La libertà di espressione dei cristiani è in pericolo in tutta Europa. È quanto risulta da una denuncia presentata oggi dall’Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani (OIDAC) alla conferenza internazionale dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in corso a Vienna sul tema della libertà di riunione e di associazione.
L’Osservatorio segnala negli ultimi sei anni più di ottocento casi in Europa nei quali la libertà dei cristiani di esprimere pubblicamente la loro fede è stata violata. «Molti di questi casi – spiega il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile in Italia dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, i cui dati sono a loro volta utilizzati e citati nella denuncia presentata oggi dall’OIDAC – sono relativi a divieti e restrizioni imposti ai cristiani che intendono manifestare pubblicamente la loro contrarietà al matrimonio omosessuale o all’aborto.
In particolare, è molto preoccupante che diversi Paesi creino o stiano pensando di creare il cosiddetto “banning mile”, un miglio quadrato intorno alle cliniche o ospedali dove si praticano aborti, o alle sale dove si celebrano matrimoni omosessuali, nel quale è vietata qualunque manifestazione, protesta o distribuzione di volantini critici». «Naturalmente – precisa Introvigne – quando le autorità vietano manifestazioni anti-abortiste o contrarie al matrimonio omosessuale violente ovvero che utilizzano insulti, minacce o toni offensivi contro le persone fanno semplicemente il loro mestiere, e queste restrizioni sono giustificate.
Tuttavia sempre più spesso sono vietate anche manifestazioni del tutto pacifiche e pacate. E in questo secondo caso si tratta di violazioni della libertà dei cristiani di esprimersi su materie che per loro sono cruciali e non negoziabili». «E c’è anche il rischio di adottare due pesi e due misure – conclude il sociologo –. Perché mai dovrebbe esserci un “banning mile” intorno alle cliniche dove si praticano aborti e non nelle aree intorno alle chiese cristiane, teatro spesso di proteste sguaiate e offensive?».La libertà di espressione dei cristiani è in pericolo in tutta Europa. È quanto risulta da una denuncia presentata oggi dall’autorevole Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani (OIDAC) alla conferenza internazionale dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in corso a Vienna sul tema della libertà di riunione e di associazione.
L’Osservatorio segnala negli ultimi sei anni più di ottocento casi in Europa nei quali la libertà dei cristiani di esprimere pubblicamente la loro fede è stata violata. «Molti di questi casi – spiega il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile in Italia dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, i cui dati sono a loro volta utilizzati e citati nella denuncia presentata oggi dall’OIDAC – sono relativi a divieti e restrizioni imposti ai cristiani che intendono manifestare pubblicamente la loro contrarietà al matrimonio omosessuale o all’aborto. In particolare, è molto preoccupante che diversi Paesi creino o stiano pensando di creare il cosiddetto “banning mile”, un miglio quadrato intorno alle cliniche o ospedali dove si praticano aborti, o alle sale dove si celebrano matrimoni omosessuali, nel quale è vietata qualunque manifestazione, protesta o distribuzione di volantini critici». «Naturalmente – precisa Introvigne – quando le autorità vietano manifestazioni anti-abortiste o contrarie al matrimonio omosessuale violente ovvero che utilizzano insulti, minacce o toni offensivi contro le persone fanno semplicemente il loro mestiere, e queste restrizioni sono giustificate.
Tuttavia sempre più spesso sono vietate anche manifestazioni del tutto pacifiche e pacate. E in questo secondo caso si tratta di violazioni della libertà dei cristiani di esprimersi su materie che per loro sono cruciali e non negoziabili». «E c’è anche il rischio di adottare due pesi e due misure – conclude il sociologo –. Perché mai dovrebbe esserci un “banning mile” intorno alle cliniche dove si praticano aborti e non nelle aree intorno alle chiese cristiane, teatro spesso di proteste sguaiate e offensive?».
_______________________________[Fonte: La Stampa, 9 novembre 2012]
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