Città del Vaticano, 30 ott. (Apcom) - "Nonostante le deludenti politiche scolastiche adottate in questo settore negli ultimi decenni occorre ribadire con forza, e a tutti i livelli istituzionali, l'importanza delle lingue classiche per una cultura che è alla base non solo dell'Europa presente e futura e di Paesi che risentono di queste radici culturali, ma che, in ultima analisi, rappresenta un patrimonio culturale per l'intera umanità": a partire da questa considerazione, il Pontificio comitato di scienze storiche ha deciso di promuovere un "premio giornalistico" per articoli su quotidiani o periodici dedicati ad "attualità e significato delle lingue classiche per lo sviluppo scientifico e culturale"; "importanza delle lingue classiche sul piano pedagogico"; "politiche sviluppate dagli Stati al fine di favorire lo studio delle lingue classiche".
Se non si corre ai ripari, spiega il dicastero vaticano in una nota diffusa oggi dalla sala stampa vaticana, si rischia il "decadimento della ricerca seria in quei settori". A questo fine, la Santa Sede ha deciso di incoraggiare lo studio di latino e greco non solo in ambito accademico e scolastico, "ma anche nell'ambito piu' vasto dell'opinione pubblica".
Le radici della civiltà dell'Occidente Europeo sono greco-romane e cristiane. La rinnovata contrapposizione con il mondo islamico non può essere l’occasione di cercare un’unità nella pseudo-cultura modernista o nei diritti dell’uomo che si fa Dio; ma in ciò che ci è proprio e che ha fatto la nostra forza: nella fedeltà alla tradizione della Chiesa Romana, la nostra vera Tradizione, che ha origine da Dio e dal suo Cristo.
lunedì 30 ottobre 2006
martedì 10 ottobre 2006
Un "ricco patrimonio" che non risiede solo nel passato
“Ogni persona che rivendica questa eredità deve mantenerla viva, per oggi e per domani. Poiché abbiamo viva coscienza di essere gli ereditieri di un ricco patrimonio religioso, dobbiamo farlo fruttificare in quanto esso non risiede solo nel passato ma determina anche la nostra visione dell’avvenire e dei rapporti tra gli uomini. Non possiamo, tuttavia, invocare questa eredità senza assumerne i paradossi. Ad esempio, siamo chiamati a non riservare la nostra sollecitudine solo a chi é del nostro popolo ma a offrirla a tutti”. È un appello alla responsabilità dei cristiani nella “storia europea da scrivere” quello che mons. Hyppolite Simon, arcivescovo di Clermont Ferrand e membro della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), ha rivolto questa mattina al seminario di studio sui 50 anni del Trattato di Roma: "Quali valori perl'Europa?" in corso nella stessa Clermont Ferrand. Sui temi della responsabilità, del progetto e dell’impegno per l’Europa, si concentreranno fino all’11 ottobre la riflessione e la proposta degli esperti di diversi Paesi europei affiancati da oltre 250 giovani. Nelle prossime giornate interverranno, tra gli altri, Michel Dumoulin (Università di Lovanio), Hans Jürgen Küsters (Università di Bonn), Bino Olivi (già portavoce della Commissione europea - Università di Roma), Jean-Dominique Durand (Università di Lione), Michel Camdessus (Settimane Sociali di Francia).
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