L'Europa non deve temere le sue radici cristiane perché "se l'Europa avrà vergogna di se stessa, delle sue radici e della sua identità cristiana, non avrà futuro. Avanzerà inesorabilmente verso il suo declino". Parole forti quelle pronunciate la sera del 24 novembre a Bruxelles da mons. Rino Fisichella, presidente del neo Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, intervenuto al dibattito "Shaping the Eu of tomorrow" (Modellare l'Ue del domani), promosso dalla Comece (Commissione episcopati Comunità europea) in occasione del 30° anniversario della sua costituzione e ospitato dalla Rappresentanza della Baviera presso l'Unione europea.
Identità forte e condivisa. In un lungo e articolato intervento, mons. Fisichella ha parlato del contributo del cristianesimo all'Europa. "L'esperienza ci insegna - ha detto - che il futuro è determinato dalla nostra storia e dalla capacità che avrà la nostra generazione di trasmettere il nostro patrimonio di civiltà e di storia alle generazioni che verranno". Per il prelato vaticano l'Europa "non potrà mai essere realmente unita, se deciderà di tagliare con il suo passato. Non le sarà possibile imporre ai dei cittadini così differenti un sentimento di appartenenza ad una realtà senza radici e senza anima. Il progetto non potrà essere coronato da successo". Solo con "una identità forte e condivisa da tutti" - ha aggiunto mons. Fisichella - l'Europa "sarà capace di vincere ogni forma di fondamentalismo ed di estremismo che minacciano i nostri Paesi in maniera sempre più ricorrente". Il presidente del dicastero vaticano ha concluso il suo discorso sottolineando la presenza in Europa di "una neutralità tentata di anticristianesimo". Ed ha detto: "Noi cattolici non ci tiriamo indietro dalla nostra responsabilità e non accetteremo di essere marginalizzati. Crediamo al contrario che il nostro contributo è essenziale perché il processo possa realizzarsi positivamente. Senza la presenza significativo dei cattolici, l'Europa si impoverisce. Si isola e diventa meno attraente. Ecco perché vogliamo essere ascoltati e messi alla prova perché possa apparire ancora una volta la ricchezza della nostra fede di fronte al progresso autentico della società".
Risvegliare la coscienza. Nell'analisi sulla situazione e sulle prospettive dell'Unione europea, Jacques Delors, presidente della Commissione Ue dal 1985 al 1994, ha confermato il suo pensiero sull'urgenza di "un valore alto e condiviso dagli europei". "Solo se la dimensione spirituale non verrà posta al di fuori delle riflessioni culturali e politiche - ha detto - l'Europa avrà un futuro, potrà rispondere cioè alla vocazione di 'casa comune' e di testimonianza di democrazia e di pace nel mondo: l'Europa ha sempre più bisogno di un'anima". "Nessun dubbio sulla validità dei passi compiuti dalle Istituzioni europee in 60 anni", ha aggiunto, ma "accanto alla moneta unica, alla libera circolazione, a Lisbona e all'allargamento, occorre una rinnovata e più forte comprensione reciproca, bisogna che i popoli d'Europa tengano viva la fiamma dell'unità nella diversità che i padri hanno lasciato loro perché oggi anche le nuove generazioni abbiano una luce per il loro percorso verso l'Europa del futuro, la loro Europa". Purtroppo, ha commentato Delors, "i governi nazionali hanno perso entusiasmo per il progetto europeo" mentre "nella società l'individualismo sta guadagnando terreno"e si sta smarrendo la solidarietà, uno dei pilastri portanti della "casa comune". Delors ha indicato nel "tesoro nascosto dell'educazione" la via per non cedere al pessimismo: "occorre formare oppure, più semplicemente risvegliare la coscienza".
"Continuare, continuare, continuare…" Nel suo saluto ai partecipanti mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente Comece, ha affermato che "la Chiesa deve seguire con grande attenzione intellettuale e spirituale il processo di unificazione europea". Essa "non può fornire risposte su misura o proporre soluzioni ai problemi" dell'Ue, ma può offrire i principi "metapolitici" e "metaeconomici" dell'inviolabile dignità della persona umana, del bene comune, della sussidiarietà e della solidarietà. "In Europa - ha osservato ancora il presidente Comece - il cristianesimo sopravviverà solo se i cristiani avranno la volontà di svolgere un ruolo attivo nel dare forma alla costruzione europea e lavoreranno per un futuro più umano per il nostro continente". Da parte sua il ministro di Baviera, Emila Müller ha rievocato la riunificazione delle due Germanie, mentre il neo cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e vicepresidente Comece, si è soffermato sull'importanza della dottrina sociale della Chiesa, sul ruolo della Comece e sul valore del dialogo tra Chiese e istituzioni Ue. Paolo Bustaffa, direttore di SIR - SIR Europa e moderatore del dibattito, ha concluso l'incontro con un ricordo di Jean Monnet: "Quando poco prima della sua morte alcuni giornalisti gli chiesero che cosa si sarebbe dovuto fare per rilanciare l'Europa, egli rispose: 'Continuare, continuare, continuare'". "Questo - ha commentato Bustaffa - è l'appello che le Chiese europee sono chiamate anche oggi a raccogliere e a tradurre in un impegno ancor più forte".
[Fonte: SIR novembre 2010]
[Fonte: SIR novembre 2010]
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