Ce l’avessero detto, non ci avremmo mai creduto. Ce lo diciamo ancora, e ancora non ci crediamo. Nelle mani di un tale che ormai sembra sbroccato, al delirio di onnipotenza, sconvolto da paranoie, ricattato da alleati che gli segano la botola sotto la poltrona. Un personaggio creato in batteria da quelle strane alchimie del potere che non sai mai se interpretare come frutto di un caso maligno o di un disegno terrificante. Uno che ha ridotto il Parlamento ben oltre il bivacco di manipoli di ducesca memoria. Che ormai comanda a colpi di decreto senza che Colle e Corte Costituzionale fiatino, mai. Che si pone come protagonista di un reality, ispirato da un professionista del settore. Uno che non tollera domande inopportune, per esempio sulla curiosa aporia per cui il “suo” modello è il migliore del mondo pur avendo scatenato la peggiore morìa al mondo, eppure insiste con una strategia delirante volta a distruggere quel che resta di un sistema economico e sociale; con tale pervicacia dannata che, ancora una volta, uno non capisce se sia frutto di sconsideratezza o di una regia remota. Nessuna questione sui circa mille morti in un giorno, dovuti ufficialmente a virus, più realisticamente a un conteggio dopato, comunque a carenze strutturali che qualcuno avrà pure voluto, compiuto, e, invece, la dovizia di particolari sulla fidanzata, citata per nome, difesa con tutto il peso arrogante del potere: esibizione di malagrazia, di pessima sensibilità istituzionale, il gossip trasfuso nel potere autoreferenziale.
Ma torniamo alla frase più inquietante, l’allusione a un trattamento sanitario obbligatorio per quanti refrattari al megavaccino, qualcosa che mai, forse neppure sotto il fascismo, si era sentito; per giunta aggravata dall’annuncio, corale, della più massiva, invasiva, ossessiva campagna mediatica per lanciare la panacea vaccinale, neanche fosse un prodotto da supermercato. Forte è la sensazione di una perdita di senso, di misura collettiva, aggravata da un chiaro stato di debolezza e a volte di ambiguità nelle opposizioni: ormai sta passando di tutto, la radicale negazione delle libertà fondamentali come la trappola del Mes, le minacce concentrazionarie come le menzogne reiterate, l’accanimento fiscale come la presa in giro di elemosine in forma di “ristori” che dovrebbero salvare ristoranti di fatto impediti di ristorare.
Sono riusciti a fiaccare qualsiasi spirito, la gente si lamenta, sì, ma come chi è preda della rassegnazione e aspetta non sa cosa, un meteorite, un cigno nero, la improbabile provvidenza di un dio indifferente di fronte all’indifferenza degli uomini. Il Natale che non ci sarà serve precisamente a questo, a specchiare nelle luminarie spente la spegnita delle coscienze, delle anime. Sia quel che sia, del doman v’è una sola certezza: che resteremo con le ali fasciate, come oggi, come ieri, come, bene o male, da un anno a questa parte. Ci avevano detto a marzo che era necessario rinchiuderci per avere una Pasqua libera; a Pasqua ci hanno detto che era necessario restare rinchiusi per avere un’estate libera; in estate ci hanno detto che era opportuno non abusare di una libertà condizionata per avere un autunno libero; in autunno ci hanno detto che era necessario rinchiuderci ancora per avere un Natale libero; a Natale ci hanno detto che è inevitabile rinchiuderci per avere una Pasqua libera: e sarà passato un anno mai vissuto, e ci diranno che sarà doveroso rinchiuderci per avere un’estate libera…
Così si sfinisce un Paese, un popolo, un sistema. Al punto che nessuno sa più assumersi la responsabilità di pensare. Già sui social uno si sente spiato, giudicato, colpevole se appena sgarra dalla Narrazione dominante: menti indebolite, impaurite, reinfantilizzate. La scena di Conte che ipotizza ricoveri manicomiali per gli scettici del vaccino è atroce, ma più atroce è il silenzio che, a livello istituzionale e culturale, ne è seguito. Ce l’avessero detto, appena ieri. - Fonte
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