martedì 5 gennaio 2021

"Sarà una catastrofe, umanitaria e generazionale", dice Crepet

Tutto chiaro sugli aspetti considerati. Tuttavia si dà per scontato il rimedio costituito dal vaccino. Senza considerare le ragionevoli riserve nei confronti di una campagna dichiaratamente sperimentale e con un prodotto portatore di innovazioni bio-tecnologiche non chiare e anche inquietanti nella misura in cui non se ne conoscono gli effetti a lunga scadenza e forse anche generazionali. Mentre basterebbe garantire una maggior attenzione a cure efficaci già individuate, nonché ad una strategia sanitaria con protocolli che prevedano l'uso precoce e a domicilio di queste cure, ad evitare sia i ricoveri che possibili tragiche complicazioni. E non si capisce perché nessuno nell'agone politico e sui media ne parli con la dovuta chiarezza ed esaustività. O meglio. si capisce fin troppo bene visto che i giochi sono in mano a poteri forti  e  al sistema manipolatorio del pensiero unico, orwelliano, da cui non si riesce a svincolarsi. E viste le mutazioni antropologiche che vanno prefigurandosi.

Il disagio e la paura del prossimo cresce soprattutto nelle città. Lo psichiatra: "È una resa, questa è una parte del mondo che si sta arrendendo. A che cosa non si sa"
AGI - “Sarà una catastrofe. Umanitaria e generazionale. A pagare di più il lockdown saranno le nuove generazioni, anche per la disillusione che ormai si sta diffondendo relativa ai ritardi con cui viene somministrato il vaccino. I tempi sono destinati ad allungarsi”. Lo dice all’Agi Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, commentando le notizie quotidiane di persone rifugiate in casa, paralizzate dalla paura del contatto con gli altri, spesso incapaci di portare a termine banali faccende domestiche. Succede in Italia e in tante altre città del mondo, difficile tenere la contabilità del disagio metropolitano causato dal Covid.

Fortaleza, Italia
È di oggi la storia di Barbie Furtado, 32 anni, residente a Fortaleza, in Brasile, città da 2,6 milioni di abitanti. La donna è in isolamento da oltre 265 giorni, terrorizzata alla semplice idea di mettere un piede fuori casa per fare la spesa, rivedere parenti ed amici. La nonna di Furtado è ricoverata dopo il contagio da Covid, quindi lei si sente in dovere di proteggere la madre e il fratello e il miglior modo per farlo, secondo lei, è non uscire. La storia è stata raccontata dal Washington Post.

L’emicrania e la stanchezza la accompagnano da mesi ormai, ma lei resiste, anche perché fuori non si può andare – “lui c’è ancora”, in riferimento al virus – e lei non si sente affatto pronta ad uscire dal suo rifugio casalingo. 

Come lei, secondo dati ufficiali, fino all’8% della popolazione brasiliana impaurita è rimasta chiusa dentro casa per mesi, a prescindere dalla propria condizione socio-economica. I più ricchi e privilegiati hanno comunque avuto accesso ad ogni bene e servizio – dal cibo ai medicinali, passando per manicure e parrucchiera – pagando profumatamente. Gli altri hanno usufruito dei servizi di consegna a domicilio, ordinando lo stretto necessario pur di rimanere al sicuro tra le mura di casa.

Una situazione di apparente comfort che per molti si sta trasformando in una prigione, rendendoli sempre più impauriti alla sola idea di dover uscire, ipocondriaci in alcuni casi, dopo aver stravolto le proprie abitudini di vita. Una storia che arriva dall’altra parte del mondo, ma che somiglia a tante vissute ogni giorno nelle nostre città.

Paolo Crepet è anche autore di un recente saggio dal titolo “Vulnerabili”, pubblicato da Mondadori. Dice All’Agi: “C’è un disagio diffuso” anche perché “è tutto un intreccio di tradimenti di fiducia tra noi, lo Stato, la società e tutto questo comporta una grande angoscia, sofferenza”. “C’è molto smarrimento perché tutto sembra davvero fatto da una persona sadica che progetta qualche cosa per far star male la gente”. 

"Un'umanità cinica e spregiudicata"
Ma il virus è però concreto, contagia. “Certo – risponde lo psichiatra – prenda il caso della scuola. C’è questa continua sospensione. Prima si dice che si riapre il 7, poi no, il 12. Ma poi il 12 non andrà così, 50% o 75%? Poi la questione dei trasporti. Pensi essere un ragazzo oggi, c'è da impazzire”.

La situazione dei contagi è peggiorata, dice Crepet: “Anche perché abbiamo permesso a degli sciagurati di fare le feste, non solo in estate, ma anche a Capodanno. perché questo è successo alla fin fine. Ed è un problema mondiale. Cioè, dover far conto con un’umanità cinica e spregiudicata, indifferente, che se ne infischia di tutto e di tutti pur di partecipare al big party”.

Il risultato? “Che la parte più sensibile – risponde Crepet – paurosa, anche introversa - ma l’essere introversi non è una malattia - che non ce la fa a uscire metaforicamente e si chiude in un guscio, nel suo ghetto interno che poi corrisponde anche a un comportamento. È una resa, questa è una parte del mondo che si sta arrendendo. A che cosa non si sa”. 

"Si chiudono soltanto le scuole"
Ai divieti, forse? “Ai divieti ma anche al fato. Non solo allo Stato, ai ministri o ai governatori. Credo sia un inginocchiarsi nei confronti di una sorte di destino cinico e baro”. Ma c’è il rischio di un guasto generazionale? Crepet la mette così: “È un guasto continuo. Non è solo una condizione, ma un processo di continua delegittimazione dei diritti dei ragazzi, dei quali non interessa a nessuno. Perché nessuno sta dicendo che il 7 gennaio si chiudono le fabbriche. Quello non è messo in discussione neanche lontanamente. In verità non si chiude nulla, solo le scuole. Persino gli uffici dell’anagrafe restano aperti. Gli adulti, tutti, sono collusi, in questa sorta di crimine terribile. Non dico che sia facile, ma una soluzione pensata ci dovrebbe essere”, dice il professore. Che aggiunge: “Oggi abbiamo scoperto che il piano vaccini includerà gli insegnanti tra tre mesi, se va bene, giusto per fare gli esami di maturità. Questo è il dato. E per i normali cittadini come noi, Dio solo sa quando. Tutto è sacrificato, soprattutto, in nome della produzione, certo. E di un tipo di produzione”. 

“In una terapia online di qualche giorno fa, una mia giovane paziente mi ha detto: 'Non ne posso più. Voglio rivedere i miei amici, voglio l’abbraccio della mia insegnante'. I danni psicologici sono quelli di un ritiro, e dopo sarà molto, ma molto difficile. Adesso già lo è, ma dopo lo sarà di più. E questa pandemia non si risolve con il vaccino. Il vaccino cura le cellule, non la nostra anima”.

È troppo tardi per le alternative? “In verità nulla è mai troppo tardi”, risponde Crepet, “ma non mi pare ci sia la fantasia, né il presupposto economico”. Soluzione? “Per i ragazzi riaprire le scuole” dice Crepet, “ripensare i trasporti con un mix di distanza e vicinanza. perché non si può negare la vicinanza”. - Fonte

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bisogna cominciare a dire forte e chiaro - io l'ho fatto al Collegio docenti del mio Liceo prima di Natale 2020 - che, al di là della questione sanitaria, più o meno grave che sia (tutta la questione covid non è ancora chiara, né nelle cause né negli effetti, e quindi va presa con un atteggiamento molto prudente e circospetto), più o meno indotta, più o meno strumentalizzata, più o meno risolvibile in termini medici e sanitaria, al contrario, il vero problema che sta esplodendo, è una catastrofe generazionale. La situazione è estremamente drammatica e - se non vogliamo diventi tragica - dobbiamo attuare due mosse storiche: 1) ritornare tutti a Dio, con Liturgie pubbliche adeguate, contro ogni laicismo di Stato e contro ogni intimismo ecclesiastico (che in realtà è una sottomissione clericale, precipitata negli ultimi 8 anni ma cominciata ben 60 anni fa, alla Gnosi illuministica dominante) - 2) mettere al primo posto il senso della realtà con le sue relazioni umane, sociali, culturali, economiche, politiche. Altrimenti moriremo - non di virus, che pare una forma influenzale più virulenta e infettiva dell'influenza stagionale che fa già ogni anno le sue vittime - ma di depressione, depressione spirituale, morale, psicologica, economica, militare e civile. rdv

Anonimo ha detto...

ABUSO LEGALIZZATO
Siate sinceri. Se fosse stato un governo Salvini a esercitare il potere mediante 37 voti di fiducia e 20 Dpcm (da febbraio), coinvolgendo il Parlamento in meno del 3% degli atti sulla pandemia e indebitando il Paese per le generazioni a venire, cosa avremmo letto o ascoltato attraverso il mainstream?
Se bastò solo una frase (peraltro male interpretata) pronunciata nell'agosto del 2019 su un ipotetico mandato con pieni poteri (che voleva semplicemente significare: 'se solo non avessi i 5Stelle a dire di no a tutto quel che propongo') a scatenare i guardiani del regime fra talk show, articolesse, lanci di agenzia e scandalizzati interventi alle Camere, cosa mai sarebbe accaduto oggi?
E invece niente, nulla. Silenzio, accondiscendenza, censure, minacce. A questo governo in parte abusivo (il Pd non ha mai vinto alcuna elezione) e tanto sleale, per non dir di peggio (il M5S ha totalmente rinnegato i propri princìpi, i propositi di non alleanza, i programmi elettorali e Renzi non si è mai ritirato come aveva promesso) e in parte autoritario (mentre di autorevole invece nulla ha) tutto è permesso.
Fra intrallazzi eurosanitari, confusioni virologiche, super commissari la cui onnipotenza non è tanto nell'accorpare più incarichi quanto invece nel farlo solo perchè nulla si muova salvo gli affari prestabiliti sulla via della Seta, task forces numerose e inutili, zone rosse, lockdown, coprifuoco, cessioni di sovranità, esecuzione di piani sovranazionali di impoverimento e destabilizzazione, silenzi quirinalizi, opposizioni legate mani e piedi dietro il ricatto di maggioranze mobili e trasformiste, la democrazia parlamentare è morta. È morta la libertà. È morto il buon senso. È morto il dissenso. È morta la coscienza critica. È morta l'onestà intellettuale. È morta l'economia. È quasi morta l'Italia e pure gli italiani.
Dei 430 atti relativi a una pandemia (che non è tale) secretata, dai numeri inattendibili, diventata pretesto per instaurare una dittatura mediatica e sanitaria, solo il 2,7% (fonte 'Openpolis') ha visto il coinvolgimento del Parlamento. Si e no un terzo delle interrogazioni e delle interpellanze presentate ricevono risposte dal governo. Le norme vengono emanate con i decreti legge (forma di legge e non sostanza di legge) anche quando la Costituzione non lo prevede. Più della metà dei decreti legge si vota con la fiducia scavalcando a piè pari il dibattito parlamentare. Il Presidente del Consiglio parla in tv invece di presentarsi alle Camere anche in occasione di una legge di bilancio passata in unica lettura, con il Senato costretto a una approvazione a scatola chiusa alla faccia del bicameralismo.
Non vedete una deriva totalitaria? Allora siete parte del problema. O siete parte dei beneficiari di interventi a pioggia assistenziali, elargizioni, regalìe. Non vedete un abuso del Parlamentarismo, delle tagliole, dei ritardi? Non vedete che la fretta di approvare serve solo a gettare fumo negli occhi, visto che poi dei 138 decreti attuativi previsti dal groviglio normativo prescelto ne mancano ancora 74 e dunque tutto è fermo? Non vedete la spocchia di un governo inchiodato alle poltrone e presente solo a un quarto delle votazioni elettroniche in Parlamento?
E non vedete improvvisazione, rinvii, confusione, impreparazione, irresponsabilità? Se la vostra colf si comportasse come questo esecutivo -e con la stessa presunzione e arroganza- la licenziereste su due piedi.
E tutti quei baldi difensori della Costituzione 'più bella del mondo' dove sono finiti ora? Una Costituzione usata come carta igienica a giorni alterni. E tirata in ballo solo per fare della pandemia un pretesto, uno scudo, un treno per arrivare a fine legislatura fottendosene dei danni inflitti al tessuto economico-sociale-giuridico del Paese, della sottomissione allo strozzinaggio europeo e all'imperalismo cinese, calpestando e stracciando i sacri diritti inviolabili dei cittadini.
Patrizia Malgaroli