Dopo quasi tre settimane, finalmente un testo europeo condanna le violazioni alla libertà religiosa contro i cristiani. La denuncia soffre di “eccesso” di equilibrismo e di equidistanza. L’incapacità dell’Ue a comprendere quanto avviene in Africa del Nord e Medio oriente dipende dal suo ignorare le radici cristiane. Senza identità non c’è capacità di lettura e proposte. L’insegnamento di Benedetto XVI.
Dopo oltre tre settimane di dibattito, l’Unione europea è riuscita a produrre un testo in cui si citano in modo esplicito i cristiani come vittime di persecuzione e oggetto di attacchi violenti. Un testo precedente era stato preparato in gennaio, dopo l’attacco terrorista in una chiesa a Bagdad e le uccisioni in una chiesa di Alessandria d’Egitto, ma era stato bocciato proprio per la mancanza di riferimenti ai cristiani, avendo la Ue preferito usare il termine generico di “minoranze religiose”.
Il nuovo testo approvato ieri cita in modo esplicito “i cristiani e i loro luoghi di culto” vittime di “atti di intolleranza religiosa e discriminazione”, ma si affretta subito ad aggiungere fra le vittime di tali atti pure “pellegrini musulmani e altre comunità religiose”.
Il ministro italiano degli Esteri, Franco Frattini, fra i promotori del testo, aveva condannato la prima stesura come un segno di “eccessivo laicismo” presente nella Ue, ma ha espresso soddisfazione per il testo approvato ieri. D’altronde, ricordando che la Costituzione europea non cita le radici cristiane fra le basi storiche dell’Europa, la dichiarazione di ieri rappresenta davvero un parto gigantesco.
Eppure anche questo testo non soddisfa in pieno. Esso cerca di bilanciare le violenze contro i cristiani con quelle contro altre comunità religiose, in un “eccesso” di equilibrio ed equidistanza, non tenendo conto che almeno il 70% delle persecuzioni nel mondo avvengono contro i cristiani. Eppure questi dati impressionanti sono frutto di statistiche (dalla World Christian Encyclopedia al Pew Research Centre) e non tendenziose denunce di parte, tanto da spingere Benedetto XVI a usare per la prima volta in un discorso pontificio la parola “cristianofobia” (v. discorso alla Curia romana del 20 dicembre 2010. Cfr: 20/12/2010 Papa: nella riscoperta “del vero e del buono” si gioca il futuro del mondo e 22/12/2010 Benedetto XVI e il Sinodo: di fronte alla violenza, dialogo e perdono).
Soprattutto, il testo approvato dalla Ue non va oltre qualche generica esortazione sulla difesa della libertà religiosa come “diritto umano universale che va difeso dovunque e per tutti”.
Fa specie confrontare il timido testo della Ue con il solido discorso di Benedetto XVI al corpo diplomatico (10/01/2011 Papa: la libertà religiosa aggredita da terrorismo ed emarginazione). Difendendo la libertà religiosa per tutte le tradizioni religiose, il pontefice si rivolge ai governi per domandare sicurezza; abrogazione di leggi ingiuste (come la blasfemia); spazio per l’educazione libera; garanzie per l’accoglienza del contributo sociale da parte delle comunità religiose, ecc…
La timidezza e i balbettii europei sulla libertà religiosa fanno da pendant all’approssimazione e all’inanità dell’Europa di fronte alle rivolte in atto in Africa del Nord e in Medio oriente. Di fronte alle trasformazioni epocali che avvengono sotto i nostri occhi – con richieste non violente di giustizia, uguaglianza e democrazia – la Ue si mostra impacciata esortando a una “transizione” e piangendo di nascosto tutti i favolosi contratti economici stilati con i dittatori caduti o in bilico.
Si dice che il mondo e l’Europa siano stati presi di sorpresa dalle rivolte in Tunisia, Egitto, ecc.. Noi pensiamo che tale cecità sia dovuta al fatto che in tutti questi anni, quale unico motivo per il rapporto con questi Paesi, la nostra Europa ha avuto solo i suoi interessi strettamente economici e perciò la “stabilità”, non una comunicazione di valori, attenzioni alla società, dialogo fra culture e religioni. In pratica, l’identità europea era solo il suo portafoglio: un po’ poco.
Risuona ancora più urgente un appello di papa Ratzinger nei suoi viaggi in Francia, Repubblica ceca, Malta, Regno Unito: se l’Europa non riscopre le sue radici cristiane, rimarrà muta nel concerto delle nazioni, incapace di identità e di amicizie vere con il resto del mondo.
Bernardo Cervellera, AsiaNews 22 febbraio 2011
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