mercoledì 15 aprile 2020

Sulla condizionalità del Mes persiste un grosso inganno

Non si placano in Italia le polemiche, dentro e fuori il governo, riguardo all’attivazione del Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità, previsto dall’accordo approvato dai ministri delle Finanze dell’Eurogruppo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Ora si attende l’approvazione definitiva del Consiglio europeo dove l’Italia, per bocca del premier Giuseppe Conte, annuncia battaglia per ottenere l’inserimento degli eurobond. Ma da Germania e Olanda arriva un secco No visto che, aver attivato un Mes senza condizionalità per far fronte alle spese sanitarie, è ritenuto il massimo che potesse essere concesso ai Paesi del Sud. I 5 Stelle puntano il dito contro il ministro dell’Economia Gualtieri, accusato di aver accettato il Mes contro l’indicazione della maggioranza. Insomma un caos generale. Cosa accadrà adesso? Ne abbiamo parlato con l’economista ed europarlamentare della Lega Antonio Maria Rinaldi.

Il premier Conte continua a ripetere che l’Italia dirà no al Mes e che non firmerà nessun accordo se non saranno inclusi gli eurobond. Quindi? Come stanno realmente le cose?
“Mai come adesso la realtà dei fatti è diversa da come ci viene narrata. Il Governo Conte è in estremo affanno e questo è chiaro a tutti, così come è evidente sempre di più l’esistenza di una profonda frattura fra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. Era chiaro dall’inizio quanto queste due forze politiche fossero incompatibili, ma il desiderio di restare al governo aveva fatto sì che le divergenze, coma la polvere, finissero sotto il tappeto. Ma adesso non si scherza più e le differenze stanno venendo tutte alla luce apparendo insanabili”.

Quindi Conte sta soltanto cercando di non far naufragare la sua maggioranza?
“Una cosa è palese. Questo governo ha mandato il ministro dell’Economia Gualtieri all’Eurogruppo ad accettare un pacchetto di misure in cui è previsto l’utilizzo del Fondo Salva-Stati. Poi però davanti alla stampa il premier dice che il Mes non sarà utilizzato. Ma a voi sembra credibile che dopo estenuanti e difficilissime trattative durate giorni interi, l’Eurogruppo abbia deciso di attivare il Mes per farlo utilizzare soltanto dalla Germania e dall’Olanda? Siamo seri, ma chi vogliono prendere in giro?”.

Chi ha vinto e chi ha perso dunque la partita in Europa?
“Se il ministro Gualtieri era davvero contrario all’utilizzo del Mes si sarebbe dovuto alzare e abbandonare le trattative ribadendo di non essere d’accordo ad inserire il Fondo Salva-Stati fra le misure utili ad arginare la pandemia. Invece non l’ha fatto e questo vuol dire che la linea del governo italiano è stata sconfitta e che ad essere passata è stata la linea dei Paesi favorevoli al Mes. Mi pare che la priorità dell’Italia era quella di ottenere gli eurobond dei quali però nell’accordo non c’è traccia. Quindi è evidente chi abbia vinto e chi abbia perso. Comprendo perfettamente il forte disagio che si è creato all’interno del M5S dove, a parte quelli che io definisco talebani pronti a chiudere gli occhi davanti a tutto, si è verificata una sollevazione della base, ma se le cose stanno davvero come sostiene Conte, allora il governo avrebbe dovuto dare mandato al ministro Gualtieri di abbandonare il tavolo delle trattative nel momento in cui veniva inserito il Mes e venivano esclusi gli eurobond”.

Il Mes però viene attivato senza condizionalità per ciò che concerne le spese sanitarie. Questo non è comunque un passo avanti importante?
“Sulla condizionalità persiste un grosso inganno. il Mes, così come ratificato e sottoscritto dai Paesi Ue, è una sorta di contratto di cui vanno rispettate le clausole. Il Fondo Salva-Stati ha una sua precisa configurazione e non è prevista un’attivazione con condizionalità differenti da quelle accettate. L’unico Mes positivo alla fine è quello che si scioglie. Perché in questo modo le risorse tornerebbero in quota parte a chi le ha messe nel fondo per un utilizzo individuale, oppure al limite potrebbero confluire nella Banca europea per gli Investimenti per poter incrementare la capacità di emissione dei titoli”.

Pensa che stavolta il governo sia davvero un bilico?
“Gli italiani si stanno accorgendo ogni giorno di più che la promessa manovra economica da 350 miliardi più 400 è aria fritta. Nelle tasche degli italiani non è finora entrato nulla, diversamente dagli altri Paesi che hanno già accreditato sui conti correnti dei cittadini le risorse essenziali per fare almeno la spesa. Poi è evidente come sia Conte che i suoi ministri stanno dimostrando di non saper lavorare sull’economia reale. Se davvero pensano di risollevare un Paese in ginocchio facendo indebitare ancora di più le imprese, i commercianti, le partite iva, allora ciò sta a significare che stanno vivendo al di fuori del Paese reale”.

Perché?
“Perché in questo momento vanno erogate risorse a fondo perduto. La colpa della crisi non è frutto di una cattiva gestione, le imprese non hanno fatto male i propri conti, ci troviamo in questa situazione perché ci è cascata addosso questa grande disgrazia che ha costretto tutti ad abbassare le saracinesche per tutelare la salute collettiva e quindi per motivazioni che non hanno nulla a che vedere con le modalità di gestione delle aziende. LoStato italiano deve intervenire con sostegni a fondo perduto, perché se si costringono gli imprenditori ad accumulare altri debiti, allora si vuole condannare il Paese alla recessione”.

Lei è da sempre critico con l’Europa e il sistema euro. Dica la verità, ha sperato e spera che con il coronavirus possa saltare una volta per tutte l’impalcatura della Ue?
“No, anche se il mio giudizio negativo sull’Europa non cambia. Se non è stato sufficiente un cataclisma pandemico come il coronavirus per convincere l’Unione europea ad emettere titoli di debito comune come gli eurobond, che altro deve accadere? Io sono contrario agli eurobond, ma mi chiedo cosa deve capitare di più tragico perché l’ Europa si renda conto che bisogna uscire dalla logica dei parametri, dei vincoli, delle condizionalità. Oggi abbiamo avuto la prova provata che in realtà ogni Paese, anche nei momenti più drammatici, continua a pensare, solo ed esclusivamente, ai propri interessi. Forse anche gli europeisti nostrani più accaniti si sono dovuti finalmente rendere conto di come la tanto decantata Europa unita e solidale, pronta ad aiutare chi è in difficoltà, è soltanto un bel sogno e nulla di più. Abbiamo avuto migliaia di morti con questa epidemia, non sappiamo quando tutto finirà, eppure neanche questo è stato sufficiente per attivare degli strumenti di sostegno comuni. Ci manca soltanto lo sbarco dei marziani”

Quindi meglio uscire?
“Il mio auspicio è che quando questa crisi sanitaria sarà finalmente passata, si ridiscuta l’intera impalcatura europea, azzerando tutto, rivedendone i presupposti, reimpostando daccapo tutta la strategia, perché di questa Europa non sappiamo davvero che farne. La Ue nella vicenda del Covid- 19 non ha dimostrato di avere i piedi di argilla, ma di non avere proprio i piedi per camminare”.

10 commenti:

mic ha detto...

Coronavirus, in Spagna si comincia a parlare di cancellazione del debito
http://www.renovatio21.com/coronavirus-in-spagna-si-comincia-a-parlare-di-cancellazione-del-debito/

Anonimo ha detto...

“Se si va in pensione prima, quando si è ancora in buona salute, è un costo, perché qualcuno te la deve pagare.”. Elsa Fornero, nel corso della trasmissione condotta da Giovanni Floris “Di Martedì” trasmessa, ieri sera, da La7 si è espressa proprio così e più di qualcuno deve aver colto la sostanza raggelante del suo concetto. E lei, per sgomberare il campo da ogni equivoco, non ha mancato di aggiungere la solita giaculatoria contro la c.d. “quota 100” ed in favore del famigerato sistema di calcolo della pensione contributivo assoluto(proprio quello che garantirà ai più un assegno pensionistico da fame).

Voce dal sen fuggita? Lapsus freudiano? In fondo la Fornero ha ripreso, pari pari, un leitmotiv tirato fuori, per la prima volta, nel 2012, dall’attuale presidente della BCE Christine Lagarde: ” La longevità è diventata un nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo: troppe spese per lo stato in pensioni e assistenza sanitaria”. E l’allora ultraliberista direttrice dell’FMI indicò pure la soluzione(finale): smantellamento del sistema previdenziale ed una drastica riduzione della spesa pubblica dedicata agli altri istituti del welfare(sanità, assistenza, istruzione). Nessun accenno, ovviamente, alla spesa militare.

Anonimo ha detto...

Se si va in pensione prima, quando si è ancora in buona salute, è un costo, perché qualcuno te la deve pagare

ma con i contributi di decenni di vita lavorativa, chi è che ha già pagato?

Da Fb ha detto...

UNO STRUMENTO DI CREDITO DEL TUTTO PRIVO DI CREDITO

Il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis ha dovuto ammettere che: "Nessuno ha finora chiesto crediti al Mes, e non ci sono ancora segnali che un qualche governo lo voglia fare".

Dovrebbe forse far riflettere che, anche sulla scorta del bell'esempio di waterboarding dato in Grecia, il MES gode di mirabile fiducia in Europa: uno strumento di credito del tutto privo di credito.

Ulteriore materiale di riflessione dovrebbe dare il fatto che in una crisi epocale, con tutte le nazioni affamate di liquidità, gli strumenti di 'aiuto' formulati dai gentiluomini che guidano le istituzioni europee sono guardati con la simpatia che si prova verso una tagliola per orsi.

Anonimo ha detto...

La TASK FORCE
di Conte è sganciata dal Parlamento e dalla Costituzione

mic ha detto...

Bagnai: "Ecco perché il Mes senza condizioni non esiste"
Il presidente della Commissione Finanze al Senato smonta le "ricette" di alcuni economisti (Cottarelli su tutti) che vedono nel Fondo Salva Stati un "affare" per l'Italia. E ci spiega come stanno davvero le cose

“Un Mes senza condizioni è come un unicorno rosa”. Alberto Bagnai, senatore della Lega e presidente della Commissione Finanze al Senato, smonta in modo chiaro le “storie” che alcuni economisti, Cottarelli su tutti, raccontano in questi giorni, ovvero di un Fondo Salva Stati senza clausole vessatorie in soccorso del nostro Paese.
Senatore il Mes su cui si basa la trattativa in Europa non nasconde pericoli per l’Italia?

“Il Mes senza condizioni è realistico come un unicorno rosa. Per avere un mes senza condizioni bisognerebbe cambiare un trattato e un regolamento europeo. Bisognerebbe cambiare il trattato sul funzionamento dell’unione europea all’articolo 136 terzo comma e bisognerebbe cambiare il regolamento 472/2013. Sostanzialmente chi parla di un Mes senza condizioni mente”.

Nel caso in cui dovesse passare la linea dell’uso di Mes light quali sarebbero le conseguenze?

“Fondamentalmente ci troveremmo in un situazione tipo Cipro. Cioè con una dinamica politica chiara. Appena andasse su un governo di centrodestra si ritroverebbe con condizioni cambiate sul Mes e a quel punto l’esecutivo dovrebbe fare politiche impopolari come ad esempio le solite patrimoniali”.

Scenario da incubo…

“Qualcuno si sta già preparando. Magari delle bozze di memorandum stanno già circolando e probabilmente Delrio, che ha già proposto una Covid Tax, potrebbe essere a conoscenza di qualcosa che non tutti sappiamo…”

Verrebbero toccate anche le pensioni?

“Noi sappiamo che stiamo per affrontare una fase di forte indebitamento. Tutti i Paesi dovranno farlo per superare lo choc della pandemia. Lo scenario della crisi Lehman potrebbe ripetersi. Lo Stato in quel caso si indebitò per rispondere al crollo della banche. La risposta fu l’austerità e il ritocco sulle pensioni. Adesso dobbiamo aspettarci una sequenza simile. La risposta sarà sempre austerità e anche in questo caso c’è da tenere presente un intervento sull’età pensionabile o addirittura sull’importo degli assegni. Con la Troika in casa e con i soldi chiesti al Mes, lo scenario potrebbe essere pericoloso per chi percepisce una pensione”.

Una storia già visto in Grecia. Potrebbe ripetersi in Italia?

“Il contesto tra Italia e Grecia è diverso. Sappiamo cosa potrebbe accadere perché l’abbiamo già visto e sappiamo anche che quelle politiche sono già fallite. La differenza più importante riguarda le dimensioni del Pil e del debito italiano che sono tali da mettere in difficoltà la tenuta dell’intero sistema europeo in caso di attacco a mano armata come fatto in Grecia. Se la ragionevolezza vincesse ci sarebbe un attimo di attenzione in più nei riguardi dell’Italia. Molto però dipende dal fattore tempo. In questo momento la Bce ha dichiarato che darà copertura alle emissioni di titoli di Stato perché ne acquisterà fino a 750 miliardi di euro per cui se agiamo adesso in teoria saremmo coperti. Altro punto però riguarda le banche francesi e tedesche che hanno molti Btp. Se salta l’Italia saltano anche loro. Se però si svincolano dai nostri Btp allora il nostro debito diventerebbe più aggredibile senza conseguenze per Francia o Germania”.

mic ha detto...

... segue
Il governo cosa sta sbagliando per evitare il tracollo della nostra economia?

“In tanti sono rimasti senza lavoro e non hanno ancora visto un euro. In questo momento cominciano a vedersi alcuni risultati sul fronte della sospensione dei mutui e naturalmente sulle sospensioni fiscali. Ma mi pare ci sia un malcontento da parte di tutte le associazioni di categoria sul fatto che queste misure sono largamente insufficienti. Questo governo ha paura di fare misure ambiziose perché gli è stato detto che finché non accetta di considerare il Mes e sostanzialmente di impegnarsi ad avere la troika in casa, a garanzia dei creditori, non gli sarà concesso di indebitarsi. Nel decreto Liquidità a garanzia c’è poco più di un miliardo. Non ci sono le coperture”.

Come se lo spiega?

“Perché ancora non è stato votato lo scostamento di bilancio alla Camera. Prima di votare questo scostamento il governo attende un via libera da Bruxelles. Via libera che arriverà solo se accetta di infilare la testa dell’Italia nel cappio del Mes. Non sono stati fatti annunci tranquillizzanti. Il panico sta facendo danni e questa attesa potrebbe compromettere in modo serio l’economia”.

Ma un’unione economica e monetaria come quella europea non dovrebbe agevolare la soluzione di una crisi come questa?

“Qui casca la bufala maestra. Il mettersi insieme in questo caso si è rivelato un sistema molto inefficiente per affrontare una crisi. Non sono state gestite in modo corretto le sfide della globalizzazione. Questa pandemia è chiaramente una sfida della globalizzazione. Questa unità a cosa è servita? A nulla. Non ci è servita a dare una risposta chiara a questa crisi. Non c’è servita nemmeno per avere un sistema di conteggio di contagiati e morti unico. Non ci è servita nemmeno a mettere in piedi politiche sanitarie comunitarie uniche. L’Europa è la prima vittima del virus. Questo era chiaro già nel 2008…”.

Quale Europa ci aspetta dopo l’emergenza?

“L’Italia resta sempre in una posizione marginale. All’ultimo eurogruppo il governo è andato con ‘sì a eurobond e no Mes’ ed è tornato con un ‘no a eurobond e un sì al Mes’. Per essere rilevanti in Europa bisogna avere posizioni forti. E una di queste è quella sul Mes. In Italia se ne parla solo perché lo fa l’opposizione. Se in Europa si parla di noi, va detto, è per l’opposizione non per merito del governo. In Europa succedono e succederanno cose che si stanno già verificando da tempo. Macron che ha poco consenso in casa con i gilet gialli alle costole si sta muovendo bene sui tavoli europei diventando l’egemone dell’Ue. Dall’altra parte c’è una Merkel declinante. E la Francia in futuro potrebbe assumere una posizione predominate nel contesto europeo. Cambia poco per noi perché il fronte dei Paesi mediterranei regolarmente di sfalda. Però l’idea di una Germania con la bomba atomica dei francesi è un po’ inquietante. Basti pensare agli esperimenti di un esercito unico europeo. Quali risultato avremo? Abbiamo visto come funzione una moneta senza stato. Pensiamo per un attimo a come funzionerebbe un esercito senza Stato…”

Nel caso in cui dovesse entrare in scena il Mes come cambierebbe la struttura dell’Unione? Si rischia una rottura tra i Pesi del Nord e quelli del Sud?

“L’Europa in questo momento è a 5 velocità. C’è l’Europa dei Paesi euro, quella dei Paesi senza euro, quella di chi vuole entrarci, quella di chi non vuole entrarci e quella di chi ne è già uscito. È possibile che dopo questa crisi possa prendere forma un’Eurozona a due velocità. Questo è un dibattito che ad esempio da tempo va avanti in Germania. Ma queste sono decisioni che devono essere prese insieme tra Stati deboli e Stati più forti. So che a Berlino c’è una certa insofferenza verso la situazione attuale e quindi possono farsi strada scenari alternativi”.

mic ha detto...

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Quali sono a questo punto le tre cose da fare subito per evitare il peggio?

“Bisognerebbe provvedere ad un reddito di emergenza universale come è stato fatto ad esempio negli Stati Uniti. Successivamente sarebbe necessario prevedere un anno bianco del Fisco. Prevedere pagamenti a saldo ed eliminare tutti gli acconti perché adesso a giugno le persone pagheranno sui redditi del 2020 che di fatto non stanno percependo. Poi bisognerebbe prevedere alla liquidità immediata per le aziende seguendo un po’ il modello svizzero con una burocrazia semplificata. Ma tutto ciò andava bene un mese fa. Ora ci sono delle cicatrici nel corpo del Paese che rendono la situazione ancora più emergenziale. Serve pensare ad esempio a delle sovvenzioni per le imprese a fondo perduto. In questo momento infatti rischiamo di far indebitare le aziende solo per far pagare le tasse. Il governo resta dentro questa logica perché deve restare dentro le regole europee”.

Ci salveranno davvero gli eurobond?

“Distinguerei due dimensioni. Dal punto di vista dell’aiuto quello degli eurobond è un non di battito per due motivi, uno storico e uno pratico. Il motivo storico è che nessuno tra i paesi forti li vuole e fondamentalmente andarli a chiedere è rivendicare qualcosa che si sa che i Pesi forti non vogliono. Hanno paura di dover pagare debiti per gli altri. Il motivo pratico invece è diverso. Ipotizziamo che il lupo dorma con l’agnello. Cioè che tutti i Paesi del nord sono d’accordo nel fare gli eurobond. A questo punto sorge un problema pratico perché bisogna capire quale struttura se ne occupa, se non c’è bisogna crearne una, organizzare l’emissione di titoli, collocarli sul mercato, scegliere regole con cui distribuirli. Nel frattempo l’Italia è morta. Perché per fare una cosa così, dato per assurdo che tutti siano d’accordo, ci vorrebbero almeno sei mesi. E qui le aziende non possono andare avanti senza avere soldi”.

Alla fine restiamo sempre in attesa di una mossa di Berlino…

“I tedeschi storicamente vogliono sempre tutto. Ma non sempre la storia va a finire bene…”

https://www.ilgiornale.it/news/economia/bagnai-ecco-perch-mes-senza-condizioni-non-esiste-1853873.html

Anonimo ha detto...

Andrea Muratore
18 APRILE 2020

Si fa presto a dire Eurobond: per quanto la mutualizzazione del debito tra i Paesi comunitari appaia la strada da percorrere per permettere all’Unione un’uscita ordinata dalla crisi economica causata dall’epidemia di coronavirus aggrapparsi al totem del debito comune può divenire un rischio.

Se per Eurobond intendiamo la proposta di titoli comuni all’Eurozona per ridurre e far convergere i rischi di rendimento dei singoli Paesi a un minimo comun denominatore europeo si può affermare che tra il 2010 e il 2011, quando Giulio Tremonti e il governo Berlusconi IV portarono avanti la battaglia per l’introduzione di tale misura, essi avrebbero avuto pienamente senso. Mancava l’azione equilibratrice della Banca centrale europea, c’era la spada di Damocle dell’austerità, la speculazione devastava i titoli di Stato di Paesi come Italia, Grecia, Spagna, Portogallo.

Oggi un’eventuale misura volta a introdurre titoli denominati in maniera comune dovrebbe dipendere dai fini dell’intervento e dalle modalità di emissione prima di essere giudicata in maniera definitiva. Sarebbero ad esempio, casi diversi quelli di Eurobond finalizzati un loro sfruttamento per il rafforzamento di istituzioni come la Banca europea degli Investimenti (Bei) o per porre in essere programmi d’assistenza o quelli garantiti in ultima istanza da Paesi membri dell’Eurozona, con i loro bilanci nazionali, che provvederebbero a accettare condizioni per ottenere i fondi del debito mutualizzato e dovrebbero, al tempo stesso, finanziare il veicolo emittente per permettergli di pagare gli interessi sugli Eurobond stessi.

Una sorta di “Mes 2.0”, in quest’ultimo caso. Sono tante le incognite che aleggiano sulla possibilità degli Eurobond. I Paesi che per essi più premevano, come l’Italia, si sono presentati al tavolo delle trattative privi di armi negoziali reali e hanno finito per cedere, nell’ultimo Eurogruppo, alla marea montante dei Paesi del fronte del rigore. Con un arsenale così spuntato, il rischio che la proposta possa essere ritorta contro Roma e che gli Eurobond finiscano per apparire, dopo il prossimo Consiglio Europeo, in una forma beffa con condizionalità simil-Mes va assolutamente evitato.

Del resto, l’Unione ha già messo in campo strumenti che aiutano a una convergenza tra i vari sistemi. L’acquisto titoli della Bce, ad esempio, calmiera gli spread e assicura i debiti pubblici di molti Paesi membri. La Bei, a sua volta, finanzia programmi pubblici in infrastrutture, costruzioni, reti e altri asset strategici. Allo studio dei Paesi membri c’è ora il Recovery Fund, pensato soprattutto dalla Francia come “moltiplicatore” della potenza finanziaria dell’Ue. Il Recovery Fund, per interposta persona, potrebbe emettere strumenti comuni di matrice simile a quella degli Eurobond. L’irrigidimento dell’Olanda, capofila dei falchi, contro il suo sviluppo è un punto a favore della sua relativa convenienza, rispetto al Mes, per i Paesi dell’Europa mediterranea.

Il punto sta però ovviamente nelle finalità che il Recovery Fund si prefiggerà. Se emetterà bond da un lato e prestiti agli Stati convenienti per i riceventi dall’altro, sarà un conto. Se invece chiedesse contributi per coprire il costo degli Eurobond e il loro futuro rimborso, i rischi di “memorandum” e condizionalità di vario tipo aumenterebbero. L’inutile sessione di votazioni al Parlamento Europeo, organo incapace di prendere decisioni esecutive su questioni così importanti, non ha aiutato a schiarire i termini del problema. In realtà visibili in maniera cristallina: prima del nome e dello slogan delle misure conta il loro contenuto reale.

https://it.insideover.com/economia/i-rischi-da-evitare-nello-sviluppo-degli-eurobond.html

Anonimo ha detto...

Conte sa perfettamente che ci sono manovre (legittime) che vogliono far cadere il suo governo. Per questo ha ringraziato personalmente Forza Italia per l'opposizione "responsabile", che in pratica significa "state zitti". Il presidente del Consiglio cerca un sostegno dei forzisti nel caso il suo governo traballasse. I 5Stelle, dopo essersi alleati col PD e con Renzi, non avrebbero alcun problema ad allearsi pure con Berlusconi.
La logica della conservazione del potere ha ormai divorato anche chi un tempo gridava "honesta! honesta!".

Strano però. Nell'aprile 2018, dopo il voto del 4 marzo, i grillini si rifiutarono di fare un governo Centrodestra-M5S, l'unica soluzione rispettosa della volontà degli elettori. All'epoca, dopo il voto, Berlusconi non andava bene. Oggi sì?

Ma ormai, dopo essersi consegnati a Renzi e al PD, i pentastellati non avrebbero nessun problema ad allearsi anche col tanto vituperato Berlusconi.
Ma ATTENZIONE: Berlusconi non sarà mai la stampella di Conte. Stampatevelo in testa. In autunno ci sono le elezioni regionali e Forza Italia punta a conquistare, con tutto il centrodestra, regioni importanti, che diversamente non potrebbe conquistare. Tajani non è uno sprovveduto.

Conte si rende indisponibile ad un governo di unità nazionale? Stia tranquillo, si farà lo stesso. Senza di lui.

Giuseppe PALMA