giovedì 16 aprile 2020

Ecco chi si nasconde dietro la task force guidata da Colao

In questi giorni il Governo ha annunciato la nascita di una task force. Un comitato di esperti guidato da Vittorio Colao che avrà il compito di elaborare le misure necessarie per accompagnare l’Italia verso la cosiddetta fase 2 dell’emergenza pandemia.
La parola “misure necessarie” fa suonare in me un campanello d’allarme. Approfittando infatti dello stato di necessità spesso si costringono i popoli ad accettare misure che vanno contro i loro interessi, ma che in situazioni ordinarie non avrebbero accettato mai. È la cosiddetta strategia della “shock economy“, preconizzata dai padri fondatori di quel pensiero neoliberista che oggi sta infettando l’Unione Europea creando più danni di qualsiasi pandemia.
E da dove provengono i membri di questa task force? A capo troviamo Vittorio Colao vicepresidente della lobby europea “Round table of Industrialists“. Una lobby che in pochi conoscono. Si tratta di una organizzazione nata per tutelare gli esclusivi interessi delle grandi multinazionali.
Tra i membri di spicco oltre a Colao troviamo infatti Peter Sutherland della Goldman Sachs, ossia la banca che nel 2011 attaccò l’Italia. Presente anche il presidente del controverso gruppo Bilderberg, lo spietato Etienne Davignon. Questi sono gli ambienti che frequenta Colao alla European Round table. Oltre ovviamente alle grandi banche d’affari internazionali come la Morgan Stanley, dalla quale proviene proprio il capo della task force istituita da Conte.
Tornando al Bilderberg, il nome di Colao appare nelle liste di quella organizzazione per la prima volta proprio nel 2018. Insieme a lui spicca il nome di Mariana Mazzucato, altro personaggio che il Presidente del Consiglio ha scelto per la task force governativa. La domanda sorge spontanea: Conte si sarà fatto suggerire da qualcuno o in quegli ambienti dell’alta finanza speculativa hanno davvero la sfera di cristallo per aver convocato per la prima volta meno di due anni fa proprio Colao e Mazzucato?
Opto ovviamente per la seconda risposta dato che a quella riunione del 2018 c’erano anche Ursula von der leyen, poi diventata presidente della Commissione Europea e Charles Michel, poi diventato presidente del Consiglio Europeo. L’anno prima c’era anche Christine Lagarde, poi diventata governatore della Banca Centrale Europea. Questi speculatori internazionali hanno davvero una sfera magica. Altrimenti dovremmo pensare che siano proprio loro ad imporre questi personaggi.
Eppure lo abbiamo visto in queste settimane come si pongono nei nostri confronti in quei particolari ambienti. Lo abbiamo visto con le parole della Lagarde che hanno fatto schizzare senza motivo il nostro spread. Ma anche con le inaccettabili frasi contro di noi della Von der Leyen. Ma allora perché Conte ha scelto proprio tra i membri di quelle stesse organizzazioni i nomi di coloro che invece dovrebbero salvarci?
È pur vero che noi non abbiamo scelto né la task force e neanche coloro che l’hanno istituita. Allora è ovvio che qualcuno dovesse scegliere per noi.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo - Fonte

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Maggiori dettagli dal testo stralciato dalla Lettera al Presidente del Consiglio [qui]
[...] Capirà che se ritrovo l’ex Ad di Vodafone, Colao, esperto di telecomunicazioni, in una task force governativa in un periodo in cui si vorrebbe far accettare al paese la folle transizione verso la tecnologia 5G, comincio a pensare che questa cosa la proporranno tra quelle “misure necessarie” che hanno però bisogno di un popolo sotto shock per essere accettate. Colao è sempre rimasto uno dei più grandi estimatori di questa tecnologia di quinta generazione, nonostante sia pienamente consapevole, non tanto dei possibili danni alla salute del 5G, che qualora ci fossero, certamente non ce li verrebbe a raccontare l’Ad di Vodafone, ma dei danni sociali. Riporto un virgolettato di un articolo pubblicato da Dagospia con le parole proprio di Colao a riguardo.
https://m.dagospia.com/un-pechino-di-colao-l-ad-vodafone-in-difesa-della-cinese-huawei-accusata-dagli-usa-di-spiare-168190
L’amministratore delegato di Vodafone Group si dichiarava ottimista sulle sfide del futuro ma non nasconde le possibili conseguenze della nuova era dell’intelligenza artificiale e del 5G:
C’è molta paura per i posti di lavoro che spariscono e per i salari che potrebbero scendere – osserva – ma ci sono anche dei requisiti rispettare per governare il cambiamento”.
Posti di lavoro che spariscono? salari che potrebbero scendere? E’ questo quello di cui abbiamo bisogno per uscire dalla crisi? Nell’articolo è scritto anche (riporto testualmente):
l’Ad di Vodafone Group cita più volte l’Italia come esempio di sperimentazione intelligente delle reti 5G di prossima generazione”.
Sperimentazione intelligente? sulle nostre teste? Chi l’ha autorizzata? Quando abbiamo firmato per essere delle cavie di un laboratorio a cielo aperto? Che queste cose le dica l’amministratore delegato di una azienda di telefonia mobile lo trovo poco etico, ma plausibile, ognuno porta avanti i propri interessi in questo mondo basato sugli egoismi. Ma che queste parole siano di colui che oggi guida il gruppo nato per risollevare il mio paese dalla crisi dovuta alla pandemia, lo trovo inaccettabile. Come fanno a non sorgermi dubbi, se alla sua prima uscita pubblica nella nuova veste, ci fa sapere che: “L’Hi tech è decisivo contro la crisi e per il controllo della popolazione”. Frase ripresa poi da tutti i media.
https://www.corriere.it/politica/20_aprile_12/coronavirus-prima-riunione-conte-colao-hi-tech-decisivo-contro-crisi-5b099da0-7c72-11ea-9e96-ac81f1df708a.shtml
Mi dica la verità è il 5G la sorpresa nell’uovo di Pasqua per gli italiani? Io non sono contro il progresso, ma non è questo il modo di imporre certe misure. Che cosa avete promesso, invece, alle banche straniere e agli speculatori che fanno capo al Bilderberg? di riaprire il mercatino Italia? cosa gli daremo? Autostrade per l’italia? Alitalia? i nostri porti? O semplicemente a costo zero gli farete raccogliere tutte le aziende che nel frattempo farete fallire? Perché questa è la strategia che hanno già usato nel 92. Come si dice: cavallo vincente non si cambia. Ed infatti analizziamo il copione:
Approfittare di uno stato di shock del paese: Il 1992 quando partirono le privatizzazioni fu l’anno più scioccante per gli italiani. In pochi mesi ci furono le stragi eccellenti e l’inizio di tangentopoli. Ci dissero che “servivano misure necessarie” e una “task force”. La mini-crociera sul Britannia con il gotha della finanza internazionale venuto a largo di Civitavecchia per acquistare le nostre aziende e le nostre banche a prezzi di saldo, la organizzarono 10 giorni dopo l’attentato a Falcone. Il popolo era terrorizzato. Il paese era in lutto. Pezzi del governo, tra cui Mario Draghi, erano invece, a brindare con i membri dei potentati bancari e finanziari internazionali. Neanche il lutto nazionale li fermò. Bisognava approfittare del momento. Shock economy docet.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/01/22/britannia-la-vera-storia/5681308/
E da dove provenivano i vari Prodi, Draghi, Monti? Esattamente dal Committee di quelle medesime organizzazioni internazionali dalle quali provengono oggi i salvatori della task force.
https://bilderbergmeetings.org/background/steering-committee/former-steering-committee-members
Non hanno cambiato una sola virgola. Caro Presidente, me lo dica. Tanto non ci ascolta nessuno. Ho colto nel segno vero? Sono quelle le “misure indispensabili”? lo dica solo a me. Le ho dedicato la domenica di Pasqua per scrivere, nonostante il movimento delle mie dita sia rallentato dalla digestione dello splendido casatiello napoletano di mammà.
Non si preoccupi della reazione degli italiani. Non le diranno nulla. Ci pensa Rocco Casalino. Le scriverà un discorso in cui comunicherete agli italiani che avete scoperto che il sito dell’Inps si bloccava a causa del 3G ma che risolverete subito con il 5G, in modo che i soldi possano arrivare finalmente sui loro conti. Tirerete giù qualche albero e alzerete qualche antenna tanto ora non vi vede nessuno e qualora vi scoprissero, voi lo avete già anticipato che l’hitech ci salverà. Quindi vi crederanno. Poi dirà di aver sbattuto i pugni sul tavolo per evitare il Mes, che non ci serve più, dato che con un po’ di privatizzazioni le cose si sistemano. Ed aprirà finalmente il mercatino. Sconto covid19, suona anche bene. Se non vuole dirmelo, ancora una volta mi toccherà fare una previsione e pubblicarla. Le ultime volte mi è andata bene. Non c’è nulla che non si sia verificato. A pensar male tante volte si fa peccato ma spesso ci si indovina. In fin dei conti, se noi non abbiamo scelto la task force e non abbiamo scelto manco quelli che l’hanno scelta la task force, è ovvio che qualcuno dovesse scegliere per noi.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Il testo per abrogare la legge con la quale il Parlamento ha ratificato il Mes è sparito nel nulla. I deputati leghisti chiedono spiegazione a Fico

Un progetto di legge costituzionale presentato alla Camera per abrogare la legge 116 del 23 luglio 2012, cioè quella con la quale il Parlamento ha ratificato il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), è sparito nel nulla.

Secondo quanto riferito dal quotidiano La Verità, il testo, messo sul tavolo da due deputati leghisti, Emanuele Cestari e Riccardo Molinari, quest'ultimo capogruppo a Montecitorio, era stato depositato lo scorso 6 aprile. Due giorni più tardi quella proposta era ancora visibile sul sito ufficiale della Camera, inserita proprio nell'elenco dei progetti di legge annunciati. Aveva pure un numero identificativo: il 2459.

Ebbene, che cosa è successo? Nel resoconto della seduta tenuto lo stesso giorno, il provvedimento era sparito dai radar. In un primo momento non risultava più annunciato; successivamente scompariva persino dall'elenco contenente le norme più recenti. Accanto al numero 2459 c'era un altro progetto di legge. Chiunque può tutt'ora verificarlo facendo un giro su internet.

Che fine ha fatto la proposta di legge anti Mes?
A questo proposito c'è chi ha fatto notare lo strano caso. L'onorevole Cestari ha fatto il punto della situazione. Il deputato leghista ha contattato i funzionari provando a spiegare quanto accaduto: ''Gli uffici della Camera mi hanno informato, con mio sconcerto, che l' annuncio in Assemblea non sarebbe stato pubblicato e quindi è come se non fosse mai stato fatto poiché, cito testualmente, "la proposta doveva essere valutata dalla presidenza della Camera"''.

Il Parlamentare non si è arreso e ha scritto al presidente della Camera, Roberto Fico. Anche perché l'articolo 68 del regolamento di Montecitorio parla chiarissimo: ''I disegni e le proposte di legge presentati alla Camera o trasmessi dal Senato, dopo l' annuncio all' Assemblea, sono stampati e distribuiti nel più breve tempo possibile''. Come se non bastasse ''di essi è fatto subito menzione nell'ordine del giorno generale''. Va da sé che in questo caso non è accaduto niente di simile.

Il deputato Cestari, nella lettera indirizzata a Fico, ha chiesto dunque spiegazioni, in particolare ''quali circostanze abbiano ostacolato l'adempimento di questa precisa disposizione regolamentare, cui occorreva dare immediata e incondizionata applicazione''. In altre parole, perché è sparita la proposta di abrogazione del Mes? Si è trattato solo di un errore burocratico o c'è dell'altro? In ogni caso è necessaria quanto prima una spiegazione.

Ancora più diretto il presidente della commissione Bilancio, Claudio Borghi: ''Siamo arrivati al punto che quando si tocca il Mes un Parlamentare non può nemmeno fare proposte di legge? Ma scherziamo?''.
https://m.ilgiornale.it/news/politica/mes-giallo-camera-progetto-legge-abrogarlo-sparisce-nel-1854527.html

Anonimo ha detto...

Proseguono le polemiche sul Mes e sui Coronabond, strumento che ha visto il voto contrario nel parlamento europeo da parte della Lega: nelle ultime ore, esponenti del M5S hanno criticato il partito di Matteo Salvini poiché responsabile della bocciatura proposta dai Verdi in Parlamento UE che, secondo le fonti giornalistiche, prevedeva una “condivisione del debito“. Tuttavia, l’europarlamentare Antonio Maria Rinaldi, mostrando la documentazione della proposta dei verdi ha svelato che nella stessa era si riportata la proposta dei Coronavond ma “seguendo nel contempo le disposizioni del trattato MES” tanto quanto bastava per la Lega di votare contro. “E’ chiaro che abbiamo detto di no” – ha sottolineato Rinaldi. Leggendo il documento risalente al 14 aprile sul sito ufficiale del Parlamento Europeo, effettivamente, si parla di interventi senza mutualizzazione per poi far rispuntare, a fondo pagina, la richiesta di attivazione di 410 miliardi del MES.
https://www.cronaca.news/lega-mostra-le-carte-nella-proposta-coronabond-cera-il-mes-ecco-perche-abbiamo-votato-contro-video/

mic ha detto...

http://www.renovatio21.com/la-grande-manovra-tribale-per-la-distruzione-della-classe-media/

Anonimo ha detto...

Il circo mediatico e il clero giornalistico si muovono a banchi, come i pesci. E sempre seguono le correnti del politicamente corretto, che è immancabilmente un globalcapitalisticamente corretto.

Forniscono i quadri ideologici, narrativi e superstrutturali al rapporto di forza dominante. E avvalorano la nota tesi di Carlo Marx: le idee che risultano dominanti sono, puntualmente, quelle della classe dominante. Siffatte idee non Il circo mediatico e il clero giornalistico si muovono a banchi, come i pesci. E sempre seguono le correnti del politicamente corretto, che è immancabilmente un globalcapitalisticamente corretto.

Forniscono i quadri ideologici, narrativi e superstrutturali al rapporto di forza dominante. E avvalorano la nota tesi di Carlo Marx: le idee che risultano dominanti sono, puntualmente, quelle della classe dominante. Siffatte idee non sono altro che il dominio dei dominanti visto sub specie mentis, dal punto di vista delle idee.

Così si spiega, credo, il titolo che recava la trasmissione “Otto e Mezzo”, fedele grancassa del globalismo, dei rapporti di forza dominanti e dell’ortopedizzazione delle plebi italiche in senso cosmopolita e liberista: “la sindrome dell’apertura”.

Ebbene sì, la sindrome è voler tornare alla normalità, voler uscire da questo incubo che, l’abbiamo capito, qualcuno vorrebbe durasse sine die.

Perché, è evidente, e lo ribadiremo ad nauseam, al potere giova l’emergenza: lo rende più forte, se si considera che, grazie al virus, siamo tutti in casa, non v’è opposizione e tutti sono disposti a rinunciare anche alle più elementari libertà pur di fare salva la nuda vita.

Come nella camera oscura che evocava Marx, l’ideologia rovescia il mondo capovolto e lo fa apparire falsamente vero. E, così, per intenderci, la sindrome, secondo la narrazione giornalistica, è di quei pazzi che vogliono riaprire, tornare a vivere, lavorare e uscire dagli arresti domiciliari. Immune e normale, per converso, sarebbe chi accettasse la reclusione sine die, affidando anima e corpo alla tribù dei virologi televisivi e dei tecnici delle task forces rigorosamente non eletti.

Quelli, per inciso, che fino a febbraio dicevano che non v’era alcun pericolo e ora dicono che non si tornerà mai più alla normale. Che nulla sarà più come prima. Che col virus dovremo imparare a convivere. E che i rapporti di forza – abituatevi pure – sono riplasmati irreversibilmente: reclusione, niente spazio pubblico, niente assemblee, e soprattutto niente proteste.

Uno stato di polizia quale in parte già è: in nome dell’emergenza, certo. Che, appunto, si protrarrà chissà fino a quando… Fino al 2025 potrebbe durare, dicono gli esperti di Harvard. E perché non per sempre?

Guai a chi osi dissentire e provare a percorrere la funesta via di narrazioni alternative, non allineate.

“Le notizie sono una cosa seria: fidati dei professionisti dell’informazione”: così ripete il nuovo orwelliano grande fratello, lo stesso, peraltro, che oggi diceva impunemente che per il Coronavirus “è morto Louis Sepulveda, autore di Cent’anni di Solitudine”. Vi sarebbe da ridere, se non vi fosse da piangere.

https://www.radioradio.it/2020/04/diego-fusaro-si-scaglia-contro-otto-e-mezzo/

Anonimo ha detto...

Che la permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi non sia scontata è ormai più che un semplice sospetto. Ha sorpreso, a tal proposito, che qualche giorno fa il premier sia stato duramente criticato dal giurista Sabino Cassese – un nome che è sinonimo di deep state. In un’intervista al Dubbio, l’ex giudice costituzionale, king maker della presidente Marta Cartabia e molto in sintonia con Sergio Mattarella, ha addirittura definito “fuori legge” il primo decreto sul lockdown. Delle sbavature normative ha incolpato gli uffici legislativi della presidenza del Consiglio, ma ha aggiunto sprezzantemente che un avvocato “avrebbe dovuto bocciare chi gli sportava alla firma un provvedimento di quel tipo”, anziché abusare dei Dpcm, esautorando il ministero della Salute e soprattutto usurpando le prerogative del Colle.

È significativo anche che la stroncatura sia arrivata dalle colonne del quotidiano edito dai colleghi avvocati di Conte, ossia dal Consiglio nazionale forense, di cui è stato presidente il mentore di Giuseppi, Guido Alpa – pure lui in ottimi rapporti con Cassese. Insomma, l’impressione è che, dietro le rimostranze del giurista, si celi l’insofferenza dei palazzi che contano, dal Quirinale alla Consulta. Ovvero, di quell’élite che pure nell’avvocato del popolo aveva visto un utile argine all’avanzata sovranista.
Perché i poteri forti gli stanno alienando il loro consenso? Perché, nel pieno dell’emergenza, che pareva averlo reso intoccabile, qualcuno potrebbe apparecchiare il siluramento di Conte?

1. Giuseppi naviga a vista. Il Paese non risorgerà con i 600 euro alle partite Iva. E nemmeno con il decreto Liquidità: è utopistico pensare che gli imprenditori abbiano voglia di indebitarsi ancora, a Paese bloccato, tanto più che l’erogazione dei mutui, niente affatto a fondo perduto, sarebbe subordinata alla morsa delle valutazioni bancarie di solvibilità. Conte non ha un piano, non ha un pacchetto, sia pure abbozzato, con cui alzare la posta in Europa. E questo vuoto pneumatico non può essere occultato dalla moltiplicazione delle task force, che hanno origini e attribuzioni poco chiare e soprattutto paiono essere state mal digerite dallo stesso premier. Vittorio Colao, ad esempio, gli è stato imposto da Sergio Mattarella. Tant’è che Matteo Renzi ha subito utilizzato il super manager per pungolare la leadership di Giuseppi: più che affiancarlo, la task force pare debba metterlo sotto tutela. L’establishment, d’altronde, è perfettamente consapevole che l’economia è una patata bollente: il Viminale ha recentemente diramato una circolare per avvisare i prefetti del rischio di “gravi tensioni sociali”, connesse alla nerissima recessione che si va profilando.

Anonimo ha detto...

....segue
2. Giuseppi ha irritato il Quirinale. Mattarella aveva invocato una sorta di tregua istituzionale, che forse era l’unica strada per evitare il governissimo di unità nazionale. E il premier, caricato a molla da Rocco Casalino, questa tregua l’ha rotta, usando la sua conferenza stampa per minacciare l’opposizione. Peraltro, così l’avvocato ha servito un assist a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, riportandoli improvvisamente al centro della scena: affinché cuocessero nel loro brodo, era molto più utile tenere i toni bassi, proprio come voleva il presidente della Repubblica. A ciò s’è aggiunta la bomba di Franco Bechis, che sul Tempo ha rivelato come Palazzo Chigi si sia procurato per tempo mascherine, gel igienizzanti e persino bombole d’ossigeno, mentre i medici venivano mandati al massacro. Lo scoop è stato addomesticato, ma il capo dello Stato non potrà difendere l’indifendibile in eterno.

3. Giuseppi non s’è ancora piegato al trappolone del Mes. Non per idealismo né per coraggio. È che sul Salva Stati, Conte si gioca la faccia. Ma il gioco è comunque perdente: se dice di sì al prestito, il premier offre all’opposizione un altro gol a porta vuota; se dice di no, si attira le ire di mezza maggioranza. Il cui piano è cristallino: aderire al Mes serve a neutralizzare la minaccia sovranista. Quand’anche, infatti, Lega e Fratelli d’Italia vincessero future elezioni, il coltello dalla parte del manico ce l’avrebbero i creditori. Le condizionalità soft durerebbero fintantoché a Roma ci fosse un esecutivo gradito. Poi, di scuse per ribaltare la frittata e trasformarci nella Grecia 2, ce ne sarebbero in abbondanza.
https://www.nicolaporro.it/economia-colle-e-mes-ecco-perche-conte-potrebbe-saltare/

Anonimo ha detto...

Verrà silurato dopo aver aperto al MES. Questo è il compito affidatogli dalle potenze straniere. Non ci salveremo.

mic ha detto...

Coronavirus, siete pronti all’app che vi traccerà come miseri schiavi?

Non mi stancherò di ripetere che Orwell e Huxley erano dilettanti: la realtà li ha superati, facendo apparire quasi umane, troppo umane le loro distopie. Il “mondo nuovo”, brand new world, si sta plasmando. Il virus è solo l’alibi che la classe dominante sta usando, con profitto, per ridefinire il diagramma dei rapporti di forza: e per garantire che le plebi pauperizzate, precarizzate e umiliate non possano in alcun modo insorgere nei prossimi anni. L’immagine che usava Orwell per spiegare il rapporto tra sudditi e potere torna di una spaventevole attualità: immaginate uno stivale che calpesta con veemenza un volto umano…

E, allora, vi domando: siete pronti alla app che vi traccerà come miseri schiavi? La stanno approntando e reclamizzando come una merce tra le tante che offre la cornucopia della civiltà reificata. È una app cool, davvero. L’hanno escogitata per il vostro bene i padroni della task force non eletta e composta da ultraliberisti. Ultraliberisti che, da sempre, altro non hanno in animo se non il vostro benessere. Si tratta – è bene saperlo – di padroni che ieri pensavano al profitto delle multinazionali sans frontières e che oggi, per magia, pensano al bene dell'Italia, dello Stato, delle classi più deboli. Osate dubitarne? La situazione è, a tratti, disarmante: uno stato di polizia, che – è successo a Torino e l’ha riferito “La Stampa” – fa 4000 euro di multa a un fattorino, la cui inespiabile colpa è di essere uscito di casa per lavorare.

Un sovversivo, non v’è dubbio. Vorrei ricordare, una volta di più, un passaggio nodale della filosofia di Hegel: schiavo è chi rinunzia alla libertà pur di fare salva la vita. Ebbene, a quanta libertà stiamo rinunziando? E a quanta saremo disposti ancora a rinunziarne? Sembra, per certi versi, che il virus sia passato in secondo piano: e che chi davvero comanda ci abbia preso gusto. E voglia esaminare fino in fondo, con la scusa dell’emergenza, a quanta libertà siamo disposti a rinunziare in nome della sicurezza. Piani di volo del nuovo ordine mondiale? Chi lo sa. Intanto “Avvenire” così titolava il 10 aprile: “Coronavirus. È il momento di gettare le basi per un nuovo ordine mondiale”.

Già, un nuovo ordine mondiale. Che magari superi confini e parlamenti, rappresentanza e autodeterminazione dei popoli. Un nuovo ordine mondiale, che muti il mondo intero in un unico campo di prigionia, meglio di quarantena, per schiavi sorvegliati senza posa: schiavi che amano le proprie catene, lottano in loro nome e sono pronti a denunciare al potere chiunque osasse opporsi. Valgano sempre le imperiture parole di Pasolini: "Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento con il sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, violenze e di menzogne crollerà".

https://www.affaritaliani.it/blog/lampi-del-pensiero/coronavirus-siete-pronti-all-app-che-vi-traccera-come-miseri-schiavi-666945.html