La decisione assunta dalla Corte dei Diritti dell’uomo di Strasburgo era largamente prevedibile e, per certi aspetti, attesa. In queste istituzioni si sta sostanzialmente catalizzando tutto il peggior laicismo che ha una connotazione obiettivamente anti cattolica ed è teso ad eliminare, anche con la violenza, la presenza cristiana dalla vita della società e, addirittura, i simboli di questa presenza.
Altri hanno già individuato, soprattutto la Conferenza Episcopale Italiana, la meschinità culturale di questa decisione, la miopia, come ha detto la Santa Sede, ma io credo che sia giusto dire che si tratta di una volontà eversiva verso la presenza cristiana, condotta con una ferocia pari soltanto all’apparente oggettività o neutralità delle istituzioni del diritto. Però è anche giusto - come facevano i nostri vecchi, e noi abbiamo spesso dimenticato questa lezione - , che ci chiediamo se noi, come popolo cristiano e, addirittura, vorrei dire come ecclesiasticità, non abbiamo qualche responsabilità per questa situazione. È sempre giusto leggere in profondità se in qualche modo abbiamo rischiato di essere conniventi.
La vicenda di Strasburgo nella sua brutalità è anche una conseguenza di troppo irenismo che attraversa il mondo cattolico da decenni, per cui la preoccupazione fondamentale non è la nostra identità ma il dialogo ad ogni costo, andare d’accordo anche con le posizioni più distanti. Questo rispetto della diversità delle posizioni culturali e religiose, sostenuto dall’idea di una sostanziale equivalenza fra le varie posizioni e religioni, che fa perdere al cattolicesimo la sua assoluta specificità. Un irenismo, un aperturismo, una volontà di dialogo a tutti i costi che viene ripagata nell’unico modo in cui il potere mondano ripaga sempre questi scomposti atteggiamenti di compromesso: con il disprezzo e la violenza.
È necessario rinnovare la coscienza della propria identità, della propria specificità come evento umano e cristiano nei confronti di qualsiasi altra posizione, ed attrezzarci a vivere il dialogo con tutte le altre posizioni, non sulla base di una smobilitazione della propria identità ma come espressione ultima, critica, intensa della nostra identità.
Alla fine risulterà forse una prova significativa, una prova che può formare, una prova attraverso la quale - come spesso ci viene ricordato dalla tradizione dei grandi Padri della Chiesa -, Dio continua ad educare il suo popolo. Ma occorre che il giudizio sia chiaro e non ci si fermi a reazioni emotive ma si legga in profondità il compito che abbiamo davanti: recuperare la nostra identità ecclesiale e impegnarci nella testimonianza di fronte al mondo.
L’avvenimento ha colpito profondamente il Vescovo e la Chiesa di San Marino-Montefeltro; il giorno 12 novembre p.v. alle 18,30, nel Santuario del Crocifisso di Talamello, il Vescovo guiderà una Liturgia di riparazione nei confronti di quello che, obiettivamente, è un gesto di rifiuto nei confronti del Crocifisso. Nel contempo, nelle diverse realtà parrocchiali di tutta la Diocesi, i Parroci sono stati invitati a preparare questo momento attraverso opportune iniziative.
Pennabilli, 4 Novembre 2009
+ Luigi Negri
Vescovo di San Marino-Montefeltro
Le radici della civiltà dell'Occidente Europeo sono greco-romane e cristiane. La rinnovata contrapposizione con il mondo islamico non può essere l’occasione di cercare un’unità nella pseudo-cultura modernista o nei diritti dell’uomo che si fa Dio; ma in ciò che ci è proprio e che ha fatto la nostra forza: nella fedeltà alla tradizione della Chiesa Romana, la nostra vera Tradizione, che ha origine da Dio e dal suo Cristo.
venerdì 6 novembre 2009
Diocesi di S. Marino Montefeltro. Il pensiero del Vescovo
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2 commenti:
necessita di verificare:)
sarebbe bene fornissi ulteriori elementi
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