martedì 21 gennaio 2020

La Toga, la Cupola e gli italiani

Ma davvero vi aspettavate che la Corte costituzionale desse il via libera al referendum promosso dalla Lega? Ma in che mondo vivete, conoscete le biografie dei giudici costituzionali, chi li ha voluti lì, e più in generale conoscete le leggi inesorabili del potere, il loro reciproco sostegno? E la stessa cosa vale per la decisione della Cassazione in merito alla questione Carola Rackete; pensavate davvero che accadesse il contrario?
Per anni siamo stati abituati a considerare chi è al potere come la Casta. È tempo di fare un salto di qualità e considerare che il potere è oggi piuttosto la Cupola. La casta riguardava solo i privilegi, la Cupola è un assetto di potere interdipendente e non espugnabile in modo fortuito. La cupola è una struttura sovrastante che non accetta né immissioni di estranei, né circolazione delle classi dirigenti, né il minimo cedimento dei suoi assetti consolidati. I suoi metodi e i suoi scopi sono finalizzati alla pura conservazione del potere, allo scambio di favori tra poteri, all’associazione di scopo finalizzata al reciproco sostegno. Quello che il popolino al sud sintetizzava nella formula “mantienimi-che-ti-mantengo”, ossia uno regge l’altro ed ambedue impediscono l’accesso di estranei, outsider. La Cupola regge su un patto implicito, ma forte come il patto di sangue tra le cosche. E l’avversario è declassato al rango di nemico dell’umanità e dunque ogni mezzo è lecito per farlo fuori, o come scrive la Repubblica, per cancellarlo. Che si tratti d’intenzioni mafiose perseguite in modo incruento, nulla toglie al suo carattere puramente antidemocratico e antipopolare e al prevalere della conservazione del potere su ogni altra considerazione di giustizia, equità, rispetto. E l’idea che questo paese debba varare l’ennesima legge elettorale aggiustata sugli interessi del momento delle maggioranze parlamentari del momento, rende ancora più miserabile il ruolo della cupola. L’unica speranza è che anche questa volta la legge elettorale concepita per utilità di chi governa, cicero pro domo mea, si ritorca contro gli stessi partiti della Cupola. Resta che il ritorno al proporzionale sia un passo indietro sul piano della governabilità del paese.

Più in generale la vedo dura, la prospettiva che abbiamo davanti. Potete pensare finché volete che il governo abbia basi fragili e fradice, vedete pure traballare ogni giorno la loro intesa ed evidenziate pure tutte le contraddizioni del mondo in seno all’alleanza di potere. Ma nessuna Cupola al mondo decide di sciogliersi, lasciare il passo o rimettersi al verdetto popolare. Quindi questa permanente attesa del voto spazzatutto, dell’ordalia elettorale come giudizio divino – vox populi vox dei – è destinata a rimanere frustrata. La legge elementare dell’autoconservazione del potere, il puro criterio di sopravvivenza e la ferrea legge dell’oligarchia come già la chiamava Roberto Michels più di un secolo fa, rende impensabile ogni apertura di crisi. Non la vuole Sergio Mattarella, non la vuole la Corte Costituzionale, non la vuole il governo e i due più due partiti che lo sorreggono, con relativo sciame di parlamentari; magari non la vuole neanche una fetta di opposizione che teme di non tornare più in parlamento (settori di Forza Italia). Non la vuole l’Eurocupola, il Vescovado Bellaciao, il sistema dei media, i poteri “occulti”…
Quindi meglio non rinviare sempre tutto al momento glorioso del voto-verità; cercate di capire cosa fare nel frattempo e come prepararsi alla sfida, piuttosto che sperare che tutto si risolva col giudizio universale del voto. Certo, non si possono mai escludere imprevedibili colpi di testa e di scena, risse, defezioni e rovesci di fronte; ma non si può confidare sull’eccezione, bisogna fare i conti con la norma. E allora basta a tirare la corda sul voto e spostare continuamente l’aspettativa degli italiani in avanti, di votazione in votazione, di regione in regione, di sondaggio in sondaggio. Si deve intanto fare qualcosa per crescere, per dotarsi di una risposta politica convincente che non può esaurirsi nell’efficacia mediatica di due battute o nel vittimismo certificato e reiterato di vari episodi, con l’invocazione finale: ma la pacchia sta per finire, avete le ore contate.
No, qui non sta per finire un bel niente. Tre nullità come Conte, Zingaretti e Di Maio, il triangolo delle bermude dove sparisce ogni dignità e funzione politica, sono intrecciate e pur detestandosi hanno una sola priorità che li lega fino alla morte: campare, tirare a campare ad ogni costo. Perché se la giostra si ferma, loro dovranno scendere, non c’è verso.
In questa situazione, all’opposizione toccherebbe cominciare a lavorare per costruire il suo governo, il suo programma, la sua proposta politica, comunicando i punti di divergenza rispetto all’attuale conduzione. Dovrebbe lavorare a selezionare idee forti, candidati giusti e non scelti a vanvera, come ce ne sono alcuni in giro anche a livello amministrativo; alleanze interne e internazionali su cui puntare al momento opportuno, che non sarà probabilmente domani. Ad avere una strategia politica, si dovrebbe mettere a frutto il tempo che resta prima di tornare alle elezioni.
Piacerebbe molto agli italiani vedere il fervore operoso di un’officina al lavoro. Sarebbe segno di serietà, di affidabilità e riuscirebbe a trasmettere fiducia e aspettativa nella gente, molto più motivata del mantra “stanno cadendo ora arriviamo noi”, che non corrispondendo propriamente alla realtà rischia di tradursi in un boomerang di delusioni.
Perché in quel modo ci si mostra davvero forza di governo, pronta a guidare il paese, con uomini e temi qualificati, e non solo forza di opposizione, pronta ad attaccare la Cupola, il polpo e i suoi tentacoli.
Marcello Veneziani, La Verità 19 gennaio 2020

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La sinistra "progressista" ha instaurato la "realtà del controsenso".
Ha istituito:
- "Lo Stato senza confini"
- "La tutela degli usi, costumi, religioni, purchè non siano i nostri"
- "La protezione degli ultragarantiti"
- - "Dalla parte del colpevole"
- "Le diversità sono una ricchezza ma la disuguaglianza deve essere perequata d'imperio"
- "Non sta bene dire la verità"
e varie altre assurdità.
Quindi i cittadini sono costretti a battersi e profondere e sprecare le loro energie, non per il aggiungimento di obiettivi ambiziosi e di crescita, ma per il ripristino di condizioni minime di diritto naturale e regole di buon senso.

Anonimo ha detto...

Soros, e quelli come lui, vagheggiano un’umanità novella, forgiata su un meticciato non solo e non tanto etnico, quanto piuttosto sociale e di costume. Vogliono temprare l’uomo nuovo: senza identità, senza valori, senza radici. Il manovale perfetto, lo spaesato abitatore, agevolmente manipolato e sfruttato, della civiltà del futuro.
https://scenarieconomici.it/i-buoni-il-brutto-e-il-cattivo/

Anonimo ha detto...

Articolo di di Antonio Pannullo - IL SECOLO D'ITALIA

Berlino sparita la lotta all’immigrazione clandestina, che a Palermo c’era. E Conte muto

Libia: Conferenza Berlino conte e di maio
La Conferenza di Berlino sulla Libia? Ha peggiorato la posizione dell’Italia. E ovviamente il nostro governo non ha fatto nulla per migliorare né l’immagine né la dignità dell’Italia in questo frangente. Ed ecco le prove. Dalla Conferenza è uscito un lungo e articolato documento di ben 55 punti approvato alla Conferenza. Ebbene, in questo verboso carteggio non c’è traccia di alcun impegno, neanche generico, di lotta all‘immigrazione clandestina. È ovvio che tale punto per l’Italia è cruciale. Ma a Berlino si è voluto peggiorare la condizione dell’Italia, senza che Conte proferisse verbo.

Alla Conferenza di Palermo ribadita la lotta ai clandestini

Infatti alla precedente Conferenza sulla Libia, tenutasi a Palermo, c’era un preciso paragrafo che impegnava i Paesi su questa fondamentale materia. Lo citiamo per intero. “Stressed the need to step up coordination of regional and international efforts to tackle the common migration challenge and fight against human trafficking, in full respect of national sovereignty and intertnational human rights law”. Ossia: “Sottolineata la necessità di intensificareil coordinamento degli sforzi regionali e internazionali per affrontare la sfida comune in materia di migrazione e combattere la tratta di esseri umani, nel pieno rispetto della sovranità nazionale e del diritto internazionale in materia di diritti umani”. Certo, dichiarazioni di principio vaghe, generiche, ma era pur sempre qualcosa.
La delegazione a Berlino non ha fatto gli interessi italiani
Quello che si sarebbe aspettati, in Italia, era che la nostra delegazione a Berlino facesse gli interessi dell’Italia e degli italiani. Facendo inserire o aggiungere nel pur lunghissimo testo questi concetti per noi, ripetiamo, cruciali. Invece niente. Evidentemente i nostri delegati, sostenuti da un potente “staff tecnico” congiunto tra Farnesina e Palazzo Chigi, non ha voluto o potuto inserire un riferimento ad una questione che tocca un importante interesse nazionale. Ovviamente questa defaillance, voluta o inconscia, della delegazione italiana, non è stata minimamente commentata dalla “grande” stampa italiana. Basta leggere i due documenti finali delle conferenze di Palermo e di Berlino per notare tale gravissima discrasia. Ancora una voltail governo Pd-grillini non solo non tutela gli italiani ma prepara la loro rovina.

Anonimo ha detto...

SALVINI SEQUESTRATORE? SI VADA A PROCESSO, E NON QUANDO LO DICONO LORO. MA SARA’ UN DISASTRO POLITICO-ISTITUZIONALE.

Anche a Cattolica, oggi 19 gennaio, Matteo Salvini ha rinnovato il suo invito ai senatori leghisti, che la stampa main stream liquida come “propaganda”.

“Mi mandino a processo così la decidiamo una volta per tutte se difendere i confini dell’Italia, la sicurezza e l’onore dell’Italia è un crimine oppure se è un dovere di un buon ministro”.

“Non ho più voglia di perdere tempo o far perdere tempo agli italiani, nei tribunali ci sono delinquenti veri da processare – ha detto – mi mandino a processo, trovino un tribunale abbastanza grande perché penso che milioni di italiani vorranno farmi compagnia”.

Penso che la soluzione sarebbe quella ideale, si taglierebbe l’erba sotto i piedi di chi, contortamente, non vede l’ora di mandarlo possibilmente in galera, ma votando per la sua processabilità non sia mai prima del 26 gennaio, data della tornata di elezioni regionali.

Il risultato sarebbe:

ufficializzare la decisione dell’estabilishment di giudicare un ministro per un atto nelle sue funzioni ma contro i canoni del Pensiero Unico e nello specifico dell’assioma immigrazionista;
beffare la maggioranza giallorossa presentandosi agli elettori, nonostante l’ assenza della maggioranza in Commissione, effettivamente con tutti i crismi della persecuzione politica;
liberare la presidenza del Senato dallo stalking politico di chi l’attacca violentemente solo per non aver compiaciuto la maggioranza;
avviare un serrato e risolutivo confronto sull’ingerenza del potere giudiziario verso quello esecutivo: l’accusa di sequestro di persona aggravato verso un ministro dell’Interno nell’esercizio delle sue funzioni è un unicum storico, dalle imprevedibili conseguenze politico-istituzionali.
dare della propria leadership una immagine lineare e coerente, a differenza della posizione contorta e strumentale degli avversari.
A.Martino

Anonimo ha detto...

Fra le norme più illogiche e ideologicamente marcate del Governo Conte vi è quella relativa alla lotta al contante. Si tratta di una vera e propria mania di controllo che poco ha a che fare con la lotta all’evasione fiscale:infatti appare evidente anche ai sassi che se uno vuole pagare “In Nero” se ne infischia dei limiti posti alle banconote, e, nello stesso tempo, la vera grossa evasione, fatta dalle grandi aziende, è realizzata con movimenti estero su estero e se ne infischia dei limiti italiani al contante. Questa è solo l’espressione della volontà di controllo sociale profondo al livello di Orwell.
https://scenarieconomici.it/perche-il-governo-italiano-vuole-ingrassare-le-banche-interrogazione-di-antonio-rinaldi-sullassurda-lotta-del-governo-conte/