiamo parlato con l’economista ed europarlamentare della Lega Antonio Maria Rinaldi.

martedì 14 aprile 2020

Che fine faremo? “Tutti a casa” è lo slogan regressivo e autoritario del “madurismo” italiano

In un mese di “lockdown” all’italiana – fondato sulla parola d’ordine “tutti a casa” e sul blocco di quasi tutte le attività imprenditoriali e commerciali – i contagi da Covid-19 sono aumentati di 15 volte, i morti di 20.
L’incidenza di casi e di vittime sulla popolazione resta di gran lunga la più alta nel mondo, con l’unica parziale eccezione della Spagna (e al netto naturalmente dei sempre inaffidabili dati cinesi). Questo vuol dire che le misure restrittive italiane – le più repressive sulle libertà individuali e le più distruttive nei confronti dell’economia adottate in tutto il mondo, con l’eccezione non della Cina, ma della sola provincia di Hubei – non sono state molto efficaci. Certo, la curva dei contagi, almeno nella seconda metà del mese, si è appiattita: casi raddoppiati, contro una moltiplicazione di 7 volte nei 15 giorni precedenti. Ma resta la domanda di fondo: come è possibile che, in questo deserto che è diventato l’Italia, il virus abbia continuato e continui a circolare così tanto, smentendo regolarmente il comitato tecnico-scientifico che parlava di imminenti effetti decisivi dei provvedimenti, ipotizzando “picchi” poi rivelatisi sempre troppo ottimistici? Le risposte a mio avviso sono due, ed entrambe implicano un giudizio totalmente negativo sull’approccio politico, e direi culturale, seguito dal governo nel contrasto all’epidemia.

Il Covid-19 non è la peste del terzo millennio

Mi batterò fino all’ultima stilla di energia per consentire a chiunque di esprimere la propria opinione, tuttavia quando sento definire il Covid-19 come la peste del nostro tempo la mia già forte preoccupazione per il nostro disgraziatissimo Paese cresce ulteriormente.
Occorre a mio avviso che le persone più serie, responsabili e lungimiranti evitino di trasmettere agli italiani, popolo in testa alle classifiche dell’analfabetismo funzionale, messaggi sbagliati e devastanti. Tanto per intenderci, la famosa peste della prima metà del 1300, da cui prende spunto la principale opera letteraria del Boccaccio, si stima che abbia ucciso 20 milioni di persone, cioè un terzo della popolazione europea dell’epoca. Mentre quella descritta da Manzoni ne “I Promessi Sposi”, diffusasi nella nostra Penisola intorno al 1630, provocò la morte di un quarto degli abitanti dell’Italia settentrionale. La famigerata influenza spagnola, il cui virus continua a circolare nel mondo, avrebbe causato dai 50 ai 100 milioni di morti, su una popolazione mondiale di circa 2 miliardi di individui. Ma anche in quest’ultimo caso, così come sembra si stia riscontrando per il coronavirus, fattori estremamente soggettivi e particolari, secondo gli esperti, aumentarono in maniera esponenziale i decessi. Eravamo infatti alla fine della Prima guerra mondiale e la malnutrizione, i campi medici sovraffollati e la scarsa igiene trasformarono quella che molti virologi considerano ancor oggi una normale influenza in un vero e proprio flagello.

lunedì 13 aprile 2020

Fenomenologia di Giu’ Conte

Un lungo epitaffio per Giuseppe Conte, scritto da un meraviglioso Marcello Veneziani senza mandarle a dire. Da leggere tutto d’un fiato, tanto è Pasquetta e la gita fuori porta l’abbiamo rinviata a tempi migliori. Quelli del M5s si fermeranno alla premessa. Quelli del PD al secondo paragrafo saranno tentati di mollare, ma molti saranno quelli che andranno avanti sino alla fine per non darmela vinta. Quelli di LEU fingeranno di averlo letto, i Renziani lo leggeranno e lo condivideranno senza poterlo ammettere. In ogni caso leggere non nuoce alla salute.

Giuseppe Conte non è. Non è un leader, non è un eletto, non è un politico, non è un tecnico, non è nulla. È il Nulla fatto premier.
E lo conferma ogni giorno adattandosi come acqua corrente alle superfici che incontra. È la plastica rappresentazione che la Politica, dopo lo Scarso, lo Storto, il Pessimo, ha raggiunto lo Zero, la rappresentazione compiuta del Vuoto.
Luogotenente del Niente, Conte è oggi il fenomeno più avanzato della politica dopo i partiti, i movimenti, le ideologie, la politica e l’antipolitica, i tecnici e i populisti, le élite e le plebi.
È la svolta avvocatizia della politica che pure è da sempre popolata di avvocati: ma Conte non scende in politica, assume solo da avvocato l’incarico di difendere una causa per ragioni professionali; ma i clienti cambiano e così le cause. Andrebbe studiato nelle università del mondo perché segna un nuovo stadio, anonimo e postumo della politica.

sabato 11 aprile 2020

La morte in faccia nel tempo che la rimuove

La morte ha bussato alla vita nel nostro tempo svagato e sfuggente. Avevamo adottato la distanza di sicurezza dalla morte, una lunga distanza che sfumava nell’oblio e nell’occultamento. E invece è venuta a trovarci, virale e impetuosa, costringendoci a rifare i conti con lei. È tempo di parlarne, e questo è il giorno più adatto, perché è il Venerdì Santo.
Al mio paese c’era la tradizione dell’Incontro al Calvario: Gesù Cristo che porta la Croce e incontra sua Madre in un luogo che da noi si chiama proprio Calvario. Una processione gremita, che un tempo si svolgeva in un’atmosfera di raccolto silenzio, interrotto dalla disperazione delle vecchie madri vestite di nero che piangevano in Cristo il loro cristo di casa, il marito, il padre, il figlio morto in guerra. Era un lutto reale, vorrei dire carnale. Le statue ondeggianti, le vesti e i capelli della Madre e del Figlio mossi dall’immancabile vento. Poi diventò negli anni uno spettacolo teatrale, in cui il pathos dell’evento veniva banalizzato dai microfoni che raccontavano in diretta la cronaca della via crucis e ne facevano quasi una docufiction per le tv locali. Quest’anno l’incontro con le folle non ci sarà, perché ora la morte non è un ricordo e un rito ma una presenza, anonima e corale, che si è fatta cronaca quotidiana e si riassume nelle colonne di mezzi militari che portano le bare lontano dai loro cari.

venerdì 10 aprile 2020

Ecco tutte le balle che Conte ha raccontato sul Mes in tv

Il premier ha accusato il centrodestra di aver fatto nascere il Fondo Salva Stati. Ma ha sbagliato date, nomi: tutto
Le parole di Giuseppe Conte in tv e l’attacco diretto alle opposizioni difficilmente verranno dimenticate. Hanno segnato un solco pesante tra la maggioranza e l’opposizione. Il premier ha di fatto usato la tv per mettere nel mirino i partiti del centrodestra per distogliere l’attenzione dalla Caporetto dell’esecutivo raccolta in Europa. I giallorossi hanno dovuto ingoiare il rospo del no ai coronabond e il sì ad un Mes calmierato che però potrebbe portare l’Italia sotto il tacco di Bruxelles. E il maldestro tentativo del premier di usare la tv per regolare i conti è scomposto e pieno di inesattezze. Per non chiamarle bugie.
La più pesante di tutte arriva dopo l’annuncio del lockdown prolungato fino al 3 maggio. E nel mirino c’è proprio tutto il centrodestra: “L'Italia accetta di discutere il Mes non confezionato perché questi Paesi ce lo chiedono. Qualcuno dice è una trappola, allora chi ha confezionato questa trappola si assuma la responsabilità. Era il 2012, io non c'ero, c'era un governo di centrodestra e se non sbaglio la Meloni era ministro”. Parole pesantissime, dette, ripetiamo, in tv in diretta. Di fatto il governo del centrodestra a cui si riferisce Conte è caduto l’11 novembre del 2011. Il Mes è nato il 27 settembre del 2012. Quasi un anno dopo. A palazzo Chigi c’era Mario Monti e la Meloni non faceva certo parte di quel governo. Due inesattezze pesanti che rischiano di confondere gli italiani. E a rinfrescare la memoria al premier c’ha pensato proprio la leader di Fratelli d’Italia: “Presidente Conte, nel 2012 al Governo non c'ero io, c'era Monti. Non è bello usare la televisione di Stato per diffondere fake news”.
Parole ripetute anche da Salvini e da tutto il centrodestra che di fatto chiede al premier toni più moderati e soprattutto il rispetto delle opposizioni. L’uscita del premier è stata così fuori luogo che perfino il direttore di tgLa7, Enrico Mentana, si è lasciato andare ad un commento piuttosto chiaro: “Se possiamo dire, l'avremmo francamente evitato. Se l'avessimo saputo, non avremmo mandato in onda quella parte della conferenza stampa”. Insomma questa volta il premier ha davvero abbandonato gli abiti del suo fare “anglosassone” col velo di pacatezza che lo accompagna per accusare (a colpi di fake news) le opposizioni su un pasticcio, quello in sede europea sul Mes, che ha la firma dei giallorossi e del ministro del Tesoro Gualtieri. Conte ha varcato un limite, quello del rispetto del dialogo fra maggioranza e opposizione. Una frattura profonda che difficilmente potrà rientrare nel giro di qualche giorno… Fonte

Almeno questo: non vendeteci una sconfitta per una vittoria!

La politica non è una scienza. È il luogo della retorica. Anzi: è il luogo in cui la retorica è nata. E dunque è percezione, racconto della realtà. Non la realtà. Ma la narrazione può drappeggiare, velare, alterare la realtà. Non capovolgerla. Oddio: la menzogna è possibile. Anche radicale. Ma è una scelta di corto respiro. Stupida prima ancora che immorale. 

E dunque va bene: l’Italia ha perso la sua partita in Europa. L’ha persa malamente e clamorosamente. La Francia ci ha usati e poi abbandonati per strada quando aveva raggiunto i suoi obiettivi; la Spagna non ci ha seguiti. E dissoltosi il presunto “fronte mediterraneo”, l’Italia, da sola, si è piegata all’ukase germanico. 

giovedì 9 aprile 2020

Salvini scrive a "die Welt"

Gentile "die Welt",
ho visto con stupore il vostro titolo odierno che parla di "mafia che aspetta i soldi dall'Europa".
Vorrei ricordare ai vostri lettori, che meritano un’informazione equilibrata, che l'Italia è contribuente netto dell’Unione Europea dal 1989. Da allora, gli italiani hanno versato al bilancio dell’Unione un totale di 81 miliardi di euro.
L'Italia ha anche fatto la sua parte con i fondi salvastati, versando a vario titolo oltre 57 miliardi. Come documentano studi di università tedesche, fra cui l’ESMT di Berlino, in molti casi, incluso quello della Grecia, il 95% dei fondi versati da paesi come l’Italia sono stati immediatamente girati alle banche creditrici, fra cui quelle tedesche.
Siamo stati in grado di contribuire al progetto europeo anche perché dal 1992 l’Italia ha sempre avuto un avanzo primario del bilancio pubblico, tranne che nei due anni più gravi della crisi.
Quello che appesantisce il bilancio pubblico italiano è la spesa per interessi, e in questo senso la decisione della signora Merkel di coinvolgere nel salvataggio della Grecia gli investitori privati (Private Sector Involvement), scatenando il fenomeno dello spread, ci ha penalizzato, mentre ha permesso alla Germania di finanziarsi a tassi negativi e di attirare capitali in cerca di un porto sicuro.
Il Leibniz Institut di Halle ha dimostrato che grazie a questa mossa la Germania ha beneficiato di circa 100 miliardi di afflussi di capitali, sottratti ai mercati finanziari degli altri paesi membri.
Vorrei infine ricordare che dall'inizio della crisi la Germania sta violando la regola che limita al 6% il surplus estero. Il successo delle imprese esportatrici tedesche, per il quale vi facciamo i nostri complimenti, significa però che l’economia tedesca prospera sulla spesa di altri paesi, che sono suoi clienti, e che quindi converrebbe trattare con rispetto.
In sintesi: i miliardi non sono mai arrivati in Italia dall'UE, né via bilancio comunitario, né via fondi salvastati, ma hanno preso sempre e solo direzione contraria, dall'Italia verso l’Europa, e noi non abbiamo mai chiesto se andassero a finanziare la malavita tedesca.
Ci rimane invece qualche curiosità su chi finanzi, e per quali motivi, le tante navi delle ONG che nel Mediterraneo traghettano immigrati clandestini. Saremmo lieti di leggere su "Die Welt" un’inchiesta su questo problema, magari basata su fatti e non su insulti, per capirne un po’ di più su un fenomeno che avviene in violazione delle leggi nazionali e comunitarie e che riguarda e danneggia tutti, a partire dagli stessi immigrati.
Cordialmente,
Matteo Salvini

L’incubo totalitario dalla quarantena al comunismo

La cattività prolungata genera cattivi pensieri. Di chi la subisce, di chi la decreta. Malus mala cogitat, chi vive male pensa male, potremmo tradurre. Così in dormiveglia, tra la notte e l’alba, ho avuto un incubo. Ho visto, ho pensato, ho sognato – non so dire bene – dove avrebbe portato la lunga detenzione per ragioni sanitarie: a un regime totalitario mai visto che arrivava a privare i cittadini delle libertà più elementari e non ammetteva alcun dissenso nel nome della suprema emergenza sanitaria. Negati i diritti principali, che precedono perfino quelli democratici: uscire di casa, passeggiare, incontrare familiari ed amici, abbracciarsi, vivere all’aperto, andare a messa. Veniva poi spenta ogni attività produttiva, distrutta ogni possibile forma di lavoro, di ricreazione, dalla lettura al caffè; solo distrazioni centralizzate e controllate, perché somministrate dalla rete e dal web direttamente ai domiciliari.
Nell’incubo l’obbligo di mascherine era diventato permanente, allo scopo di mettere la museruola ai cittadini, impedire loro di parlare liberamente e farsi capire, con la scusa di salvaguardarli la salute. Sotto la minaccia della malattia, l’ospedalizzazione e la morte, il popolo impaurito diventava docile, non opponeva resistenza. Era severamente proibita ogni riunione da tre persone in su e vietata ogni manifestazione che richiamasse un’assemblea. Sradicata ogni fede, ridotta solo al segreto della propria intimità (chiusi in bagno a pregare), la politica costretta al privato, concessi invece il fumo e il cane da passeggio.

mercoledì 8 aprile 2020

Cer, si dimette il presidente: “Deluso dall'Ue. Nessun coordinamento anti pandemia”

Il presidente del Consiglio europeo della ricerca (Cer), Mauro Ferrari, annuncia le dimissioni: "Deluso dall'Ue. Nei momenti di emergenza le persone e le istituzioni mostrano la loro natura profonda"
"Il mio incarico come presidente del Consiglio europeo della ricerca (Cer) finisce qui. Ho presentato le dimissioni al presidente della Commissione Ursula von der Leyen". Arriva subito al punto il professor Mauro Ferrari, deluso dalla risposta dell'Unione europea all'emergenza coronavirus.
"Avevo preso servizio a gennaio scorso – ha spiegato Ferrari al Financial Times - motivato dall'entusiasmo per questa rispettata agenzia di finanziamento, dalla mia dedizione verso gli ideali di una Europa unita e dal desiderio di essere al suo servizio”. Il problema è che la realtà si è rivelata ben diversa da quella immaginata dal professore. Altro che solidarietà europea: ogni Paese ha dimostrato chiaramente di pensare solo e soltanto ai propri interessi.
Ferrari spiega qual è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. "Dall'inizio della pandemia era evidente che questa sarebbe stata una tragedia senza precedenti e che a soffrine di più sarebbero stati i più deboli. Ho dunque subito presentato una mozione per il lancio di un programma scientifico focalizzato su Covid-19. Ho creduto necessario fornire ai migliori scienziati gli strumenti e le risorse per combattere la pandemia con nuovi farmaci, vaccini, metodi diagnostici e nuove teorie scientifiche sul contenimento. L'ente di governo del Cer ha però votato contro la mia proposta, unanime, senza neppure discuterne".

lunedì 6 aprile 2020

Sciogliamo il Mes e coi soldi ricapitalizziamo la Bei

Su segnalazione di Antonio Maria Rinaldi, che la giudica un'idea fattibilissima per non essere più schiavi.

Una proposta per affrontare subito l'emergenza e schivare i rischi del Fondo Salva Stati
Dopo che le Istituzioni europee hanno tardivamente ammesso di aver sottovalutato l’emergenza sanitaria-sociale-economica nell’eurozona a causa della pandemia, in queste ore si moltiplicano le proposte finanziarie per dare sostegno ai paesi membri più colpiti.
Tali proposte, per quanto noto finora, già si preannunciano come assolutamente inadeguate, per modalità (prestiti con onere di restituzione sia degli interessi che delle quote di ammortamento del capitale) e entità (entrano in gioco decimali di PIL, per ciascuno Stato, laddove la recessione minaccia di essere di decine di punti di PIL). Così, l’attivazione “light” del MES, cioè senza o… “quasi senza” condizionalità, è un mero espediente di marketing politico, perché le condizionalità, per il Trattato, devono inderogabilmente essere rigorose e la Germania e i paesi “satelliti” non accetterebbero mai un compromesso sulla sostanza del rigore condizionale, ma al massimo una mera formula di facciata; poi, l’emissione di euro-bond con non meglio specificate garanzie comuni, per l’occasione denominati corona-bond (forse…), di cui non si conosce quale sarebbe l’organismo emittente, stante il divieto alla loro emissione finora ritenuto vigente in base all’art.125 TFUE (dalla stessa Corte Ue).O, ancora, il SURE apposito fondo europeo contro la disoccupazione che, sempre secondo le intenzioni dei promotori, attraverso 25 miliardi di garanzie volontarie dei paesi membri consentirà di finanziare le rispettive casse integrazioni. Ma ciò ricorrendo al consueto schema oneroso, per cui il fondo finirà, in definitiva, per restituire a ciascun Stato aderente tanto quanto (se gli va bene) ha versato come contribuzione (o “garanzia” pubblica immediatamente attivabile), dandosi comunque luogo ad una forma di prestito con rimborso di interessi e quote di capitale (il che rende più conveniente, per il singolo Stato, finanziarsi direttamente mediante i propri titoli del debito pubblico, rinnovabili alle scadenze e, comunque, attualmente acquistabili dalla BCE nell’ambito del suo programma di acquisti straordinario).

Tornano col virus gli scemi di guerra

Pensavo che l’incubo in cui siamo finiti da un mese ci concedesse almeno una tregua dai focolai di livore, cecità ideologica e faziosità che abitualmente accompagnano la nostra vita normale. Speravo che la solidarietà comunitaria richiesta in momenti come questi, la carità di patria, l’interesse superiore della salvezza collettiva, lasciasse indietro ogni sussulto di falsificazione vistosa della realtà e distorsione clamorosa della verità. E invece l’idiozia militante non si è presa una pausa neanche col contagio, i morti e le restrizioni.
Il campionario è vasto e non so davvero da dove partire. Dall’odio schiumante verso Trump accusato di essere quasi al servizio del covid-19 al tifo militante perché Bolsonaro si prenda il virus, dal “ben ti sta” che si leggeva nelle parole e sulle facce quando si parla di Boris Johnson (ma la stessa sorte non si riserva alla progressista Svezia che segue le sue orme) fino al capovolgimento della Cina considerato quasi un paese benefattore dell’umanità perché ha fatto da cavia al virus, si è sacrificato per primo e ora ci manda le mascherine. E l’accusa al governo cinese di aver nascosto per settimane i focolai, viene stranamente spostata sulla Russia di Putin o sull’Iran.

domenica 5 aprile 2020

Salvini bersagliato senza tregua

L'Italia non è mai stata famosa per lealtà nazionale e per rifiuto verso il cambio di casacca, gli esempi sono tantissimi! Vale per tutti l'esempio dello sbarco dei mille, che avvenne tranquillamente perché l'Inghilterra aveva comprato a suon di sterline i comandanti delle navi militari borboniche, che infatti guardarono da un'altra parte mentre Garibaldi sbarcava!
E che dire di piazzale Loreto, il giorno prima c'erano in Italia 40 milioni di fascisti, il giorno dopo 40 milioni di antifascisti,  che ancora oggi ci deliziano!
Insomma, se guardiamo dall'alto il popolo italiano lo vediamo costellato di numerose macchie di color marrone che, lo dico subito a scanso di equivoci, non è cioccolata!
Detto questo, repetita iuvant, in questi giorni sto assistendo ad uno spettacolo tipo piazzale Loreto nei confronti di Salvini! Oramai, qualunque cosa dica o non dica, sbaglia sempre e comunque, e viene criticato da sedicenti leghisti, che ormai passano il loro tempo a sparare sul supposto "cadavere " politico del Matteo!
Ovviamente non un fiato sulle inenarrabili nefandezze fatte dal governo, dagli infiniti errori infilati l'uno dietro l'altro, come una collana di perle e che ci hanno portato ad essere messi in galera in 60milioni quanti siamo! 
No, nessuna critica su quello, sugli involtini primavera, sulle mascherine che ancora mancano e chi più ne ha più ne metta! Il problema, per i fans di piazzale Loreto di color marrone, è la preghiera fatta in tv, una roba, secondo loro, da appenderlo per i piedi! 
È una riedizione della storia delle giacche e delle felpe di quando era ministro, non le poteva mettere punto! Anche se prima di lui tutti i ministri lo avevano sempre fatto, lui Non poteva, così latravano i compagni!
E fin qui ci sta, sono macchie marrone comuniste, ma oggi sono arrivati, di rinforzo ai compagni, tanti sedicenti leghisti!
L'ultima accusa è quella sullo "scudo penale ", su cui stanno sparando all'impazzata con fuoco amico! Uno scudo penale che prevede, semplicemente, la protezione giudiziaria nei confronti di tutti gli operatori sanitari, medici in primis, che stanno agendo in questi giorni contro il coronavirus!
Sappiamo tutti che  in questa emergenza è successo di tutto e di più, ambulanze arrivate dopo due ore,  intubazioni fatte in ritardo con morte del paziente, ecc ecc ecc! Sappiamo anche che tutto questo è successo per causa di forza maggiore e non per negligenza, perché i medici non avevano i mezzi per combattere al meglio questa battaglia e tanti di loro stessi sono morti per questo! Ma già qualche denuncia è partita, e per evitare di fare cornuti e mazziati dal mondo medico è partita la richiesta di essere protetti da denunce, mi sembra più che giusto!Tutti d'accordo, nel mondo politico, salvo tentare, da parte del qualcuno la estensione della protezione anche a categorie diverse dai medici! Visto questo la LEGA ha ritirato, attualmente, il suo appoggio al progetto di legge, in attesa di capire meglio! Bene, anche in questo caso un fiume di "delusi ", di vedove piangenti di non si sa che, tutti a ululare contro Salvini, colpevole a prescindere, né più né meno di come avrebbe fatto una qualunque zecca! Io non riesco a capire qual è il problema, se tanto vi sta deludendo non lo votate più, votate gli involtini primavera e abbraccia un cinese, votate chi vi ha messo in questo guaio, votate chi si appresta a farvi il deretano a cappello di monsignore con patrimoniali varie, e buo pro vi faccia! In questo modo tutelerete anche il Made in italy, e cioè quella caratteristica tutta italiana di non aver mai  finito una guerra sotto le stesse bandiere con cui era stata iniziata! Amen! (Domenico Napolitano)

giovedì 2 aprile 2020

L'ora del gattopardo (e quella del gatto selvaggio)

Poco dopo il terribile terremoto che nel dicembre del 1908 devastò Messina, il generale Franz Conrad von Hötzendorf, capo di stato maggiore dell’esercito asburgico, ispirò articoli di giornale che invitavano a cogliere quella insperata occasione per attaccare finalmente l’Italia. Sottile stratega, non c’è che dire. Il consiglio non fu seguito allora, ma è stato seguito pochi giorni fa nell’ultima riunione del Consiglio europeo, ad opera di Angela Merkel. Il paragone non sembri forzato: è vero, il terremoto (l’epidemia) colpisce oggi anche la Germania, ma vuoi perché colà i numeri del contagio sembrano inferiori, vuoi perché il loro sistema sanitario è meglio attrezzato del nostro, vuoi (soprattutto) perché i loro mezzi finanziari sono incomparabilmente più ingenti di quelli italiani, i tedeschi possono galleggiare, noi no. E se vogliamo salire sulla zattera dobbiamo pagare caro, con aumenti vertiginosi del debito “nostrano”, intromissioni, condizionalità, svendita delle imprese strategiche. Cosicché la corda che ci viene oggi lanciata per uscir dai flutti (“Indebitatevi pure, cari amici italiani…” ) ci servirà domani per impiccarci. Pare che, nella videoconferenza che precauzionalmente ha sostituito il tradizionale incontro, “mutti” Angela (ossia “mammina”, come affettuosamente la chiamano i suoi connazionali) sia apparsa soltanto in foto, e abbia parlato attraverso un interprete: si può ben dire che non si è mai vista una fotografia menare tali e tanti fendenti.

mercoledì 1 aprile 2020

Lira, Soros e oggi Eurobond: così la Germania ha sempre fatto guerra all'Italia

I tedeschi la chiamano «drang nach dem absoluten», spinta verso l' assoluto. Nessun altro popolo ha un' espressione simile: indica la propensione a portare ogni idea sino al limite ultimo, a costo di generare catastrofi. Tutto fa credere che questo sia uno di quei momenti, quelli in cui a Berlino sentono «il respiro della Storia», per dirla con Joseph Goebbels, e decidono di ridisegnare l' Europa come vogliono. Con i soldi anziché con i cingolati, ma schiacciando comunque chi ha la sventura di trovarsi tra loro e l' obiettivo. Anche l' ultima volta toccò a noi italiani pagare il conto.
Era il 1992 e la Germania dell' est era stata appena annessa a quella dell' ovest. Il cancelliere Helmut Kohl era chiamato a decidere il cambio del marco "comunista" con quello occidentale. I valori di mercato dicevano che il secondo valeva quattro volte il primo. Scavalcando la Bundesbank, la banca centrale, Kohl impose invece il rapporto di 1 a 1. Una scelta dettata dalla volontà di compiacere gli "ossi", i tedeschi orientali, che sparse però il terrore tra banchieri ed economisti. Perché comportava un accrescimento abnorme della massa monetaria, cioè del rischio d' inflazione, la cosa che i tedeschi temono più al mondo dai tempi della repubblica di Weimar.

L’Italia sta per capitolare. Ci prenderanno per fame e il “Conte Tsipras” ci consegnerà al Mes

Avete capito quello che sta accadendo?

Dal primo decreto che iniziava ad introdurre misure veramente limitative alla libertà personale e di circolazione (11 marzo), fino ad oggi, pur avendo il governo annunciato un primo intervento di 25 miliardi, in tasca agli italiani non è arrivato neppure un centesimo. Certo, stanotte i lavoratori autonomi hanno presentato “alla Fantozzi” (prima io! prima io!) domanda dei 600 euro una tantum, ma prima di un mese nessuno vedrà un euro.
A parte i dipendenti pubblici, che lo stipendio ce l’hanno garantito, così come pure i pensionati (fino a quando non si sa), i lavoratori autonomi (bar, ristoranti, negozi, librerie, parrucchieri, studi professionali etc), dal 12 marzo sono chiusi e non vedono un centesimo. Gli affitti commerciali vanno comunque pagati ma di incassi, causa la chiusura per decreto, nemmeno l’ombra.

La distanza tra il «chiudete la Lombardia» e il «ghe sem»

Quanta distanza c’è tra il titolo di Repubblica, “Chiudete la Lombardia” e l’esultanza vernacolare, «ghe sem!», ci siamo, con cui il governatore lombardo Attilio Fontana ha salutato l’apertura del nuovo ospedale in fiera? C’è un abisso di sentimenti, di attitudine, oseremmo dire persino di fiducia con cui si guarda al futuro.
Operazione record
Nel fine settimana aprirà per i primi 24 pazienti il nuovo ospedale milanese. Una struttura costruita in tempi record: su 25 mila metri quadrati sono stati preparati 250 posti letto che serviranno ad alleggerire la pressione sugli altri nosocomi lombardi. Il tutto è avvenuto in meno di un mese. Come ci ha raccontato Bruno Finzi, uno dei capi ingegneri che si è messo a disposizione gratuitamente, «si è lavorato giorno e notte».
Oggi, in mezzo a tante notizie tristi, è il giorno dell’orgoglio lombardo. In un battibaleno, e grazie alla abnegazione e alla generosità di tanti (raccolti 20 milioni di euro), è stato possibile trovare migliaia di dispositivi di protezione, monitor, ventilatori, caschetti Cpap.
Come dice oggi in un’intervista al Giornale Fedele Confalonieri, «l’ospedale è un miracolo, tutto il resto è rumore». È rumore Beppe Grillo che risorge dalla sua afasia per proporre il «reddito universale», ad esempio.