lunedì 13 aprile 2020

Fenomenologia di Giu’ Conte

Un lungo epitaffio per Giuseppe Conte, scritto da un meraviglioso Marcello Veneziani senza mandarle a dire. Da leggere tutto d’un fiato, tanto è Pasquetta e la gita fuori porta l’abbiamo rinviata a tempi migliori. Quelli del M5s si fermeranno alla premessa. Quelli del PD al secondo paragrafo saranno tentati di mollare, ma molti saranno quelli che andranno avanti sino alla fine per non darmela vinta. Quelli di LEU fingeranno di averlo letto, i Renziani lo leggeranno e lo condivideranno senza poterlo ammettere. In ogni caso leggere non nuoce alla salute.

Giuseppe Conte non è. Non è un leader, non è un eletto, non è un politico, non è un tecnico, non è nulla. È il Nulla fatto premier.
E lo conferma ogni giorno adattandosi come acqua corrente alle superfici che incontra. È la plastica rappresentazione che la Politica, dopo lo Scarso, lo Storto, il Pessimo, ha raggiunto lo Zero, la rappresentazione compiuta del Vuoto.
Luogotenente del Niente, Conte è oggi il fenomeno più avanzato della politica dopo i partiti, i movimenti, le ideologie, la politica e l’antipolitica, i tecnici e i populisti, le élite e le plebi.
È la svolta avvocatizia della politica che pure è da sempre popolata di avvocati: ma Conte non scende in politica, assume solo da avvocato l’incarico di difendere una causa per ragioni professionali; ma i clienti cambiano e così le cause. Andrebbe studiato nelle università del mondo perché segna un nuovo stadio, anonimo e postumo della politica.
Non si può esprimere consenso né dissenso nei suoi confronti perché non c’è un argomento su cui dividersi; lui segna la fine del discorso politico, la fine della decisione, la fine di ogni idea, di ogni fatto. È la somma di tante parole usate nel gergo istituzionale, captate e assemblate in un costrutto artificiale. È lo stadio frattale del moroteismo, il suo dissolversi. Ogni suo discorso è un preambolo a ciò che non accadrà, il suo eloquio è uno starnuto mancato, di cui si avverte lo sforzo fonico e il birignao istituzionale, ma non il significato reale. Altri semmai decideranno, lui si limita al preannuncio.
Ogni volta che un tg apre su di lui, non c’è la notizia, è solo una presenza che denota un’assenza; si spalanca una finestra nel vuoto.
I fatti separati dalle opinioni, si diceva; lui è nello spazio intermedio dove non ci sono i fatti e non ci sono le opinioni.
Dopo che Conte avrà parlato lascerà solo una scia di silenzi e di buchi nell’acqua. Non darà risposte, sceneggerà un ruolo e dirà lo Zero virgola zero. Nelle sue citazioni saccenti vanifica l’autore citato, lo rende vuoto e banale come lui. Conte non rientra in nessuna categoria conosciuta, eppure abbiamo avuto una variegata fauna di politici al potere.
Lui non è di parte, eccetto la sua, è piovuto dal cielo in una sera senza pioggia.
Conte è portatore sano di politica e di governo, perché lui ne è esente.
È contenitore sterile di ogni contenuto.
Non ha una sua idea; quel che dice è frutto del luogo, dell’ora e delle persone che ha di fronte.
Parla la Circostanza al suo posto, la Circumstancia, per dirla con Ortega y Gasset; Conte è la somma dell’habitat in cui è immesso, traduce il fruscio ambientale in discorso.
Figurante ma senza neanche figurare in un ruolo, è l’ologramma di una figura inesistente, disegnato in piattaforma come un gagà meridionale degli anni 50.
Un po’ come Mark  Caltagirone, il fidanzato irreale di Pamela Prati; è solo una supposizione.
Trasformista, a questo punto, sarebbe già un elogio, comunque un passo avanti, perché indicherebbe un passaggio da uno stadio a un altro.
Conte, invece, è solo la membrana liquida che di volta in volta riveste la situazione, producendo un molesto acufema in forma di eloquio. Conte cambia voltura a ogni utente e rispetto a ogni gestore (non fu un caso nascere a Volturara).
Conte è fuoco fatuo, rappresentazione allegorica del niente assoluto in politica, ma a norma di legge.
Quando apparve per la prima volta dissero che aveva alterato il curriculum e in alcune università da lui citate non era mai stato, non lo conoscevano; ma Conte è un personaggio virtuale, il curriculum può allungarsi, allargarsi, restringersi secondo i desiderata occasionali.
Conte non ha una storia, non ha eredità e provenienze, non ha fatto nessuna scalata.
È stato direttamente chiamato al Massimo Grado col Minimo Sforzo, anzi senza aver fatto assolutamente nulla.
Una specie di gratta e vinci senza comprare nemmeno il biglietto, anzi senza aver nemmeno grattato.
Da zero a Palazzo Chigi. Come Gregor Samsa una mattina si svegliò scarafaggio, lui una mattina si svegliò premier. Un postkafkiano.
Conte è di momento in momento di centro di destra di sinistra cattolico laico progressista, medieval-reazionario con Padre Pio, democratico-global con Bergoglio, fido del sovranista Trump e al servizio degli antisovranisti eurolocali; è genere neutro, trasparente, assume i colori di chi sta dietro.
Un passe-partout.
Il Conte Zelig, come lo battezzammo agli esordi, ha assunto di volta in volta le fattezze gradite a tutti i suoi interlocutori: merkeliano con la Merkel, junckeriano con Juncker, trumpiano con Trump, macroniano con Macron, chiunque incontra lui diventa quello; è lo specchio di chi incontra. In questa sua capacità s’insinua e manovra.
Conte non dice niente ma con una faticosa tonalità che sembra nascere da uno sforzo titanico, la sua parlata cavernosa e adenoidea è una modalità atonica, priva di pensieri o emozioni, pura espressione vanesia di un dire senza dire, il gergo della premieralità. Il suo vaniloquio è simulazione di governo, promessa continua di intenti, rinvio sistematico di azioni; è un riporto asintomatico di pensieri, la somma di più uno e meno uno. Indica con fermezza che si adatta a tutto e non comunica niente.
Dopo Conte non c’è più la politica; c’è la segreteria telefonica, il navigatore di bordo, la cellula fotoelettrica. Il drone.
Conte però ha una funzione, e non è solo quella di cerniera lampo tra sinistra e M5S, punto di sutura tra establishment e grillini. È la spia che la politica non c’è più, nemmeno nella versione degradata più recente.
Lui è oltre, è senza, è il sordo rumore del nulla versato nel niente.
(Marcello Veneziani)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

MES, serenità pasquale e i nemici alle porte.
Vorrei provare oggi, con l'animo positivo proprio di un giorno come questo, a tornare sul tema che ci ha pesantemente diviso nei giorni scorsi per spiegare il mio punto di vista sul Mes. Voglio lasciare agli atti l'ammonimento che sto scrivendo. Perché qui la vera e importante questione non è chi avrà la meglio di fronte all'opinione pubblica tra Giuseppe Conte (che sostiene che il MES firmato dal Governo Monti è responsabilità del precedente Governo di centrodestra) e Giorgia Meloni (che rivendica di non aver mai votato quel pessimo trattato), ma chi avrà la meglio tra l’Italia e coloro che vogliono metterla in ginocchio. Detto con toni pacati: inserire il MES tra gli strumenti per combattere la crisi Coronavirus è molto pericoloso per noi, anche con condizioni teoricamente “leggere” per le spese sanitarie. Anche se l’attuale maggioranza volesse, in buona fede, non accedere mai al MES potrebbe facilmente essere costretta a farlo con semplici operazioni a livello europeo: allentamento del “bazooka” della BCE o inadeguatezza del teorizzato “Fondo per la ripresa”. Portando così a una situazione nella quale il MES (con rigorosissime condizionalità) diventerebbe l’unico strumento a disposizione dell’Italia per fronteggiare la crisi economica, con tutto ciò che questo comporta. Sono scenari che abbiamo già visto in passato nelle dinamiche europee con le “logiche di pacchetto” sistematicamente disattese: “non preoccuparti cara Italia, intanto firma qui, poi facciamo pure quell’altra cosa che chiedi tu”. E puntualmente prendiamo la fregatura. Per questo Fratelli d’Italia sostiene che la crisi sanitaria, sociale ed economica che si sta abbattendo su di noi debba essere affrontata con strumenti straordinari, non con il MES, dal quale invece sarebbe utile riprendere le ingenti risorse versate. La preoccupazione di molti, non solo nel centrodestra, è che qualcuno in Europa stia gettando le basi per una offensiva alla nostra Nazione, per finire l’opera di saccheggio iniziata con il golpe finanziario del 2011. Abbiamo suonato la campana per avvertire che ci sono i nemici alle porte, ci hanno detto che facciamo troppo baccano. E allora approfittiamo della Pasqua per provarlo a dire in modo più pacato: lor signori del Governo, con il MES consegnate le chiavi della città agli assalitori. Non è una grande strategia per opporsi a un assedio, a meno che non si abbia un accordo con gli assedianti. Noi difenderemo comunque le mura dai nemici, qualunque cosa accada, come sempre, ma state sbagliando. Ed è nostro dovere di Patrioti dirlo, a gran voce o a voce pacata.
Giogia Meloni

Maria Guarini ha detto...

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/non-dobbiamo-chiedere-lelemosina-a-bruxelles-qualche-idea-per-ripartire-sulle-nostre-gambe/

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni posta sul suo Instagram il video di Giulio Tremonti commentandolo così: "Mes approvato nel 2011 dal centrodestra? Tremonti smonta clamorosa bufala. Il professore Giulio Tremonti racconta in un minuto la verità sul MES: 1) Il Governo di centrodestra parlò sempre e solo di istituire un Fondo Salva Stati finanziato con Eurobond. 2) Gli Eurobond spariscono dal dibattito nel 2012 con il Governo Monti. 3) L'attuale versione del MES fu trattata, firmata e voluta dal Governo Monti che lo trasformò da Fondo Salva Stati a una sorta di recupero crediti delle banche tedesche".
https://www.iltempo.it/politica/2020/04/14/news/giulio-tremonti-smaschera-giuseppe-conte-fake-news-nascita-mes-governo-mario-monti-giorgia-meloni-video-1314262/

Anonimo ha detto...

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Oggi è un giorno dedicato a tutto ciò che risorge e odio doverlo passare sospettando, invece, che ci sia qualcuno che voglia affossarci. Allora sono andato a spulciare la lista degli esperti da lei scelti, per confrontarla con le liste di quelle organizzazioni che ho trattato nelle mie inchieste, e che fanno gli interessi dei grandi capitalisti, delle grandi multinazionali straniere, dell’alta finanza. Purtroppo le dico che la maggior parte dei nomi coincidono con la lista da lei proposta.
A capo della task force c’è tale Vittorio Colao, vicepresidente della lobby Europea “Round Table of Industrialists” una lobby che in pochi conoscono ma a cui io ho dedicato il capitolo “le lobby di Bruxelles”della mia inchiesta “La Matrix Europea” perché si tratta di una organizzazione nata per tutelare gli esclusivi interessi delle grandi multinazionali, soprattutto straniere. Tra i membri di spicco oltre a Colao troviamo, infatti, Peter Sutherland della Goldman Sachs, la banca che nel 2011 attaccò l’Italia, ma troviamo anche il presidente del Bilderberg, lo spietato Etienne Davignon. Questi sono gli ambienti che frequenta Colao alla European Round Table. Oltre alle grandi banche d’affari internazionali come la Morgan Stanley, dalla quale proviene il capo della task force che lei ha istituito, e che hanno sempre speculato nel nostro paese. Anzi, tornando al Bilderberg, ho notato che il nome Colao appare nelle liste di quella organizzazione per la prima volta proprio nel 2018. Indovini insieme a chi ? insieme a Mariana Mazzuccato, altro personaggio che lei ha scelto per la task force governativa. Ora mi chiedo: si è fatto suggerire da qualcuno o in quegli ambienti dell’alta finanza speculativa hanno davvero la sfera di cristallo, se meno di due anni fa hanno convocato per la prima volta Colao e Mazzuccato e oggi se li ritrovano in una posizione per loro utile al Governo italiano? Opto per la seconda risposta, dato che a quella riunione con loro c’erano anche Ursula Von der Leyen, poi diventata presidente della Commissione europea e Charles Michel, poi diventato presidente del Consiglio Europeo. L’anno prima c’era anche Christine Lagarde diventata poi governatore della Banca Centrale europea. Quindi l’unica risposta attendibile e che questi speculatori internazionali abbiano davvero una sfera magica, altrimenti dovremmo pensare che questi personaggi siano proprio loro ad imporli.

https://bilderbergmeetings.org/meetings/meeting-2018/participants-2018

Ma non sono questi gli ambienti da cui dobbiamo difenderci? Lo ha visto lei stesso in queste settimane che le parole della Lagarde hanno fatto schizzare senza motivo il nostro spread. Le avrà ascoltate sicuramente le inaccettabili frasi contro di noi della Von der Leyen, talmente gravi, che io non sono neanche riuscito ad accettare le sue scuse. Dovrei magari riascoltarle oggi che è Pasqua. Ma allora perché ha scelto tra i membri di quelle stesse organizzazioni quelli che invece dovrebbero salvarci? Guardi che io non le sto dicendo che appartenere a quelle lobby voglia dire far parte di uomini incappucciati che si riuniscono in segreto per comandare il mondo. Ma sappiamo bene che sono ufficialmente organizzazioni di categoria, dai metodi marcatamente antidemocratici, nate per portare avanti gli interessi di una ristretta élite di persone o comunque di categorie che nulla hanno a che vedere con i popoli. Cosa c’entrano allora questi personaggi con la task force per risollevare i popoli da una delle peggiori crisi che abbiano mai attraversando? Eppure li avete scelti tutti in quegli ambienti. Enrico Giovannini è uno dei membri del board del Club di Roma ideato da Rockefeller. Cosa c’entrano questi personaggi con noi ? Chi glieli ha suggeriti? Possibile che non esistano in Italia esponenti che amano il proprio paese e che provengano da sindacati, da associazioni, da organizzazioni nate per fare gli esclusivi interessi del popolo italiano?
....
https://www.francescoamodeo.it/lettera-a-conte-task-force-governativa-con-membri-di-organizzazioni-che-odiano-i-popoli/

Anonimo ha detto...

MES
La questione vi sta sfuggendo di mano.
I 37 miliardi non sono gratis, sono senza condizionalità. È ben diverso.
Li devi restituire lo stesso, e con gli interessi pure.
Le condizionalità che hanno tolto (solo se impiegati per spese sanitarie) riguardano lo "stile Grecia". Ma non sono soldi a fondo perduto. La UE non è solidale nemmeno durante una pandemia.
Inoltre, il trattato istitutivo del Mes (oltre all'art. 136 Tfue), che prevede rigide condizionalità, non è stato modificato (per modificare un trattato servono anni).
Le rigide condizionalità restano per qualsiasi tipo di intervento a favore di famiglie e imprese.
Ad ogni buon conto, gli stanno cambiando il nome così siete tutti felici e contenti.
Giuseppe Palma