(Parigi) - “L’edificazione dell’Europa è davvero un’avventura che vale la pena vivere. Ognuno vi può trovare il proprio posto, la presenza di ognuno è attesa. Più che mai, la strada si apre davanti a noi. Non è il momento di rallentare la marcia o di fermarsi sul bordo del sentiero”. Così scrivono i presidenti delle 36 Conferenze episcopali europee nel messaggio finale della loro assemblea, che si è conclusa ieri mattina a Parigi con una celebrazione eucaristica in Notre Dame. Riuniti nella capitale francese per l’annuale incontro promosso dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) cardinali e vescovi hanno affrontato il tema del rapporto Stato-Chiesa in Europa. “Vent’anni fa – ricordano – abbiamo assistito a un grande momento: la caduta del muro di Berlino. Questo evento, destinato a segnare la storia, non è spuntato come un meteorite caduto dal cielo. Esso è stato preparato da uomini convinti e coraggiosi che non si sono tirati indietro per mancanza di libertà”.
Il messaggio fa memoria di quanti “hanno rischiato la vita e hanno lottato per questa libertà”: “Solidarnosc”, “le lotte per una più grande solidarietà e un maggiore rispetto della dignità umana” nei Paesi dell’Europa centrale e dell’Est, ma anche “il ruolo di primo piano di papa Giovanni Paolo II e della sua visione lungimirante di un’Europa basata sui fondamenti della fede, del bene comune e della pace”. “Tanti – prosegue – hanno intravisto, nella caduta del muro di Berlino, il crollo di ben altri muri: quelli dell’odio, della paura, della menzogna e di un’ideologia spietata”. Una “nuova libertà” che “è stata un’occasione di grazia per le Chiese”, le quali “hanno ritrovato una libertà d’azione, d’organizzazione e d’evangelizzazione”. I vescovi riconoscono che “questo processo non si è ancora compiuto in tutti i Paesi e le contese legate al passato non sono ancora risolte”, tuttavia evidenziano il “cammino percorso in questi vent’anni”, “formidabile pedana di lancio per l’avventura europea”. Il documento cita le occasioni d’incontro tra “cittadini europei” che “hanno riletto insieme la loro storia”, ma anche “l’onda d’immigrazione che ha segnato alcuni Paesi europei”, la quale “ha certamente contribuito a promuovere un certo benessere, ma ha fatto nascere anche nuove difficoltà, separando le famiglie o obbligandole a sradicarsi dal loro quadro di vita abituale”.
“Vent’anni dopo – osservano i rappresentanti delle Conferenze episcopali – constatiamo che questo straordinario slancio europeo, con una forte connotazione etica, si è enormemente indebolito. Il forte tasso di astensione durante le ultime elezioni parlamentari europee è un importante indicatore in tal senso. Le speranze riposte nell’edificazione dell’Europa non si sono veramente realizzate fino ad oggi”. Tra i “fattori” che hanno portato in tale direzione, il messaggio individua in primo luogo “un incremento dei consumi”: ma “l’acquisizione di beni sempre nuovi”, denuncia il Ccee, “non potrà mai colmare il cuore dell’uomo”. In secondo luogo, l’individualismo di una società che “vuole dare tutto lo spazio possibile all’individuo, alle sue scelte e alla ricerca della sua piena realizzazione personale”, ma corre il rischio “di rinchiuderlo unicamente nella difesa dei suoi interessi o dei vantaggi acquisiti”. A tal proposito osserva che “una società in cui ognuno, ogni gruppo, ogni nazione difende soltanto i propri interessi non può essere che una giungla”. Terzo, il relativismo etico, riguardo al quale il documento esprime preoccupazione “per le numerose proposte di legge, nei nostri Paesi o presso le istituzioni europee, che vanno contro il bene autentico dell’uomo e della società”.
Dopo l’analisi delle difficoltà, la speranza: “La crisi che oggi l’Europa sta attraversando è grave. Il calo del tasso di natalità e il futuro della sua demografia non spingono certo all’ottimismo. Tuttavia, non vogliamo fare la parte dei profeti di sventura. Non è mai sicuro che le cose peggiorino! La nostra fede ci porta ad avere sulla società europea, nella quale viviamo, uno sguardo lucido e pieno di speranza”. “Constatiamo – affermano cardinali e vescovi che hanno partecipato all’assemblea del Ccee - in molti nostri contemporanei l’aspirazione a una vita che sia fonte di pace interiore, di gioia e di fiducia. Molti giovani sono disposti a impegnarsi per una maggiore fratellanza e solidarietà nel mondo. Per promuovere il bene comune e rispettare il nostro ambiente, molti uomini e donne si dichiarano disposti ad affrontare dei sacrifici, a condizione che siano equamente ripartiti. La difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, non è una causa persa”. A sostenere queste affermazioni non “un ottimismo umano”, ma “una visione dell’uomo” che è quella del Vangelo e “che, oggi come ieri, vogliamo mettere al servizio dell’edificazione dell’Europa”. Perciò, concludono, “l’edificazione dell’Europa è davvero un’avventura che vale la pena vivere”.
[Fonte SIR 5 ottobre 2009]
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