L’Università “non può sfuggire alla necessità di trovare nuove risposte al problema basilare del rapporto tra etica e scienza”. Lo ha detto Renato Guarini, rettore dell’Università “La Sapienza” di Roma, salutando oggi il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha presenziato all’incontro dei rettori delle Università europee, svoltosi nell’ambito dell’incontro europeo dei docenti universitari, in corso a Roma (fino a domenica, 24 giugno), sul tema: “Un nuovo umanesimo per l’Europa”. Rivolgendo un “particolare ringraziamento” al capo dello Stato per aver dimostrato “ancora una volta attenzione istituzionale e sensibilità personale verso i temi della cultura e della formazione nella cornice europea”, Guarini ha sottolineato come le Università oggi siamo “chiamate a essere protagoniste attive della costruzione dell’universalità europea basata sul valore della conoscenza”, contribuendo ad essa “attraverso la qualità della ricerca, la formazione di eccellenza e la cooperazione internazionale”. Tra le “questioni fondamentali” da affrontare, per il rettore della Sapienza, “la ricerca dell’identità dell’Europa in una visione unitaria, per costruire l’Europa della cultura; l’esigenza irrinunciabile di un’apertura totale e solidale alle tradizioni culturali diverse”.
“Sarebbe disumanizzante lasciare lo studente, con i suoi desideri infiniti, ridotti dalla tecnica, senza anche illuminare la sua intelligenza e insegnargli a gestirli con misura”. Ne è convinto il card. Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, che intervenendo oggi all’incontro dei rettori delle Università europee, organizzato nell’ambito del Convegno promosso dal Ccee su “Un nuovo umanesimo per l’Europa”, ha esortato gli atenei del nostro continente a “unire la formazione professionale a una formazione etica”. “L’Università deve dare una formazione etica proporzionata alla formazione professionale che comunque rimane il suo scopo istituzionale”, ha ammonito il porporato, secondo il quale “di fronte alla tentazione centrifuga dello studente che tende a collocare la sua anima nei mezzi di accesso al sapere, l’Università è chiamata a mostrargli che egli non si prepara a inserirsi nel mondo esterno – il mondo professionale, la società – se non formando la sua interiorità”. Di qui la necessità di una “integrazione delle conoscenze”, per scongiurare “il rischio, oggi sempre più crescente, di una specializzazione unilaterale e del crescente frazionamento delle conoscenze”.
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